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<<IN ANTEPRIMA SU SIDEWEB
“AUDIZIONE SU D.D.L N. 599 “DISPOSIZIONI IN MATERIA DI ALIENAZIONE E DI RINNOVO DEL PATRIMONIO ABITATIVO DELLA DIFESA” E SUL D.D.L. N. 506 “FACOLTÀ PER IL PERSONALE MILITARE DI CHIEDERE UN’ANTICIPAZIONE SULL’INDENNITÀ DI LIQUIDAZIONE DI FINE RAPPORTO E PER L’ACQUISTO DELLA PRIMA CASA”>>

 

 

Puoi leggere o parlarne sul blog!

 

ESITI DELL’INCONTRO DEL COCER INTERFORZE CON LA COMMISSIONE DIFESA DEL SENATO SULLA PROBLEMATICA ALLOGGIATIVA

 

Riceviamo dal Cocer e pubblichiamo l'intervento dell'audizione del giorno 08 febbraio 2007, a Palazzo Madama, del COCER Interforze presso la Commissione Difesa del Senato sulla problematica alloggiativa delle Forze Armate con particolare riferimento al: d.d.l n. 599 “disposizioni in materia di alienazione e di rinnovo del patrimonio abitativo della difesa”; d.d.l. n. 506 “facoltà per il personale militare di chiedere un’anticipazione sull’indennità di liquidazione di fine rapporto e per l’acquisto della prima casa”.

Durante l’incontro è stato presentata la relazione tecnica votata ad unanimità nel Comparto Difesa (Allegato A). In tale circostanza la Rappresentanza Militare pur riconoscendo alla Commissione Difesa il merito di aver riportato al centro della discussione non i contenuti dei d.d.l. in argomento, ma la più generale problematica alloggiativa, ha chiesto alla Commissione di farsi promotrice di un’urgente tavolo tecnico con il Governo considerata inoltre, la necessità di accordi/chiarimenti preventivi necessari per procedere su una linea d’azione di massima concretezza che eviti inutili illusioni o falsi allarmismi.

La Commissione condividendo il documento presentato, si è assunta l’impegno, di rappresentare l’esigenze al Governo.

CO.CE.R. - E.I. - 9/2/2007
 


 

CO.CE.R. INTERFORZE - 8/2/2007

 

“AUDIZIONE IN COMMISISONE DIFESA SU D.D.L N. 599 “DISPOSIZIONI IN MATERIA DI ALIENAZIONE E DI RINNOVO DEL PATRIMONIO ABITATIVO DELLA DIFESA” E SUL D.D.L. N. 506 “FACOLTÀ PER IL PERSONALE MILITARE DI CHIEDERE UN’ANTICIPAZIONE SULL’INDENNITÀ DI LIQUIDAZIONE DI FINE RAPPORTO E PER L’ACQUISTO DELLA PRIMA CASA”

 

 

PREMESSA

La Rappresentanza Militare, oggi più che mai, è ben conscia della responsabilità che si assume ogni qualvolta intraprende delle azioni a tutela degli interessi di tutto il personale rappresentato, soprattutto se poi le stesse non si limitano soltanto a delineare problematiche esistenti ma tendono a individuare le soluzioni. Tale responsabilità è ancora più sentita se si affrontano problematiche particolarmente complesse, dove diversi possono essere gli interessi e/o le ripercussioni sul personale militare ma soprattutto, come per l’audizione odierna, se si è chiamati ad esprimersi nelle più alte sedi istituzionali, assumendo perciò un ruolo attivo nel processo politico e decisionale. Nel cercare di risolvere tali problematiche, però, si può correre talvolta il pericolo di estrapolare specifici aspetti dal contesto globale rischiando così di individuare soluzioni che possono risultare inadeguate ed estranee alle reali esigenze della maggioranza del personale.

Con questo spirito la Rappresentanza Militare ha iniziato ad esaminare i disegni di legge A.S. 506 e A.S. 599 rilevando immediatamente come entrambi siano convergenti nel cercare di dare soluzione ad una problematica altamente complessa e fortemente sentita dal personale militare quale è la problematica alloggiativa, di cui solo una parte è costituita dalla gestione del patrimonio immobiliare esistente.
 

