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RIFORMA DELLA RAPPRESENTANZA MILITARE

 

 

La nuova legge in approvazione e' deludente e fuori dall'Europa!

 

Pubblichiamo una lettera che abbiamo ricevuto del presidente del Cocer A.M. il quale fa un’analisi sulla riforma della Rappresentanza, attualmente al vaglio della Commissione Difesa della Camera.

Condividiamo le riflessioni del Presidente del Cocer, nella parte in cui si evidenzia che il risultato al quale sta giungendo la Commissione Difesa, è lontano dalle ormai palesemente dichiarate aspettative del personale militare.

Aggiungiamo inoltre che la direzione verso cui sta andando la commissione è diametralmente opposta ad una soluzione del problema dello strumento di tutela dei militari.

Contrariamente alle prevalenti posizioni espresse dai delegati Cocer,  riteniamo altresì che gli oltre venti anni di esperienze della Rappresentanza Militare siano più che sufficienti per dimostrare che uno strumento interno alle strutture miliari non potrà mai avere i requisiti di democrazia, autonomia e indipendenza necessari per farne uno strumento di tutela efficace. Ne è una inconfutabile testimonianza il fatto che ancora oggi esistono delegati appartenenti agli organi di rappresentanza (quasi sempre quelli di base…..!!!), che vengono deferiti alla procura militare per fatti inerenti il loro mandato o per delle delibere con cui “insistentemente osano” chiedere diritti riconosciuti dalle leggi, oppure che sono troppo attinenti alla “proibita” sfera disciplinare.

La nuova legge che sta per essere approvata non impedirà che fatti come questi accadano nuovamente.

Vogliamo peraltro ricordare che non si può prescindere dall’effettuare valutazioni che tengano conto delle prevalenti realtà europee, in cui le strutture associative per i militari sono non solo pienamente riconosciute, ma vengono anche utilizzate dalla stessa catena di comando per un confronto sulle questioni attinenti i rapporti gerarchico funzionali e quelli disciplinari.

Piena solidarietà da parte nostra verso tutti i delegati della rappresentanza che, credendo nella essenzialità della loro funzione, svolgono il mandato con onestà, impegno e serietà, pagando di persona le inefficienze e l’impotenza di una struttura rappresentativa come quella della Rappresentanza Militare che, in quanto interna, subisce inevitabilmente quelle limitazioni e quei condizionamenti che sono connaturati in ogni ordinamento militare. A loro infine, un invito a lottare per una riforma che si traduca in un radicale cambiamento degli organi di rappresentanza, verso un assetto associativo che sia in grado di garantire ai militari una tutela professionale e una efficace difesa dei loro interessi sociali.

 

Coordinatore Nazionale
Comparto Giovani Sideweb
Enzo Trevisiol

 


 

COMUNICATO STAMPA

IL PRESIDENTE DEL CO.CE.R. – A.M.
(T. Col. Ermanno PESCHIULLI)

 

LETTERA APERTA ALL’ ONOREVOLE GIUSEPPE COSSIGA,
Relatore del progetto di Riforma della Rappresentanza Militare

 

Onorevole COSSIGA,

il generale apprezzamento del mondo militare, anche se prudentemente con riserva, per il Suo impegno di relatore sensibile e convinto del progetto di Riforma della Legge 382/78, non potrà ricompensarLa a sufficienza per i Suoi visibili sforzi di coniugare le diverse posizioni, spesso contrastanti, dei vari soggetti cointeressati al dibattito parlamentare in corso (Gruppi Politici, di maggioranza e di opposizione, Rappresentanti Governativi, Stato Maggiore Difesa, Comandi Generali Corpi Militari…) nessuno escluso, i quali sembrano primeggiare nell’ostacolare, sia pure con motivazioni diverse ed emendamenti di opposta concezione, l’impostazione riformista/equilibrata che Lei tenta di dare alla futura Rappresentanza Militare.

