PESCIAIOLI GIUSEPPE
 DELEGATO DEL CO.CE.R. DELL'ESERCITO CI SCRIVE SU RIORDINO, 
CONTRATTO E ORARIO DI LAVORO!
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A TUTTI I COLLEGHI DELLE TRE FORZE ARMATE

E' importante che facciate girare la presente lettera a tutti i colleghi. 
Scaricatevi la lettera e distribuitela anche tramite e-mail!


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Mi è stato chiesto di  intervenire su questo sito per  mettere in condizione tutti di poter seguire gli andamenti sul riordino dei gradi e sulla contrattazione.

Era mia intenzione già da tempo farlo e colgo quindi l’occasione.

Il nuovo giornale dei militari, ha ampiamente dibattuto su tali argomenti, ma evidentemente non abbiamo ancora raggiunto la convinzione che l’investimento di poche lire per un abbonamento che ci possa mettere a conoscenza degli sviluppi delle nostre problematiche sia un valido ausilio alla circolazione di notizie che ci possano mettere altresì in condizione di poter ribattere in tempi rapidi alle evoluzioni o involuzioni degli stessi.

Pertanto invito i colleghi ad investire una manciata di soldi in questo settimanale che da anni  ci segue.

In primo luogo parliamo del riordino dei gradi.

La recente riforma sull’esercito a base professionale ha dettato un nuovo riassetto sia su base organica che su base organizzativa delle forze armate.

 L’art.3 del decreto legislativo che istituisce le nuove forze armate, lettera c, definisce i criteri con cui si raggiungeranno i 190 mila componenti le stesse.

Si dovrà arrivare al quorum fissato con una progressiva diminuzione favorendo sia il transito in amministrazioni pubbliche sia il transito in ausiliaria di chi è prossimo alla maturazione del tetto pensionabile.

Queste due possibilità, apparentemente di facile attuazione, potrebbero invece rilevarsi una strada più difficile di quanto si pensi; in primo luogo perché ancora non è chiaro chi transiterà nelle amministrazioni statali e chi invece usufruirà della posizione di ausiliaria.

Nella sostanza, se la posizione di ausiliaria verrà presa in considerazione in tempi abbastanza brevi, quindi già dal prossimo gennaio, l’effetto principale sarà quello di svuotare i gradi apicali (per intenderci Aiutanti, Colonnelli, Generali ecc.) con una ripercussione positiva per coloro che sono in avanzamento  permettendo  di sbloccare la preclusione all’attuazione della legge 196/95 in conformità a quanto dettato dalla legge 198/95 relativa al personale dell’Arma dei Carabinieri.

In concomitanza a ciò, è però auspicabile che si attui una concreta volontà di perseguire tale scopo anche da parte degli stati maggiori di ciascuna forza armata e più precisamente, che si disponga un programma di norme transitorie che agevoli sia l’avanzamento con i criteri della 198/95 alla data del 1 settembre 1995 applicata ai rispettivi gradi delle tre forze armate considerando anche la possibilità di  non penalizzare gli eventuali eccedenti agli organici ora previsti sia una nuova disciplina che consenta di diversificare a parità di grado l’anzianità acquisita attraverso una definizione stipendiale ripristinando gli scatti e le classi così come già avveniva prima del 1986.

Facile? Non tanto!

Attualmente gli stati maggiori stanno tergiversando sull’applicazione della legge delega 266/99 e la 78/2000.

Il motivo di tale comportamento è, a mio avviso, del tutto speculativa.

A tal riguardo faccio notare che lo stanziamento previsto per il riordino è già stato inserito nella legge finanziaria dell’anno 2001 ed è pari a circa 54 miliardi, utile a coprire i costi del riordino anche nella parte economica pregressa.

Inizialmente tale stanziamento era scorporato dal riordino sia della guardia di finanza sia dei carabinieri, oggi invece si ha un accorpamento delle disponibilità finanziarie pur rimanendo i vari capitoli scorporati tra loro.

Cosa significa?

In primo luogo che se non si arriva a definire in tempi brevi  i modi per il riordino, tali disponibilità potrebbero transitare per effetto di accantonamenti e norme ad hoc a favorire anche altri ambiti all’interno della difesa, poiché una volta stanziati e non utilizzati la difesa può comunque rivendicarli o chiedere che vengano spostati su iniziative identificate come prioritarie per il funzionamento dell’apparato della difesa.

Tergiversare quindi servirebbe a prendere tempo per attuare iniziative che sono nel cassetto o nella testa di qualcuno e che non sono propriamente quelle per cui sono stati stanziati i relativi 54 miliardi.