1. CONSIDERAZIONI GENERALI

La possibilità di poter fruire di un alloggio militare è senz’altro uno dei problemi più sentiti dal personale, stante i peculiari obblighi che caratterizzano la specificità della condizione militare, connotata da una disponibilità al servizio senza limiti di spazio e tempo, che possono imporre frequenti trasferimenti e la conseguente esigenza di eleggere l’abituale dimora in prossimità dei luoghi di lavoro. Peraltro, a fronte di tale richiesta istituzionale di mobilità vi è l’oggettiva inadeguatezza delle retribuzioni, specie per le categorie economicamente più deboli, che rendono molto difficile e di fatto praticamente impossibile non soltanto la locazione o l’acquisto di una “casa” in costanza di attività di servizio, ma anche all’atto del collocamento in quiescenza, tenuto conto che in grande parte delle realtà locali il mercato immobiliare ha raggiunto livelli di prezzo insostenibili specie per i destinatari di redditi medio-bassi.

È inoltre da considerare che le risorse alloggiative a disposizione del Ministero della Difesa sono assolutamente insufficienti, come di seguito verrà illustrato, a garantire il soddisfacimento di un livello adeguato di necessità del personale e dell’Istituzione, mentre il processo di professionalizzazione delle Forze Armate, tuttora in corso, è intervenuto ad acuire una situazione già carente, prevedendo il giusto inserimento tra i beneficiari anche dei volontari in servizio permanente.

Tale sconsolante quadro è aggravato, inoltre, dal fallimento del principio della rotazione nell’usufrutto di un alloggio di servizio, individuato dall’art.10 della legge n. 497/78, anche per effetto dei vari blocchi degli sfratti intervenuti.

Ne consegue che diverse persone tra quelle che hanno ottenuto l’assegnazione di un alloggio di servizio sono restie a lasciarlo indipendentemente che si sia alla scadenza della concessione o in caso di trasferimento ad altra sede o al momento del pensionamento.

Ciò si traduce in una diminuita disponibilità di alloggi, che peraltro non viene nemmeno sfruttata appieno in quanto una parte di questi rimane vuota per l’impossibilità di adeguata manutenzione.

In sostanza, vi è oggi il serio rischio di innescare una sorta di conflitto generazionale, visto che sono inevitabilmente i più giovani a subire le maggiori penalizzazioni e tenuto conto che l’assegnazione di un alloggio demaniale costituisce un significativo beneficio, che rende disponibile, a parità di stipendio, un reddito maggiore a quanti possono fruire dello stesso rispetto a coloro che devono invece ricorrere alle opportunità offerte dal libero mercato.

Non è da sottovalutare anche che molta parte del personale aspetta che si liberi un alloggio per porre fine magari ad una vita da pendolare e poter vivere quotidianamente un pò di più con la propria famiglia.
 

2. ANALISI DELLA SITUAZIONE ATTUALE

Ma quale è effettivamente il quadro generale delle esigenze e delle disponibilità su cui basarsi per capire meglio il problema?

Occorre innanzi tutto dividere il problema tra l’esigenza attuale e quella futura. Al momento, infatti, risulta che il personale in servizio permanente (Ufficiali, Sottufficiali e volontari) abbia una consistenza di circa 130.000 unità destinate ad incrementarsi a 160.000 unità entro il 2020, anno fissato dalla legge 331 del 2000 per il raggiungimento del regime del modello professionale. A questi vanno ad aggiungersi circa 30.000 Volontari, oggi sia in ferma prefissata di 1, 4, 6, 8 anni sia in ferma breve di 3, 5, 7, 9 (in prospettiva solo in ferma prefissata). Peraltro, si può ipotizzare che circa il 50% degli Ufficiali e dei Marescialli (45.000) ed 1/3 dei Sergenti e dei Volontari in servizio permanente (13.000) sia coniugato. Pertanto, l’esigenza totale, comunque approssimativa, potrebbe essere al momento di circa 58.000 alloggi destinata a salire a 70.000 unità entro il 2020 ed a 80.000 entro il 2030, anno in cui i primi Volontari/Sergenti andranno in quiescenza. Ciò senza evidentemente trascurare la necessità che il personale giovane in ferma prefissata o in servizio permanente ovvero non coniugato possa usufruire di alloggi nelle infrastrutture militari idonei ovvero non più ispirati alle necessità temporanee del personale di leva ma realizzati tenendo conto delle esigenze di persone che necessitano della loro privacy ovvero di disporre di un minimo di beni/servizi atti a delineare una adeguata qualità della vita.

