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DISCUSSIONE INTEGRALE SUL RIORDINO

Tratto dal sito della Camera 11/1/06

 

 

 

Ascierto ed altri; Lavagnini; Lucidi ed altri: Delega al Governo per il riordino dei ruoli del personale delle Forze di polizia e delle Forze armate.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta di mercoledì 11 gennaio 2006.

(Discussione sulle linee generali - A.C. 3437 ed abbinate)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che le Commissioni I (Affari costituzionali) e IV (Difesa) si intendono autorizzate a riferire oralmente.
Il relatore per la I Commissione, onorevole Saia, ha facoltà di svolgere la relazione.

MAURIZIO SAIA, Relatore per la I Commissione. Signor Presidente, il provvedimento all'esame dell'Assemblea si pone l'obiettivo di procedere ad un complessivo riordino dei ruoli del personale delle Forze di polizia e delle Forze armate, attualmente disciplinati da decreti legislativi adottati nel 1995, nel 2000 e nel 2001, nel presupposto che le problematiche tuttora rimaste insolute siano affrontate in forza del principio dell'unitarietà di indirizzo giuridico ed economico fatto proprio dalla legge n. 295 del 2002, recante disposizioni in materia di armonizzazione del trattamento giuridico ed economico delle Forze armate con quello delle Forze di polizia, nonché dal decreto legislativo n. 193 del 2003, relativo al sistema dei parametri stipendiali per il personale non dirigente delle Forze di polizia e delle Forze armate.
La volontà di proseguire lungo la strada dell'equiordinazione all'interno del comparto sicurezza e difesa mediante un unico e complessivo intervento legislativo è appunto volta ad evitare che iniziative normative autonome e non ispirate al criterio sopramenzionato possano condurre all'introduzione di ulteriori disallineamenti sotto il profilo sia dello status giuridico sia del trattamento economico, eventualmente forieri di nuovi contenziosi amministrativi e, soprattutto, di malumore nel personale delle Forze di polizia e delle Forze armate. Quanto allo svolgimento dell'esame in sede referente, avviato

nella seduta del 9 novembre 2004, le Commissioni riunite I (Affari costituzionali) e IV (Difesa) hanno proceduto ad un'approfondita istruttoria della proposta di legge n. 3437 Ascierto, della proposta di legge n. 4376 Lavagnini e della proposta di legge n. 5400 Lucidi, sia in sede di Comitato ristretto sia mediante lo svolgimento delle audizioni di rappresentati dei COCER interforze, nonché dei sindacati della Polizia di Stato, della Polizia penitenziaria e del Corpo forestale dello Stato.

A seguito di tale attività conoscitiva, è stato predisposto un testo unificato sul quale hanno espresso il prescritto parere il Comitato per la legislazione e le Commissioni competenti in sede consultiva, ad eccezione della V Commissione bilancio.
Il testo si compone di tre articoli. Il primo di tali articoli, al comma 1, reca la delega al Governo per l'adozione, entro il 31 dicembre del corrente anno, di uno o più decreti legislativi finalizzati al riordino dei ruoli del personale non direttivo e non dirigente - lettera a) - e dirigente - lettera b) - delle Forze di polizia, ad ordinamento civile e militare, e delle Forze armate, a valere sull'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 3, comma 155, secondo periodo, della legge del 24 dicembre del 2003, n. 350 (legge finanziaria per l'anno 2004), e sulla base dei principi e criteri direttivi di cui al comma 2 dello stesso articolo 1.
Al completamento di tale operazione di riordino si provvede poi a norma del successivo comma 3, in forza del quale, entro il 30 giugno 2007, il Governo adotta uno o più decreti legislativi nell'ambito dei finanziamenti da iscrivere annualmente nella legge finanziaria, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica e in coerenza con quanto previsto dal DPEF. Al comma 5, si precisa che il complesso di tali interventi normativi dovrà garantire la sostanziale equivalenza dei riordini e dei trattamenti economici, anche mediante misure di natura perequativa e ferme restando le peculiarità del personale interessato.
Con riferimento alla procedura per l'adozione dei decreti legislativi, il comma 6 dell'articolo 1 prevede la trasmissione dei relativi schemi alle organizzazioni sindacali rappresentative sul piano nazionale e agli organismi di rappresentanza militare del personale rispettivamente interessati, nonché alle competenti Commissioni parlamentari della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica ai fini dell'espressione del prescritto parere.
L'articolo 2 reca, invece, disposizioni concernenti il trattamento economico-giuridico del personale dirigente delle Forze di polizia e delle Forze armate.
Nell'articolo 3 sono previste apposite norme relative al Corpo di polizia penitenziaria.

PRESIDENTE. Il relatore per la IV Commissione, onorevole Ascierto, ha facoltà di svolgere la relazione.

FILIPPO ASCIERTO, Relatore per la IV Commissione. Signor Presidente, è il caso di dire, al di là di quello che si può pensare, che non è mai troppo tardi e che qualcosa si muove. Perché dico ciò? Perché, dopo quasi due anni e mezzo dallo stanziamento previsto nella finanziaria, si giunge finalmente a definire una legge delega che consentirà alle istituzioni delle Forze dell'ordine di procedere ad una rivisitazione del riordino effettuato nel 1995, che ha lasciato non pochi problemi irrisolti fra il personale di interessato.
Prima di addentrarmi nell'esame di merito del provvedimento alla nostra attenzione, ritengo opportuno richiamare alcuni passaggi della vicenda di cui ci stiamo interessando: se si trattasse di un telefilm, direi che occorrerebbe fare il riassunto delle puntate precedenti.
Tutto nasce da una vertenza, un ricorso che i marescialli dell'Arma dei carabinieri inoltrarono, alla fine degli anni Ottanta. Con quel ricorso, i marescialli dell'Arma dei carabinieri chiedevano che fosse riconosciuto loro, in virtù delle identiche funzioni svolte, lo stesso status degli ispettori della Polizia di Stato. Il ricorso venne inoltrato prima al TAR e, successivamente, al Consiglio di Stato. In seguito, una pronunzia della Corte costituzionale ha sancito che tra i marescialli dell'Arma dei carabinieri e gli ispettori della Polizia di Stato le funzioni svolte sono simili se non addirittura, in qualche caso, con riferimento ai comandanti di stazione, perfino superiori.
Dopo quella pronunzia è sorta l'esigenza di riordinare le Forze dell'ordine e, in particolare, di fare in modo che tra i ruoli di queste ultime vi fosse un certo equilibrio, un'identità di vedute ed una progressione di carriera identica, ruolo per ruolo. E proprio qui, in Parlamento, venne approvata, nel 1992, una delega al Governo. Lo strumento della delega è importante - intendo sottolinearlo - perché consente alle istituzioni di entrare nel merito delle questioni e di verificare, sulla base delle esigenze istituzionali e degli organici, in qual modo il personale possa essere motivato nel corso del tempo.
È stato proprio questo il limite del riordino delle carriere del 1995. L'istituzione di nuovi ruoli e le progressioni di carriera avevano fatto emergere un problema che oggi è diventato annoso: la carriera nell'ambito delle Forze di polizia termina nell'arco di 15 anni. Oggi, ci troviamo con personale che, dopo quindici anni di vita lavorativa (a partire dai diciotto o dai vent'anni), esaurisce il percorso contrassegnato dalla motivazione e, direi, anche dallo sviluppo della professionalità entro i trentacinque o i quaranta anni e percorre altri vent'anni di carriera nello stesso grado e con la stessa retribuzione. Questi problemi sono stati rimarcati più volte in sede di contrattazione presso il Ministero della funzione pubblica, tant'è che nelle dichiarazioni in coda agli ultimi contratti siglati compare costantemente il riferimento alla soluzione dei problemi riguardanti le carriere delle Forze dell'ordine.
Ma quali erano le sperequazioni? Innanzitutto, come abbiamo già detto, la progressione di carriera, anche di quanti, giunti alla posizioni apicali del ruolo, erano rimasti schiacciati, per così dire, non soltanto a causa delle promozioni che erano state attribuite per la ricostituzione dei ruoli un po' a tutti, soprattutto ai più giovani, ma anche perché si vedevano precluso ogni sbocco. Allora, nella stipulazione delle code contrattuali, si poneva l'accento sui gradi apicali del ruolo base, quello degli appuntati e degli assistenti, e sul grado apicale del ruolo degli ispettori, dei luogotenenti e dei sostituti commissari.
Allora, ecco la necessità di rivisitare, non solo per dare più motivazione nel corso della vita lavorativa, ma anche e soprattutto per risolvere i problemi che emergevano dal passato. Abbiamo avuto un Governo molto attento: esso ha compreso che, oltre a quello dei due contratti sottoscritti, c'era il problema della riparametrazione. A tale proposito, questo Governo ha trovato una delega del 2000 che non prevedeva i fondi per la copertura della riparametrazione; questi ultimi sono stati reperiti in sede di svolgimento dell'attività governativa a livello amministrativo. Concludo la digressione per potermi riagganciare a questo aspetto quando parleremo della copertura del disegno di legge delega.
Con i due contratti e con la riparametrazione, il Governo ha ritenuto di avviare a soluzione il problema dell'avanzamento e, quindi, del riordino delle Forze dell'ordine. L'attenzione è mirata soprattutto alla professionalità degli uomini in divisa. Va riconosciuto che, per la prima volta, viene previsto uno stanziamento prima che venga approvato il provvedimento (ciò ne renderà molto più semplice l'approvazione).
Veniamo alla delega. Essa nasce non solo dal disposto stanziamento, ma da una volontà precisa. Al riguardo, desidero innanzitutto ringraziare i membri del Governo, i quali hanno fatto in modo che si arrivasse oggi alla discussione. Mi auguro che essi facciano ancora di più affinché, nei prossimi giorni (i pochi che rimangono al termine della legislatura), si arrivi all'approvazione anche al Senato.

