Ascierto ed altri; Lavagnini; Lucidi ed altri: Delega al
Governo per il riordino dei ruoli del personale delle Forze di
polizia e delle Forze armate.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è
pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta di
mercoledì 11 gennaio 2006.
(Discussione sulle linee generali
- A.C.
3437 ed
abbinate)
PRESIDENTE.
Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che le Commissioni I (Affari costituzionali) e IV
(Difesa) si intendono autorizzate a riferire oralmente.
Il relatore per la I Commissione, onorevole Saia, ha facoltà
di svolgere la relazione.
MAURIZIO SAIA,
Relatore per la I Commissione. Signor Presidente, il
provvedimento all'esame dell'Assemblea si pone l'obiettivo di
procedere ad un complessivo riordino dei ruoli del personale
delle Forze di polizia e delle Forze armate, attualmente
disciplinati da decreti legislativi adottati nel 1995, nel
2000 e nel 2001, nel presupposto che le problematiche tuttora
rimaste insolute siano affrontate in forza del principio
dell'unitarietà di indirizzo giuridico ed economico fatto
proprio dalla legge n. 295 del 2002, recante disposizioni in
materia di armonizzazione del trattamento giuridico ed
economico delle Forze armate con quello delle Forze di
polizia, nonché dal decreto legislativo n. 193 del 2003,
relativo al sistema dei parametri stipendiali per il personale
non dirigente delle Forze di polizia e delle Forze armate.
La volontà di proseguire lungo la strada dell'equiordinazione
all'interno del comparto sicurezza e difesa mediante un unico
e complessivo intervento legislativo è appunto volta ad
evitare che iniziative normative autonome e non ispirate al
criterio sopramenzionato possano condurre all'introduzione di
ulteriori disallineamenti sotto il profilo sia dello status
giuridico sia del trattamento economico, eventualmente forieri
di nuovi contenziosi amministrativi e, soprattutto, di
malumore nel personale delle Forze di polizia e delle Forze
armate. Quanto allo svolgimento dell'esame in sede referente,
avviato
nella seduta del 9 novembre 2004, le Commissioni riunite I
(Affari costituzionali) e IV (Difesa) hanno proceduto ad
un'approfondita istruttoria della proposta di legge n. 3437
Ascierto, della proposta di legge n. 4376 Lavagnini e della
proposta di legge n. 5400 Lucidi, sia in sede di Comitato
ristretto sia mediante lo svolgimento delle audizioni di
rappresentati dei COCER interforze, nonché dei sindacati della
Polizia di Stato, della Polizia penitenziaria e del Corpo
forestale dello Stato.
A seguito di tale attività conoscitiva, è stato predisposto
un testo unificato sul quale hanno espresso il prescritto
parere il Comitato per la legislazione e le Commissioni
competenti in sede consultiva, ad eccezione della V
Commissione bilancio.
Il testo si compone di tre articoli. Il primo di tali
articoli, al comma 1, reca la delega al Governo per
l'adozione, entro il 31 dicembre del corrente anno, di uno o
più decreti legislativi finalizzati al riordino dei ruoli del
personale non direttivo e non dirigente - lettera a) -
e dirigente - lettera b) - delle Forze di polizia, ad
ordinamento civile e militare, e delle Forze armate, a valere
sull'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 3, comma 155,
secondo periodo, della legge del 24 dicembre del 2003, n. 350
(legge finanziaria per l'anno 2004), e sulla base dei principi
e criteri direttivi di cui al comma 2 dello stesso articolo 1.
Al completamento di tale operazione di riordino si provvede
poi a norma del successivo comma 3, in forza del quale, entro
il 30 giugno 2007, il Governo adotta uno o più decreti
legislativi nell'ambito dei finanziamenti da iscrivere
annualmente nella legge finanziaria, compatibilmente con i
vincoli di finanza pubblica e in coerenza con quanto previsto
dal DPEF. Al comma 5, si precisa che il complesso di tali
interventi normativi dovrà garantire la sostanziale
equivalenza dei riordini e dei trattamenti economici, anche
mediante misure di natura perequativa e ferme restando le
peculiarità del personale interessato.
Con riferimento alla procedura per l'adozione dei decreti
legislativi, il comma 6 dell'articolo 1 prevede la
trasmissione dei relativi schemi alle organizzazioni sindacali
rappresentative sul piano nazionale e agli organismi di
rappresentanza militare del personale rispettivamente
interessati, nonché alle competenti Commissioni parlamentari
della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica ai
fini dell'espressione del prescritto parere.
L'articolo 2 reca, invece, disposizioni concernenti il
trattamento economico-giuridico del personale dirigente delle
Forze di polizia e delle Forze armate.
Nell'articolo 3 sono previste apposite norme relative al Corpo
di polizia penitenziaria.
PRESIDENTE.
Il relatore per la IV Commissione, onorevole Ascierto, ha
facoltà di svolgere la relazione.
FILIPPO ASCIERTO,
Relatore per la IV Commissione. Signor Presidente, è il
caso di dire, al di là di quello che si può pensare, che non è
mai troppo tardi e che qualcosa si muove. Perché dico ciò?
Perché, dopo quasi due anni e mezzo dallo stanziamento
previsto nella finanziaria, si giunge finalmente a definire
una legge delega che consentirà alle istituzioni delle Forze
dell'ordine di procedere ad una rivisitazione del riordino
effettuato nel 1995, che ha lasciato non pochi problemi
irrisolti fra il personale di interessato.
Prima di addentrarmi nell'esame di merito del provvedimento
alla nostra attenzione, ritengo opportuno richiamare alcuni
passaggi della vicenda di cui ci stiamo interessando: se si
trattasse di un telefilm, direi che occorrerebbe fare il
riassunto delle puntate precedenti.
Tutto nasce da una vertenza, un ricorso che i marescialli
dell'Arma dei carabinieri inoltrarono, alla fine degli anni
Ottanta. Con quel ricorso, i marescialli dell'Arma dei
carabinieri chiedevano che fosse riconosciuto loro, in virtù
delle identiche funzioni svolte, lo stesso status degli
ispettori della Polizia di Stato. Il ricorso venne inoltrato
prima al TAR e, successivamente, al Consiglio di Stato. In
seguito, una pronunzia della Corte costituzionale ha sancito
che tra i marescialli dell'Arma dei carabinieri e gli
ispettori della Polizia di Stato le funzioni svolte sono
simili se non addirittura, in qualche caso, con riferimento ai
comandanti di stazione, perfino superiori.
Dopo quella pronunzia è sorta l'esigenza di riordinare le
Forze dell'ordine e, in particolare, di fare in modo che tra i
ruoli di queste ultime vi fosse un certo equilibrio,
un'identità di vedute ed una progressione di carriera
identica, ruolo per ruolo. E proprio qui, in Parlamento, venne
approvata, nel 1992, una delega al Governo. Lo strumento della
delega è importante - intendo sottolinearlo - perché consente
alle istituzioni di entrare nel merito delle questioni e di
verificare, sulla base delle esigenze istituzionali e degli
organici, in qual modo il personale possa essere motivato nel
corso del tempo.
È stato proprio questo il limite del riordino delle carriere
del 1995. L'istituzione di nuovi ruoli e le progressioni di
carriera avevano fatto emergere un problema che oggi è
diventato annoso: la carriera nell'ambito delle Forze di
polizia termina nell'arco di 15 anni. Oggi, ci troviamo con
personale che, dopo quindici anni di vita lavorativa (a
partire dai diciotto o dai vent'anni), esaurisce il percorso
contrassegnato dalla motivazione e, direi, anche dallo
sviluppo della professionalità entro i trentacinque o i
quaranta anni e percorre altri vent'anni di carriera nello
stesso grado e con la stessa retribuzione. Questi problemi
sono stati rimarcati più volte in sede di contrattazione
presso il Ministero della funzione pubblica, tant'è che nelle
dichiarazioni in coda agli ultimi contratti siglati compare
costantemente il riferimento alla soluzione dei problemi
riguardanti le carriere delle Forze dell'ordine.