A fronte di tali esigenze, le Forze Armate oggi presentano mediamente la seguente situazione, per quanto a nostra conoscenza.

Gli alloggi sono circa 18.000 in totale, di cui circa 2.600 non occupati per carenza delle risorse necessarie ad effettuare i lavori di manutenzione/ripristino. Dei rimanenti, circa 4.500 sono stati individuati quali cartolarizzabili. Inoltre, sul globale,circa il 10% sono al momento occupati da personale senza titolo per motivi vari. Se questi sono i dati, è bene comprendere e mettere alla base di qualsiasi ragionamento che anche se tutti gli alloggi in questione fossero in questo momento occupati dal personale effettivamente in servizio, si avrebbe che solo il 30% dello stesso usufruirebbe del beneficio.

Ecco anche perché all’epoca qualcuno aveva pensato ad una rotazione, dopo un certo numero di anni di assegnazione, per distribuire tale possibilità in termini progressivi a più personale.

Ovviamente, questa percentuale è assolutamente utopica perché occorre considerare che in base ai dati precedentemente indicati, di fatto, solo il 50% potrebbe essere effettivamente disponibile. In sostanza, a fronte delle esigenze attuali, il patrimonio immobiliare copre al massimo il 15-20% delle stesse.

Si può pertanto affermare che esiste un problema alloggiativo generale che è primario in quanto riguarda la maggior parte del personale militare ed in particolare quello delle fasce con meno reddito, e che la gestione dell’esistente è solo una parte secondaria della problematica. Il tutto ovviamente va messo in sistema.


3. CONSIDERAZIONI E PROPOSTE

In sintesi, il problema alloggiativo del personale militare non può che essere risolto attraverso un progetto generale da realizzare entro il 2020, di assoluta rilevanza e onere economico, da non potere essere realizzato senza un preciso impegno governativo.

Per questo la Rappresentanza Militare chiede formalmente alla Commissione Difesa che si faccia partecipe dell’esigenza di un tavolo sulla materia in cui il COCER Interforze possa confrontarsi in modo negoziale, congiuntamente con la Commissione Difesa, con il Governo nel più breve tempo possibile.

Tale incontro è ancor più indispensabile ove si consideri che l’ultimo provvedimento legislativo in materia (legge n. 326/2003), che ha dato vita alla cosiddetta cartolarizzazione, non è al momento decaduto e potrebbe ancora dar luogo ad un processo che:

− ridurrebbe permanentemente in modo significativo il Patrimonio Abitativo delle Forze Armate, proprio nel momento in cui è in crescita il bisogno di unità abitative;

− ha già creato aspettativa di ulteriori vendite da parte del personale non interessato alla cartolarizzazione che, nella speranza di poter acquistare l’alloggio, ha posto in essere conseguenti azioni di resistenza al normale rilascio;

− ha provocato malumori soprattutto da parte del personale in servizio per il fatto che a trarre beneficio siano gli utenti sine titulo, tra cui anche il personale in pensione.

In sostanza, non si può non rilevare che il processo di cartolarizzazione è ancora in itinere e il Governo al riguardo non è ancora intervenuto né con provvedimenti soppressivi né alternativi.

Il provvedimento di cartolarizzazione, così come predisposto, è assolutamente rifiutato da questa Rappresentanza come disposto iniquo, sperequante, di nessuna utilità per la maggior parte del personale né tanto meno per l’Amministrazione e pertanto chiediamo un intervento legislativo d’urgenza per il suo annullamento.

