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La Marina Militare:
 un’industria di emarginati sociali

 

 

Fra tutte le voci, ho deciso di esserci anch’io anche se, sono convinto che parlarne attraverso voi e come aver ingrandito le caserme e quindi, rimane uno sfogo fra di noi, sempre nell’indifferenza più totale di chi ha davvero responsabilità.

Sono un sottufficiale di Marina (forse meglio marina) provengo da Marsala (TP) in servizio da 15 anni ma voglio raccontare tutto dall’inizio.

Sono partito volontario nel 1986 chiaramente lo status dell’allievo era in condizioni di schiavitù ma, in ogni caso un sacrificio accettato per un anno e mezzo in vista di un futuro che doveva ancora dare i suoi frutti, nel 1988 prima destinazione imbarco a Messina dato lo status di giovanissimo, nessun diritto, premetto che non esisteva la legge sullo straordinario quindi il comando ci obbligava a turni disumani, tipo un giorno sì ed uno no di guardia 24 ore, il giorno libero in servizio giornaliero e quando si navigava (spesso), costantemente a bordo, quindi in totale una limitazione alla liberta degna del peggior criminale detenuto, quindi per giungere a Marsala a 400 Km di distanza facevo sacrifici facilmente immaginabili tipo, in un giorno andare e tornare poiché al tempo ero fidanzato con una marsalese, la mia futura moglie.

Nel 1990, dopo appena due anni sono stato trasferito a La Spezia imbarcato su Nave Driade in allestimento quindi, mi sono allontanato dalla mia famiglia di 1600 Km, le condizioni rimangono lo stesso compreso il turno disumano dei servizi di guardia ma con la differenza che nasce la legge sullo straordinario, ma anche lì i vari comandi fanno di questa legge quello che gli pare continuando a prendere soldi in ordine di grado in altre parole dal comandante in giù abbuffandosi di ore e cancellandole, già mal calcolate a noi giovani.

Viste le difficoltà per vivere in condizioni normali, in pratica in una casa e non su una nave decido di sposarmi e cosi a settembre del 1991 mi sposo ma nel frattempo, sono stato trasferito con tutta la nave ad Augusta quindi, dato la precarietà di sistemazioni logistiche (in pratica inesistenti), sono costretto ad affittarmi una casa per la mia nuova famiglia appena costituita, con una spesa di             £ 650.000 di affitto più 50.000 per il condominio, che in ogni caso non sono riuscito a goderne poiché la stessa nave non era mai nella sua sede ma in giro per servizio, spesso dislocata in Puglia per interventi in adriatico quindi, trattandosi di lunghi periodi preferivo affittare una casa sul posto della Marina per un importo di circa 300.000 mensili che si aggiungevano all’affitto su citato, tutto per continuare a mantenere uno stato di vita da profugo.

Nel 1993 frequento il Corso IGP (obbligatorio), in missione in Sardegna per sei mesi che prevedeva solo rimborsi per me, la famiglia non era nemmeno considerata, non era possibile aver risarcito un misero affitto di 350.000 mila lire ma, piuttosto preferivano pagare fino a 3.000.000 per una squallidissima stanza di un albergo (guarda caso convenzionato).

Nell’incognita di dove sarei stato destinato dopo il corso non potevo lasciare neanche la casa in affitto a Siracusa, a quel punto vado in missione da solo abbandono tutto a Siracusa mia moglie torna a Marsala, quindi spese a Siracusa, a Marsala e in più per sopravvivere anche a La Maddalena. Non potendo sostenere più questi costi, dopo tre mesi alla prima licenza fine fase corso rivedo mia moglie e decidiamo di lasciare casa a Siracusa, ma dopo tre mesi, un giorno prima di finire il corso sono ridestinato ad Augusta e non potendomi permettere l’ennesimo affitto chiedo un alloggio di servizio mi assegnano, in condizioni di favore e temporaneamente per un ipotetico periodo di tre mesi una stanza con bagno e cucina comune a 30 persone uno squallore a dir poco vergognoso per l’importo di L.250.000, ancora speculazione sul personale per strutture vergognose, ma poiché sostenevo le spese per un'altra casa a Marsala che, a questo punto mi era diventata indispensabile come riferimento non potevo permettermi di meglio.

Visto l’attività della nave che, continuava a stare più fuori che nella sua base e che nei pochi periodi trascorsi ad Augusta si doveva fare i conti con i servizi di guardia, con le comandate (un invenzione che costringeva gli smontanti a prestare servizio per la base), con le esercitazioni in mare giornaliere, le pessime condizioni di vita fu inevitabile giungere a seri problemi familiari sia economici che, semplicemente per svolgere la vita quotidiana che pure il più disagiato uomo si può permettere.

