Mobbing, 1.500 casi in Italia. Frequente in banche e atenei

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CORRIERE DELLA SERA

20 gennaio 2004

 

Mobbing, 1.500 casi in Italia. Frequente in banche e atenei

 

Un fenomeno in continua evoluzione, che muove i primi passi fuori dal sommerso. Il mobbing aumenta ovunque: 1.500 sono i casi dichiarati in Italia negli ultimi dieci anni (dato Ispesl) contro una media europea nettamente superiore: nel 2001, dodici milioni di lavoratori dell'Unione (8% del totale) sono stati vittime di maltrattamenti da parte di capo o colleghi, sul luogo di lavoro.

E se nel Belpaese, nelle piccole aziende (fino a 12 addetti) i "mobbizzati" sono aumentati del 2% in questo decennio, nelle grandi imprese (almeno 500 lavoratori) l'aumento tocca punte del 39%. Con gravissimi danni sulla salute delle vittime, da semplici disturbi psicosomatici fino ai tumori.

A fotografare il fenomeno è stata la professoressa Emilia Costa, direttore del Servizio speciale di psicologia Clinica e psicofarmacologia, in un convegno sul mobbing organizzato dall'università La Sapienza e dal Policlinico Umberto I di Roma.

 

Secondo i dati dell'European Foundation for the Improvement of Living and Working Conditions, solo nel 1996/97 la prevalenza delle vittime tra i lavoratori era del 4,2% mentre nel 2000 ha superato l'8%, con il 18% tra i soli bancari: quelli che probabilmente denunciano di più. La vera "culla" del mobbing è però l'università. "Si tratta di strutture gerarchiche rigide, che non consentono flessibilità, e quindi più a rischio", ha affermato l’esperta. Non sono immuni, però, anche scuola, sanità, pubblica amministrazione, forze armate, industrie ed enti privati, dove l'eccessiva burocrazia, continue riforme, e l'elevatissima competitività non favoriscono situazioni di tutela per il lavoratore.

 

Anche la precarizzazione contribuisce alla crescita del fenomeno: "Soprattutto quando la flessibilità viene gestita con poca responsabilità sociale – ha detto

Maurizio Malvestito, ordinario di Strategia e Politica aziendale dell'Università di Pavia -. Con la precarizzazione si tolgono certezze. Compito di ogni datore di

lavoro è prestare attenzione a non schiacciare talenti".

 

Per le vittime del mobbing, la vita si trasforma in un vero e proprio inferno e non solo per le conseguenze sulla salute, che possono essere anche molto gravi. Ma anche per quelle sociali e familiari, spesso devastanti. I continui disturbi, infatti, costringono ad assenze che possono portare al licenziamento, dimissioni, pre-pensionamento, aumentando disagio, insicurezza, perdita dell'autostima. Le conseguenze del fenomeno sono anche economiche, con migliaia di ore di lavoro perse e i risarcimenti miliardari che le vittime, quando si decidono a denunciare, riescono ad ottenere.

Antonella De Gregorio

 

http://www.corriere.it/lavoro/job/punto_giorno/2004/gennaio/20/puntolavoro.jhtml

 

 
 

 


 

 

 

 

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Pubblicato il 02/12/2010 05.07.45