A
TUTTI I COLLEGHI DELLE TRE FORZE ARMATE
E' importante che facciate girare la presente lettera a
tutti i colleghi.
Scaricatevi la lettera e distribuitela anche tramite e-mail!
Preleva ora
Mi è stato chiesto di
intervenire su questo sito per mettere
in condizione tutti di poter seguire gli andamenti sul riordino dei gradi e
sulla contrattazione.
Era mia intenzione già da tempo farlo e
colgo quindi l’occasione.
Il nuovo giornale dei militari, ha
ampiamente dibattuto su tali argomenti, ma evidentemente non abbiamo ancora
raggiunto la convinzione che l’investimento di poche lire per un abbonamento
che ci possa mettere a conoscenza degli sviluppi delle nostre problematiche sia
un valido ausilio alla circolazione di notizie che ci possano mettere altresì
in condizione di poter ribattere in tempi rapidi alle evoluzioni o involuzioni
degli stessi.
Pertanto invito i colleghi ad investire una manciata di
soldi in questo settimanale che da anni ci
segue.
In primo luogo parliamo del riordino dei gradi.
La recente riforma sull’esercito a base professionale
ha dettato un nuovo riassetto sia su base organica che su base organizzativa
delle forze armate.
L’art.3
del decreto legislativo che istituisce le nuove forze armate, lettera c,
definisce i criteri con cui si raggiungeranno i 190 mila componenti le stesse.
Si dovrà arrivare al quorum fissato con una progressiva
diminuzione favorendo sia il transito in amministrazioni pubbliche sia il
transito in ausiliaria di chi è prossimo alla maturazione del tetto
pensionabile.
Queste due possibilità, apparentemente di facile
attuazione, potrebbero invece rilevarsi una strada più difficile di quanto si
pensi; in primo luogo perché ancora non è chiaro chi transiterà nelle
amministrazioni statali e chi invece usufruirà della posizione di ausiliaria.
Nella sostanza, se la posizione di ausiliaria verrà
presa in considerazione in tempi abbastanza brevi, quindi già dal prossimo
gennaio, l’effetto principale sarà quello di svuotare i gradi apicali (per
intenderci Aiutanti, Colonnelli, Generali ecc.) con una ripercussione positiva
per coloro che sono in avanzamento permettendo
di sbloccare la preclusione
all’attuazione della legge 196/95 in conformità a quanto dettato dalla legge
198/95 relativa al personale dell’Arma dei Carabinieri.
In concomitanza a ciò, è però auspicabile che si attui
una concreta volontà di perseguire tale scopo anche da parte degli stati
maggiori di ciascuna forza armata e più precisamente, che si disponga un
programma di norme transitorie che agevoli sia l’avanzamento con i criteri
della 198/95 alla data del 1 settembre 1995 applicata ai rispettivi gradi delle
tre forze armate considerando anche la possibilità di
non penalizzare gli eventuali eccedenti agli organici ora previsti sia
una nuova disciplina che consenta di diversificare a parità di grado
l’anzianità acquisita attraverso una definizione stipendiale ripristinando
gli scatti e le classi così come già avveniva prima del 1986.
Facile? Non tanto!
Attualmente gli stati maggiori stanno tergiversando
sull’applicazione della legge delega 266/99 e la 78/2000.
Il motivo di tale comportamento è, a mio avviso, del
tutto speculativa.
A tal riguardo faccio notare che lo stanziamento previsto
per il riordino è già stato inserito nella legge finanziaria dell’anno 2001
ed è pari a circa 54 miliardi, utile a coprire i costi del riordino anche nella
parte economica pregressa.
Inizialmente tale stanziamento era scorporato dal
riordino sia della guardia di finanza sia dei carabinieri, oggi invece si ha un
accorpamento delle disponibilità finanziarie pur rimanendo i vari capitoli
scorporati tra loro.
Cosa significa?
In primo luogo che se non si arriva a definire in tempi
brevi i modi per il riordino, tali
disponibilità potrebbero transitare per effetto di accantonamenti e norme ad
hoc a favorire anche altri ambiti all’interno della difesa, poiché una volta
stanziati e non utilizzati la difesa può comunque rivendicarli o chiedere che
vengano spostati su iniziative identificate come prioritarie per il
funzionamento dell’apparato della difesa.
Tergiversare quindi servirebbe a prendere tempo per
attuare iniziative che sono nel cassetto o nella testa di qualcuno e che non
sono propriamente quelle per cui sono stati stanziati i relativi 54 miliardi.
Dalla parte loro, hanno il nuovo D. legislativo
sulle forze armate professionali che all’art. 3 comma 5.8 è vero che
detta i criteri per perseguire l’armonizzazione del D.Legislativo 196/95 al
198/95 ma è altrettanto vero che non fissa i termini in cui questo
riallineamento con i carabinieri deve essere attuato.