Dubitiamo però che il Suo apprezzabile proposito possa resistere a lungo alle continue pressioni… per cui non è infondato il timore, percepibile chiaramente dall’andamento dei Lavori della 4^ Commissione, che il risultato finale, semprechè venisse raggiunto, sarà un timido compromesso, verosimilmente ipotizzabile in una modesta rivisitazione estetica della normativa esistente, senza pervenire ad una reale e sostanziale modifica dell’anacronistica disciplina che regola il triplice rapporto tra Rappresentanze Militari – Amministrazione Difesa ed Istituzioni Politiche, anche se tutti i protagonisti ne invocano la necessità.

Lo vogliamo, anzitutto, noi Rappresentanti elettivi dei Militari ed usufruitori principali della Riforma, in quanto percettori diretti di una crescente sensibilità e maturità della collettività militare, ormai pronta ad assumere un ruolo più responsabile e cosciente in relazione al nuovo modello di Difesa delineato per le FF.AA. ed all’esigenza di un continuo adeguamento/potenziamento del Sistema Sicurezza, del quale gli altri due Corpi Militari (Arma Carabinieri e Corpo della Guardia di Finanza) costituiscono una componente essenziale.

Lo vogliono anche gli Stati Maggiori ed i Comandi Generali, pienamente consapevoli che solo una Rappresentanza militare più attiva e maggiormente coinvolta nei processi di formazione ed attuazione della Policy Militare, con riferimento ai peculiari aspetti economici – sociali – assistenziali – previdenziali, possa rivelarsi estremamente proficua e frenare, nel contempo, le aspirazioni latenti, sopite ma mai abbandonate, verso forme di Rappresentanze Sindacali esterne e completamente autonome.

Lo volete certamente anche voi Politici, giacchè non potete continuare a restare sordi ed insensibili alla reiterante richiesta di dignitosa equiparazione istituzionale, per quanto compatibile, delle Rappresentanze Militari con le Rappresentanze Sindacali delle FF.PP. ad ordinamento civile.

Purtroppo questa volontà riformatrice, pur essendo comune e, riteniamo, genuina non ipocrita, viene frenata da un’approccio concettuale distorto alla difficile tematica, che alimenta, purtroppo, una reciprocità di sospetti, timori, rivendicazioni, resistenze, reazioni….

Se, ad esempio, la Rappresentanza Militare “rivendica maggiori poteri” per assumere un ruolo più partecipativo e cosciente, l’Amministrazione Militare teme che ciò determini necessariamente un’equivalente ridimensionamento dell’Azione di Comando: questa contrapposizione, questo dualismo ideologico, è sufficiente per “obbligare” la maggioranza governativa del momento verso scelte di modifiche normative equidistanti, tali che di fatto non alterino, nell’insieme, le posizioni giuridiche consolidate dei due soggetti protagonisti.

Persistendo tali riserve mentali è presumibile ipotizzare che questo interminabile giuoco di conservazione dell’equilibrio normativo attuale, ormai iniziato da qualche decennio e perciò protrattosi sotto Governi differenti, difficilmente potrà essere ”scombinato” da eventuali sortite di proposte modificative di vario genere, siano esse provocatoriamente involutive/conservatrici siano esse demagogicamente progressiste/democratiche.

 Per uscire da questa “impasse”, dovremmo avere il coraggio di fare tutti un passo indietro ed insieme procedere ad una profonda riflessione, in modo che si pervenga ad un approccio completamente diverso, tale da concepire la Riforma della R.M. non come “la resa dei conti” tra due contendenti, né il momento politico giusto per “imprigionare” con regole più restrittive le presunte velleità ed intolleranze talora espresse dai delegati, ma neppure come l’ennesimo tentativo di “fiaccare” l’Autorità istituzionale, Politica e Militare, a vantaggio di un potere sociale espresso dalla collettività.

Piuttosto, la Riforma della R.M. dovrebbe essere vissuta da tutti noi, né più né meno, come un aspetto particolare del complesso movimento riformista/istituzionale della Pubblica Amministrazione, già avviato in vari settori da alcuni anni e che costituisce un preciso programma Politico Bipartisan.