Tale annullamento è ancora più urgente ove si consideri, tra l’altro, che le liste degli alloggi a suo tempo individuati da cartolarizzare potrebbero non essere più rispondenti alle attuali esigenze del personale e delle Forze Armate. Tra l’altro, l’indeterminatezza aumenta tenuto conto che nella seduta del 4 ottobre 2006 la IV Commissione Difesa della Camera dei Deputati ha approvato una risoluzione secondo le proposte del S.S.S. Ing. Emidio CASULA, in cui il Governo si è impegnato a sospendere le azioni di recupero forzoso per il tempo necessario alla conclusione di iniziative idonee ad affrontare la questione degli alloggi dell’Amministrazione militare.

Tali iniziative non sono al momento ancora intervenute. Non si può inoltre non tenere conto che anche il quadro discendente dalla Legge Finanziaria 2007 vada chiarito. Quest’ultima, infatti, ha contestualmente disposto che:

− il Ministero della Difesa, con decreti da emanare d’intesa con l’Agenzia del demanio, debba individuare dei “pacchetti” di immobili da consegnare alla citata Agenzia per un valore complessivo di 4 miliardi di euro (il primo a breve scadenza);

− 20 milioni di euro, per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009, siano destinati al finanziamento di un programma straordinario di edilizia per la costruzione, acquisizione o manutenzione di alloggi per il personale volontario delle Forze Armate;

− il Ministero della Difesa possa permutare parte del proprio “Patrimonio” inutilizzato a favore di altri Enti/Istituzioni ottenendo in cambio, ad esempio, la costruzione di nuove unità abitative (disposizione peraltro introdotta in seconda lettura presso la Camera dei Deputati).

Due le considerazioni che possono essere tratte. La prima è che i benefici economici di tali dismissioni saranno indirizzati unicamente a favore del Ministero dell’Economia e non porteranno nulla al Ministero della Difesa per la soluzione della problematica in discussione. Né tale giudizio totalmente negativo può cambiare per effetto della somma stanziata per le esigenze alloggiative dei volontari che, seppure apprezzabile nell’intento, risulta assolutamente insufficiente per le stesse e talmente esigua da essere pari a poco più dell’1 per cento dell’introito dei 4 miliardi previsto dagli immobili della Difesa.

È una previsione che va variata e che la Rappresentanza non può, in assenza di altri elementi di valutazione, che giudicare al momento come un grave segnale di disattenzione nei confronti delle esigenze del personale.

La seconda considerazione è che non è stata fissata una priorità tra l’effettuazione delle permute e la consegna degli immobili per il valore previsto. Tenuto conto che solo quest’ultima costituisce un vincolo per l’Amministrazione della Difesa, si corre il serio rischio che, stante l’elevatissimo ammontare delle risorse corrispondenti alle dismissioni che per legge devono essere realizzate (chi ha dato garanzia della possibilità di recuperare 4 mld. e fare contestualmente permute?), le Forze Armate vadano giocoforza prima a definire l’elenco dei beni dismissibili e solo nel caso in cui si raggiunga il “tetto” previsto procedano ad eventuali permute.

É evidente pertanto la necessità di una variante legislativa che obblighi l’Amministrazione Militare e le Amministrazioni locali ad effettuare/ricercare prima le permute, quanto meno nelle Aree di maggiore crisi alloggiativa, o addirittura ad escludere per l’Amministrazione Militare la possibilità di inserire nell’elenco dei beni da dismettere gli immobili che gravano in tali Aree.

In questa sede, inoltre non può essere sottaciuta la inaccettabile situazione del cosiddetto “fondo casa”. Quest’ultimo veniva istituito, per Esercito, Marina ed Aeronautica con la legge n. 724 del 1994 che individuava come il 50% dei canoni che, nell’occasione venivano rivalutati in modo rilevante, dovessero essere impiegati dall’Amministrazione : - nel 5% per il ripristino di immobili non riassegnabili; - nel 10% per la manutenzione straordinaria; - nel 15% per il suddetto fondo casa; - nel 20% per la realizzazione ed il reperimento da parte del Ministero della Difesa di altri alloggi.

