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<<ALLOGGI DI SERVIZIO - INTERVISTA AL DELEGATO DEL CO.CE.R. ESERCITO LUCA TARTAGLIONE>>

 

 


Di seguito pubblichiamo l'intervista rilasciata alla SideWeb -  www.forzearmate.org, da parte di Luca Tartaglione, delegato Co.ce.r. dell'Esercito, categoria "B" (Sottufficiali), in merito alla situazione sugli alloggi di servizio dei militari.
 

Scarica l'intervista in formato pdf stampabile.
 


SideWeb s.r.l., 12/12/2007
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Alloggi di servizio

 

Intervista al delegato Co.Ce.R. dell’Esercito Italiano, Luca Tartaglione

 

 

 

Scarica l'intervista in formato pdf stampabile.
 

 

  1. M.llo Tartaglione, abbiamo registrato in questi ultimi tempi numerosi suoi interventi riguardanti la problematica degli alloggi di servizio per i militari, in particolare evidenziando l’annosa vicenda dei sine titulo. Anche il Parlamento e gli stessi governi che si sono succeduti sono intervenuti in vari modi, ora con disegni di legge indirizzati a recuperare il patrimonio abitativo chiedendo lo sfratto di coloro che lo utilizzavano; in altri casi con interventi tesi a garantire il prosieguo della residenza agli attuali occupanti, così rimandando la risoluzione della problematica; e ancora, proponendo la vendita degli immobili, pur concedendo garanzie al diritto di prelazione e dando modo dunque di riscattare tali alloggi a prezzi decisamente inferiori rispetto ai mercati locali.

    Potrebbe evidenziarci come la pensa a suo parere la gran parte del popolo dei militari atteso che lei ne è un rappresentante nazionale?
     

T.  questa degli alloggi di servizio, e sottolineo di servizio, sottratti ad una democratica rotazione tra militari in servizio è una “piaga” in cui , più che mai, devono essere chiare le responsabilità politiche in materia. E’ evidente che la richiesta che ci proviene dal personale è quella di sfrattare immediatamente tutto quel personale, fatto salvo quelle delle categorie protette (Legge 104/92), che occupa gli alloggi nonostante che sia già andato in quiescenza oppure abbia perso il titolo. Ciò è assolutamente giustificato ove si consideri l’enorme differenziale che esiste tra domanda e offerta e l’incidenza sulla qualità della vita che deriva dal poter usufruire di un alloggio demaniale. L’articolo 132 (Finanziaria 2008 AC 3256 - Programma pluriennale di alloggi di servizio del Ministero della difesa) presenta delle positività quale l’abrogazione della cosiddetta legge sulla cartolarizzazione, la vendita degli alloggi non più funzionali alle Forze Armate e l’accredito al bilancio della Difesa dei proventi delle vendite. La carenza del testo è evidente laddove riduce la rappresentanza dei militari ad un semplice “sentito il COCER” così che il COCER non potrà essere parte attiva garante degli interessi sociali del personale militare (chissà forse chiameranno qualche associazione a contribuire nei criteri di scelta degli immobili da vendere) – a tal proposito ho ricevuto molta attenzione bipartisan dai Parlamentari che hanno presentato precipui emendamenti.

 

  1. La situazione ovviamente è complicata. Anche noi abbiamo evidenziato, tramite la libera ed attiva partecipazione espressa dal fenomeno dei “blog”, che quasi tutti gli intervenuti mal digeriscono l’ultimo ddl, lamentando quanto sia ingiusto perpetuare a proteggere sempre i soliti, consentendogli di usufruire di privilegi di cui hanno goduto per anni, se non decenni, a discapito di chi da tempo attende una sistemazione per la propria famiglia. Allo stesso tempo però gli occupanti la vedono diversamente e danno una diversa interpretazione dei fatti.

    Non le pare che sia penetrata con forza la “politica” anche in una faccenda come questa? Riteniamo che dare una informazione “neutrale” possa rappresentare la giusta ricetta per rivalutare il concetto di “alloggio di servizio”, così offrendo anche un aiuto alle stesse forze politiche che dovranno decidere con le determinazioni del caso.
     

