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FEBBRE DA CASERMA

 

 

Il partito di Fini ha perso molti consensi tra i cittadini in divisa.
 

DAL SETTIMANALE AVVENIMENTI DELL'11/07/2003

 

Articolo a cura di Sebastiano Gulisano

 

Il campanello d'allarme era squillato nitidamente un mese prima, il due giugno, quando uno dei colonnelli di Alleanza nazionale, il viceministro per il Commercio estero Adolfo Urso, in un'intervista al Quotidiano nazionale del gruppo Rieffeser (Nazione, Carlino, Giorno), aveva avvertito: "I ceti sociali a noi più vicini non sempre sono stati tutelati". E, a scanso d'equivoci, aveva aggiunto: "Ho incontrato molti militari giustamente scontenti per la questione degli alloggi e della parametrazione, mi hanno detto che a queste elezioni non sono andati a votare". Più forte e nitido di così quel campanello non poteva squillare, ma il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, dev'essere affetto da sordità e non l'ha sentito o, peggio, l'ha sentito e l'ha lasciato squillare senza dargli importanza. Il decreto sulla cartolarizzazione, cioè sulla vendita di circa cinquemila tra caserme e alloggi militari doveva essere convertito in legge perchè lui non poteva rinunciare a quei due miliardi di euro previsti alla voce "entrate", gli sarebbero saltati tutti i conti.

Esattamente un mese dopo quel campanello è diventato una campana a morto per il decreto "Disposizioni urgenti in materia di valorizzazione e privatizzazione del patrimonio immobiliare pubblico", affondato nell'aula di Montecitorio dai voti di 51 deputati di An, che si sono sommati a quelli del centrosinistra su un emendamento presentato da Franco Giordano, del Prc, mettendo in minoranza il governo e costringendo Tremonti a ritirare il provvedimento.

"Finalmente hanno aperto gli occhi, hanno capito che stavano andando nella direzione sbagliata: non si può pensare di fare soldi vendendo gli alloggi della Difesa", sottolinea il maresciallo Pasquale Fico, esponente del Cocer esercito e consigliere comunale di An a Novara.

Contro il decreto sulla svendita degli alloggi e contro la legge sul riordino delle carriere militari, Fico era giunto alla protesta estrema: 28 giorni di sciopero della fame e tre della sete. Poi è crollato ed è finito in ospedale, ricoverato d'urgenza. E ignorato dai media. Ma non è stata una protesta solitaria, la sua: sebbene con altre forme, il malcontento ha attraversato quasi tutte le caserme italiane, coinvolgendo soldati, marinai, avieri e persino carabinieri i quali per mesi hanno disertato le mense militari. Astensione dal rancio, si chiama. Una protesta proseguita anche dopo che, a fine maggio, la contestatissima legge sulla parametrazione è stata pubblicata sulla gazzetta ufficiale: c'era ancora in ballo il decreto sulla privatizzazione degli alloggi, che ha registrato la contrarietà di tutti i Cocer, gli organismi di rappresentanza dei militari. Proprio alcuni giorni prima della bocciatura del provvedimento governativo, il malcontento dei militari si era tradotto in una petizione promossa da Casadiritto (Comitato nazione utenza e valorizzazione del demanio militare di abitazione) e ospitata sul sito internet di militari.org,  ma "Teodoro Bontempo (l'artefice del voto di An alla Camera, ndr) ha capito in tempo che stavano andando nella direzione sbagliata e ha sterzato", commenta il maresciallo Fico, e la petizione si è fermata.

