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LIBERTA’ DI PIACENZA 26/04/2003 

Anche a Piacenza malumore in caserma. Ma sottovoce e senza nomi

 

La paga del soldato? Fa brontolare le truppe pure a Piacenza, anche se il malcontento per i nuovi stipendi delle Forze armate e di polizia - approvati dal governo venerdì 18 aprile - non esce dalle caserme e filtra solo attraverso le confidenze di sottufficiali che chiedono l'anonimato. A rendere nota l'esistenza di questo malessere alla comunità dei “civili” è stato un articolo di Mario Sensini apparso giovedì 24 sul Corriere della Sera, che parlava di un forte disagio diffuso soprattutto tra i sottufficiali e i volontari in servizio permanente effettivo che «vedono profilarsi l'appiattimento del salario nel corso di tutta la vita lavorativa» con la prospettiva di «chiudere dopo 38 anni di servizio a 1300 euro e raccontava dello “sciopero del rancio” registrato in diverse caserme e scuole militari. Di ufficiale c'è, comunque, l'importo dei nuovi stipendi: si parla, ad esempio, di 15.094 euro all'anno per un primo caporalmaggiore, 16.327 per un sergente e 17.528 per un maresciallo capo (con “aumenti” di appena 23 euro al mese, o anche pari a zero). Come vivono con questi soldi, a Piacenza, i tutori della nostra sicurezza? I carabinieri rifiutano qualsiasi commento, ma i militari in uscita dalle caserme del Genio Pontieri sono più loquaci. Per il primo caporalmaggiore intervistato (che non vuole dire però il suo cognome), addirittura, «lo stipendio è fin troppo, perché rispetto ad altri lavoratori siamo dei privilegiati: in caserma abbiamo vitto e alloggio gratis». Ma fra gli altri anonimi commilitoni si ascoltano ben altri sfoghi, ben riassunti da quello di un maresciallo che dice: «Il problema, oltre che nell'entità degli stipendi, sta nella sistema di retribuzione “a parametri”. Il risultato pratico è che lo stipendio base di un maresciallo come me oscilla tra i mille e 1.100 euro al mese. Le integrazioni vengono dalle missioni che, specie se all'estero, sono ben pagate. Ma per il Genio di Piacenza, le missioni sono poche: in un anno, saranno mille euro in più». Un altro maresciallo rincara la dose: «Non siamo privilegiati. Certo, pranziamo in caserma e alcuni, se hanno figli e se la moglie non lavora, riescono ad avere gli alloggi all'affitto agevolato di due euro al metro quadro, anche se da queste case stanno già sfrattando 3mila soldati. Ma devi ugualmente mantenere la tua famiglia: al Sud si può fare, a Piacenza è un po' dura». Ed ecco il rospo finale: «Perché gli ufficiali hanno avuto gli aumenti e noi no?». Cosa ne pensano i giovani Vfa (volontari in ferma annuale) e Vfb (volontari in ferma breve) intenzionati a intraprendere il mestiere delle armi? Antonio (Vfb) è ottimista: «Prendo 850 euro al mese: non sono sposato, e mi va bene così, anche se credo che in altri Paesi europei le forze armate siano pagate meglio. Quando sarò in servizio permanente effettivo, comunque, conto di guadagnare più di 1100 euro al mese: il Genio di Piacenza avrà un altro grado di operatività e farà più missioni». Tra i Vfa, se il piacentino Claudio Gallinella non conta di dare un futuro a un'esperienza militare che ha peraltro trovato «bella» (e si dice comunque soddisfatto dei suoi 530 euro al mese), il cagliaritano Gianluca Scimone assicura che «va bene così». Solo il foggiano Claudio Fumagalli, Vfa aspirante carabiniere, commenta: «Sarebbe giusto che lo Stato compensasse un po' di più chi si fa una scelta di vita come quella militare».

Oliviero Marchesi 

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