In modo particolare, deve essere apprezzata l'opera svolta dal Ministero della funzione pubblica, attraverso l'attività del sottosegretario Learco Saporito, e dal Ministero dell'interno, che ha coordinato le forze dell'ordine e gli uffici legislativi attraverso l'azione del sottosegretario Mantovano. Anche con l'attività che abbiamo svolto in sede di Commissione, e grazie all'interlocuzione del presidente Ramponi con i militari che sono coinvolti in questo complesso riordino, siamo riusciti - forse questa è una novità sotto il profilo normativo - a fare in modo che le amministrazioni si mettessero tra di loro in correlazione e in equilibrio per potere raggiungere poi l'obiettivo del perseguimento sia dell'interesse del loro personale sia dell'interesse istituzionale consistente nella definizione di una legge di delega.
La legge di delega è un punto di partenza. Noi partiamo da questa per poter migliorare, in seguito, il provvedimento: se mai si parte, mai si raggiunge la meta. È chiaro che nella delega devono essere contenuti i principi cardine, ai quali fare riferimento ai fini della predisposizione dei decreti. Sgombrando il discorso da tutte le nebbie che ci possono essere, bisogna dire subito che questo riordino non sarà analogo al riordino delle carriere realizzato nel 1995, di cui un po' tutti hanno beneficiato. Infatti, un po' tutti si sono trovati ad acquisire più gradi nel corso di pochi giorni; invece questo riordino delle carriere non recherà beneficio a tutti ma riguarderà solo ed esclusivamente i gradi apicali dei non direttivi e dei non dirigenti. Ecco per quale motivo il costo di questo riordino non sarà stratosferico ma, in base ai punti parametrali, sarà abbastanza circoscritto. Quali sono i gradi apicali cui ci riferiamo? Si tratta degli appuntati e degli assistenti. Come poter consentire a costoro di proseguire nella carriera? È inevitabile che il ruolo dei sovrintendenti con quello degli assistenti o quello degli appuntati con quello dei brigadieri siano unificati. Tuttavia, in questa fusione non dobbiamo dimenticare - faccio appello al Governo e, soprattutto, ai soggetti istituzionali che dovranno emanare questo decreto - gli attuali sovrintendenti, che hanno sostenuto un concorso per poter entrare nel ruolo dei sovrintendenti; quindi, non possono essere retrocessi. All'interno della delega

 

leggiamo - e interpretiamo in modo estensivo in favore di questo ruolo - che ci sarà un riconoscimento per gli attuali sovrintendenti, ai quali sarà assicurato, così come a coloro che ricoprono i gradi corrispondenti, l'avanzamento alla qualifica di sovrintendente capo. Partendo da questo presupposto, posizionandoli un po' più innanzi rispetto a coloro che diventeranno vice sovrintendenti, bisogna garantire nei prossimi anni - per concorso oppure per esame dei titoli, secondo quanto decideranno le stesse istituzioni - il transito nell'ambito del ruolo degli ispettori.
Per quanto concerne gli ispettori, non sono certo in una situazione di conflitto di interessi, anche se, scherzosamente, alcuni mi hanno detto che tratto una materia nella quale posso avere un conflitto di interessi.
Per quanto concerne gli ispettori - dicevo - la valorizzazione del grado apicale si pone nel modo più estensivo a disposizione dei sindacati e delle stesse istituzioni per tutelare l'anzianità e la professionalità.
Quando ci riferiamo al grado apicale, ci riferiamo ai luogotenenti. Quello di luogotenente non è un grado ma una qualifica. «Luogotenente» è un termine che appartiene al passato e riguardava, più che altro, gli ufficiali. Lo abbiamo riferito agli ispettori di un ruolo di concetto ai quali non si appropria. Bisogna togliere il prefisso «luogo» e fare in modo che gli attuali luogotenenti diventino «tenenti anche perché, nell'Arma dei carabinieri, molti luogotenenti, comandanti di stazioni che, oggi, sono diventate tenenze, sono passati in subordine a tenenti più giovani di loro, i quali in questi comandi svolgono tali funzioni in alcune importanti cittadine.
Per quanto concerne i sostituti commissari, ebbene, sostituire un commissario mi sembra già di per sé funzione direttiva; anche in tal caso, dunque, occorre togliere la parola »sostituti", posizionando tali figure in un ruolo che potrà essere quello dei commissari o altro ruolo direttivo; lasciamo, nel modo più estensivo, attraverso la valorizzazione, la possibilità di scegliere sia ai sindacati sia alle stesse amministrazioni, in base alle dotazioni organiche e ai posti disponibili, in tutte quelle misure che concorrono, nell'insieme, a determinare l'organico di un'istituzione.
Dunque, discutiamo di valorizzazione e di gradi apicali; questo è il nostro punto di partenza ma ritengo sia anche il percorso conclusivo di un iter che ha visto l'attenzione degli uomini in divisa. Non è questione prettamente o esclusivamente elettoralistica, come l'opposizione vorrebbe far sembrare, in quanto la discussione si svolge nell'imminenza dello scioglimento delle Camere; altrimenti, se fosse stata una questione elettoralistica, avremmo stanziato i fondi non tre anni fa ma con la finanziaria per quest'anno. In quest'ultima, invece, non si prevedono incrementi per il riordino delle carriere; vi è solo la previsione dell'indennità di vacanza contrattuale. Approfitto dell'occasione per chiarire questo aspetto; riteniamo, infatti, che, con la prossima finanziaria, si possano incrementare gli stanziamenti contrattuali ma si possano, altresì, incrementare, in base alle esigenze che emergeranno con i decreti che saranno stilati, anche i fondi per il riordino delle carriere.
Peraltro, quanto stanziato è già sufficiente per avviare tale riordino; se occorreranno altri fondi, ritengo che la sinistra - che aspira ad essere, a mio avviso a torto, Governo di questo paese - potrà incrementarli. Quindi, è inutile che adesso dichiari che i fondi così stanziati non serviranno perché ne occorreranno di più. Intanto, si parte: poi, se voi ritenete di essere parte diligente e di futuro Governo, oggi stesso potete dichiarare che qualora doveste essere Governo del paese stanzierete più soldi per le Forze dell'ordine e per il loro riordino. Noi, che siamo convinti che saremo ancora maggioranza di Governo di questo paese, già assicuriamo in questa discussione che non solo stanzieremo più fondi ma porteremo a compimento in modo veloce l'iter dei decreti che riguardano gli avanzamenti e quindi i nuovi ruoli e il riordino delle Forze dell'ordine e anche dei militari.