Ma quali erano le sperequazioni? Innanzitutto, come abbiamo
già detto, la progressione di carriera, anche di quanti,
giunti alla posizioni apicali del ruolo, erano rimasti
schiacciati, per così dire, non soltanto a causa delle
promozioni che erano state attribuite per la ricostituzione
dei ruoli un po' a tutti, soprattutto ai più giovani, ma anche
perché si vedevano precluso ogni sbocco. Allora, nella
stipulazione delle code contrattuali, si poneva l'accento sui
gradi apicali del ruolo base, quello degli appuntati e degli
assistenti, e sul grado apicale del ruolo degli ispettori, dei
luogotenenti e dei sostituti commissari.
Allora, ecco la necessità di rivisitare, non solo per dare più
motivazione nel corso della vita lavorativa, ma anche e
soprattutto per risolvere i problemi che emergevano dal
passato. Abbiamo avuto un Governo molto attento: esso ha
compreso che, oltre a quello dei due contratti sottoscritti,
c'era il problema della riparametrazione. A tale proposito,
questo Governo ha trovato una delega del 2000 che non
prevedeva i fondi per la copertura della riparametrazione;
questi ultimi sono stati reperiti in sede di svolgimento
dell'attività governativa a livello amministrativo. Concludo
la digressione per potermi riagganciare a questo aspetto
quando parleremo della copertura del disegno di legge delega.
Con i due contratti e con la riparametrazione, il Governo ha
ritenuto di avviare a soluzione il problema dell'avanzamento
e, quindi, del riordino delle Forze dell'ordine. L'attenzione
è mirata soprattutto alla professionalità degli uomini in
divisa. Va riconosciuto che, per la prima volta, viene
previsto uno stanziamento prima che venga approvato il
provvedimento (ciò ne renderà molto più semplice
l'approvazione).
Veniamo alla delega. Essa nasce non solo dal disposto
stanziamento, ma da una volontà precisa. Al riguardo, desidero
innanzitutto ringraziare i membri del Governo, i quali hanno
fatto in modo che si arrivasse oggi alla discussione. Mi
auguro che essi facciano ancora di più affinché, nei prossimi
giorni (i pochi che rimangono al termine della legislatura),
si arrivi all'approvazione anche al Senato.
In modo particolare, deve essere apprezzata l'opera svolta
dal Ministero della funzione pubblica, attraverso l'attività
del sottosegretario Learco Saporito, e dal Ministero
dell'interno, che ha coordinato le forze dell'ordine e gli
uffici legislativi attraverso l'azione del sottosegretario
Mantovano. Anche con l'attività che abbiamo svolto in sede di
Commissione, e grazie all'interlocuzione del presidente
Ramponi con i militari che sono coinvolti in questo complesso
riordino, siamo riusciti - forse questa è una novità sotto il
profilo normativo - a fare in modo che le amministrazioni si
mettessero tra di loro in correlazione e in equilibrio per
potere raggiungere poi l'obiettivo del perseguimento sia
dell'interesse del loro personale sia dell'interesse
istituzionale consistente nella definizione di una legge di
delega.
La legge di delega è un punto di partenza. Noi partiamo da
questa per poter migliorare, in seguito, il provvedimento: se
mai si parte, mai si raggiunge la meta. È chiaro che nella
delega devono essere contenuti i principi cardine, ai quali
fare riferimento ai fini della predisposizione dei decreti.
Sgombrando il discorso da tutte le nebbie che ci possono
essere, bisogna dire subito che questo riordino non sarà
analogo al riordino delle carriere realizzato nel 1995, di cui
un po' tutti hanno beneficiato. Infatti, un po' tutti si sono
trovati ad acquisire più gradi nel corso di pochi giorni;
invece questo riordino delle carriere non recherà beneficio a
tutti ma riguarderà solo ed esclusivamente i gradi apicali dei
non direttivi e dei non dirigenti. Ecco per quale motivo il
costo di questo riordino non sarà stratosferico ma, in base ai
punti parametrali, sarà abbastanza circoscritto. Quali sono i
gradi apicali cui ci riferiamo? Si tratta degli appuntati e
degli assistenti. Come poter consentire a costoro di
proseguire nella carriera? È inevitabile che il ruolo dei
sovrintendenti con quello degli assistenti o quello degli
appuntati con quello dei brigadieri siano unificati. Tuttavia,
in questa fusione non dobbiamo dimenticare - faccio appello al
Governo e, soprattutto, ai soggetti istituzionali che dovranno
emanare questo decreto - gli attuali sovrintendenti, che hanno
sostenuto un concorso per poter entrare nel ruolo dei
sovrintendenti; quindi, non possono essere retrocessi.
All'interno della delega
leggiamo - e interpretiamo in modo estensivo in favore di
questo ruolo - che ci sarà un riconoscimento per gli attuali
sovrintendenti, ai quali sarà assicurato, così come a coloro
che ricoprono i gradi corrispondenti, l'avanzamento alla
qualifica di sovrintendente capo. Partendo da questo
presupposto, posizionandoli un po' più innanzi rispetto a
coloro che diventeranno vice sovrintendenti, bisogna garantire
nei prossimi anni - per concorso oppure per esame dei titoli,
secondo quanto decideranno le stesse istituzioni - il transito
nell'ambito del ruolo degli ispettori.
Per quanto concerne gli ispettori, non sono certo in una
situazione di conflitto di interessi, anche se,
scherzosamente, alcuni mi hanno detto che tratto una materia
nella quale posso avere un conflitto di interessi.
Per quanto concerne gli ispettori - dicevo - la valorizzazione
del grado apicale si pone nel modo più estensivo a
disposizione dei sindacati e delle stesse istituzioni per
tutelare l'anzianità e la professionalità.
Quando ci riferiamo al grado apicale, ci riferiamo ai
luogotenenti. Quello di luogotenente non è un grado ma una
qualifica. «Luogotenente» è un termine che appartiene al
passato e riguardava, più che altro, gli ufficiali. Lo abbiamo
riferito agli ispettori di un ruolo di concetto ai quali non
si appropria. Bisogna togliere il prefisso «luogo» e fare in
modo che gli attuali luogotenenti diventino «tenenti anche
perché, nell'Arma dei carabinieri, molti luogotenenti,
comandanti di stazioni che, oggi, sono diventate tenenze, sono
passati in subordine a tenenti più giovani di loro, i quali in
questi comandi svolgono tali funzioni in alcune importanti
cittadine.
Per quanto concerne i sostituti commissari, ebbene, sostituire
un commissario mi sembra già di per sé funzione direttiva;
anche in tal caso, dunque, occorre togliere la parola
»sostituti", posizionando tali figure in un ruolo che potrà
essere quello dei commissari o altro ruolo direttivo;
lasciamo, nel modo più estensivo, attraverso la
valorizzazione, la possibilità di scegliere sia ai sindacati
sia alle stesse amministrazioni, in base alle dotazioni
organiche e ai posti disponibili, in tutte quelle misure che
concorrono, nell'insieme, a determinare l'organico di
un'istituzione.