Peraltro solo nel 2000, ben sei anni dopo, il fondo trovava una prima definizione normativa con la legge n. 388 e solo nel 2005 una completa regolamentazione con il D.M. 28 luglio 2005, n. 180 volta a definire finalità, modalità di gestione, concessione dei mutui etc.. Al momento a tale decreto non sono seguite disposizioni applicative e pertanto tutto è fermo ovvero in fase di stallo e non si capiscono i motivi. Tralasciando le considerazioni circa il fatto che una possibilità a favore del personale non abbia avuto ancora concretezza dopo ben 12 anni, è lecito chiedersi dove siano finiti o come siano stati utilizzati i fondi derivanti dal suddetto quadro normativo.

Anche in questo caso, pertanto, vi è la necessità di un intervento urgente del Governo per dare attuazione a norme vigenti nonché per esaminare la possibilità che possa essere incrementata per il Dicastero della Difesa la percentuale dei proventi derivanti dai canoni, attualmente pari al 50% dell’introito totale. In sostanza, si ritiene che il d.d.l A.S. 599 potrebbe costituire, con opportune modifiche, anche il primo passo nella soluzione della problematica, ma che questo passo non possa essere portato avanti senza acquisire gli indirizzi in materia dal Governo, in funzione dei quali la gestione del patrimonio immobiliare assume soluzioni e rilevanza diversi. Indirizzi che dovranno/potranno essere ripresi dal provvedimento. In questo contesto, la Rappresentanza vuole comunque riconoscere che l’A.S. 599 costituisce una proposta innovativa e che attraverso la stessa la problematica della grave carenza di alloggi per il personale militare è stata riportata all’attenzione politica, ma riteniamo per i motivi precedentemente esposti di non dovere/potere entrare negli specifici contenuti, poiché riteniamo primario conoscere gli intendimenti governativi. È comunque possibile indicare qualche concetto di carattere generale a cui adeguarsi, in parte già propri del disegno di legge A.S. n. 599, fermo restando che il concetto di partenza è che a parere del COCER il personale deve usufruire di un alloggio dell’Amministrazione o ricevere una specifica indennità di alloggio.

Quest’ultima da non considerare una ipotesi subordinata alle altre ma da esplorare nel quadro generale come effettiva soluzione alla problematica.

In tale quadro:

− non si può rinunciare al patrimonio esistente senza un piano alloggiativo complessivo. Gli alloggi da alienare dovrebbero essere individuati di concerto tra l’ A.D. e la R.M. tenendo nel giusto conto non solo le esigenze operative ma anche quelle di protezione sociale nonché degli alloggi non più utili all’Amministrazione. Il tutto non disgiunto dalla valutazione delle reali necessità abitative complessivamente definite e dalle concrete possibilità di nuova edificazione e/o riattamento e/o permuta nelle aree urbane interessate alla vendita;

− gli alloggi in questione potranno essere venduti (da definire in un secondo momento modalità, prezzo e tipologia dei compratori, eventuali esigenze di sfratti e forme di tutela sociale) fermo restando che i ricavi dovranno totalmente rientrare alla Difesa, con vincolo assoluto di destinazione in aggiunta agli ordinari stanziamenti di bilancio, per innescare un ciclo virtuoso tale da reinvestire nella costruzione/acquisto di nuovi alloggi;

− la Rappresentanza Militare dovrà entrare come parte attiva in qualsiasi progetto/attività che abbia per oggetto il soddisfacimento delle necessità alloggiative del personale. In particolare, va garantito per legge che rappresentanti del COCER possano partecipare congiuntamente alla parte Istituzionale alla definizione delle soluzioni più idonee alla gestione dei fondi che la Difesa incasserebbe con la vendita diretta degli alloggi nonché nell’individuazione futura dei siti dove costruire i nuovi;

− qualsiasi provvedimento legislativo dovrà comprendere norme specifiche per il mondo militare tali da escludere la possibilità che in futuro si riproducano gli effetti che hanno portato alla situazione attuale. In sostanza, non deve essere lasciato spazio alla discrezionalità. Qualsiasi progetto, inoltre, dovrebbe mettere in sistema soluzioni integrative/alternative, oltre a quelle già indicate nella legge finanziaria per il 2007 (finanziamento alloggi per i volontari e possibilità di permute con gli Enti locali), la cui responsabilità applicativa risalga al Governo, quali:

− riconversione funzionale, ove possibile, in alloggi di immobili non più necessari alle F.A.;