PRESIDENTE. Onorevole...

FILIPPO ASCIERTO, Relatore per la IV Commissione. Dunque, ritengo sia importante concludere in breve, in uno spirito di collaborazione - devo riconoscere al riguardo come, su alcuni argomenti, esso sia sempre esistito -, la discussione del provvedimento in Assemblea nei primi giorni di questa settimana affinché il Senato possa poi approvare in seconda lettura il testo votato facendolo proprio e si possa poi provvedere alla promulgazione entro la fine di questo mese.
Quindi, è un auspicio nell'interesse delle Forze dell'ordine ma è anche un auspicio di un maggior livello di sicurezza che noi vogliamo dare, attraverso la professionalità, agli italiani.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo

ALFREDO MANTOVANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, mi riservo di intervenire nel prosieguo del dibattito.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Molinari. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE MOLINARI. Signor Presidente, si avvia, oggi, la discussione di un provvedimento molto delicato, che riguarda il comparto sicurezza ed il riordino dei ruoli dell'Arma dei carabinieri, della Polizia di Stato, della Guardia di finanza e della Polizia penitenziaria; un provvedimento la cui discussione è stata avviata nel dicembre del 2004.
Noi, dall'opposizione, abbiamo avuto un approccio responsabile nell'affrontare l'iter in Commissione di questo disegno di legge e siamo consapevoli che averlo portato in Assemblea per la discussione sulle linee generali, con grande enfasi, da parte di alcune componenti della maggioranza, rischia di non preservarlo, come dovrebbe invece essere preservato, dalla strumentalizzazione politica in vista della scadenza elettorale imminente del prossimo 9 aprile.

È evidente la difficoltà della destra, che in questi anni ha deluso e non ha rispettato gli impegni elettorali assunti, nel 2001, proprio con le Forze dell'ordine ed il comparto della sicurezza. Vi sono stati, infatti, preoccupanti tagli alle risorse sostanziali, i quali, con il decreto cosiddetto taglia-spese, hanno persino messo a rischio il rifornimento di benzina delle volanti e delle gazzelle.
A testimonianza di quanto sto affermando, vorrei citare il testo di un'agenzia di stampa riportante un comunicato del COCER dell'Arma dei carabinieri dello scorso 10 gennaio: sto parlando di sei giorni fa, non di sei anni fa! Il COCER dei Carabinieri, infatti, ha annunciato le proprie dimissioni, vista l'impossibilità di garantire i diritti del personale già acquisiti e tolti con la legge finanziaria. Tale organismo, in particolare, fa riferimento alle misure che riducono le spese per le cure sanitarie, gli equi indennizzi e le indennità collegate al foglio di viaggio ed all'aumento di appena 15 euro mensili per il prossimo contratto collettivo di lavoro.
È questo lo stato d'animo presente tra i nostri uomini addetti al sicurezza del paese, dopo cinque anni di Governo Berlusconi! Ci troviamo di fronte ad un riordino delle carriere fasullo: si tratta di un triste esempio di come, nei confronti delle donne e degli uomini delle Forze armate e di polizia, il Governo in carica nutra ben poca considerazione, dopo anni di promesse!
Ricordo che il SIULP ha denunciato come un'autentica truffa il decreto che premia appena una decina di alti dirigenti e che trascura oltre 100 mila poliziotti di ogni ruolo e qualifica, da agente a primo dirigente. Si tratta di un ignobile tentativo di truffa perpetrato ai danni degli oltre 400 mila operatori della sicurezza. Non vi è contrapposizione tra la protesta del COCER e quella del SIULP. Con grande senso di responsabilità, gli operatori hanno chiesto modifiche, ma soprattutto ascolto, rispetto alle necessità ed alle priorità per un riordino serio ed atteso del comparto. Tutti hanno compreso che questo riordino è del tutto inadeguato, e voi insistete nel far passare il provvedimento in esame come un riordino serio!

FILIPPO ASCIERTO, Relatore per la IV Commissione. È una delega!