Dunque, discutiamo di valorizzazione e di gradi apicali;
questo è il nostro punto di partenza ma ritengo sia anche il
percorso conclusivo di un iter che ha visto l'attenzione degli
uomini in divisa. Non è questione prettamente o esclusivamente
elettoralistica, come l'opposizione vorrebbe far sembrare, in
quanto la discussione si svolge nell'imminenza dello
scioglimento delle Camere; altrimenti, se fosse stata una
questione elettoralistica, avremmo stanziato i fondi non tre
anni fa ma con la finanziaria per quest'anno. In quest'ultima,
invece, non si prevedono incrementi per il riordino delle
carriere; vi è solo la previsione dell'indennità di vacanza
contrattuale. Approfitto dell'occasione per chiarire questo
aspetto; riteniamo, infatti, che, con la prossima finanziaria,
si possano incrementare gli stanziamenti contrattuali ma si
possano, altresì, incrementare, in base alle esigenze che
emergeranno con i decreti che saranno stilati, anche i fondi
per il riordino delle carriere.
Peraltro, quanto stanziato è già sufficiente per avviare tale
riordino; se occorreranno altri fondi, ritengo che la sinistra
- che aspira ad essere, a mio avviso a torto, Governo di
questo paese - potrà incrementarli. Quindi, è inutile che
adesso dichiari che i fondi così stanziati non serviranno
perché ne occorreranno di più. Intanto, si parte: poi, se voi
ritenete di essere parte diligente e di futuro Governo, oggi
stesso potete dichiarare che qualora doveste essere Governo
del paese stanzierete più soldi per le Forze dell'ordine e per
il loro riordino. Noi, che siamo convinti che saremo ancora
maggioranza di Governo di questo paese, già assicuriamo in
questa discussione che non solo stanzieremo più fondi ma
porteremo a compimento in modo veloce l'iter dei decreti che
riguardano gli avanzamenti e quindi i nuovi ruoli e il
riordino delle Forze dell'ordine e anche dei militari.
PRESIDENTE.
Onorevole...
FILIPPO ASCIERTO,
Relatore per la IV Commissione. Dunque, ritengo sia
importante concludere in breve, in uno spirito di
collaborazione - devo riconoscere al riguardo come, su alcuni
argomenti, esso sia sempre esistito -, la discussione del
provvedimento in Assemblea nei primi giorni di questa
settimana affinché il Senato possa poi approvare in seconda
lettura il testo votato facendolo proprio e si possa poi
provvedere alla promulgazione entro la fine di questo mese.
Quindi, è un auspicio nell'interesse delle Forze dell'ordine
ma è anche un auspicio di un maggior livello di sicurezza che
noi vogliamo dare, attraverso la professionalità, agli
italiani.
PRESIDENTE.
Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo
ALFREDO MANTOVANO,
Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor
Presidente, mi riservo di intervenire nel prosieguo del
dibattito.
PRESIDENTE.
È iscritto a parlare l'onorevole Molinari. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE MOLINARI.
Signor Presidente, si avvia, oggi, la discussione di un
provvedimento molto delicato, che riguarda il comparto
sicurezza ed il riordino dei ruoli dell'Arma dei carabinieri,
della Polizia di Stato, della Guardia di finanza e della
Polizia penitenziaria; un provvedimento la cui discussione è
stata avviata nel dicembre del 2004.
Noi, dall'opposizione, abbiamo avuto un approccio responsabile
nell'affrontare l'iter in Commissione di questo disegno di
legge e siamo consapevoli che averlo portato in Assemblea per
la discussione sulle linee generali, con grande enfasi, da
parte di alcune componenti della maggioranza, rischia di non
preservarlo, come dovrebbe invece essere preservato, dalla
strumentalizzazione politica in vista della scadenza
elettorale imminente del prossimo 9 aprile.
È evidente la difficoltà della destra, che in questi anni
ha deluso e non ha rispettato gli impegni elettorali assunti,
nel 2001, proprio con le Forze dell'ordine ed il comparto
della sicurezza. Vi sono stati, infatti, preoccupanti tagli
alle risorse sostanziali, i quali, con il decreto cosiddetto
taglia-spese, hanno persino messo a rischio il rifornimento di
benzina delle volanti e delle gazzelle.
A testimonianza di quanto sto affermando, vorrei citare il
testo di un'agenzia di stampa riportante un comunicato del
COCER dell'Arma dei carabinieri dello scorso 10 gennaio: sto
parlando di sei giorni fa, non di sei anni fa! Il COCER dei
Carabinieri, infatti, ha annunciato le proprie dimissioni,
vista l'impossibilità di garantire i diritti del personale già
acquisiti e tolti con la legge finanziaria. Tale organismo, in
particolare, fa riferimento alle misure che riducono le spese
per le cure sanitarie, gli equi indennizzi e le indennità
collegate al foglio di viaggio ed all'aumento di appena 15
euro mensili per il prossimo contratto collettivo di lavoro.
È questo lo stato d'animo presente tra i nostri uomini addetti
al sicurezza del paese, dopo cinque anni di Governo Berlusconi!
Ci troviamo di fronte ad un riordino delle carriere fasullo:
si tratta di un triste esempio di come, nei confronti delle
donne e degli uomini delle Forze armate e di polizia, il
Governo in carica nutra ben poca considerazione, dopo anni di
promesse!
Ricordo che il SIULP ha denunciato come un'autentica truffa il
decreto che premia appena una decina di alti dirigenti e che
trascura oltre 100 mila poliziotti di ogni ruolo e qualifica,
da agente a primo dirigente. Si tratta di un ignobile
tentativo di truffa perpetrato ai danni degli oltre 400 mila
operatori della sicurezza. Non vi è contrapposizione tra la
protesta del COCER e quella del SIULP. Con grande senso di
responsabilità, gli operatori hanno chiesto modifiche, ma
soprattutto ascolto, rispetto alle necessità ed alle priorità
per un riordino serio ed atteso del comparto. Tutti hanno
compreso che questo riordino è del tutto inadeguato, e voi
insistete nel far passare il provvedimento in esame come un
riordino serio!
FILIPPO ASCIERTO,
Relatore per la IV Commissione. È una delega!
GIUSEPPE MOLINARI.
Allora, è il caso di dire basta: bisogna smetterla di
strumentalizzare un comparto che appartiene al paese, e non ad
uno schieramento politico, perché si tratta di un patrimonio
al servizio della sicurezza di tutti i cittadini!
Il riordino deve riguardare tutti gli operatori, con richieste
di circa 700 milioni di euro: si tratta di circa 1.400
miliardi vecchie lire. Le risorse finanziarie necessarie sono
cospicue, ma adesso questo Governo e questa maggioranza
intendono creare discriminazioni e fratture all'interno del
comparto, attraverso l'utilizzo di 100 milioni, per concedere
qualche «contentino» in maniera non uniforme e non omogenea,
rinviando alla prossima finanziaria, che dovrebbe reperire 600
milioni di euro, la soddisfazione di tutte le altre esigenze.
È questo il comportamento, a dir poco vergognoso, di questa
maggioranza, che ha scatenato le giustissime e condivise
proteste dei nostri operatori della sicurezza. Non millantate
una presunta attenzione superiore quando i comportamenti non
sono consequenziali!
Dove sono le promesse che avevate fatto nel 2001? Oggi le
condizioni di vita per i nostri uomini dell'Arma dei
carabinieri, della Polizia di Stato, delle Forze armate, della
Polizia penitenziaria e della Guardia di finanza sono
peggiorate. Perché non affrontate il tema delle mense e dei
buoni pasto? Basta fare demagogia sulla pelle di questi
lavoratori!
Noi abbiamo espresso la nostra contrarietà sia merito del
provvedimento, per le ragioni già espresse, sia sul metodo
anomalo che ha condotto all'inserimento del testo unificato
delle proposte di legge nei lavori dell'Assemblea. Il cardine
dell'intero provvedimento è costituito dalla sua copertura
finanziaria. Risulta, infatti, di fondamentale importanza
affiancare, al nuovo impianto normativo, un adeguato strumento
economico-finanziario, ma non nel modo in cui pretende di
farlo questa maggioranza, che persevera nei trucchi.