− rifinanziamento della L. n. 492/75 atta a favorire lo sviluppo di cooperative militari;

− previsione normativa che consenta la cessione ad un prezzo politico di aree/immobili a cooperative di militari per l’edificazione di alloggi;

− ricorso allo strumento del project financing;

− stipula di accordi/convenzioni con Istituti bancari/finanziari allo scopo di ottenere mutui e prestiti a tassi agevolati a favore del personale includendovi la possibilità di riconvertire eventuali mutui già stipulati dallo stesso o ai medesimi tassi di favore;

− obbligo per le amministrazioni locali di riservare, in sede di predisposizione dei Piani di Edilizia di competenza, una quota della volumetria disponibile a favore di cooperative formate da personale appartenente alle Forze Armate.

− intese/convenzioni con le Amministrazioni locali territoriali per l’acquisto/costruzione da parte del personale di nuove unità abitative a condizioni particolari;

− regolamentazione esclusiva della politica degli affitti, senza condizionamenti da parte della normativa di carattere generale;

− Studio di fattibilità relativo alle possibilità di erogazione al personale di contributi diretti/indennità finalizzati a garantire la pronta disponibilità di alloggi di servizio; Nella fase di realizzazione del progetto, il personale militare potrebbe ricevere una indennità di alloggio (da individuare entità, modalità e destinazioni anche in funzioni delle risorse disponibili).

È infine indispensabile, prevedere anche un progetto finanziario per la manutenzione/trasformazione degli alloggi già esistenti nelle infrastrutture, da riadattare alle nuove figure professionali dei volontari in ferma prefissata ed in servizio permanente al fine di garantire loro una adeguata vita sociale e livelli di confort e privacy degni dei nostri tempi.

Per concludere, il sistema degli alloggi militari della Difesa fino ad oggi non ha funzionato, non è stato aderente alle esigenze ed ha portato spesso all’esclusione dall’alloggio dei soggetti più bisognosi.

Questo è avvenuto anche perché i fattori economico- sociali – le ragioni familiari e le conseguenti esigenze di stabilità – hanno presumibilmente pesato relativamente nelle graduatorie per l’assegnazione degli alloggi temporanei e per nulla per quelli ad incarico.

Il sistema va cambiato sulla base di una nuova filosofia di Forze Armate professionali che veda i militari – che per la loro funzione sono gravati da responsabilità sempre maggiori e da doveri molto impegnativi – come titolari di diritti sociali, tra cui quello alla stabilità e alla certezza dell’alloggio.

Ai militari, professionali e volontari, non si può più dare un alloggio precario, soprattutto se hanno famiglia, ma occorre individuare percorsi abitativi certi e stabili che debbono portare anche all’acquisto di una casa.

È evidente infine che nel caso di un riordino riduttivo delle Forze Armate, il problema solo apparentemente si riduce tenuto conto che i trasferimenti che interverranno potrebbero provocare l’abbandono di sedi in cui l’interessato è concessionario di alloggio e il trasferimento in sedi carenti di tali possibilità.

In estrema sintesi noi chiediamo un provvedimento analogo nelle finalità alla legge n. 497 del 1978 ovvero la sua riattivazione.

 

D.D.L. N. 506 “FACOLTÀ PER IL PERSONALE MILITARE DI CHIEDERE UN’ANTICIPAZIONE SULL’INDENNITÀ DI LIQUIDAZIONE DI FINE RAPPORTO E PER L’ACQUISTO DELLA PRIMA CASA”
 

In un quadro indeterminato come quello finora presentato è evidente, inoltre, che la Rappresentanza non può che condividere la ratio che sottende l’A.S. 506 che ha come finalità la facoltà per il personale militare di poter chiedere un’anticipazione sull’indennità di liquidazione di fine servizio (TFS) per l’acquisto della prima casa in analogia a quanto già previsto per i lavoratori del settore privatistico e destinatari dell’indennità di fine rapporto (TFR). Peraltro, pur condividendo la ratio del provvedimento, non si può non sottolineare come anche in questo caso occorra avere prima talune certezze dal Governo, in merito ai futuri assetti previdenziali del personale militare.