GIUSEPPE MOLINARI. Allora, è il caso di dire basta: bisogna smetterla di strumentalizzare un comparto che appartiene al paese, e non ad uno schieramento politico, perché si tratta di un patrimonio al servizio della sicurezza di tutti i cittadini!
Il riordino deve riguardare tutti gli operatori, con richieste di circa 700 milioni di euro: si tratta di circa 1.400 miliardi vecchie lire. Le risorse finanziarie necessarie sono cospicue, ma adesso questo Governo e questa maggioranza intendono creare discriminazioni e fratture all'interno del comparto, attraverso l'utilizzo di 100 milioni, per concedere qualche «contentino» in maniera non uniforme e non omogenea, rinviando alla prossima finanziaria, che dovrebbe reperire 600 milioni di euro, la soddisfazione di tutte le altre esigenze.
È questo il comportamento, a dir poco vergognoso, di questa maggioranza, che ha scatenato le giustissime e condivise proteste dei nostri operatori della sicurezza. Non millantate una presunta attenzione superiore quando i comportamenti non sono consequenziali!
Dove sono le promesse che avevate fatto nel 2001? Oggi le condizioni di vita per i nostri uomini dell'Arma dei carabinieri, della Polizia di Stato, delle Forze armate, della Polizia penitenziaria e della Guardia di finanza sono peggiorate. Perché non affrontate il tema delle mense e dei buoni pasto? Basta fare demagogia sulla pelle di questi lavoratori!
Noi abbiamo espresso la nostra contrarietà sia merito del provvedimento, per le ragioni già espresse, sia sul metodo anomalo che ha condotto all'inserimento del testo unificato delle proposte di legge nei lavori dell'Assemblea. Il cardine dell'intero provvedimento è costituito dalla sua copertura finanziaria. Risulta, infatti, di fondamentale importanza affiancare, al nuovo impianto normativo, un adeguato strumento economico-finanziario, ma non nel modo in cui pretende di farlo questa maggioranza, che persevera nei trucchi.
A tale proposito, va detto che, nonostante le rassicurazioni date, nel corso dell'esame in sede referente, sull'adeguatezza della copertura finanziaria, il provvedimento è stato iscritto all'ordine del giorno dell'Assemblea in mancanza dell'espressione del parere della Commissione bilancio. Pertanto, la decisione della maggioranza di portare il provvedimento all'esame dell'Assemblea è stata avventata, ed è stata finalizzata al solo scopo di gettare fumo negli occhi di tutto il personale delle Forze di polizia e delle Forze armate, atteso che non vi è ancora stata alcuna verifica circa la disponibilità di adeguate risorse finanziarie.
Vorrei segnalare che, sin dall'adozione del testo base, abbiamo palesato le nostre perplessità, poiché è venuta meno ogni tipo di chiarezza su chi siano i beneficiari, su quale sia la reale organizzazione prevista e, anche e soprattutto, quali siano i tempi di attuazione del provvedimento. Il testo base adottato dalle Commissioni è stato il frutto non del lavoro parlamentare, ma soprattutto dei tecnici dei ministeri interessati. In proposito, vorrei ricordare che, in sede di Comitato ristretto, i relatori presentarono una prima bozza del testo base che non trovò accoglimento da parte né dell'opposizione, in quanto ritenuto da quest'ultima troppo restrittiva, né da parte della maggioranza, la quale, al contrario, l'ha reputata troppo estensiva.
Pertanto, i relatori, venendo a mancare l'assenso della maggioranza, furono costretti a presentare un nuovo testo, che fu assunto successivamente quale nuovo testo base dalle Commissioni; si trattava di un testo che riprendeva integralmente il lavoro svolto dai tecnici delle diverse amministrazioni.
Più volte abbiamo richiesto approfondimenti e chiarimenti al Governo. È davvero troppo facile vendere illusioni, promettendo tutto e facendo appello a risorse che il prossimo Governo sarà giuridicamente vincolato a stanziare, soprattutto quando ciò lo si fa in malafede, avendo la consapevolezza che non sarete più voi a guidare il prossimo Governo.
Sul tema - è vero - vi è una grande aspettativa da parte delle Forze Armate e delle Forze di polizia, poiché vi sono numerosi problemi rimasti aperti, che si trascinano da molto tempo ed a cui occorre trovare al più presto una soluzione, che però deve essere equa, non come quella che voi prospettate. A tal fine si deve partire da un punto fermo: gli interventi di riordino devono essere realizzati nell'ambito delle risorse effettivamente disponibili...

 

 
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LUIGI RAMPONI, presidente della IV Commissione. È quello che facciamo!

GIUSEPPE MOLINARI. È, quindi, necessario definire responsabilmente alcune priorità, suddividendo le risorse tra tutti i potenziali beneficiari ed evitando sperequazioni. Occorre fare chiarezza su alcuni profili non sufficientemente precisati dal testo del provvedimento: il passaggio degli ispettori nei ruoli direttivi, il riconoscimento delle funzioni dirigenziali in tempi brevi, i criteri da adottare ai fini della contrattualizzazione della dirigenza e della tutela dei diritti acquisiti dagli attuali sovrintendenti, il ruolo del corpo della polizia penitenziaria, per il quale - non dimentichiamolo - la Commissione giustizia ha espresso un parere contrario al provvedimento in esame. Queste sono alcune tra le criticità di merito, che emergono immediatamente dall'analisi del testo, una volta caduta la «cortina fumogena» della demagogia e della strumentalizzazione elettorale.
In questa materia non possiamo permetterci di avere un confronto viziato dalla voglia di fare di più senza senso di responsabilità. In questi anni avete dimostrato che il comparto sicurezza non è stato la vostra priorità elettorale, nonostante, nel 2001, abbiate ricevuto da tale settore un consenso notevole al fine della vostra vittoria elettorale. Crediamo che, questa volta, al pari di molti altri cittadini, anche gli uomini e le donne del comparto sicurezza si siano vaccinati alle vostre strumentalizzazioni!
Vorrei ricordare che già nel corso dei lavori parlamentari per la conversione in legge del decreto-legge 28 maggio 2004, n. 136, la Camera dei deputati rilevò la necessità di procedere ad un riordino complessivo delle carriere di tutto il personale militare e di polizia, non potendo ritenersi soddisfatte le esigenze del predetto personale da un decreto-legge che disponeva solo in merito ai marescialli delle Forze armate. Noi, dall'opposizione, con i colleghi Lucidi, Minniti e Bressa, presentammo una serie di ordini del giorno, che furono accolti dal Governo. Tali impegni rimasero «lettera morta», rivelando un modo di agire del tutto parziale e mortificando un comparto strategico in cui occorre valorizzare le professionalità in maniera omogenea e non discriminante e soprattutto su cui occorre investire risorse; per cui, nel dibattito nelle

 

 
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Commissioni riunite, abbiamo richiesto che vi fosse una proposta organica, con copertura finanziaria della stessa.
Vogliamo riannodare i fili di una riforma delle strutture armate dello Stato, in coerenza con quelle degli anni Ottanta e Novanta, tenendo presenti le diverse esigenze, le diverse funzioni e la natura particolare del rapporto tra cittadini ed apparati dello Stato, a seconda che si tratti di organismi deputati alla difesa interna ed all'ordine pubblico e alla sicurezza pubblica contro l'aggressione della criminalità comune ed organizzata, del terrorismo, dell'eversione, della violenza politica, o di strutture militari deputate alla difesa in armi dell'indipendenza e dell'integrità del paese e dei valori comuni in cui crede l'Italia e gli organismi internazionali di cui essa fa parte, in coerenza con la Carta costituzionale in vigore e non con la cosiddetta devolution, che punta a disarticolare persino le nostre Forze di polizia, devolvendo alle regioni anche la sicurezza.
Ci auguriamo che le preoccupazioni e le proteste delle Forze di polizia, e del comparto sicurezza in generale, vi inducano a più ragionevoli comportamenti e non procediate nella approvazione di un provvedimento che non ha nulla di innovativo e di riformatore.
Sappiate che chi ci ascolta e chi segue con interesse questo dibattito ha l'intelligenza di discernere e di comprendere la serietà delle posizioni. Noi, dall'opposizione, su tale questione, abbiamo la coscienza a posto, perché non abbiamo preso - e non prenderemo - in giro nessuno.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Lucidi. Ne ha facoltà.

MARCELLA LUCIDI. Signor Presidente, signori sottosegretari, onorevoli colleghi, il gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo è convinto della necessità di provvedere in modo organico al riordino dei ruoli e delle carriere del personale delle Forze armate e delle Forze di polizia. Questa è la premessa politica del mio intervento. Sgombriamo, quindi, subito il campo dai falsi messaggi propagandistici che da alcuni banchi della maggioranza sono stati lanciati, soprattutto in questi giorni, per guadagnare il consenso in modo scorretto.