La stessa esigenza, universalmente riconosciuta, di snellire e rendere efficiente il gigantesco apparato burocratico della Pubblica Amministrazione con l’obiettivo principale di renderlo rispondente alle aspettative di uno Stato Moderno, Democratico/Liberale, i cui Cittadini siano veramente considerati tali e non (mal)trattati da sudditi, dovrebbe costituire l’elemento ispiratore di una Riforma della R.M., finalizzata a migliorare la capacità operativa dell’Amministrazione Militare, che non può essere conseguita solo mediante un impegnativo processo, selettivo quanto costoso, di riorganizzazione strutturale/funzionale, ma anche e, soprattutto, realizzando una compiuta valorizzazione di quel magnifico ed insostituibile Sistema d’Arma che resta sempre l’essere umano.

Valorizzazione nella sua accezione più autentica, da non fraintendere con la vile mercificazione senza ideali e valori, ma che deve essere recepita quale inarrestabile ed incontenibile volontà di partecipazione e di coinvolgimento responsabile dell’uomo/soldato, affinché la sua vocazione, la sua “totale dedizione al servizio”, rimarcata anche da un giuramento liberamente prestato, si concretizzi in una prontezza/obbedienza operativa immediata e pienamente cosciente, non cieca (irresponsabile!) nè robotica (senz’anima!).

Se tutti concordiamo su questa modalità d’approccio concettuale e sulle finalità da conseguire, certamente sarà molto più facile accordarsi anche su quegli istituti giuridici che possono veramente innovare l’attuale disciplina della Rappresentanza Militare.

- Istituzionalizzare e rendere obbligatorio il confronto costruttivo tra Rappresentanze Militari e Comandanti, a qualunque livello, quale premessa indispensabile per favorire un dialogo diretto leale e sereno, superando la farraginosa mediazione burocratica impostata sul binomio improduttivo delibera -  risposta.

- Individuare, senza pregiudizio e chiusura mentale, le materie aventi rilevanza diretta e/o riflesso sociale sulle condizioni di vita del personale militare, in relazione alle quali il processo decisionale del Comandante si debba avvalere, a ciascun livello gerarchico, del contributo e dell’apporto degli Organismi di Rappresentanza.

- Lustrare l’Autorità Militare, ancorandola non al dogma stantio dell’infallibilità decisionale, ma piuttosto, all’ autorevolezza, intrinseca allo stesso ordinamento gerarchico, di controllare, indirizzare e correggere le azioni adottate a qualunque livello, affinché l’attività di Comando sia sempre sollecita ad individuare, in relazione ai specifici compiti Istituzionali ed alla propria sfera di competenza, le soluzioni tematiche più giuste e più efficienti, nell’interesse del personale e della stessa Amministrazione.

- Attribuire alle Rappresentanze una responsabile compartecipazione, a similitudine degli Organismi Sindacali delle Forze di Polizia, nella definizione della Policy Politico/Militare in relazione ai trattamenti economici, previdenziali, assistenziali….

- Coinvolgere ciascun Organismo di Rappresentanza, soprattutto di Base, in una attività di diffusione capillare e di verifica attuativa, parallela alla catena di Comando, delle decisioni adottate dai Vertici Politico-Militari, affinché presso nessun Reparto vengano posti in essere attività diverse o addirittura contrarie, come capita spesso di riscontrare, con conseguenti gravi sperequazioni sul personale.

Sono questi, a mò d’esempio, alcuni principi che potrebbero essere presi in considerazione per una Riforma sostanziale condivisibile da tutti, idonea ad apportare anche un salto qualitativo alla stessa efficienza dell’Amministrazione Militare.

 Non intendiamo prolungarci oltre,  ma resta un argomento di fondamentale importanza sul quale vorremmo focalizzare il Suo interesse e la Sua attenzione: la tutela del delegato.

Ancora oggi, a distanza di diversi lustri dalla nascita della Rappresentanza Militare, persistono preoccupazioni, timori e rischi nel presentare la propria candidatura di delegato e nell’esercitare tale attività. Purtroppo, l’assimilazione originaria della Rappresentanza Militare ad una setta di Carbonari in uniforme, nemici delle Istituzioni militari, non è stata ancora del tutto completamente abbandonata…. Diversi e continui sono gli episodi, riferibili all’Organizzazione Militare nel suo complesso di Forze Armate e di Corpi Militari, che evidenziano, nei confronti dei membri della Rappresentanza Militare, pressioni, minacce, vessazioni, situazioni ascrivibili a mobbing in genere….