Le prime crepe nel rapporto tra il partito di Gianfranco Fini e i "cittadini con le stellette" era comparsa subito dopo l'inizio della legislatura, quando il presidente della commissione Difesa della Camera, l'ex generale Luigi Ramponi, di An, ha presentato un disegno di legge di riforma della rappresentanza militare che, di fatto, "cancella quel minimo di diritti conquistati dalle forze armate e riporta i militari indietro di trent'anni", hanno spiegato da più parti. é anche vero che un altro deputato di An, l'ex maresciallo dei carabinieri Filippo Ascierto, gli ha contrapposto un progetto di legge che disegna una rappresentanza militare molto avanzata, assai vicina a forme di sindacato, più vicina alla posizione di Elettra Deiana del Prc (sindacato tout court) che a quella ufficiale del centrodestra. Infatti, la proposta di Ramponi (partorita dagli uffici studi degli stati maggiori militari) è stata fatta propria dall'intera Casa delle libertà e adottata dalla commissione come testo base per la discussione. Il disegno di legge si è poi arenato, proprio in seguito alla forte contrarietà espressa dai Cocer delle forze armate e di sicurezza, ma la crepa non si è richiusa. Anzi, col tempo si è divaricata. E alle elezioni amministrative del 25 e 26 maggio si è manifestata nelle urne, penalizzando An. "Non possono continuare a legiferare su materia che riguardano i militari senza tenere conto del parere delle rappresentanze", sottolinea il maresciallo Fico.

Così, il 2 luglio, mentre Berlusconi scambiava l'aula di Strasburgo per la sua villa di Arcore pretendendo che gli europarlamentari ridessero delle sue "battute" come fanno i suoi vassalli, a Roma si consumava la ribellione di Alleanza nazionale: "Signor presidente, signori del governo - ha esordito Gianfranco Anedda, avvocato sardo e deputato di An - la pervicacia e la caparbietà sono due qualità positive, quasi due virtù; perdono tale qualità quando si uniscono, quando diventano pervicace caparbietà, che - riporta lo stenografico della seduta - si trasforma quasi in prepotenza, se non in arroganza". Parole al vento, anche quelle di Anedda, che, comunque, non sosteneva le ragioni dei militari, ma accusava il governo "di violare norme costituzionali, patti già sottoscritti, principi di autonomia nei quali crediamo" e che riguardano la regione Sardegna. Solo storie di campanile, forse. "L'elenco dei beni che vengono colpiti da questo provvedimento - spiegava il deputato di An - appartenenti alla regione Sardegna e riguardanti soprattutto l'isola di La Maddalena (piena di insediamenti militari, ndr), sono scritti in una lista di beni immobili di quattro pagine fitte! Non discutiamo di qualcosa di poco conto, ma di un'intera zona della Sardegna ad altissimo valore ambientale e storico nella quale sono ricomprese persino la casa e la proprietà di Garibaldi!". Ma il governo ha tirato dritto anche di fronte all'eroe dei due mondi".

Così, mentre Berlusconi naufragava sulle secche del parlamento europeo, il partito di Fini, brandendo il vessillo dell'"eroe dei due mondi" e spronato dalle forze armate, parte all'attacco del governo e affonda quel provvedimento che lo riavvicina alla base militare e "fa stare a proprio agio i nostri elettori", chiarisce Ignazio La Russa, capogruppo di An alla Camera. Ai forzisti che parlano di "agguato", risponde direttamente Gianfranco Fini, da Strasburgo, dopo avere superato lo shock per la figuraccia internazionale rimediata dal presidente del Consiglio: "Non si è trattato di franchi tiratori, ma del frutto di una decisione presa dal gruppo". Come dire che, su alcune questioni che rischiano di colpire pesantemente il proprio elettorato, An non è più disposta a piegarsi all'"arroganza" dell'esecutivo. La prossima volta, infatti, i rintocchi delle campane a morto potrebbero riguardare non un decreto ma il governo stesso che, "se continua così, non avrà più i voti di chi lo ha eletto", conclude il maresciallo Pasquale Fico. E a pagarne il prezzo più alto, sotto il profilo dei consensi, sarebbe proprio An.

DAL SETTIMANALE AVVENIMENTI DELL'11/07/2003
Articolo a cura di Sebastiano Gulisano

 

 


 

 

 

 

 

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