 

 
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Sono messaggi sbagliati nel metodo e nel merito. Nel metodo, perché propongono una concezione proprietaria del personale delle nostre strutture armate, tendono a mettere loro una maglietta con il colore di una parte politica. Si dimentica che, in un paese democratico, le Forze di polizia e le Forze armate sono una risorsa al servizio di tutti e che il sistema politico ha il dovere di garantire questo carattere, di promuoverlo, indipendentemente dalle maggioranze o dalle minoranze che vivono in Parlamento, come nella società. Nel merito, perché il tema di un riordino organico è entrato nell'agenda politica parlamentare grazie all'opposizione, che ha impegnato il Governo ad abbandonare la prassi dei decreti-legge sulla materia per corrispondere complessivamente all'esigenza di una disciplina omogenea delle carriere e dei trattamenti economici di tutto il personale.
Ciò avvenne in occasione dei lavori parlamentari per la conversione del decreto-legge n. 136 del 28 maggio 2004, un provvedimento che si occupava soltanto del riallineamento delle posizioni di carriera dei marescialli delle Forze armate. In quella sede, fu approvato un ordine del giorno che portava la mia prima firma e che, sostanzialmente, raccoglieva una preoccupazione ormai diffusa tra le rappresentanze sindacali e militari. Si comprendeva, infatti, l'inadeguatezza di provvedimenti che ormai curavano parzialmente le sperequazioni esistenti tra il personale delle diverse forze e all'interno di ciascuna, e si temeva che l'investimento normativo ed economico su un riordino che non considerasse l'insieme delle questioni aperte potesse ancora mantenere una disarmonia del sistema. Sappiamo tutti che questa era la strada che il Governo intendeva seguire.
Vorrei ricordare che la nostra richiesta fu sostenuta, allora, dall'onorevole Ascierto, anch'egli firmatario di un progetto di legge di riordino che, tuttavia, escludeva dalla sua previsione le Forze armate.
Immediatamente dopo quel passaggio parlamentare, contribuimmo alla discussione che prese avvio nelle Commissioni competenti con una nostra proposta di legge, ben sapendo che l'idea di un progetto organico di riordino avrebbe impegnato nella ricerca delle relative risorse e, proprio per questo,

 

 
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individuando un nuovo assetto dei ruoli e delle carriere completo e soddisfacente da attuare mediante interventi progressivi da realizzare in più anni in relazione alla loro praticabilità economica.
Il testo oggi in discussione non soddisfa l'esigenza di organicità che nel tempo è maturata. Come spiegherò più avanti, è una casa senza fondamenta, che si vuole vendere con chiaro intento speculativo ad un futuro Governo, perché gli crolli addosso, travolgendo anche i diretti interessati che, invece, attendono di trovarvi dimora.
Le iniziative legislative che hanno seguito la scrittura, nel 1981, del nuovo ordinamento dell'amministrazione della pubblica sicurezza hanno sempre inteso realizzare una sostanziale omogeneità delle carriere, delle attribuzioni e dei trattamenti economici del personale delle Forze di polizia e delle Forze armate, pur nel rispetto dei relativi compiti istituzionali, delle attribuzioni di stato e di quelle specifiche delle autorità di pubblica sicurezza.
Questo obiettivo ha favorito nel tempo l'idea, da noi condivisa e sostenuta, di dovere individuare, nell'ambito del pubblico impiego, uno specifico comparto che valorizzasse la peculiarità del rapporto di lavoro del personale addetto alla difesa e alla sicurezza del paese.
C'è oggi da riflettere se tale stretta relazione che unisce le nostre Forze armate e le nostre Forze di polizia e le distingue dai percorsi normativi e contrattuali degli altri lavoratori pubblici non debba, comunque, lasciare emergere le differenze con le quali si caratterizza il loro servizio allo Stato salvaguardando - ribadisco un concetto espresso poco fa dal collega Molinari e che ho riportato nella relazione alla mia proposta di legge - per un verso le specificità di chi lavora per garantire l'ordine e la sicurezza pubblica contro le aggressioni criminali, il terrorismo, l'eversione e la violenza politica e, per altro verso, le specificità di strutture militari che lavorano per la difesa in armi dell'indipendenza ed integrità del paese e dei valori comuni in cui l'Italia e gli organismi internazionali di cui fa parte si riconoscono. Siamo convinti che tale passo ulteriore vada fatto: lo abbiamo proposto nel nostro progetto e lo riproponiamo ancora in quest'aula.
Riteniamo anche che oggi non distinguere, all'interno di un comparto unitario, il settore della sicurezza da quello della difesa non favorisca una congrua e moderna evoluzione dei

 

 
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relativi apparati e possa, altresì, favorire una tendenza alla militarizzazione delle Forze di polizia. Non è un rischio lontano: è andata in questo senso la legge n. 226 del 23 agosto 2004 che, anticipando la sospensione del servizio obbligatorio di leva, ha disposto che per accedere alle qualifiche ed ai gradi iniziali di tutte le Forze di polizia fosse necessario avere prestato servizio come volontari in ferma prefissata di un anno o in ferma prefissata quadriennale nell'esercito, nella marina o nell'aeronautica.
È evidente che tale processo evolutivo del sistema di regole che riguarda ciascuna forza e il quadro di insieme difficilmente riesce, ormai, a sopportare interventi che si propongono soltanto di correggere sperequazioni o disallineamenti che vengono evidenziati soprattutto per via giurisdizionale. Ogni volta queste misure parziali incidono soddisfacendo alcuni e deludendo altri, producendo nuovi squilibri nei percorsi di carriera di un personale che ne avverte l'iniquità. Da qui abbiamo colto l'esigenza di un riordino organico e complessivo che potesse coinvolgere tutte le donne e gli uomini delle Forze di polizia, dell'ordinamento militare e civile e delle Forze armate all'interno di un progetto moderno, più avanzato, più utile alle aspirazioni personali ed alla modernità del comparto.
Purtroppo - lo ripeto - il testo che esaminiamo oggi non centra tale obiettivo. Non c'è il tempo di una disamina dettagliata che faccia emergere tutti i punti di insoddisfazione che stanno portando, in queste ore, rappresentanze significative del personale a manifestare pubblicamente il loro dissenso da tale testo. Quando giungeremo all'esame degli emendamenti spiegheremo quali scelte avrebbero potuto dare la cifra di un intervento compiuto.
Trattandosi di un testo che delega al Governo la traduzione negli ordinamenti delle scelte indicate dal Parlamento giudichiamo che con maggiore chiarezza avrebbero dovuto essere indicati i principi costitutivi di un progetto di riordino. Purtroppo - dobbiamo dirlo - non si è voluto che fosse il Parlamento ad elaborare tale progetto. I colleghi che hanno lavorato nel Comitato ristretto sanno che questo progetto è figlio esclusivamente dei tecnici delle diverse amministrazioni che hanno consegnato nelle mani della maggioranza la velina del testo, inizialmente corredata anche dei relativi commenti, che la maggioranza ha passivamente recepito.

 

 
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All'inizio dei nostri lavori in Commissione ascoltammo i COCER ed i sindacati delle forze di polizia: essi offrirono valutazioni e suggerimenti che non sono stati considerati. A cosa è valso? A cosa vale un percorso parlamentare se è inibito per decisioni assunte altrove? Invito tutti noi che sediamo in questi banchi a riflettere.
L'esperienza di questo testo ci consegna due questioni politiche. La prima sta nella necessità di sviluppare in ambito parlamentare una maggiore competenza sulle questioni tecniche che interessano questo settore: ciò non può prescindere dall'introduzione di una commissione specificamente dedicata alle problematiche della sicurezza e del personale delle Forze di polizia. La seconda sta nel diverso approccio che hanno con i problemi del personale le amministrazioni e le rappresentanze.

