L’uranio impoverito tra le cause della morte di Stefano Melone

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Cronaca giudiziaria


L’uranio impoverito tra le cause della morte di Stefano Melone

 

 

di Simona Coccimiglio

L’uranio impoverito tra le cause della morte di Stefano Melone.

È questo l’elemento nuovo che emerge dalla lettura della motivazione della sentenza con cui il Ministero della Difesa è stato condannato a risarcire un miliardo delle vecchie lire alla famiglia del sottufficiale elicotterista dei "Cavalieri dell’Aria" di Viterbo.

Ed è questa decisione, presa dal giudice del tribunale civile di Roma, che potrebbe cambiare il futuro delle famiglie dei tanti militari tornati affetti da malattie dalle missioni militari all’estero.

"Solo giovedì pomeriggio - afferma Francesco Venturi, legale, insieme a Valeriano Venturi, della vedova Melone e dei suoi due figli - abbiamo preso visione del titolo esecutivo della sentenza.

Chiare le parole del giudice.

Esiste un nesso tra la grave malattia che ha portato Stefano Melone alla morte e le missioni militari che ha svolto all’estero.

Non solo le sostanze tossiche inalate nella manutenzione del proprio elicottero nei paesi devastati dalla guerra hanno provocato il suo tumore.

Non solo nel cloruro di vinile, benzene ed amianto, per il magistrato che ha emesso la sentenza, sono riscontrabili effetti cancerogeni.

Per la prima volta in Italia – conclude Venturi - si parla di uranio impoverito come possibile responsabile di una grave forma tumorale che ha colpito un militare in una delle sue missioni all’estero".

Emangioendotelioma epiteloide delle ossa.

Questo il tumore maligno di origine multicentrica che ha stroncato Stefano Melone a soli 40 anni.

I primi sintomi nel ’96 tornato da una missione in Israele.

Tre anni più tardi, dopo le missioni in Bosnia, Libano e Kosovo, la diagnosi certa.

Nel novembre 2001 le sue condizioni si aggravano ed il suo cuore cessa di battere.

"Quel giorno è cominciata la nostra battaglia – afferma con le lacrime agli occhi Paola Melone.

Un battaglia che, dal letto dell’ospedale, Stefano mi ha chiesto di portare avanti in nome dei nostri figli perché potessero continuare a studiare e per tutti i militari dimenticati dallo Stato".

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Notizia del 16/07/2004, ore 20:45

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Pubblicato il 02/12/2010 05.07.45