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MARINA MILITARE - IL DISAGIO DEI MILITARI
04/05/2003

 

 

Riceviamo e pubblichiamo!

 

Vorrei segnalarvi una lettera pubblicata da La Repubblica" mercoledì 30 Aprile nella rubrica "Lettere" e per la precisione a pag. 18.
 
La lettera non è stata pubblicata interamente (di seguito vi invio la versione integrale) ma fa capire quello che è il disagio di molti sottufficiali.
 
Vorrei invitare tutti i miei colleghi di tutte le forze armate a non mollare; nonostante io stia vivendo una situazione non facile, ho ancora la forza di lottare, la voglia di combattere e voglio farlo sapere a tutti.
Alla prossima manifestazione io CI SARO' e vorrei che come me ci fossero le altre migliaia di colleghi; non è tempo perso, è la nostra vita, la nostra dignità che dobbiamo difendere e tutelare anche se i nostri stati maggiori insieme ai politici ci vorrebbero ancora come schiavi.
NON MOLLIAMO.
 
Un sott/le della M.M.
 
 

 

Noi professionisti

seviziati e dimenticati


 

 

Non voglio per ora dirvi come mi chiamo; pensate a me, un po’ come al Signor Rossi delle forze armate.
 

Cercherò di dirvi chi sono, cosa facevo e cosa faccio ora.
 

Sono un sottufficiale della Marina Militare Italiana, diplomato in elettronica e con quasi vent’anni di servizio, svolto sino a pochi anni fa lavorando come tecnico elettronico ad un sistema missilistico a bordo di una delle nostre navi.
 

Potete ben immaginare, anche senza avere una conoscenza di missili oppure di armi in genere che per svolgere un lavoro di questo tipo sia necessaria un’elevata professionalità.
 

Penso di aver sempre svolto il mio lavoro con molta responsabilità e professionalità, il sistema cui ho lavorato è uno dei più importanti che ci sono a bordo delle navi; la difesa stessa della nave e dell’equipaggio che si trova a bordo, è affidata a sistemi come quello ed a persone come me (anche se non va dimenticato che a bordo di una nave il lavoro di ogni persona è importantissimo).
 

Il mio lavoro mi piaceva, ero cosciente della responsabilità che avevamo io e quel ristretto numero di persone che come me facevano e fanno un lavoro simile. La difesa di una Nave, la vita di centinaia di persone potrebbe essere nelle tue mani.
 

Quando sai, che dalla qualità del tuo lavoro dipende anche solo la vita di una persona, il tuo modo di pensare non può essere superficiale o leggero.
 

Quando qualche politico, che non ha nemmeno la più pallida idea di come funzioni o di come sia fatta una nave la manda in mezzo ad una guerra oppure in aree potenzialmente ad alto rischio, sei cosciente del fatto che se farai bene il tuo lavoro, domani potresti salvare la vita di qualcuno.
 

Tutto questo, (riuscire a far funzionare tutto perfettamente nonostante i molteplici problemi), era per me motivo di gran soddisfazione e nel mio lavoro ero gratificato dall’apprezzamento dei colleghi e dei superiori.
 

Sappiamo tutti, quanto sia difficile trovare un lavoro che ti possa contemporaneamente piacere, gratificare e soddisfare; io lo avevo!
 

Ora c’è da domandarsi: perché ho parlato al passato?
 

È molto semplice, da poco più di due anni, sono stato trasferito; dopo essere stato impiegato per oltre tredici anni a bordo delle navi anche per me è giunto il momento di sbarcare per assumere un incarico a terra.

Mai mi sarei aspettato di fare questa misera fine (misera per me); il mio attuale lavoro consiste nel fare il segretario (senza voler sminuire chi il segretario lo fa per mestiere). Scrivo qualche lettera al computer, ritiro e consegno della posta in un ufficio, metto dei timbri su delle lettere totalmente insignificanti; normalmente queste attività sono svolte dal personale di leva e non da persone che possiedono una specializzazione, un’anzianità di servizio ed una professionalità come la mia.
 

Tra qualche anno, l’amministrazione deciderà (come accade normalmente) che il mio periodo a terra sarà terminato ed io ritornerò nuovamente a bordo là dove dovrei riprendere la mia attività di prima.

Voi non sapete cosa succederà; io si. Dopo aver trascorso 4/5 anni a mettere timbri, avrò dimenticato molte delle cose che è fondamentale sapere e ricordare, ne cito solo alcune, procedure, norme di sicurezza per il personale e le apparecchiature, funzionamento degli apparati, schemi, utilizzo degli strumenti di misura.
 

La cosa buffa e triste è che ritornando a bordo avrò gli stessi compiti e le stesse responsabilità di prima e se dovessi commettere degli errori, se dovesse capitare un qualsiasi incidente; la colpa sarà solo mia che non sono in grado fare bene il mio lavoro.

 

Non sono un militarista convinto, non sono un guerrafondaio, sono semplicemente un tecnico (bravo secondo chi mi ha giudicato) cui piaceva molto il suo lavoro.
 

Da diverso tempo mi sto chiedendo e spero che ora lo facciate anche voi, che fine fa la professionalità e la dignità di una persona; quelle forze armate di professionisti che tanto vorrebbero i vertici militari come potranno mai essere realizzate se i tecnici specializzati, i professionisti vengono demotivati e seviziati in questo modo?
 

Io non ho una risposta per questa domanda; so per certo che non ho più alcuno stimolo né alcuna motivazione per continuare fare questo lavoro in un ambiente che calpesta in maniera così clamorosa le persone conducendole spesso a cercare altrove quelle soddisfazioni e gratificazioni che sarebbe giusto dare per un lavoro che richiede tali sforzi e sacrifici sia personali che di tutti i nostri cari.
 

 


 

 

 

 

 

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Web www.forzearmate.org

 

 

 


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