 

 
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Non c'è da capire da quale parte stare, ma come evitare una contrapposizione che riduce l'apporto di ciascuno.
Questo progetto di riordino poteva essere l'occasione per mettere in fila alcune idee di cambiamento. Ne indico alcune, da ritenersi estese alle qualifiche e ai gradi corrispondenti: la valorizzazione economica e funzionale delle qualifiche iniziali, già penalizzate dalla parametrazione stipendiale; l'unificazione dei ruoli degli agenti ed assistenti con quello dei sovrintendenti; la progressione degli ispettori verso funzioni direttive; un più deciso processo di valorizzazione dirigenziale dei funzionari; la contrattualizzazione dei dirigenti.
Alcune di queste indicazioni sono state completamente ignorate. Per il resto, c'è scritto poco e ciò che c'è scritto crea problemi. Penso, ad esempio, all'unificazione dei ruoli esecutivi. Sospetto l'illegittimità costituzionale della previsione che riguarda l'accesso, anche tramite concorso, al grado di sergente.
Cosa dire del completo disinteresse, quanto agli effetti che la creazione del ruolo unico delle carriere esecutive produrrà verso o tra coloro che già sono inquadrati, in virtù del decreto legislativo del 1995, perché vincitori di concorso, nei ruoli dei sovrintendenti?
Cosa dire a quanti sono entrati nelle Forze armate nel vecchio ruolo dei sottufficiali e sono rimasti prigionieri nel ruolo dei sergenti?
C'è poi un'ingiustificabile resistenza a riconoscere ai dirigenti un proprio ambito di confronto contrattuale. L'ultima legge finanziaria ha anticipato due norme di riordino che sono già in vigore. L'una prevede il miglioramento del trattamento pensionistico dei dirigenti generali e dei dirigenti superiori e dimentica, per noi, senza motivo, i primi dirigenti.
L'altra norma affida agli ispettori superiori sostituti commissari le funzioni di vicedirigente di particolari uffici o unità organiche e prevede un concorso per il loro accesso al ruolo dei commissari. Siamo d'accordo, ma lasciateci rilevare un'evidente incongruenza con la norma di sbarramento con cui questo provvedimento impedirebbe di intervenire con disposizioni che comportino l'inquadramento nei ruoli superiori. Se

 

 
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questa norma rimanesse, presagiamo ricorsi da parte di quegli operatori che svolgono analoghe funzioni e che la legge finanziaria ha dimenticato.
Vengo ora al secondo rilievo che noi muoviamo a questo testo: noi non sappiamo quanto costa. È incredibile, ma è così ed è una condizione inaccettabile. Più volte abbiamo chiesto al Governo di fornirci una scheda tecnica che ci illustrasse l'impatto economico di questo provvedimento. Ci è stato risposto dal sottosegretario Mantovano che ci sarebbe stata fornita e non è mai arrivata. Ci è stato detto dal presidente Ramponi che la Commissione bilancio avrebbe curato il relativo approfondimento chiedendo chiarimenti al Governo. Siamo giunti all'esame da parte dell'Assemblea e la Commissione bilancio, su un provvedimento che comporta un notevole impegno di spesa, non ne ha ancora esaminato il testo.
La maggioranza sta truccando il gioco. Siamo alla scadenza di una legislatura che ha messo il segno «meno» davanti a tutte le misure relative alle Forze di polizia e alle Forze armate (Commenti del sottosegretario Mantovano). Sottosegretario, è così. Guardi l'ultima finanziaria e lo verificherà anche lei. Guardiamo anno per anno gli interventi che sono stati fatti, come dovremmo fare anche per quanto riguarda i reati...
Questo provvedimento è l'ultima carta con cui si dovrebbe vincere ad ogni costo, anche barando, perché la realtà è che non ci sono i soldi per attuarlo. Le uniche somme a disposizione sono quelle che furono stanziate con la legge finanziaria per il 2004 (legge 24 dicembre 2003, n. 350).
L'articolo 155, comma 2, autorizzava la spesa di 73 milioni di euro per l'anno 2004, 119 milioni di euro per l'anno 2005 e 122 milioni di euro a decorrere dall'anno 2006, da destinare - si noti bene - a provvedimenti normativi in materia di riordino dei ruoli delle carriere del personale non direttivo e non dirigente delle Forze armate e delle Forze di polizia.
Il Governo, a dicembre, ha dato la sua parola che questi soldi vi sono ancora tutti e che saranno «trascinati» nel 2006 (spero che il rappresentante del Governo in Assemblea lo confermerà) ma con quei soldi, ora, si intende fare un miracolo e finanziare l'unificazione dei ruoli e delle carriere esecutive, l'allineamento delle carriere e dei trattamenti economici degli ispettori e dei marescialli, nonché, in evidente

 

 
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violazione della destinazione imposta dalla legge finanziaria (non direttivi e non dirigenti vi era scritto in quella legge), l'unificazione dei ruoli dei funzionari.
Ne avanza anche per finanziare (parlo dell'articolo3, comma 3) il beneficio della riduzione di due anni della permanenza minima nella qualifica di ispettore per il personale della polizia penitenziaria.
Dove sono i conti che dimostrano che sia possibile realizzare tutto ciò?
Quanto al resto, che non ha copertura, ci dovrebbe pensare il nuovo Governo, vincolato già da ora, al «buio», a reperire le occorrenze finanziarie e ad indicarle previamente nel Documento di programmazione economico e finanziaria. Stiamo, quindi, lasciando a chi verrà un'eredità carica di debiti, senza neanche calcolarli e senza neanche dare il beneficio di inventario.
Su ciò vi è da fare chiarezza.

LUIGI RAMPONI, Presidente della IV Commissione. Tanto verremo noi, non vi preoccupate.

MARCELLA LUCIDI. Onorevole Ramponi, la responsabilità di un parlamentare non dipende da chi formerà il futuro Governo ma dalla risposta che riusciamo a dare agli interessi del paese e agli operatori che, in questo caso, aspettano il provvedimento in esame e che voi state raggirando.

LUIGI RAMPONI, Presidente della IV Commissione. Come avete fatto voi con i parametri.

MARCELLA LUCIDI. Arrivo proprio a questo punto, presidente. Ho studiato anche su ciò.
Facciamo chiarezza; capiamo bene che la decisione di metter mano ad un intervento complessivo e razionale di riordino può comportare di dover proiettare sui prossimi anni il reperimento delle risorse necessarie al suo completamento. Ma ciò deve avvenire con un calcolo certo dei costi, con una valutazione dello stato dei conti attuale tale da escludere, oggi, una piena copertura e, in ogni caso, senza voler condizionare, rispetto ad un quadro economico che ora non è prevedibile, l'operato di un futuro Governo.

 

 
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È irresponsabile davanti ad un paese che registra il proprio degrado economico, non dire quanto, quando e come è possibile praticare scelte che producono interessi legittimi nei diretti destinatari.
Nei nostri emendamenti abbiamo articolato una proposta, individuando tra i capitoli di bilancio i soldi che potrebbero sostenere questo riordino. Domani, si riunirà la Commissione bilancio. Possiamo in quella sede confrontarci avendo in mano, finalmente, una relazione tecnica, quei dati reali che ci assicurino ed assicurino il personale che non stiamo compiendo un'operazione velleitaria?
Voglio proprio portare ad esempio il provvedimento che in questi giorni, ancora oggi, prima dall'onorevole Ascierto e poi dal presidente Ramponi, ho sentito citare dal centrodestra come argomento in difesa, in propria difesa.