Dalla parte loro, hanno il nuovo D. legislativo  sulle forze armate professionali che all’art. 3 comma 5.8 è vero che detta i criteri per perseguire l’armonizzazione del D.Legislativo 196/95 al 198/95 ma è altrettanto vero che non fissa i termini in cui questo riallineamento con i carabinieri deve essere attuato.

Quindi lasciando cadere la legge delega è possibile che il tutto slitti in un arco di tempo che è da oggi al 2005 e forse più e cioè al raggiungimento degli obbiettivi fissati dalla nuova riforma.

È per questo che nutro qualche perplessità in merito al fatto che lo stesso SMD possa entro il 31.12.00 formulare il decreto correttivo tanto sospirato dalla categoria sottufficiali delle tre forze armate.

I motivi che saranno presi a giustificazione di un tale argomento possono essere molteplici, ma a mio parere proprio l’art. 3 lascia questa possibilità di intervenire in tempi successivi senza che ci siano risvolti  di inadempienza dello stesso ministero difesa, la scusa più banale potrebbe essere quella di dire che fin quando non si attua quanto stabilito dallo stesso art. 3 comma 2.2 lettera c (transito in ausiliaria e in altre amministrazioni pubbliche) è impossibile dare seguito al riordino delle carriere per un sopra -dimensionamento degli organici già previsti.

Non è altresì trascurabile l’ipotesi per cui nel frattempo si faccia una mini riforma, attuando cioè solo il transito di alcuni gradi procrastinando nel tempo l’accesso ai gradi maturati per effetto dell’armonizzazione del 196 al 198.

Avremo perciò migliaia di Marescialli capi con anzianità di anche 14 anni nel grado che transiteranno in quello successivo solo previo “smaltimento” in ottemperanza all’articolo sopra citato.

Tale atteggiamento se attuato è senz’altro scorretto ma è un realistico pericolo che si sta correndo in questa fase di transizione.

 Cosa fare?

Le nostre possibilità d’intervento sono scarse e questo è bene dirlo a tutti quegli illusi che ancora credono nella capacità del CoCeR  di essere parte attiva a meno che i singoli delegati non affrontino la questione esponendosi di proprio e incorrendo (come tra l’altro è già successo a qualcuno) in sanzioni penali per non aver ottemperato alle disposizioni e al regolamento che disciplina i rapporti che il cocer deve avere in relazione alle problematiche da affrontare.

I sindacati di categoria e quello della Polizia di stato hanno un vantaggio che a noi non ci è concesso, cioè quello di avere una parte si attiva ma soprattutto PRESCRITTIVA  nell’attuazione della delega conferita dagli iscritti agli stessi.

Alcuni colleghi che vivono e hanno già vissuto situazioni contingenti sanno benissimo quale forza ha il sindacato degli impiegati civili della difesa in materia di trasferimenti, di rinnovo contrattuale e di riordino e riqualificazione del personale civile.

A tutti gli indecisi tra una riforma della rappresentanza e la concessione  di uno strumento sindacale chiedo solo una piccola riflessione in merito.

I problemi però non si fermano qui al riordino, ce ne sono altri che vale la pena affrontare.

Uno di questi è il rinnovo contrattuale.

Le risorse finanziarie disponibile per questa fase contrattuale non sarebbero pochi se il corrispettivo venisse adeguatamente distribuito a tutto il personale militare, così non è e non è possibile.

L’impossibilità è dettata da vari fattori tra cui il principale e che nel NOSTRO CONTRATTO rientrano passando dalla finestra i dirigenti che per effetto della gerarchizzazione delle indennità fanno man bassa di gran parte delle disponibilità delle risorse.

A noi che operiamo e siamo i veri artefici della funzionalità delle FF.AA restano le solite briciole.

Siamo gli unici nel pubblico impiego che pur facendo un contratto per i non dirigenti finiamo poi per darne i benefici anche a loro e come se gli operai, gli impiegati, gli insegnanti una volta firmato il contratto nazionale di lavoro prendono una parte del loro stipendio e lo versano al proprio capufficio, la realtà supera la fantascienza.

Sarà anche questa una causa della mancanza di autonomia sindacale degli appartenenti alle FF.AA.?           

Meditate gente, meditate!

Ciliegina sulla torta!!!!!