A tale proposito, va detto che, nonostante le rassicurazioni
date, nel corso dell'esame in sede referente, sull'adeguatezza
della copertura finanziaria, il provvedimento è stato iscritto
all'ordine del giorno dell'Assemblea in mancanza
dell'espressione del parere della Commissione bilancio.
Pertanto, la decisione della maggioranza di portare il
provvedimento all'esame dell'Assemblea è stata avventata, ed è
stata finalizzata al solo scopo di gettare fumo negli occhi di
tutto il personale delle Forze di polizia e delle Forze
armate, atteso che non vi è ancora stata alcuna verifica circa
la disponibilità di adeguate risorse finanziarie.
Vorrei segnalare che, sin dall'adozione del testo base,
abbiamo palesato le nostre perplessità, poiché è venuta meno
ogni tipo di chiarezza su chi siano i beneficiari, su quale
sia la reale organizzazione prevista e, anche e soprattutto,
quali siano i tempi di attuazione del provvedimento. Il testo
base adottato dalle Commissioni è stato il frutto non del
lavoro parlamentare, ma soprattutto dei tecnici dei ministeri
interessati. In proposito, vorrei ricordare che, in sede di
Comitato ristretto, i relatori presentarono una prima bozza
del testo base che non trovò accoglimento da parte né
dell'opposizione, in quanto ritenuto da quest'ultima troppo
restrittiva, né da parte della maggioranza, la quale, al
contrario, l'ha reputata troppo estensiva.
Pertanto, i relatori, venendo a mancare l'assenso della
maggioranza, furono costretti a presentare un nuovo testo, che
fu assunto successivamente quale nuovo testo base dalle
Commissioni; si trattava di un testo che riprendeva
integralmente il lavoro svolto dai tecnici delle diverse
amministrazioni.
Più volte abbiamo richiesto approfondimenti e chiarimenti al
Governo. È davvero troppo facile vendere illusioni,
promettendo tutto e facendo appello a risorse che il prossimo
Governo sarà giuridicamente vincolato a stanziare, soprattutto
quando ciò lo si fa in malafede, avendo la consapevolezza che
non sarete più voi a guidare il prossimo Governo.
Sul tema - è vero - vi è una grande aspettativa da parte delle
Forze Armate e delle Forze di polizia, poiché vi sono numerosi
problemi rimasti aperti, che si trascinano da molto tempo ed a
cui occorre trovare al più presto una soluzione, che però deve
essere equa, non come quella che voi prospettate. A tal fine
si deve partire da un punto fermo: gli interventi di riordino
devono essere realizzati nell'ambito delle risorse
effettivamente disponibili...
Pag. 51
LUIGI RAMPONI,
presidente della IV Commissione. È quello che facciamo!
GIUSEPPE MOLINARI.
È, quindi, necessario definire responsabilmente alcune
priorità, suddividendo le risorse tra tutti i potenziali
beneficiari ed evitando sperequazioni. Occorre fare chiarezza
su alcuni profili non sufficientemente precisati dal testo del
provvedimento: il passaggio degli ispettori nei ruoli
direttivi, il riconoscimento delle funzioni dirigenziali in
tempi brevi, i criteri da adottare ai fini della
contrattualizzazione della dirigenza e della tutela dei
diritti acquisiti dagli attuali sovrintendenti, il ruolo del
corpo della polizia penitenziaria, per il quale - non
dimentichiamolo - la Commissione giustizia ha espresso un
parere contrario al provvedimento in esame. Queste sono alcune
tra le criticità di merito, che emergono immediatamente
dall'analisi del testo, una volta caduta la «cortina fumogena»
della demagogia e della strumentalizzazione elettorale.
In questa materia non possiamo permetterci di avere un
confronto viziato dalla voglia di fare di più senza senso di
responsabilità. In questi anni avete dimostrato che il
comparto sicurezza non è stato la vostra priorità elettorale,
nonostante, nel 2001, abbiate ricevuto da tale settore un
consenso notevole al fine della vostra vittoria elettorale.
Crediamo che, questa volta, al pari di molti altri cittadini,
anche gli uomini e le donne del comparto sicurezza si siano
vaccinati alle vostre strumentalizzazioni!
Vorrei ricordare che già nel corso dei lavori parlamentari per
la conversione in legge del decreto-legge 28 maggio 2004, n.
136, la Camera dei deputati rilevò la necessità di procedere
ad un riordino complessivo delle carriere di tutto il
personale militare e di polizia, non potendo ritenersi
soddisfatte le esigenze del predetto personale da un
decreto-legge che disponeva solo in merito ai marescialli
delle Forze armate. Noi, dall'opposizione, con i colleghi
Lucidi, Minniti e Bressa, presentammo una serie di ordini del
giorno, che furono accolti dal Governo. Tali impegni rimasero
«lettera morta», rivelando un modo di agire del tutto parziale
e mortificando un comparto strategico in cui occorre
valorizzare le professionalità in maniera omogenea e non
discriminante e soprattutto su cui occorre investire risorse;
per cui, nel dibattito nelle
Pag. 52
Commissioni riunite, abbiamo richiesto che vi fosse una
proposta organica, con copertura finanziaria della stessa.
Vogliamo riannodare i fili di una riforma delle strutture
armate dello Stato, in coerenza con quelle degli anni Ottanta
e Novanta, tenendo presenti le diverse esigenze, le diverse
funzioni e la natura particolare del rapporto tra cittadini ed
apparati dello Stato, a seconda che si tratti di organismi
deputati alla difesa interna ed all'ordine pubblico e alla
sicurezza pubblica contro l'aggressione della criminalità
comune ed organizzata, del terrorismo, dell'eversione, della
violenza politica, o di strutture militari deputate alla
difesa in armi dell'indipendenza e dell'integrità del paese e
dei valori comuni in cui crede l'Italia e gli organismi
internazionali di cui essa fa parte, in coerenza con la Carta
costituzionale in vigore e non con la cosiddetta devolution,
che punta a disarticolare persino le nostre Forze di polizia,
devolvendo alle regioni anche la sicurezza.
Ci auguriamo che le preoccupazioni e le proteste delle Forze
di polizia, e del comparto sicurezza in generale, vi inducano
a più ragionevoli comportamenti e non procediate nella
approvazione di un provvedimento che non ha nulla di
innovativo e di riformatore.
Sappiate che chi ci ascolta e chi segue con interesse questo
dibattito ha l'intelligenza di discernere e di comprendere la
serietà delle posizioni. Noi, dall'opposizione, su tale
questione, abbiamo la coscienza a posto, perché non abbiamo
preso - e non prenderemo - in giro nessuno.
PRESIDENTE.
È iscritta a parlare l'onorevole Lucidi. Ne ha facoltà.
MARCELLA LUCIDI.
Signor Presidente, signori sottosegretari, onorevoli colleghi,
il gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo è convinto della
necessità di provvedere in modo organico al riordino dei ruoli
e delle carriere del personale delle Forze armate e delle
Forze di polizia. Questa è la premessa politica del mio
intervento. Sgombriamo, quindi, subito il campo dai falsi
messaggi propagandistici che da alcuni banchi della
maggioranza sono stati lanciati, soprattutto in questi giorni,
per guadagnare il consenso in modo scorretto.