Nel 1997 mi trasferiscono finalmente a terra ma, anche lì c’è un piccolo particolare a terra non ad Augusta ma a La Spezia quindi non solo già pieno di disaggi ma anche un ennesimo trasferimento, economicamente distruttivo a cui mi si aggiunge un ormai inevitabile crisi coniugale, giustamente mia moglie stanca di questi innumerevoli disaggi non mi vuole più seguire, vado a La Spezia da solo e non potendomi permettere un affitto in quella città più cara di Augusta La Marina mi alloggia in una caserma con stanze a quattro persone, bagni comuni esterni senza mensa insomma una vita degna di un qualsiasi emarginato sociale, e nessuno aveva nel frattempo tenuto in considerazione la mia domanda per la base di Roma dove al tempo avrei avuto un supporto dalla famiglia, poiché mia madre viveva lì.

Arriva così dicembre del 1998, finalmente trovo casa a La Spezia lascio un caparra al proprietario di £. 600.000, convinco mia moglie a seguirmi, vado in licenza ordinaria ma al ritorno mi trovo pianificato per Roma “inverno 1999” periodo che la Marina considera fino al 31 Marzo, dopo questa notizia rinuncio alla casa perdendo le 600.000 mila lire poiché mancano al massimo tre mesi per andare a Roma, ma allo scadere del periodo indicato nella pianificazione arriva una correzione uno slittamento di un anno per il trasferimento quindi costretto così a rimanere da solo nella misera camera di caserma.

Nell’agosto del 1999 muore mia moglie in un incidente stradale, tutto ormai diventa inutile ed ormai qualunque posto va bene, vengo trasferito a Roma ad Aprile del 2000, poiché mia madre abita a 70 Km di distanza da dove lavoro per ragioni di spesa e di traffico sono costretto a vivere per l’ennesima volta in una stanza comune in caserma in condizioni in ogni modo simili alle precedenti, passa un anno e riesco a trovare una mansarda in affitto che mi posso permettere economicamente.

Incontro una ragazza, oggi la mia compagna lei infermiera di Milano per amore lascia il lavoro vicino casa e viene a lavorare a Roma. Adesso dopo spese affrontate per impiantare una casa mobili appena comprati per un valore di oltre dieci milioni si presenta l’ipotesi per altro quasi certo di andar via da Roma per altra sede da definire, a questo punto cosa racconto alla mia compagna che dopo il sacrificio che ha fatto l’abbandono qui per andare io chissà dove, chissà per quanto, oppure se m’imbarcano di nuovo l’abbandono in una base qualsiasi da sola, sempre senza la minima pianificazione per renderti conto di che fini farò.

I nostri superiori continuano a giustificarsi dicendo che le nostre donne sanno a cosa vanno incontro, ma l’esperienza m’insegna che una cosa è sapere un’altra e provare, di sicuro fa più danno l’incertezza in cui ci costringono a vivere, ci costringono a vivere alla giornata non è possibili pianificarsi la vita a lungo termine nemmeno per accendere un mutuo per una casa, almeno che non sia una casa con le ruote (un camper degno dei zingari più evoluti).

Il rischio è ritornare a distruggere quello che con sacrifici provo a creare da quindici anni, "una famiglia".

Tutto questo avviene nell’indifferenza totale dello stato maggiore, e non sono l’unico che vive in queste condizioni, la risposta più frequente e che non sono obbligato a farlo perché posso anche congedarmi, questi anni a cosa sono serviti? Così anche la speranza che qualcosa migliori nel tempo viene ogni giorno bruciata per far spazio solo a sacrifici maggiori.

L’incognita, il dubbio, l’incertezza regna sovrano in ognuno di noi e continuano a parlare sul perché il personale è demotivato.

Una informazione che vi chiedo e se con questi presupposti esiste la possibilita' di impianatare una causa civile nei confronti dell'amministrazione Marina, spero in una vostra risposta adesso non aggiungo altro altrimenti posso annoiare se, lo già fatto me ne scuso.….                                                                                                             

Distinti Saluti
lettera firmata         

 

P.S. Spero che, l’utilizzo del mio vero nome non sia l’occasione di ritorsioni nei miei confronti, evidenziando sempre di più l’atteggiamento mafioso di quest’ambiente.

P.S.

Carissimo Collega, non ho parole per descrivere la tua storia. Credo che simili situazioni di vita non sono frequenti solo all'interno della Marina Militare.... ma nelle intere FF.AA. e FF.PP..

Le nostre FF.AA. non possono continuare su questa strada, devono cambiare, mettendo l'uomo al centro di tutto. Solo cosi' si possono avere uomini motivati e pronti ad andare anche in Afghanistan. Diversamente si ha solo malcontento e disservizi..., e tragedie umane!

Non so' cosa si puo' fare dal punto di vista legale, pero' ti lascio il nr. telefonico di un noto legale di Roma al quale ti puoi rivolgere:
Tel. 06 3211740 

Ti chiedo scusa, ma conoscendo i nostri superiori, ho preferito omettere il tuo nome... per non crearti altri eventuali problemi. 

Fabrizio

 

 


 

 

 

 

 

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