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Uranio impoverito:

si continua a morire ma il Ministero nega

 

 

Intervista a Luigi Malabarba, segretario della Commissione Difesa del Senato: il ministro Martino non vuol prendere in considerazione la realtà.


di Vincenzo Greco

 

Fa ancora discutere il “Libro Bianco” presentato dall’Unac: militari in zone di guerra senza adeguate protezioni; aumentano i casi di linfoma di Hodgkin; poligoni di tiro in cui vengono usati proiettili all’uranio impoverito; feti malformati. Ma il Ministero della Difesa nega tutto; anche l’evidenza. Sulla vicenda è al lavoro una Commissione del Senato presieduta dal leghista Paolo Franco. Con Luigi Malabarba, segretario della Commissione, abbiamo affrontato la spinosa questione.

Senatore Malabarba, a che punto sono i lavori della commissione?

Sin dall’inizio ci sono stati ritardi dovuti agli ostacoli frapposti da Forza Italia, partito del ministro della Difesa; adesso abbiamo avviato quattro audizione abbastanza significative. La prima è stata quella del Ministro Martino, l’ultima quella dell’associazione ANAVAF (Associazione nazionale assistenza vittime arruolate nelle Forze Armate e famiglie dei caduti), dell’ammiraglio Falco Accade, che ha portato un dossier di 400 pagine con moltissimi allegati che si riferiscono ad una attività lunghissima di documentazione basata su fatti molto concreti. La documentazione relativa alla condizione dei singoli militari ammalati non ha pretese scientifiche; risalendo, però, da queste vicende concrete ad elementi di carattere generale si dimostra che le tesi, ancora oggi sostenuta dal Ministero della Difesa, non sono attendibili.

Lei ha spesso attaccato l’operato del governo e il dossier presentato dal Ministro nella parte in cui si dichiara che non c’è certezza tra tumori e utilizzo di proiettili all’uranio impoverito. Su cosa fonda la sua accusa?

Innanzitutto il Ministro va ben oltre quanto la stessa commissione Mandelli aveva appurato. Nelle tre relazioni della commissione, istituita dal precedente governo di centro sinistra, si lascia spazio al dubbio: non si dimostra una cosa ma neanche il suo contrario. Il Ministro Martino, invece, senza apportare nessun altro elemento significativo è arrivato, sostanzialmente, alla conclusione che l’uranio impoverito non è responsabile delle patologie riscontrate nei militari. Una affermazione che va oltre una acquisizione parzialissima della Commissione Mandelli e, che ,soprattutto, non rimette in discussione l’elemento di maggior debolezza di quella commissione.

A quale elemento si riferisce?

I limiti riguardavano proprio le rilevazioni statistiche compiute nel teatro balcanico; queste tenevano conto di tutta la zona senza evidenziare quelle bombardate con uranio impoverito. Si è ‘spalmata’ l’indagine su un territorio molto vasto e su un numero di persone numerose. Anche i militari in missione non si sono trovati in condizioni identiche tra loro: un conto è rimanere un giorno nei Balcani, un altro è che la permanenza duri per diversi mesi; diversa è la situazione tra chi è stato nelle zone bombardate e chi è stato in zone non colpite. Non analizzare queste differenze significa vanificare il lavoro svolto. Il Ministro Martino di fronte a tutte le osservazione rivolte nel corso di questi anni non ha voluto prendere in considerazione questo dato. Una delle ragioni per cui è stata istituita la commissione di inchiesta è proprio questa: bisogna enucleare le situazioni per capire quali sono le connessioni con le varie patologie.

Che ci può dire dell’aiuto offerto ai militari malati?

E’ questo un elemento particolarmente sgradevole e le testimonianze dei militari sono assolutamente forti. Si dice che, da parte delle varie armi e dal Ministero della Difesa, viene fornita un’assistenza sanitaria, morale e un riconoscimento economico a tutti i militari che sono colpiti. L’intervento dello Stato, invece, avviene esclusivamente quando ci sono cause vinte dai militari contro il Ministero della Difesa. C’è una continua violazione della legge che prevede un contributo economico( 50 milioni, cifra stabilita negli anni ’70 e che quindi andrebbe rivalutata) per coloro che durante il servizio hanno avuto delle particolari patologie, indipendentemente dal fatto che siano state procurate dall’uranio impoverito. Eppure i caduti a Nassiriya , morti per un’autobomba e non per contaminazione chimica o biologica, hanno avuto un riconoscimento di 400 milioni per ciascuna famiglia. Perché una simile discriminazione?.

Si parla spesso del rischio dei militari in missione ma l’uranio impoverito è utilizzato anche nei poligoni di tiro. C’è una possibilità che a casa nostra si possa evitare l’utilizzo di questo materiale?

Le protezioni che, dopo un periodo di esposizione totale, sono state garantite ai nostri militari in missione non vengono consegnate a chi è di stanza nei poligoni. Ciò accade perché si nega che, nei poligoni italiani, ci siano proiettili all’uranio impoverito. Il Ministro Martino e il Direttore sanitario militare hanno ribadito che non vengono utilizzati, né sono stoccati, proiettili all’uranio impoverito. La falsità di questa affermazione la dimostreremo nel momento opportuno portando delle prove inconfutabili; la conseguenza è che, sia il personale militare sia la popolazione civile che vive nelle vicinanze di questi insediamenti militari, sono completamente esposti. Alcune zone sarde (ma il discorso vale anche per altri poligoni militari) sono ritenute, come risulta da documentazioni militari, non più bonificabili; e, badi bene, non si tratta del deserto del Nevada, dove si effettuano gli esperimenti nucleari, ma di zone abitate dove nascono bambini deformati.

E i risultati commissionati all’Università di Pisa?

Anche in questo caso i risultati dell’indagine condotta dall’Università di Pisa, e presentati dal sottosegretario alla Difesa Cicu, lasciano il tempo che trovano perché non si può monitorare un territorio di 135 Km quadrati con delle attrezzature che misuravano appena 10 centimetri. La rilevazione andava fatta in settori circostanziati e con strumenti adeguati, individuando le zone dei bersagli. Le malformazioni riscontrate in quella zona (Perdas de Fogu e Salto di Quirra nel comune di Villaputzu) non possono essere riconducibili ad una miniera in disuso e al tasso di arsenico presente. E’ un’offesa all’intelligenza umana.

Girodivite.it/Oltrenews.it
 

 

 
 

 

   
 

 

 

 

 

 

 

 

 

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