Pag. 53
Sono messaggi sbagliati nel metodo e nel merito. Nel
metodo, perché propongono una concezione proprietaria del
personale delle nostre strutture armate, tendono a mettere
loro una maglietta con il colore di una parte politica. Si
dimentica che, in un paese democratico, le Forze di polizia e
le Forze armate sono una risorsa al servizio di tutti e che il
sistema politico ha il dovere di garantire questo carattere,
di promuoverlo, indipendentemente dalle maggioranze o dalle
minoranze che vivono in Parlamento, come nella società. Nel
merito, perché il tema di un riordino organico è entrato
nell'agenda politica parlamentare grazie all'opposizione, che
ha impegnato il Governo ad abbandonare la prassi dei
decreti-legge sulla materia per corrispondere complessivamente
all'esigenza di una disciplina omogenea delle carriere e dei
trattamenti economici di tutto il personale.
Ciò avvenne in occasione dei lavori parlamentari per la
conversione del decreto-legge n. 136 del 28 maggio 2004, un
provvedimento che si occupava soltanto del riallineamento
delle posizioni di carriera dei marescialli delle Forze
armate. In quella sede, fu approvato un ordine del giorno che
portava la mia prima firma e che, sostanzialmente, raccoglieva
una preoccupazione ormai diffusa tra le rappresentanze
sindacali e militari. Si comprendeva, infatti, l'inadeguatezza
di provvedimenti che ormai curavano parzialmente le
sperequazioni esistenti tra il personale delle diverse forze e
all'interno di ciascuna, e si temeva che l'investimento
normativo ed economico su un riordino che non considerasse
l'insieme delle questioni aperte potesse ancora mantenere una
disarmonia del sistema. Sappiamo tutti che questa era la
strada che il Governo intendeva seguire.
Vorrei ricordare che la nostra richiesta fu sostenuta, allora,
dall'onorevole Ascierto, anch'egli firmatario di un progetto
di legge di riordino che, tuttavia, escludeva dalla sua
previsione le Forze armate.
Immediatamente dopo quel passaggio parlamentare, contribuimmo
alla discussione che prese avvio nelle Commissioni competenti
con una nostra proposta di legge, ben sapendo che l'idea di un
progetto organico di riordino avrebbe impegnato nella ricerca
delle relative risorse e, proprio per questo,
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individuando un nuovo assetto dei ruoli e delle carriere
completo e soddisfacente da attuare mediante interventi
progressivi da realizzare in più anni in relazione alla loro
praticabilità economica.
Il testo oggi in discussione non soddisfa l'esigenza di
organicità che nel tempo è maturata. Come spiegherò più
avanti, è una casa senza fondamenta, che si vuole vendere con
chiaro intento speculativo ad un futuro Governo, perché gli
crolli addosso, travolgendo anche i diretti interessati che,
invece, attendono di trovarvi dimora.
Le iniziative legislative che hanno seguito la scrittura, nel
1981, del nuovo ordinamento dell'amministrazione della
pubblica sicurezza hanno sempre inteso realizzare una
sostanziale omogeneità delle carriere, delle attribuzioni e
dei trattamenti economici del personale delle Forze di polizia
e delle Forze armate, pur nel rispetto dei relativi compiti
istituzionali, delle attribuzioni di stato e di quelle
specifiche delle autorità di pubblica sicurezza.
Questo obiettivo ha favorito nel tempo l'idea, da noi
condivisa e sostenuta, di dovere individuare, nell'ambito del
pubblico impiego, uno specifico comparto che valorizzasse la
peculiarità del rapporto di lavoro del personale addetto alla
difesa e alla sicurezza del paese.
C'è oggi da riflettere se tale stretta relazione che unisce le
nostre Forze armate e le nostre Forze di polizia e le
distingue dai percorsi normativi e contrattuali degli altri
lavoratori pubblici non debba, comunque, lasciare emergere le
differenze con le quali si caratterizza il loro servizio allo
Stato salvaguardando - ribadisco un concetto espresso poco fa
dal collega Molinari e che ho riportato nella relazione alla
mia proposta di legge - per un verso le specificità di chi
lavora per garantire l'ordine e la sicurezza pubblica contro
le aggressioni criminali, il terrorismo, l'eversione e la
violenza politica e, per altro verso, le specificità di
strutture militari che lavorano per la difesa in armi
dell'indipendenza ed integrità del paese e dei valori comuni
in cui l'Italia e gli organismi internazionali di cui fa parte
si riconoscono. Siamo convinti che tale passo ulteriore vada
fatto: lo abbiamo proposto nel nostro progetto e lo
riproponiamo ancora in quest'aula.
Riteniamo anche che oggi non distinguere, all'interno di un
comparto unitario, il settore della sicurezza da quello della
difesa non favorisca una congrua e moderna evoluzione dei
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relativi apparati e possa, altresì, favorire una tendenza
alla militarizzazione delle Forze di polizia. Non è un rischio
lontano: è andata in questo senso la legge n. 226 del 23
agosto 2004 che, anticipando la sospensione del servizio
obbligatorio di leva, ha disposto che per accedere alle
qualifiche ed ai gradi iniziali di tutte le Forze di polizia
fosse necessario avere prestato servizio come volontari in
ferma prefissata di un anno o in ferma prefissata quadriennale
nell'esercito, nella marina o nell'aeronautica.
È evidente che tale processo evolutivo del sistema di regole
che riguarda ciascuna forza e il quadro di insieme
difficilmente riesce, ormai, a sopportare interventi che si
propongono soltanto di correggere sperequazioni o
disallineamenti che vengono evidenziati soprattutto per via
giurisdizionale. Ogni volta queste misure parziali incidono
soddisfacendo alcuni e deludendo altri, producendo nuovi
squilibri nei percorsi di carriera di un personale che ne
avverte l'iniquità. Da qui abbiamo colto l'esigenza di un
riordino organico e complessivo che potesse coinvolgere tutte
le donne e gli uomini delle Forze di polizia, dell'ordinamento
militare e civile e delle Forze armate all'interno di un
progetto moderno, più avanzato, più utile alle aspirazioni
personali ed alla modernità del comparto.
Purtroppo - lo ripeto - il testo che esaminiamo oggi non
centra tale obiettivo. Non c'è il tempo di una disamina
dettagliata che faccia emergere tutti i punti di
insoddisfazione che stanno portando, in queste ore,
rappresentanze significative del personale a manifestare
pubblicamente il loro dissenso da tale testo. Quando
giungeremo all'esame degli emendamenti spiegheremo quali
scelte avrebbero potuto dare la cifra di un intervento
compiuto.
Trattandosi di un testo che delega al Governo la traduzione
negli ordinamenti delle scelte indicate dal Parlamento
giudichiamo che con maggiore chiarezza avrebbero dovuto essere
indicati i principi costitutivi di un progetto di riordino.
Purtroppo - dobbiamo dirlo - non si è voluto che fosse il
Parlamento ad elaborare tale progetto. I colleghi che hanno
lavorato nel Comitato ristretto sanno che questo progetto è
figlio esclusivamente dei tecnici delle diverse
amministrazioni che hanno consegnato nelle mani della
maggioranza la velina del testo, inizialmente corredata anche
dei relativi commenti, che la maggioranza ha passivamente
recepito.
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All'inizio dei nostri lavori in Commissione ascoltammo i COCER
ed i sindacati delle forze di polizia: essi offrirono
valutazioni e suggerimenti che non sono stati considerati. A
cosa è valso? A cosa vale un percorso parlamentare se è
inibito per decisioni assunte altrove? Invito tutti noi che
sediamo in questi banchi a riflettere.
L'esperienza di questo testo ci consegna due questioni
politiche. La prima sta nella necessità di sviluppare in
ambito parlamentare una maggiore competenza sulle questioni
tecniche che interessano questo settore: ciò non può
prescindere dall'introduzione di una commissione
specificamente dedicata alle problematiche della sicurezza e
del personale delle Forze di polizia. La seconda sta nel
diverso approccio che hanno con i problemi del personale le
amministrazioni e le rappresentanze.