LUIGI RAMPONI, Presidente della IV Commissione. In attacco.

MARCELLA LUCIDI. Ed anche in attacco, ma lo respingiamo come vedrà tra breve.
La legge n. 86 del 2001, che vi invito a rileggere, conteneva una serie di disposizioni di favore per il personale delle Forze di polizia e delle Forze armate, che cito a memoria: gli interventi relativi alla mobilità, gli incentivi previsti, gli interventi di sostegno in caso di congedo e quelli relativi al disagio per il trasferimento di sede fuori del comune di provenienza.
Fu una legge adottata allo scadere della scorsa legislatura, come sta avvenendo oggi.

 

 
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Prevedeva all'articolo 7 una delega al Governo per determinare i trattamenti economici delle Forze di polizia e delle Forze armate, secondo il sistema dei parametri, valutati in relazione al grado e alla qualifica rivestiti. Quell'articolo maturò con il consenso e il sostegno di tutte le rappresentanze che, da tempo, lamentavano l'inadeguatezza e l'incoerenza del loro sistema stipendiale. Tutto il personale si riconosceva nell'indirizzo impresso al Governo e, se la memoria non mi tradisce, anche dai banchi del gruppo di Alleanza nazionale si votò quel provvedimento.
Nel merito, la delega, da esercitare entro 18 mesi, prevedeva espressamente che i relativi decreti legislativi - mi segua, presidente Ramponi - qualora imponessero nuovi o maggiori oneri a carico del bilancio dello Stato, dovessero essere emanati, secondo quanto previsto espressamente dal provvedimento, solo qualora nella legge finanziaria fossero state stanziate le risorse occorrenti.

LUIGI RAMPONI. Come questo...!

MARCELLA LUCIDI. Non è così, perché, in questo caso, si condiziona al punto tale da chiedere addirittura...

PRESIDENTE. Onorevole Ramponi, ... potrà intervenire successivamente.

MARCELLA LUCIDI. Che vi sia una previsione ex ante nel Documento di programmazione economico-finanziaria.
Voi volete che quei conti, di cui non vi siete occupati adesso, vengano obbligatoriamente elaborati dal prossimo Governo. In quel caso, la riparametrazione non incideva o suscitava in sé interessi legittimi; semmai, produceva legittimi interessi quanto alla possibilità di procedere ad una rivisitazione dei calcoli. Invece, siamo di fronte ad un provvedimento che determina, attraverso determinati interventi normativi, interessi legittimi nei confronti degli interessati. Tuttavia, noi allora consegnavamo - presidente Ramponi, questa è la differenza! - nelle mani di un nuovo Governo un impegno certo ed ineludibile.

 

 
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LUIGI RAMPONI. Non capisco quale sia la differenza!

MARCELLA LUCIDI. Tuttavia, rispettavamo la responsabilità di quel Governo di mantenere gli impegni, ma ciò non avviene con questo provvedimento. Infatti, con quest'ultimo - lo ribadisco - si mette nelle mani del nuovo Governo un contenitore chiuso dentro il quale nessuno sa cosa c'è.
Ricorderete certo che quella delega trovò attuazione solo nella primavera del 2003 e che i decreti legislativi stabilirono l'entrata in vigore del nuovo regime stipendiale al 1o gennaio 2005, in corrispondenza proprio dello stanziamento delle somme necessarie alla piena attuazione. Questo veniva consentito dalla legge delega! Insomma, si può adottare un modo di fare diverso da quello che state usando oggi. È un modo non risentito, leale verso chi ci segue e chi ci avversa, che appartiene al gioco democratico in cui le regole devono essere rispettate da tutti.
Noi tutti sappiamo che la nostra Costituzione ci impone, per ogni legge che comporti nuove e maggiori spese, di indicare i mezzi per farvi fronte, come previsto testualmente, onorevole Ramponi.
Noi ci assumiamo la responsabilità di emendare questo provvedimento e lo facciamo anche per questo profilo. Mi auguro che la maggioranza e il Governo si assumano la responsabilità di renderlo legittimo, prevedendo quella copertura senza la quale esso resta per noi irricevibile (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)!

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Ramponi. Ne ha facoltà.

LUIGI RAMPONI. Signor Presidente, l'esposizione dei due onorevoli relatori mi era parsa assolutamente esaustiva, ma gli interventi dei deputati dell'opposizione mi invitano a svolgere alcune precisazioni, anche perché avverto particolarmente l'importanza di questa iniziativa legislativa, per la quale mi sono impegnato fino in fondo, avendo vissuto, a differenza di tanti che parlano, per quarant'anni un'esperienza proprio relativa al dissesto e alle differenze che angustiano i rapporti tra i diversi appartenenti alle forze dell'ordine e alle forze di polizia. Molte volte, i provvedimenti vengono adottati molto

 

 
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più per soddisfare esigenze particolari piuttosto che per tenere conto della necessità e dell'armonia organica di tutto il sistema che regola la posizione giuridica e di progressione di carriera degli appartenenti alle Forze armate.
Ad esempio, una delle ragioni per le quali si determina il riordino è che per alcune categorie del personale delle Forze dell'ordine si raggiunge il vertice della carriera entro quindici anni, dopodiché vi sono altri vent'anni nei quali si permane nel grado.
A differenza di quanto avevano fatto i nostri padri, che prevedevano uno sviluppo di carriera regolato nel tempo, chi ha stabilito che in quindici anni si dovesse raggiungere l'apice della carriera? Alcune insipienti decisioni del potere legislativo che, per ragioni demagogiche, ha accelerato questa carriera. Chi ha fatto in modo che si arrivasse rapidamente ai gradi-vertice o che vi fossero limitate possibilità di aspirazioni, di differenziazioni? Le decisioni demagogiche che, sistematicamente, sono state adottate in questi anni proprio da chi voleva soltanto ingraziarsi questa o quella categoria. Adesso, ridicolmente, mi si viene a dire che è necessario trovare una soluzione perché, purtroppo, tutti arrivano al grado-vertice dopo quindici anni! Ciò per evidenziare l'importanza del sistema organico, che non è una questione di opinione, ma matematica.
Vorrei rispondere all'onorevole Lucidi. Non riesco a capire, francamente, quale sia la differenza tra ciò che accadde quando alla fine della legislatura si stabilì di prevedere l'applicazione del concetto della parametrazione e ciò che noi stiamo prevedendo oggi.
È vero - come affermava l'onorevole Lucidi - che su tale questione anche noi fummo d'accordo, in quanto allora vi era una esigenza sentita, che condividevamo. Ma, allora, nessuno dell'attuale opposizione si sognò di dire che non si sapeva quanto tutto ciò potesse costare. Tant'è vero che, quando abbiamo attuato tale principio, ho dovuto penare sei mesi per riuscire ad avere la quantificazione di cosa volesse dire realizzare la parametrazione!

MARCELLA LUCIDI. Non è la stessa cosa!