Quindi lasciando cadere la legge delega è possibile che
il tutto slitti in un arco di tempo che è da oggi al 2005 e forse più e cioè
al raggiungimento degli obbiettivi fissati dalla nuova riforma.
È per questo che nutro qualche perplessità in merito al
fatto che lo stesso SMD possa entro il 31.12.00 formulare il decreto correttivo
tanto sospirato dalla categoria sottufficiali delle tre forze armate.
I motivi che saranno presi a giustificazione di un tale
argomento possono essere molteplici, ma a mio parere proprio l’art. 3 lascia
questa possibilità di intervenire in tempi successivi senza che ci siano
risvolti di inadempienza dello
stesso ministero difesa, la scusa più banale potrebbe essere quella di dire che
fin quando non si attua quanto stabilito dallo stesso art. 3 comma 2.2 lettera c
(transito in ausiliaria e in altre amministrazioni pubbliche) è impossibile
dare seguito al riordino delle carriere per un sopra -dimensionamento degli
organici già previsti.
Non è altresì trascurabile l’ipotesi per cui nel
frattempo si faccia una mini riforma, attuando cioè solo il transito di alcuni
gradi procrastinando nel tempo l’accesso ai gradi maturati per effetto
dell’armonizzazione del 196 al 198.
Avremo perciò migliaia di Marescialli capi con anzianità
di anche 14 anni nel grado che transiteranno in quello successivo solo previo
“smaltimento” in ottemperanza all’articolo sopra citato.
Tale atteggiamento se attuato è senz’altro scorretto
ma è un realistico pericolo che si sta correndo in questa fase di transizione.
Cosa fare?
Le nostre possibilità d’intervento sono scarse e
questo è bene dirlo a tutti quegli illusi che ancora credono nella capacità
del CoCeR di essere parte attiva a
meno che i singoli delegati non affrontino la questione esponendosi di proprio e
incorrendo (come tra l’altro è già successo a qualcuno) in sanzioni penali
per non aver ottemperato alle disposizioni e al regolamento che disciplina i
rapporti che il cocer deve avere in relazione alle problematiche da affrontare.
I sindacati di categoria e quello della Polizia di stato
hanno un vantaggio che a noi non ci è concesso, cioè quello di avere una parte
si attiva ma soprattutto PRESCRITTIVA nell’attuazione
della delega conferita dagli iscritti agli stessi.
Alcuni colleghi che vivono e hanno già vissuto
situazioni contingenti sanno benissimo quale forza ha il sindacato degli
impiegati civili della difesa in materia di trasferimenti, di rinnovo
contrattuale e di riordino e riqualificazione del personale civile.
A tutti gli indecisi tra una riforma della rappresentanza
e la concessione di uno strumento
sindacale chiedo solo una piccola riflessione in merito.
I problemi però non si fermano qui al riordino, ce ne
sono altri che vale la pena affrontare.
Uno di questi è il rinnovo contrattuale.
Le risorse finanziarie disponibile per questa fase
contrattuale non sarebbero pochi se il corrispettivo venisse adeguatamente
distribuito a tutto il personale militare, così non è e non è possibile.
L’impossibilità è dettata da vari fattori tra cui il
principale e che nel NOSTRO CONTRATTO
rientrano passando dalla finestra i dirigenti che per effetto della
gerarchizzazione delle indennità fanno man bassa di gran parte delle
disponibilità delle risorse.
A noi che operiamo e siamo i veri artefici della
funzionalità delle FF.AA restano le solite briciole.
Siamo gli unici nel pubblico impiego che pur facendo un
contratto per i non dirigenti finiamo poi per darne i benefici anche a loro e
come se gli operai, gli impiegati, gli insegnanti una volta firmato il contratto
nazionale di lavoro prendono una parte del loro stipendio e lo versano al
proprio capufficio, la realtà supera la fantascienza.
Sarà anche questa una causa della mancanza di autonomia
sindacale degli appartenenti alle FF.AA.?
Meditate gente, meditate!
Ciliegina sulla torta!!!!!
