Passo avanti decisivo nell’eurodifesa
Varati dieci progetti comuni. All’Italia la guida
della protezione bio-nucleare
Bruxelles. Per fare fronte alle crescenti sfide internazionali
sul piano della sicurezza e del mantenimento della pace (nel vertice
ministeriale di ieri a Bruxelles si è parlato anche della possibilità di
inviare una forza militare europea nella Repubblica democratica del Congo)
è sempre più urgente che l’Unione si doti di una politica comune di
difesa. Nella riunione nella capitale belga è stato deciso di accelerare i
tempi per lo sviluppo della capacità militare dell’Unione. A tale scopo
sono stati varati dieci progetti, la cui guida è stata affidata ad
altrettanti Stati membri. L’Italia curerà quello sulla protezione
nucleare, biologica e chimica e la prima riunione operativa avrà luogo a
Rieti il prossimo 6 giugno. La Francia sarà a capo del settore satelliti e
aerei senza pilota, mentre la Germania si occuperà dei trasporti
strategici militari e la Gran Bretagna seguirà l’organizzazione dei
quartieri generali. I reparti speciali saranno di competenza del
Portogallo.
Secondo il ministro della Difesa Antonio Martino si tratta di un risultato
di portata storica. La riunione di ieri è stata «molto importante», ha
affermato. «A distanza di mezzo secolo, ci sono ora le condizioni per
realizzare l’Europa della difesa». Ormai «si può procedere sulla strada
dell’eurodifesa senza grandi difficoltà».
A questo hanno contribuito l’accordo realizzato fra Ue e Nato
sull’utilizzo da parte dell’unione delle strutture alleate, «l’ottimo
metodo» dei "gruppi progetto" avviati per colmare le lacune in settori
sensibili, riducendo inoltre doppioni e sprechi. Questi, ha affermato
Martino, spiegano perché l’Ue «spendendo il 50% di quanto investono gli
Usa nella difesa ottiene solo il 10%».
Ieri si è avuta conferma del fatto che l’Italia svolge un ruolo importante
in questo campo. A Bruxelles è stata infatti ratificata la nomina il
generale Rolando Mosca Moschini, attuale capo di stato maggiore italiano,
a presidente del Comando militare dell’Unione per tre anni, a partire dal
9 aprile prossimo al posto del finlandese Gustav Hagglund.
Al Comitato militare della Ue spetta la direzione di tutte le attività
militari svolte dall’Unione europea; offre inoltre consulenza militare e
formula raccomandazioni al Comitato politico e di sicurezza. Si tratta
dunque di un organismo di importanza strategica, soprattutto nel momento
in cui si punta a dare maggiore concretezza ed impulso all’esercito
europeo e, al suo interno, alla Forza di reazione rapida di 60.000
militari, pronti ad intervenire subito in aree di crisi.
Mentre la Ue tiene i conti pubblici nel mirino, spunta intanto l’ipotesi
di escludere le spese militari dal calcolo dei parametri di Maastricht,
fissati nel Patto di Stabilità. Anche di ciò hanno discusso i ministri
della Difesa a Bruxelles. La proposta, avanzata dal ministro Martino, ha
ricevuto il sostegno di Francia, Germania e Belgio.
Si tratta, comunque, di «una decisione condizionata e parziale», spiega il
ministro invitando alla prudenza. «L’Europa ci chiede di fare di più per
la difesa. Quindi ha senso chiedere all’Europa di fare qualcosa per
facilitare gli investimenti in capitale fisico ed umano». L’esenzione
potrebbe riguardare le spese militari a lungo termine come l’acquisto di
sistemi d’arma e l’addestramento del personale. Oggi l’Italia investe
nella Difesa l’1,05% del Pil occupando l’ultimo posto nella graduatoria
continentale. Ma l’obiettivo è quello di elevare l’impegno all’1,5%.