LUIGI RAMPONI. Dopodiché avevate stabilito che si dovesse procedere per decreti, così come stabiliamo noi, coperti

 

 
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da interventi previsti in finanziaria. Questa volta, a differenza di allora, nella finanziaria è già previsto qualcosa!
Francamente, come allora avevo ritenuto giusto il vostro modo di procedere, oggi ritengo che il nostro sia ugualmente giusto; obiettivamente, non ritengo vi siano differenze.
In ogni caso, sono molto contento che si sia riusciti, prima della conclusione di questa legislatura, ad adottare questo provvedimento e credo che, come me, lo sia anche la stragrande maggioranza degli appartenenti alle Forze dell'ordine.
D'altra parte, se è vero che condividete questa necessità, se indicate con tanta lucidità alcune incongruenze che sarebbero da modificare, perché non lo avete fatto durante gli anni nei quali avete governato? Infatti, il problema risale al 1995, quindi dal 1996 al 2001 potevate intervenire in tal senso, visto che adesso siete così lucidi e così brillanti nel sapere ciò che questa legge non risolve.

 

 
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Sembra, ad ascoltarvi, che abbiate una preparazione eccezionale. E allora, se avevate tutta questa preparazione, perché non l'avete messa in pratica? Tanto più che quando si è trattato della parametrazione siete intervenuti, poiché vi era tale esigenza, e ci avete trovato al vostro fianco.
Quindi, francamente, non riesco a capire, così come non riesco a capire - su questo, se mi consentite, ho il timore che vi sia da parte vostra una posizione di carattere elettorale - perché vi scagliate contro quello che, a fatica, siamo riusciti a fare, voi che avete presentato alcune proposte di legge. E le avete presentate, insieme con noi, non alla fine della legislatura, bensì due anni fa, e due anni fa abbiamo iniziato a discutere. Anche nelle vostre proposte di legge, cari amici, non vi è alcuna quantificazione. Non capisco, dunque, come mai vi meravigliate, se, a vostra volta, avete presentato una proposta di legge, e non avete quantificato nulla.

MARCELLA LUCIDI. Non spettava a noi!

LUIGI RAMPONI. La quantificazione che abbiamo proposto fa per ora riferimento a quanto stanziato dalla legge finanziaria, e nel tempo dovrà essere integrata con successivi provvedimenti che saranno adottati man mano che vi sarà la copertura.
Non riesco dunque a capire come si possa parlare di iniziativa di carattere demagogico ed elettorale, se il discorso risale a due anni fa. D'altra parte, le proposte di legge sono state presentate da noi così come sono state presentate da voi, e dunque anche le vostre proposte di legge dovrebbero essere a carattere elettorale! La presentazione delle proposte di legge è pressoché contemporanea (le nostre sono state presentate per prime).
Quanto alle risoluzioni approvate dall'Assemblea, alle quali avete fatto riferimento, vi ricordo che in quel momento il problema era a noi talmente noto che avevamo già presentato le proposte di legge di cui ora stiamo discutendo. La vostra risoluzione, dunque, non costituiva una grande novità, e il Governo non ebbe difficoltà ad accettarla. Presentaste una risoluzione, il Governo la accettò, avete presentato anche voi

 

 
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proposte di legge, il popolo degli operatori della difesa e della sicurezza chiede un riordino, abbiamo un «pasticcio», ma non riesco a capire perché non lavoriamo tutti assieme per realizzare la migliore delle leggi possibili: francamente, non lo capisco.
Perché la proposta di legge in esame ha questa connotazione? Si tratta di un altro aspetto che continuate a richiamare: non solo, dite, non sappiamo a quanto ammonta, ma ci sembra un tuffo nel buio, un impegno per il Governo successivo, un onere gratuito attribuito a chi ci seguirà (potrei fare una facile battuta: non preoccupatevi, ci saremo ancora noi, ci penseremo noi!).
Al di là di questo - mi rivolgo non a voi, ma ai cittadini italiani - mi chiedo come non si possa comprendere il ragionamento che sto per svolgere. Il riordino delle carriere afferisce allo stato organico di tutto il complesso delle forze, e dunque va visto in maniera assolutamente unitaria ed omogenea, proprio per evitare che si approvi una norma per gli ispettori, quindi una norma per gli agenti, e via dicendo. Deve trattarsi di una visione organica generale, e ritengo condividiate tale esigenza.
Al fine di pervenire ad una visione organica e generale, occorre predisporre un testo legislativo complessivo che affronti le varie questioni da affrontare. Non vi è la possibilità di conseguire tale risultato in termini di copertura, perché oggi non vi sono ancora le risorse per tutti. Abbiamo dunque pensato di predisporre un disegno organico e di prevedere che la sua realizzazione avvenga attraverso provvedimenti successivi a partire dalle categorie di livello inferiore, alle quali teniamo particolarmente, che devono essere prese in considerazione e possono essere soddisfatte in ragione della copertura già esistente. Tuttavia, pur prevedendo decreti successivi, proponiamo di vincolare tali decreti ad un disegno unico, in modo da impedire che i singoli decreti determinino sconquassi, come invece è accaduto fino ad oggi.
Quindi, disegno organico, copertura attuale, parziale e in prospettiva, risoluzione di tutte le interazioni e integrazioni fra le varie categorie: credo che questo sia un modo corretto di procedere. Vorrei ora svolgere una ulteriore osservazione. Il testo non è stato messo a punto dal Comitato ristretto, ma si

 

 
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è ragionato sulla base di un testo messo a punto dai funzionari. Sono stato io a prendere questa decisione, in quanto ho cercato di fornire a tutti noi parlamentari una base sulla quale operare. Vi dico francamente che qui dentro non c'è nessuno capace di mettere a punto una proposta di legge relativa ai problemi organici della funzione pubblica! Lo sapete benissimo, e sapete anche benissimo che le proposte di legge che avete presentato non le avete elaborate voi, ma sono state predisposte, grazie a Dio, da chi professionalmente è preparato a farlo. È chiaro che al Parlamento rimane la facoltà di approfondire, se volete anche di imparare le cose, e poi di approvare.
Il testo presentato è quello sulla base del quale i parlamentari hanno potuto lavorare, come credo si faccia normalmente. Credo che qui dentro, per tutte le proposte di legge che mettiamo a punto, ciascuno di noi possa contare sempre sul contributo dei tecnici - grazie a Dio - perché altrimenti chissà cosa tireremo fuori.
Noi ci siamo cimentati, ci siamo impegnati, abbiamo recepito anche quello che voi, con le vostre proposte di legge, ci avete segnalato. Abbiamo ascoltato i sindacati, le rappresentanze della difesa ed il COCER, con l'intento di risolvere un problema che certamente voi non potete negare esista. Abbiamo cominciato da due anni l'approfondimento di questa materia, che, quindi, non ha niente a che vedere con le prossime elezioni. Siamo anche molto tranquilli: potrei citarvi una serie di documenti dai quali si evince che la stragrande maggioranza degli appartenenti alle Forze dell'ordine e alle Forze armate è contenta di questo testo, anche se vi sono, inevitabilmente, delle frange che vorrebbero qualche incremento. Vi invito, quindi, a fare uno sforzo per avvicinarvi a noi, in modo da realizzare questo riordino, di cui la nostra organizzazione, sia il personale delle Forze armate sia quello delle Forze di polizia, ha estremo bisogno e attende con favore (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

 

 
 

 

   
 

 

 

 

 

 

 

 

 

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