T. Di norma, quando si affronta un tema controverso com’è quello in questione, si cerca di iniziare provando ad accattivarsi le simpatie di chi legge. Il tema di questa intervista mi obbliga a fare l’esatto contrario: continuerò dunque rischiando di irritare e turbare alcuni vostri lettori affermando che l’emendamento precitato andrebbe stralciato e contestualmente avviare un programma straordinario di rivitalizzazione e recupero del patrimonio abitativo della Difesa. Ma per fare ciò mi rendo conto che ci vorrebbe un governo tecnico e dunque non politico. Ma stiano tranquilli i potenziali beneficiari della vendita, come noto l’articolo in questione è “governativo” e questa mia personale posizione è in netta minoranza in ambito COCER e credo tale resterà. Come dicevo prima sono comunque soddisfatto degli emendamenti presentati dai deputati nonostante questi non verranno mai discussi dalla Commissione Bilancio ed il motivo è chiaro: trattasi dell’articolo n. 132 per cui avendo la commissione bilancio analizzato solo i primissimi articoli e considerati i tempi d’approvazione della Finanziaria con la cd. questione di fiducia l’articolo sicuramente verrà approvato senza varianti. 

 

  1. Spesso la stampa nazionale si è occupata di questi argomenti, rilevando come tali temi abbiano addirittura interessato gli organi giudiziari. Purtroppo ci vediamo costretti a confermare che tali accadimenti si sposano bene con i tempi attuali ma, considerato che si tratta di questioni militari, non sarebbe il caso di riportare alla giusta moralità ogni valutazione che sia indirizzata a garantire con imparzialità il godimento di ogni militare alla casa di servizio?
     

T.   In verità certe questioni tra cittadini militari non dovrebbero proprio accadere, laddove civilmente un cittadino, per giunta militare, al termine del proprio periodo di concessione dell’alloggio di servizio lo lascia a prescindere da tutto il resto. Mi chiedo, per ipotesi astratta, come si relazione un SUPERIORE “X” - che occupa un alloggio senza titolo – con un SOTTOPOSTO “Y” che attende invano di occupare un alloggio di servizio? E come si deve sentire questo potenziale SOTTOPOSTO/INFERIORE che per effetto di ciò oltre ad avere un trattamento economico “contrattualizzato” deve pagarsi l’affitto con prezzi da libero mercato?
 

 

  1. Lei ha spesso rivendicato l’opportunità di far ricoprire ai Co.Ce.R. un ruolo attivo in materia, criticando, talvolta con asprezza, che sul tavolo delle trattative si andavano a sedere organizzazioni “… animate da soli interessi di parte”.  

    Può meglio spiegare ai lettori cosa intendeva dire con tali affermazioni, considerato che difficilmente si può credere che a tali decisioni non partecipano coloro che rappresentano, in quanto democraticamente eletto, l’intero popolo dei militari?
     

T.      Lo creda tranquillamente “che a tali decisioni non partecipano coloro che rappresentano” il personale militare, basta leggere l’articolo 132 in Finanziaria 2008 che recita testualmente “Sullo schema di regolamento e` sentito il COCER” la frase si commenta da sola, semplicemente sentire il COCER sullo schema del regolamento, in pratica a cose fatte e senza possibilità di alcuna modifica. Lo ripeto il COCER deve essere parte attiva di tali scelte, per contribuire a determinare criteri rigorosi, giusti e trasparenti – non ultimo per evitare che, in astratto o per assurdo, qualche “fortunato” compri in convenienza alloggi di prestigio magari con vista Colosseo o Lungotevere.

 

  1. E’ vero che molti militari in servizio soffrono dei disagi derivanti dai continui trasferimenti, missioni, dai bassi redditi, che certamente non garantiscono quella vita dignitosa di cui meriterebbero. Ma non crede che gli stessi occupanti degli alloggi in titolo, spesso dagli stessi considerati vetusti e fatiscenti, possano soffrire delle stesse patologie?

