I militari rinunciano al pasto per
protestare contro i nuovi stipendi
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LA TRIBUNA DI TREVISO
20/05/2003
Esplode il malcontento dei militari. Così oggi i militari dell'Esercito di
Treviso, Caserma De Dominicis, si astengono dall'andare a mensa. E' lo sciopero
del rancio. Treviso si unisce alla protesta già scoppiata a Udine, Maniago,
Casarsa, Portogruaro e giù fino a Salerno, protesta che accomuna caserme
dell'Esercito, aeroporti dell'Aeronautica e porti della Marina militare.
Lo
scoglio più duro è il decreto sulla parametrazione (il Progetto di nuova forma
stipendiale) che «mortifica sergenti e marescialli e riserva un trattamento
ancor peggiore ai volontari in servizio permanente», praticamente tutte le forze
armate meno gli ufficiali. E più passa il tempo, più cresce la consapevolezza
fra gli uomini con le stellette, al punto che astensione (scioperi) mensa che
avevano adesioni del 60-80% sono passate a punte del 90% come a Treviso.
Questa
volta i professionisti trevigiani con le stellette non si limitano ad un giorno
di protesta (nata spontaneamente, e per questo in giorni diversi rispetto altre
caserme), ma sembra che cogliendo l'esempio di caserme di Casarsa, i cui
colleghi non si sono recati a mensa per oltre una settimana, essa possa durare
più giorni se non proseguire fino alla definizione del decreto come stanno
facendo altre caserme di Maniago o del resto delle forze armate italiane.
Altro punto dolente dal 1995 (forse più di quello precedente, almeno per i
militari dell'Esercito e dell'Aeronautica), è quello dello «scavalcamento» del
personale che rappresenta la spina dorsale delle forze armate, ovvero i sergenti
ed i marescialli, che dall'oggi al domani si videro passare avanti (perciò
scavalcati) con gradi superiori (e relativi stipendi superiori) i vari inferiori
di grado dei carabinieri, pur essendo inquadrati nello stesso livello
retributivo e giuridico.
E così si prosegue con il problema degli alloggi e si finisce infine nella
«farsa» della Riforma della rappresentanza che i vari Governi si palleggiano, ma
nessuno ha il coraggio di adottare ciò che viene normalmente applicato nel resto
d'Europa, ovvero concedere le associazioni di categoria ai militari, cioè i
sindacati.
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