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Non c'è da capire da quale parte stare, ma come evitare una
contrapposizione che riduce l'apporto di ciascuno.
Questo progetto di riordino poteva essere l'occasione per
mettere in fila alcune idee di cambiamento. Ne indico alcune,
da ritenersi estese alle qualifiche e ai gradi corrispondenti:
la valorizzazione economica e funzionale delle qualifiche
iniziali, già penalizzate dalla parametrazione stipendiale;
l'unificazione dei ruoli degli agenti ed assistenti con quello
dei sovrintendenti; la progressione degli ispettori verso
funzioni direttive; un più deciso processo di valorizzazione
dirigenziale dei funzionari; la contrattualizzazione dei
dirigenti.
Alcune di queste indicazioni sono state completamente
ignorate. Per il resto, c'è scritto poco e ciò che c'è scritto
crea problemi. Penso, ad esempio, all'unificazione dei ruoli
esecutivi. Sospetto l'illegittimità costituzionale della
previsione che riguarda l'accesso, anche tramite concorso, al
grado di sergente.
Cosa dire del completo disinteresse, quanto agli effetti che
la creazione del ruolo unico delle carriere esecutive produrrà
verso o tra coloro che già sono inquadrati, in virtù del
decreto legislativo del 1995, perché vincitori di concorso,
nei ruoli dei sovrintendenti?
Cosa dire a quanti sono entrati nelle Forze armate nel vecchio
ruolo dei sottufficiali e sono rimasti prigionieri nel ruolo
dei sergenti?
C'è poi un'ingiustificabile resistenza a riconoscere ai
dirigenti un proprio ambito di confronto contrattuale.
L'ultima legge finanziaria ha anticipato due norme di riordino
che sono già in vigore. L'una prevede il miglioramento del
trattamento pensionistico dei dirigenti generali e dei
dirigenti superiori e dimentica, per noi, senza motivo, i
primi dirigenti.
L'altra norma affida agli ispettori superiori sostituti
commissari le funzioni di vicedirigente di particolari uffici
o unità organiche e prevede un concorso per il loro accesso al
ruolo dei commissari. Siamo d'accordo, ma lasciateci rilevare
un'evidente incongruenza con la norma di sbarramento con cui
questo provvedimento impedirebbe di intervenire con
disposizioni che comportino l'inquadramento nei ruoli
superiori. Se
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questa norma rimanesse, presagiamo ricorsi da parte di
quegli operatori che svolgono analoghe funzioni e che la legge
finanziaria ha dimenticato.
Vengo ora al secondo rilievo che noi muoviamo a questo testo:
noi non sappiamo quanto costa. È incredibile, ma è così ed è
una condizione inaccettabile. Più volte abbiamo chiesto al
Governo di fornirci una scheda tecnica che ci illustrasse
l'impatto economico di questo provvedimento. Ci è stato
risposto dal sottosegretario Mantovano che ci sarebbe stata
fornita e non è mai arrivata. Ci è stato detto dal presidente
Ramponi che la Commissione bilancio avrebbe curato il relativo
approfondimento chiedendo chiarimenti al Governo. Siamo giunti
all'esame da parte dell'Assemblea e la Commissione bilancio,
su un provvedimento che comporta un notevole impegno di spesa,
non ne ha ancora esaminato il testo.
La maggioranza sta truccando il gioco. Siamo alla scadenza di
una legislatura che ha messo il segno «meno» davanti a tutte
le misure relative alle Forze di polizia e alle Forze armate
(Commenti del sottosegretario Mantovano).
Sottosegretario, è così. Guardi l'ultima finanziaria e lo
verificherà anche lei. Guardiamo anno per anno gli interventi
che sono stati fatti, come dovremmo fare anche per quanto
riguarda i reati...
Questo provvedimento è l'ultima carta con cui si dovrebbe
vincere ad ogni costo, anche barando, perché la realtà è che
non ci sono i soldi per attuarlo. Le uniche somme a
disposizione sono quelle che furono stanziate con la legge
finanziaria per il 2004 (legge 24 dicembre 2003, n. 350).
L'articolo 155, comma 2, autorizzava la spesa di 73 milioni di
euro per l'anno 2004, 119 milioni di euro per l'anno 2005 e
122 milioni di euro a decorrere dall'anno 2006, da destinare -
si noti bene - a provvedimenti normativi in materia di
riordino dei ruoli delle carriere del personale non direttivo
e non dirigente delle Forze armate e delle Forze di polizia.
Il Governo, a dicembre, ha dato la sua parola che questi soldi
vi sono ancora tutti e che saranno «trascinati» nel 2006
(spero che il rappresentante del Governo in Assemblea lo
confermerà) ma con quei soldi, ora, si intende fare un
miracolo e finanziare l'unificazione dei ruoli e delle
carriere esecutive, l'allineamento delle carriere e dei
trattamenti economici degli ispettori e dei marescialli,
nonché, in evidente
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violazione della destinazione imposta dalla legge
finanziaria (non direttivi e non dirigenti vi era scritto in
quella legge), l'unificazione dei ruoli dei funzionari.
Ne avanza anche per finanziare (parlo dell'articolo3, comma 3)
il beneficio della riduzione di due anni della permanenza
minima nella qualifica di ispettore per il personale della
polizia penitenziaria.
Dove sono i conti che dimostrano che sia possibile realizzare
tutto ciò?
Quanto al resto, che non ha copertura, ci dovrebbe pensare il
nuovo Governo, vincolato già da ora, al «buio», a reperire le
occorrenze finanziarie e ad indicarle previamente nel
Documento di programmazione economico e finanziaria. Stiamo,
quindi, lasciando a chi verrà un'eredità carica di debiti,
senza neanche calcolarli e senza neanche dare il beneficio di
inventario.
Su ciò vi è da fare chiarezza.
LUIGI RAMPONI,
Presidente della IV Commissione. Tanto verremo noi, non
vi preoccupate.
MARCELLA LUCIDI.
Onorevole Ramponi, la responsabilità di un parlamentare non
dipende da chi formerà il futuro Governo ma dalla risposta che
riusciamo a dare agli interessi del paese e agli operatori
che, in questo caso, aspettano il provvedimento in esame e che
voi state raggirando.
LUIGI RAMPONI,
Presidente della IV Commissione. Come avete fatto voi
con i parametri.
MARCELLA LUCIDI.
Arrivo proprio a questo punto, presidente. Ho studiato anche
su ciò.
Facciamo chiarezza; capiamo bene che la decisione di metter
mano ad un intervento complessivo e razionale di riordino può
comportare di dover proiettare sui prossimi anni il
reperimento delle risorse necessarie al suo completamento. Ma
ciò deve avvenire con un calcolo certo dei costi, con una
valutazione dello stato dei conti attuale tale da escludere,
oggi, una piena copertura e, in ogni caso, senza voler
condizionare, rispetto ad un quadro economico che ora non è
prevedibile, l'operato di un futuro Governo.
Pag. 60
È irresponsabile davanti ad un paese che registra il proprio
degrado economico, non dire quanto, quando e come è possibile
praticare scelte che producono interessi legittimi nei diretti
destinatari.
Nei nostri emendamenti abbiamo articolato una proposta,
individuando tra i capitoli di bilancio i soldi che potrebbero
sostenere questo riordino. Domani, si riunirà la Commissione
bilancio. Possiamo in quella sede confrontarci avendo in mano,
finalmente, una relazione tecnica, quei dati reali che ci
assicurino ed assicurino il personale che non stiamo compiendo
un'operazione velleitaria?