     

T. E come potrei non condividere queste giustissime considerazioni peraltro personalmente ispiratrici di un finanziamento di un programma straordinario di edilizia per la costruzione, acquisizione o manutenzione di alloggi per il personale “contrattualizzato” delle Forze Armate. Con il COCER ho sempre condiviso l’assunto che la possibilità di poter fruire di un alloggio militare è senz’altro uno dei problemi più sentiti dal personale, stante i peculiari obblighi che caratterizzano la condizione militare, connotata da una disponibilità al servizio senza limiti di spazio e tempo, che possono imporre frequenti trasferimenti e la conseguente esigenza di eleggere l’abituale dimora in prossimità dei luoghi di lavoro. Peraltro, a fronte di tale richiesta istituzionale di mobilità vi è l’oggettiva inadeguatezza delle retribuzioni, specie per le categorie di ordine inferiore, che rendono molto difficile e di fatto praticamente impossibile non soltanto la locazione o l’acquisto di una “casa” in costanza di attività di servizio, ma anche all’atto del collocamento in quiescenza, tenuto conto che in grande parte delle realtà locali il mercato immobiliare ha raggiunto livelli di prezzo insostenibili specie per i destinatari di redditi medio-bassi. Ma se si conviene con quanto appena detto perché perseguire la vendita del patrimonio abitativo della Difesa? La vendita del patrimonio abitativo in qualsiasi modo la si faccia: riduce il Patrimonio Abitativo delle Forze Armate, proprio nel momento in cui è in crescita il bisogno di unità abitative; crea aspettativa di ulteriori vendite da parte del personale non incluso nella prima vendita che, nella speranza di poter acquistare in seguito l’alloggio, porrà in essere conseguenti azioni di resistenza al normale rilascio; provocherà  malumori soprattutto da parte del personale in servizio che in coscienza della situazione avevano deciso di affrontare, con le proprie famiglie, il “tunnel” del mutuo d’acquisto e tutti noi possiamo immaginare la differenza di vivere con il muto o senza mutuo.  


 

  1. L’ultimo ddl che si è proposto contro la cartolarizzazione prevista dal precedente governo, blocca appunto gli sfratti prevedendo ugualmente la vendita degli alloggi, questa volta destinando il ricavato al rinnovamento del patrimonio immobiliare della Difesa (e non direttamente nelle casse del Tesoro). Perché contesta una tale risoluzione? Non garantirebbe almeno risorse per costruire nuove case? Equivochiamo o nel mezzo vi è una questione di principio?

    Non ci fraintenda, con ciò non vogliamo certamente rivolgerle una critica in quanto è difficile non condividere che tutti hanno il diritto di godere degli stessi, scusi il gioco di parole, “diritti”, ritenendo la sua una legittima posizione di giustizia ed equità. Ma sinceramente a questo stato delle cose siamo scettici nell’intravedere altre soluzioni. Quali sarebbero le sue proposte alternative in merito a questa delicatissima vicenda che non può non considerare anche lo “stato” delle famiglie interessate?
     

T.      Mi chiedo e vi chiedo, cosa può nascere di buono da situazioni che vede migliaia di alloggi occupati senza titolo da Generali, Colonnelli e Marescialli in pensione da decenni, alcuni dei quali proprietari di altre abitazioni? E cosa dire di alloggi occupanti da persone che nulla hanno a che fare con la difesa (stante a quanto riportato negli articoli dell’autorevole giornalista PIERO LA PORTA, trattasi anche di persone propiziate da ex conviventi di qualche Ufficiale in pensione).

Se parliamo oggi di proposte alternative parliamo, gioco forza, di proposte alternative al testo in Finanziaria che dunque allo stato attuale, con il Governo che certamente porrà “la fiducia”, chiaramente inutili. Volendo comunque soddisfare la domanda, ritengo che se l’individuazione degli alloggi è sulla base delle esigenze funzionali delle Forze Armate non andava individuato un numero minimo di alloggi da vendere, con una previsione numerica che sembra celare poco velatamente una sorta di “diritto” di prelazione dei soliti “fortunati” e quel che è peggio (come già detto) il COCER viene tenuto “alla porta”. La  problematica alloggiativa merita di essere trattata in una legge quadro che dia risposte a tutte le istanza del personale militare e non solo di una parte, per giunta non in servizio. 

 

S.  Nel considerare l’argomento meritevole di ogni approfondimento, ringraziamo, per ora, il M.llo Tartaglione per la sua chiarezza e disponibilità.

 

Scarica l'intervista in formato pdf stampabile.


 

12 dicembre 20007

Intervista al delegato Co.Ce.R. dell’Esercito Italiano, Luca Tartaglione.

 

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