chi Vi scrive è un sottufficiale in servizio presso un comando NATO in
provincia di VERONA, preoccupato per la scarsa considerazione che le FF.AA.
hanno del proprio personale militare.
Come credete che sareste considerati se lavoraste in sito protetto
con luce artificale, aria condizionata, sbalzi di temperatura da una sala ad
un'altra, mensa di servizio che chiude alle 18.30, senza servizio di pronto
soccorso, una galleria di circa 800 metri da percorrere a piedi, un locale bar
con delle macchinette per il caffe che si inceppano un giorno sì e l' altro
pure? Sicuramente dei disagiati. Invece no, secondo il ns caro sottosegretario
alla difesa ancor prima calciatore (che ne sa quindi di condizioni disagiate
di lavoro?????) ha deciso che la condizione di lavoro nella quale io mi trovo
è assolutamente uguale a quella di coloro che lavorano nel centro di Roma o
di Milano, con tanto di barista, luce solare, aria seppur inquinata ma
comunque naturale, mensa di servizio aperta almeno fino alle 19:30, ascensori
o pochi gradini da salire, un medico di servizio.
A proposito dimenticavo: i lavoratori civili che svolgono anche mansioni meno
gratificaficanti nelle mie stesse condizioni hanno diritto ad una intennità
di disagio, naturalmente variabile (almeno credo) in funzione dei compiti
svolti.Quindi cari colleghi, in un luogo militare, creato per scopi militari,
con fondi destinati ai militari, gestito da militari, ai civili viene
riconosciuta la condizione di disagio, a noi militari no.
Mi scuso per la scarsa lucidità
nell'esprimere il mio disagio, ma la rabbia è tanta. Vivranno l'Italia e le
FF.AA., ma cari colleghi qui a morire sono i ns. ideali e le ns motivazioni.
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