Voglio proprio portare ad esempio il provvedimento che in
questi giorni, ancora oggi, prima dall'onorevole Ascierto e
poi dal presidente Ramponi, ho sentito citare dal centrodestra
come argomento in difesa, in propria difesa.
LUIGI RAMPONI,
Presidente della IV Commissione. In attacco.
MARCELLA LUCIDI.
Ed anche in attacco, ma lo respingiamo come vedrà tra breve.
La legge n. 86 del 2001, che vi invito a rileggere, conteneva
una serie di disposizioni di favore per il personale delle
Forze di polizia e delle Forze armate, che cito a memoria: gli
interventi relativi alla mobilità, gli incentivi previsti, gli
interventi di sostegno in caso di congedo e quelli relativi al
disagio per il trasferimento di sede fuori del comune di
provenienza.
Fu una legge adottata allo scadere della scorsa legislatura,
come sta avvenendo oggi.
Pag. 61
Prevedeva all'articolo 7 una delega al Governo per
determinare i trattamenti economici delle Forze di polizia e
delle Forze armate, secondo il sistema dei parametri, valutati
in relazione al grado e alla qualifica rivestiti. Quell'articolo
maturò con il consenso e il sostegno di tutte le
rappresentanze che, da tempo, lamentavano l'inadeguatezza e
l'incoerenza del loro sistema stipendiale. Tutto il personale
si riconosceva nell'indirizzo impresso al Governo e, se la
memoria non mi tradisce, anche dai banchi del gruppo di
Alleanza nazionale si votò quel provvedimento.
Nel merito, la delega, da esercitare entro 18 mesi, prevedeva
espressamente che i relativi decreti legislativi - mi segua,
presidente Ramponi - qualora imponessero nuovi o maggiori
oneri a carico del bilancio dello Stato, dovessero essere
emanati, secondo quanto previsto espressamente dal
provvedimento, solo qualora nella legge finanziaria fossero
state stanziate le risorse occorrenti.
LUIGI RAMPONI.
Come questo...!
MARCELLA LUCIDI.
Non è così, perché, in questo caso, si condiziona al punto
tale da chiedere addirittura...
PRESIDENTE.
Onorevole Ramponi, ... potrà intervenire successivamente.
MARCELLA LUCIDI.
Che vi sia una previsione ex ante nel Documento di
programmazione economico-finanziaria.
Voi volete che quei conti, di cui non vi siete occupati
adesso, vengano obbligatoriamente elaborati dal prossimo
Governo. In quel caso, la riparametrazione non incideva o
suscitava in sé interessi legittimi; semmai, produceva
legittimi interessi quanto alla possibilità di procedere ad
una rivisitazione dei calcoli. Invece, siamo di fronte ad un
provvedimento che determina, attraverso determinati interventi
normativi, interessi legittimi nei confronti degli
interessati. Tuttavia, noi allora consegnavamo - presidente
Ramponi, questa è la differenza! - nelle mani di un nuovo
Governo un impegno certo ed ineludibile.
Pag. 62
LUIGI RAMPONI.
Non capisco quale sia la differenza!
MARCELLA LUCIDI.
Tuttavia, rispettavamo la responsabilità di quel Governo di
mantenere gli impegni, ma ciò non avviene con questo
provvedimento. Infatti, con quest'ultimo - lo ribadisco - si
mette nelle mani del nuovo Governo un contenitore chiuso
dentro il quale nessuno sa cosa c'è.
Ricorderete certo che quella delega trovò attuazione solo
nella primavera del 2003 e che i decreti legislativi
stabilirono l'entrata in vigore del nuovo regime stipendiale
al 1o gennaio 2005, in corrispondenza proprio dello
stanziamento delle somme necessarie alla piena attuazione.
Questo veniva consentito dalla legge delega! Insomma, si può
adottare un modo di fare diverso da quello che state usando
oggi. È un modo non risentito, leale verso chi ci segue e chi
ci avversa, che appartiene al gioco democratico in cui le
regole devono essere rispettate da tutti.
Noi tutti sappiamo che la nostra Costituzione ci impone, per
ogni legge che comporti nuove e maggiori spese, di indicare i
mezzi per farvi fronte, come previsto testualmente, onorevole
Ramponi.
Noi ci assumiamo la responsabilità di emendare questo
provvedimento e lo facciamo anche per questo profilo. Mi
auguro che la maggioranza e il Governo si assumano la
responsabilità di renderlo legittimo, prevedendo quella
copertura senza la quale esso resta per noi irricevibile
(Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di
sinistra-L'Ulivo)!
PRESIDENTE.
È iscritto a parlare l'onorevole Ramponi. Ne ha facoltà.
LUIGI RAMPONI.
Signor Presidente, l'esposizione dei due onorevoli relatori mi
era parsa assolutamente esaustiva, ma gli interventi dei
deputati dell'opposizione mi invitano a svolgere alcune
precisazioni, anche perché avverto particolarmente
l'importanza di questa iniziativa legislativa, per la quale mi
sono impegnato fino in fondo, avendo vissuto, a differenza di
tanti che parlano, per quarant'anni un'esperienza proprio
relativa al dissesto e alle differenze che angustiano i
rapporti tra i diversi appartenenti alle forze dell'ordine e
alle forze di polizia. Molte volte, i provvedimenti vengono
adottati molto
Pag. 63
più per soddisfare esigenze particolari piuttosto che per
tenere conto della necessità e dell'armonia organica di tutto
il sistema che regola la posizione giuridica e di progressione
di carriera degli appartenenti alle Forze armate.
Ad esempio, una delle ragioni per le quali si determina il
riordino è che per alcune categorie del personale delle Forze
dell'ordine si raggiunge il vertice della carriera entro
quindici anni, dopodiché vi sono altri vent'anni nei quali si
permane nel grado.
A differenza di quanto avevano fatto i nostri padri, che
prevedevano uno sviluppo di carriera regolato nel tempo, chi
ha stabilito che in quindici anni si dovesse raggiungere
l'apice della carriera? Alcune insipienti decisioni del potere
legislativo che, per ragioni demagogiche, ha accelerato questa
carriera. Chi ha fatto in modo che si arrivasse rapidamente ai
gradi-vertice o che vi fossero limitate possibilità di
aspirazioni, di differenziazioni? Le decisioni demagogiche
che, sistematicamente, sono state adottate in questi anni
proprio da chi voleva soltanto ingraziarsi questa o quella
categoria. Adesso, ridicolmente, mi si viene a dire che è
necessario trovare una soluzione perché, purtroppo, tutti
arrivano al grado-vertice dopo quindici anni! Ciò per
evidenziare l'importanza del sistema organico, che non è una
questione di opinione, ma matematica.
Vorrei rispondere all'onorevole Lucidi. Non riesco a capire,
francamente, quale sia la differenza tra ciò che accadde
quando alla fine della legislatura si stabilì di prevedere
l'applicazione del concetto della parametrazione e ciò che noi
stiamo prevedendo oggi.
È vero - come affermava l'onorevole Lucidi - che su tale
questione anche noi fummo d'accordo, in quanto allora vi era
una esigenza sentita, che condividevamo. Ma, allora, nessuno
dell'attuale opposizione si sognò di dire che non si sapeva
quanto tutto ciò potesse costare. Tant'è vero che, quando
abbiamo attuato tale principio, ho dovuto penare sei mesi per
riuscire ad avere la quantificazione di cosa volesse dire
realizzare la parametrazione!
MARCELLA LUCIDI.
Non è la stessa cosa!
LUIGI RAMPONI.