Nella attuale finanziaria in discussione e in fase di approvazione, all’art. 32 comma 7bis, lettera c si è provveduto ad inserire due righe che così recitano:

“INTRODUZIONE DI SPECIFICHE NORME IN MATERIA DI ORARIO DI LAVORO AL FINE DI FAVORIRE L’OPERATIVITA’ DELLE FORZE ARMATE”

Questa piccola introduzione alla legge finanziaria in realtà nasconde una pericolosissima manovra degli stati maggiori che tra l’altro forti delle affermazioni dell’attuale Ministro della Difesa Mattarella del P.P.I (Partito Popolare Italiano, ricordatevene al momento giusto) quando è stata varata la legge di cui abbiamo parlato sopra sul nuovo riassetto delle FF.AA., manifestava pubblicamente la sua preoccupazione sulla disciplina dell’articolazione dell’orario di lavoro definendolo superato e bisognoso di essere rivisto poiché non consente quella funzionalità di cui hanno bisogno le nostre FF.AA.

Cosa nasconde questa introduzione?

Per me è chiaro che si sta andando verso una restaurazione del vecchio sistema antecedente quello della legge 231/90 che istituiva per il personale delle forze Armate, l’orario di lavoro.

Con la pressante politica effettuata dagli Stati Maggiori circa l’eccessiva attività lavorativa straordinaria del personale si è giunti alla conclusione che la presenza limitata del personale per effetto di recuperi compensativi sia attribuibile solo ed esclusivamente ai vincoli determinati dall’orario di lavoro.

Già da adesso si applica in più parti, del tutto arbitrariamente, la famosa operazione Sante Barbara, ossia si impiega del personale lontano da casa per un mese di seguito 24 ore al giorno riconoscendone solo 8, se la norma in discussione passa nella finanziaria possiamo ben credere che dall’arbitrarietà si passi alla legalità.

In sostanza se il criterio viene determinato in tali circostanze non è escluso che il personale militare presterà la propria opera gratuitamente per ben 16 ore al giorno per un mese di seguito lontano anche centinaia di chilometri dalle proprie famiglie e con un compenso forfettario mensile (tutto da definire ma non credo che saranno grandi cifre) .

 Dopo tanti anni di lotte ci ritroveremo nella condizione di uscire di casa e dire ai rispettivi familiari “non so quando ritorno”.

Su questo argomento più di altri pregherei di dare la massima attenzione, perché siamo di fronte ad una retrocessione del diritto acquisito molto più grave di qualsiasi altra iniziativa.

Siamo di fronte ad un vero e proprio sopruso perpetrato a danno delle categorie più deboli che si vedranno costrette a turni e orari senza regole e a completa discrezione dei vari comandanti.

Il motivo di questa iniziativa, che in un primo momento potrebbe sembrare anche a svantaggio dei dirigenti, in realtà è la conseguenza di un beneficio che da qui a breve prenderà  la nostra dirigenza e cioè la completa equiparazione a quella  civile (sempre su iniziativa di un On. Del P.P.I) che gli consentirà in primo di riassorbire la quota degli straordinari che percepivano in precedenza e che quindi non hanno più bisogno di fare, in secondo che la dirigenza non ha bisogno dell’orario di servizio in quanto diventa flessibile alle esigenze effettive di impiego.

In sostanza con una manovra del genere il dirigente non ha più bisogno di essere sempre presente in caserma ma può ritagliarsi il proprio orario di lavoro in base alle sue esigenze e a quelle dell’amministrazione però sempre nel rispetto della equiparazione della dirigenza civile nell’ambito delle 36 ore settimanali o anche meno.

Quindi l’orario di lavoro se verrà modificato influirà negativamente solo sul restante del personale militare limitandogli il diritto ad una vita normale e ad un riconoscimento sulla quantità e qualità del lavoro prestato.

È per questo motivo che sento il pericolo più grande che mai e dovremmo prepararci già da adesso ad una presa di posizione più forte che mai inoltrando alla presidenza del consiglio tramite fax o telegrammi tutto il nostro disappunto sull’art.32 della finanziaria 2001 nella parte relativa alla famosa “introduzione…….”.

Oltre a quanto citato non sarebbe male che ognuno nel medesimo messaggio chieda con forza che venga concesso ai cittadini militari il ormai irrinunciabile diritto di iscrizione alle associazioni sindacali per avere una maggiore tutela e una  autonomia nella gestione dei diritti che la costituzione della Repubblica ci riconosce e che una legge scellerata, la 382/78, invece ci nega.

Altresì chiediamo che la riforma della rappresentanza militare ferma al Senato non venga promulgata come sembra invece che stia avvenendo in questi giorni.

Vi ricordo che ognuno di noi può scrivere come cittadino a qualsiasi componente del governo e a tutte le cariche istituzionali e se inserite anche le firme di vostra moglie e dei vostri figli  farete del bene a voi ma soprattutto a loro che sono le vere vittime del sistema.

Un saluto caloroso a tutti,

 

PESCIAIOLI GIUSEPPE
Delegato CoCeR Esercito

 

 
 

 


 

 

 

 

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