Nella attuale finanziaria in discussione e in fase di
approvazione, all’art. 32 comma 7bis, lettera c si è provveduto ad inserire
due righe che così recitano:
“INTRODUZIONE DI SPECIFICHE NORME IN MATERIA DI ORARIO
DI LAVORO AL FINE DI FAVORIRE L’OPERATIVITA’ DELLE FORZE ARMATE”
Questa piccola introduzione alla legge finanziaria in
realtà nasconde una pericolosissima manovra degli stati maggiori che tra
l’altro forti delle affermazioni dell’attuale Ministro della Difesa
Mattarella del P.P.I (Partito Popolare Italiano, ricordatevene al momento
giusto) quando è stata varata la legge di cui abbiamo parlato sopra sul nuovo
riassetto delle FF.AA., manifestava pubblicamente la sua preoccupazione sulla
disciplina dell’articolazione dell’orario di lavoro definendolo superato e
bisognoso di essere rivisto poiché non consente quella funzionalità di cui
hanno bisogno le nostre FF.AA.
Cosa nasconde questa introduzione?
Per me è chiaro che si sta andando verso una
restaurazione del vecchio sistema antecedente quello della legge 231/90 che
istituiva per il personale delle forze Armate, l’orario di lavoro.
Con la pressante politica effettuata dagli Stati Maggiori
circa l’eccessiva attività lavorativa straordinaria del personale si è
giunti alla conclusione che la presenza limitata del personale per effetto di
recuperi compensativi sia attribuibile solo ed esclusivamente ai vincoli
determinati dall’orario di lavoro.
Già da adesso si applica in più parti, del tutto
arbitrariamente, la famosa operazione Sante Barbara, ossia si impiega del
personale lontano da casa per un mese di seguito 24 ore al giorno riconoscendone
solo 8, se la norma in discussione passa nella finanziaria possiamo ben credere
che dall’arbitrarietà si passi alla legalità.
In sostanza se il criterio viene determinato in tali
circostanze non è escluso che il personale militare presterà la propria opera
gratuitamente per ben 16 ore al giorno per un mese di seguito lontano anche
centinaia di chilometri dalle proprie famiglie e con un compenso forfettario
mensile (tutto da definire ma non credo che saranno grandi cifre) .
Dopo tanti
anni di lotte ci ritroveremo nella condizione di uscire di casa e dire ai
rispettivi familiari “non so quando ritorno”.
Su questo argomento più di altri pregherei di dare la
massima attenzione, perché siamo di fronte ad una retrocessione del diritto
acquisito molto più grave di qualsiasi altra iniziativa.
Siamo di fronte ad un vero e proprio sopruso perpetrato a
danno delle categorie più deboli che si vedranno costrette a turni e orari
senza regole e a completa discrezione dei vari comandanti.
Il motivo di questa iniziativa, che in un primo momento
potrebbe sembrare anche a svantaggio dei dirigenti, in realtà è la conseguenza
di un beneficio che da qui a breve prenderà
la nostra dirigenza e cioè la completa equiparazione a quella
civile (sempre su iniziativa di un On. Del P.P.I) che gli consentirà in
primo di riassorbire la quota degli straordinari che percepivano in precedenza e
che quindi non hanno più bisogno di fare, in secondo che la dirigenza non ha
bisogno dell’orario di servizio in quanto diventa flessibile alle esigenze
effettive di impiego.
In sostanza con una manovra del genere il dirigente non
ha più bisogno di essere sempre presente in caserma ma può ritagliarsi il
proprio orario di lavoro in base alle sue esigenze e a quelle
dell’amministrazione però sempre nel rispetto della equiparazione della
dirigenza civile nell’ambito delle 36 ore settimanali o anche meno.
Quindi l’orario di lavoro se verrà modificato influirà
negativamente solo sul restante del personale militare limitandogli il diritto
ad una vita normale e ad un riconoscimento sulla quantità e qualità del lavoro
prestato.
È per questo motivo che sento il pericolo più grande
che mai e dovremmo prepararci già da adesso ad una presa di posizione più
forte che mai inoltrando alla presidenza del consiglio tramite fax o telegrammi
tutto il nostro disappunto sull’art.32 della finanziaria 2001 nella parte
relativa alla famosa “introduzione…….”.
Oltre a quanto citato non sarebbe male che ognuno nel
medesimo messaggio chieda con forza che venga concesso ai cittadini militari il
ormai irrinunciabile diritto di iscrizione alle associazioni sindacali per avere
una maggiore tutela e una autonomia nella gestione dei diritti che la costituzione della
Repubblica ci riconosce e che una legge scellerata, la 382/78, invece ci nega.
Altresì chiediamo che la riforma della rappresentanza
militare ferma al Senato non venga promulgata come sembra invece che stia
avvenendo in questi giorni.
Vi ricordo che ognuno di noi può scrivere come cittadino
a qualsiasi componente del governo e a tutte le cariche istituzionali e se
inserite anche le firme di vostra moglie e dei vostri figli
farete del bene a voi ma soprattutto a loro che sono le vere vittime del
sistema.
Un saluto caloroso a tutti,
PESCIAIOLI
GIUSEPPE
Delegato CoCeR Esercito
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