Problematica sulla quale ribadiamo, anche in questa sede, l’assoluta urgenza di un confronto. Infatti, la Rappresentanza ritiene, di massima, che l’impianto del TFS debba rimanere e non vuole correre il rischio che provvedimenti come quello in esame, ove approvati, vengano successivamente utilizzati per ricondurre l’assetto previdenziale del personale militare a forme paritetiche a quelle della restante parte della Pubblica Amministrazione, disconoscendo quella specificità da tempo rivendicata.

Ciò fermo restando che, a fronte di tale rischio, va approfondita l’effettiva portata del provvedimento in termini economici atteso che la stessa ha ampie variazioni quale conseguenza dell’anzianità di servizio e dell’ultima retribuzione percepita.

Per un militare in servizio (si dovrà in primis avere cura di definire la condizione del servizio permanente effettivo) con 20 anni di anzianità e uno stipendio medio di 1.400 euro, la somma complessiva ammonterà a circa 20.000 euro in caso di quota accessibile del 70% e di circa 30.000 nel previsto caso di accesso totale.

Si ritiene inoltre necessario segnalare che la lordizzazione delle retribuzioni indicate nella relazione illustrativa (ritenuta dell’8,75%) non è giacente presso il bilancio delle rispettive amministrazioni di appartenenza ma viene versata contestualmente alle erogazioni spettanti presso l’istituto di previdenza di relativa iscrizione (INPDAP) che le utilizza per il pagamento delle pensioni o delle indennità di buonuscita già maturate. Per contro l’INPDAP riceve dagli iscritti militari una quota della retribuzione (0,35%) per delle forme di assistenza parallela. Si dovrebbe anche in questo caso avere certezza che la previsione in questione non comporti la riduzione/perdita della possibilità dell’INPDAP di provvedere a varie attività creditizie, oggi garantite, tra cui di primaria rilevanza l’acquisto della prima casa, in cui si raggiungono erogazioni notevoli indipendentemente dagli anni di servizio posseduti o dal vecchio limite di 1/5 dello stipendio.

Ad esempio, per lo stesso soggetto con retribuzione mensile di circa 1400 euro, l’erogazione potrebbe oscillare in termini nettamente superiori (da 300.000 euro per l’acquisto della 1^ casa a 100.000 euro per la ristrutturazione) ove si consideri la possibilità di mutui addirittura trentennali in termini decisamente convenienti, nell’ambito comunque di specifiche graduatorie. Il Co.Ce.R., in conclusione, è favorevole al provvedimento che rappresenta il riconoscimento di nuovi diritti (già riconosciuti ai lavoratori del privatistico), ferme restando le garanzie precedentemente descritte, anche se necessiterebbero di essere recepite delle varianti e/o aggiunte quali:

• la facoltà di anticipo di denaro per l’acquisto della prima casa dovrebbe essere esteso alle spese per la ristrutturazione della prima casa, per gravi malattie e/o patologie/infortuni/nonché per il matrimonio del titolare o dei familiari;

• abbattimento delle spese peritali mediante l’utilizzo delle risorse interne al ruolo degli Ingegneri;

• abbattimento delle spese di assicurazioni vita/capitale mediante garanzia fornita dalle amministrazioni di appartenenza mediante il rimanente TFS maturato;

• abbattimento delle spese notarili mediante l’istituzione dell’Ufficio Notarile Nazionale per il personale militare delle Forze Armate e delle Forze dell’ordine sia militari che civili;

• abbattimento degli interessi ipotecari mediante l’innalzamento sia della quota massima sia della percentuale in detrazione in occasione della denuncia del reddito dichiarato;

• detraibilità di ogni altra spesa documentata sostenuta per l’acquisto e l’occupazione dell’immobile destinato a prima ed unica abitazione.

Per concludere, la Rappresentanza Militare riconosce la fondamentale azione della Commissione Difesa nel riportare in discussione una problematica di rilievo per tutto il mondo con le stellette quale quella alloggiativa, evidenziando peraltro la necessità di accordi/chiarimenti preventivi con il Governo proprio per procedere su una linea d’azione di massima concretezza che eviti inutili illusioni o falsi allarmismi.

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SideWeb, 9/2/2007
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Tessera 2007/08

 

 

 

 
 

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