Dopodiché avevate stabilito che si dovesse procedere per
decreti, così come stabiliamo noi, coperti
Pag. 64
da interventi previsti in finanziaria. Questa volta, a
differenza di allora, nella finanziaria è già previsto
qualcosa!
Francamente, come allora avevo ritenuto giusto il vostro modo
di procedere, oggi ritengo che il nostro sia ugualmente
giusto; obiettivamente, non ritengo vi siano differenze.
In ogni caso, sono molto contento che si sia riusciti, prima
della conclusione di questa legislatura, ad adottare questo
provvedimento e credo che, come me, lo sia anche la stragrande
maggioranza degli appartenenti alle Forze dell'ordine.
D'altra parte, se è vero che condividete questa necessità, se
indicate con tanta lucidità alcune incongruenze che sarebbero
da modificare, perché non lo avete fatto durante gli anni nei
quali avete governato? Infatti, il problema risale al 1995,
quindi dal 1996 al 2001 potevate intervenire in tal senso,
visto che adesso siete così lucidi e così brillanti nel sapere
ciò che questa legge non risolve.
Pag. 65
Sembra, ad ascoltarvi, che abbiate una preparazione
eccezionale. E allora, se avevate tutta questa preparazione,
perché non l'avete messa in pratica? Tanto più che quando si è
trattato della parametrazione siete intervenuti, poiché vi era
tale esigenza, e ci avete trovato al vostro fianco.
Quindi, francamente, non riesco a capire, così come non riesco
a capire - su questo, se mi consentite, ho il timore che vi
sia da parte vostra una posizione di carattere elettorale -
perché vi scagliate contro quello che, a fatica, siamo
riusciti a fare, voi che avete presentato alcune proposte di
legge. E le avete presentate, insieme con noi, non alla fine
della legislatura, bensì due anni fa, e due anni fa abbiamo
iniziato a discutere. Anche nelle vostre proposte di legge,
cari amici, non vi è alcuna quantificazione. Non capisco,
dunque, come mai vi meravigliate, se, a vostra volta, avete
presentato una proposta di legge, e non avete quantificato
nulla.
MARCELLA LUCIDI.
Non spettava a noi!
LUIGI RAMPONI.
La quantificazione che abbiamo proposto fa per ora riferimento
a quanto stanziato dalla legge finanziaria, e nel tempo dovrà
essere integrata con successivi provvedimenti che saranno
adottati man mano che vi sarà la copertura.
Non riesco dunque a capire come si possa parlare di iniziativa
di carattere demagogico ed elettorale, se il discorso risale a
due anni fa. D'altra parte, le proposte di legge sono state
presentate da noi così come sono state presentate da voi, e
dunque anche le vostre proposte di legge dovrebbero essere a
carattere elettorale! La presentazione delle proposte di legge
è pressoché contemporanea (le nostre sono state presentate per
prime).
Quanto alle risoluzioni approvate dall'Assemblea, alle quali
avete fatto riferimento, vi ricordo che in quel momento il
problema era a noi talmente noto che avevamo già presentato le
proposte di legge di cui ora stiamo discutendo. La vostra
risoluzione, dunque, non costituiva una grande novità, e il
Governo non ebbe difficoltà ad accettarla. Presentaste una
risoluzione, il Governo la accettò, avete presentato anche voi
Pag. 66
proposte di legge, il popolo degli operatori della difesa e
della sicurezza chiede un riordino, abbiamo un «pasticcio», ma
non riesco a capire perché non lavoriamo tutti assieme per
realizzare la migliore delle leggi possibili: francamente, non
lo capisco.
Perché la proposta di legge in esame ha questa connotazione?
Si tratta di un altro aspetto che continuate a richiamare: non
solo, dite, non sappiamo a quanto ammonta, ma ci sembra un
tuffo nel buio, un impegno per il Governo successivo, un onere
gratuito attribuito a chi ci seguirà (potrei fare una facile
battuta: non preoccupatevi, ci saremo ancora noi, ci penseremo
noi!).
Al di là di questo - mi rivolgo non a voi, ma ai cittadini
italiani - mi chiedo come non si possa comprendere il
ragionamento che sto per svolgere. Il riordino delle carriere
afferisce allo stato organico di tutto il complesso delle
forze, e dunque va visto in maniera assolutamente unitaria ed
omogenea, proprio per evitare che si approvi una norma per gli
ispettori, quindi una norma per gli agenti, e via dicendo.
Deve trattarsi di una visione organica generale, e ritengo
condividiate tale esigenza.
Al fine di pervenire ad una visione organica e generale,
occorre predisporre un testo legislativo complessivo che
affronti le varie questioni da affrontare. Non vi è la
possibilità di conseguire tale risultato in termini di
copertura, perché oggi non vi sono ancora le risorse per
tutti. Abbiamo dunque pensato di predisporre un disegno
organico e di prevedere che la sua realizzazione avvenga
attraverso provvedimenti successivi a partire dalle categorie
di livello inferiore, alle quali teniamo particolarmente, che
devono essere prese in considerazione e possono essere
soddisfatte in ragione della copertura già esistente.
Tuttavia, pur prevedendo decreti successivi, proponiamo di
vincolare tali decreti ad un disegno unico, in modo da
impedire che i singoli decreti determinino sconquassi, come
invece è accaduto fino ad oggi.
Quindi, disegno organico, copertura attuale, parziale e in
prospettiva, risoluzione di tutte le interazioni e
integrazioni fra le varie categorie: credo che questo sia un
modo corretto di procedere. Vorrei ora svolgere una ulteriore
osservazione. Il testo non è stato messo a punto dal Comitato
ristretto, ma si
Pag. 67
è ragionato sulla base di un testo messo a punto dai
funzionari. Sono stato io a prendere questa decisione, in
quanto ho cercato di fornire a tutti noi parlamentari una base
sulla quale operare. Vi dico francamente che qui dentro non
c'è nessuno capace di mettere a punto una proposta di legge
relativa ai problemi organici della funzione pubblica! Lo
sapete benissimo, e sapete anche benissimo che le proposte di
legge che avete presentato non le avete elaborate voi, ma sono
state predisposte, grazie a Dio, da chi professionalmente è
preparato a farlo. È chiaro che al Parlamento rimane la
facoltà di approfondire, se volete anche di imparare le cose,
e poi di approvare.
Il testo presentato è quello sulla base del quale i
parlamentari hanno potuto lavorare, come credo si faccia
normalmente. Credo che qui dentro, per tutte le proposte di
legge che mettiamo a punto, ciascuno di noi possa contare
sempre sul contributo dei tecnici - grazie a Dio - perché
altrimenti chissà cosa tireremo fuori.
Noi ci siamo cimentati, ci siamo impegnati, abbiamo recepito
anche quello che voi, con le vostre proposte di legge, ci
avete segnalato. Abbiamo ascoltato i sindacati, le
rappresentanze della difesa ed il COCER, con l'intento di
risolvere un problema che certamente voi non potete negare
esista. Abbiamo cominciato da due anni l'approfondimento di
questa materia, che, quindi, non ha niente a che vedere con le
prossime elezioni. Siamo anche molto tranquilli: potrei
citarvi una serie di documenti dai quali si evince che la
stragrande maggioranza degli appartenenti alle Forze
dell'ordine e alle Forze armate è contenta di questo testo,
anche se vi sono, inevitabilmente, delle frange che vorrebbero
qualche incremento. Vi invito, quindi, a fare uno sforzo per
avvicinarvi a noi, in modo da realizzare questo riordino, di
cui la nostra organizzazione, sia il personale delle Forze
armate sia quello delle Forze di polizia, ha estremo bisogno e
attende con favore (Applausi dei deputati del gruppo di
Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE.
Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro
chiusa la discussione sulle linee generali. |