Non mancano neppure le denunce penali, determinate soprattutto dalla lacunosità di una normativa che si presta ad interpretazioni distorte. Un esempio significativo: in quel di Verona un delegato è stato

rinviato a giudizio (previsto il giorno 21 c.m.) per “disobbedienza aggravata”, giacchè non aveva ottemperato all’ordine, impartito dal Presidente del Cobar locale, di svolgere l’incarico di Segretario. Un’assurdità!. Ma ciò è la conseguenza della coesistenza all’interno della Rappresentanza di due principi Istituzionali antitetici: quello gerarchico/disciplinare e quello democratico/elettivo. Quale deve essere la linea di demarcazione? Quando l’uno prevale sull’altro? Quando il valore istituzionale, che incardina uno dei due principi, ha precedenza sull’altro?.

Sono domande che richiedono un intervento legislativo chiaro e puntuale per evitare che l’essenza stessa democratica della Rappresentanza Militare sia soffocata da comportamenti e/o interpretazioni fuorvianti e sconcertanti come è avvenuto nell’esempio sopraccitato. Infatti, la vigente normativa non sembra attribuire affatto al Presidente Cobar il potere di “decretare” incarichi, ma gli conferisce soltanto la facoltà di “designare”, tra una rosa di delegati precedentemente scelti dall’intero Consiglio, il Segretario, al quale non può essere disconosciuto, come in qualunque altro organismo democraticamente eletto, la facoltà di rinuncia o di dimissione. Nella fattispecie concreta, poi, la funzione di Segretario era stata già svolta in precedenza dallo stesso soggetto; anche per questo, pertanto, la decisione di non riassumere l’incarico meritava un comprensibile rispetto, e non provocare, invece, la reazione di un imposizione autoritaria, quasi che il rifiuto violasse il principio di obbedienza gerarchica, cardine inconfutabile dell’organizzazione militare. Dello stesso avviso, ahimè, sono stati anche i pigri e frettolosi consulenti giuridici del Comandante di Corpo, al quale non è rimasta altra scelta se non quella di effettuare apposita denuncia alla Magistratura Penale competente.

Così, mentre gli addetti ai lavori dissertano sulle modalità e sugli strumenti normativi più idonei per tutelare i membri della Rappresentanza Militare, Domenico, tale è il nome di battesimo del collega imputato, si ritrova solo, ma forte della sua onesta convinzione e della sua dignità di cittadino con le stellette, a difendere, dinanzi ad un collegio giudicante, il principio irrinunciabile di noi tutti rappresentanti ad esprimere liberamente il proprio impegno e la propria partecipazione all’attività di delegato.

Tutti dovremmo augurarci che la magistratura giudicante possa acclarare l’assoluta liceità del comportamento di delegato che affermi la sua libertà nell’esercitare la funzione e il mandato elettorale, senza tener conto delle decisioni altrui. La disobbedienza militare qui non dovrebbe c’entrare per niente!. Il primo principio da tutelare, in qualunque circostanza, è quello di riconoscere a qualunque delegato la libertà di esercitare, senza imposizioni e senza condizionamenti, il proprio mandato, salvo poi a rispondere degli effetti illeciti del suo “modus operandi”. La negazione di tale principio basilare pregiudica la credibilità stessa della Rappresentanza Militare ed incoraggia inevitabilmente antiche rivendicazioni verso forme sindacali esterne.

Per questo, oggi, tutto il mondo politico e militare dovrebbe avvertire l’obbligo morale di manifestare la più sincera e convinta solidarietà umana a Domenico, sperando fortemente che la magistratura riconosca quanto prima la sua onestà mentale e la buona fede del suo comportamento.

Quanto sopra, Onorevole COSSIGA, vuole essere soltanto uno spunto di riflessione, un modesto contributo di tutta la Sezione Aeronautica alla nobile causa della Riforma della Rappresentanza Militare, di cui Ella, nelle vesti di relatore, continua ad apparire un alfiere accreditato..

 

IL PRESIDENTE DEL CO.CE.R. – A.M.
(T. Col. Ermanno PESCHIULLI)

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Treviso, 14/05/2004

 

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