Il Governo ha posto la fiducia sul provvedimento per la
conversione in legge del D.L. n.112/08 e, conseguentemente, ha
presentato il cosiddetto “ maxiemendamento” che ha in parte recepito
le modifiche proposte dalle Commissioni parlamentari della Camera
dei Deputati.
Dall’analisi del testo è però emerso che, nonostante le ripetute
rassicurazioni di alcuni esponenti di governo, il maxiemendamento
governativo al decreto legge n.112/2008 sulla manovra finanziaria
conferma il volume dei tagli alla difesa e alla sicurezza previsto
dal testo originario. Le modifiche apportate sono di fatto
irrilevanti e lasciano intatto il problema. E’ stato modificato nel
senso auspicato soltanto l’articolo 70: la soppressione dei benefici
dell’1.25% e del 2.5% per le infermità riconosciute causa di
servizio non è più, infatti, applicabile al personale del Comparto
Difesa e Sicurezza.
La modifica dell’art.71, relativo ai giorni di malattia, ha
subito una modifica solo parzialmente soddisfacente in quanto parla
di “malattie conseguenti a lesioni riportate in attività operative
ed addestrative”. Se, da un lato, tale definizione consente di non
dover attendere il pronunciamento per il riconoscimento della causa
di servizio (in quanto una lesione riportata in attività di servizio
è già certificata come tale) dall’altro si aprono numerosi scenari
di impiego in cui la decurtazione del trattamento economico potrebbe
essere applicabile se non saranno chiare le disposizioni
applicative. Solo ad esempio citiamo la “semplice” sindrome
influenzale di cui si potrebbe essere affetti dopo un periodo di
servizio con esposizione alle intemperie (durante un campo, ad es.).
Per non parlare, poi, delle motivazioni che hanno portato alla
stesura di questa norma. Tali motivazioni, se valutate alla luce
della tabella relativa all’assenteismo nella Pubblica
Amministrazione e pubblicata dal Corriere della Sera (a pag. 2) in
cui le For-ze armate compaiono all’ultimo posto (con 0,5 giorni di
assenza a testa in un anno), suonano come una beffa. Se, come ha
detto il Ministro per la Funzione Pubblica, nel Pubblico Impiego
deve essere tutto come nel privato allora pretendiamo che vengano
rese pubbliche le assenze del mondo del lavoro privato per
confrontarle con le nostre! Questo, si può starne certi, lo diremo
al prossimo incontro in Funzione Pubblica.
E che dire, poi, delle modifiche introdotte all’art.72, comma 11
(pensionamento coatto), modifiche che sembrano complicare il quadro
di situazione invece di semplificarlo. Infatti, la modifica
introdotta parla di “appositi decreti del Presidente del Consiglio
dei Ministri” (al plurale, quindi, con chissà quali obiettivi) da
emanare entro 90 giorni (!) su proposta del Ministro per la Funzione
Pubblica e il Ministro del Tesoro (sic!) con i quali saranno
stabiliti i criteri e le modalità applicative della disposizione
relativamente al Comparto Difesa e Sicurezza. Una norma che
sembrerebbe scritta in assenza di uno Stato di diritto! Qualcuno ha
valutato che è stato di fatto soppressa l’ausiliaria? Anzi, che è
stato di fatto soppresso il limite di età? Cosa accadrà a quei
colleghi che, per esempio, raggiungono il limite di età nello stesso
anno di applicazione della norma? Lo Stato potrà mandarli via il
giorno prima? E quelli che hanno fatto domanda per andare in
ausiliaria trovandosi a cinque anni dal limite di età? Saranno
collocati anche loro in quiescenza d’ufficio magari pochi giorni
prima di beneficiare di tale norma? E quelli, poi, che maturano il
requisito pochi mesi dopo o l’anno dopo? E chi aveva maturato il
diritto ma solo perché non vi erano i fondi non era rientrato? Chi
si è posto queste domande? E se nessuno se le è poste, perché? Per
incompetenza o per malafede?
Ci auguriamo che il DPCM possa sciogliere tutti questi
interrogativi, in caso contrario i ricorsi fioccheranno
numerosissimi con buona pace degli obiettivi di risparmio del
Ministro del Tesoro.
Questa norma, insomma, secondo noi ha una portata devastante
oltre ogni più pessimistica previsione. A onor del vero sono due le
norme che si contendono il primato negativo del provvedimento: oltre
a quella dei pensionamenti coatti vi è quella dei tagli. Per
rendersene conto basti rileggere l’audizione del Capo di SMD in
Commissione Difesa tenutasi il 17 luglio. La progressiva
diminuzione delle risorse nei bilanci della Difesa dal 2004, a
fronte di impegni operativi crescenti, ha provocato l’ azzeramento
delle scorte che consentono allo strumento militare di poter reagire
anche in caso di crisi improvvisa. Il Capo di SMD ha denunciato la
fortissima compressione delle disponibilità generali che si traduce,
nella pratica, in ''meno ore di moto, di volo e meno esercitazioni''
per il personale militare. Ma questo, ha continuato il Capo di SMD,
''significa poter contare su un numero più ristretto di personale e
di assetti adeguatamente addestrati da poter impiegare sia in
missioni internazionali sia in prontezza operativa”. Si avvia così
un ciclo perverso che vede impiegata con sempre maggiore frequenza
una percentuale ridotta dello strumento militare nazionale,
provocandone il rapido decadimento operativo, l'aumento dei rischi
correlati e l'aumento esponenziale della possibilità che avvengano
incidenti. La ridu-zione delle risorse registrata negli ultimi anni
ha dunque comportato, tra l'altro, la riduzione dei livelli di
addestramento e di prontezza dello strumento militare, la riduzione
del livello di efficienza e della disponibilità operativa dei mezzi,
la riduzione delle scorte di materiali, combustibili e dotazioni ed
anche la riduzione delle capacità operative delle forze armate, al
di sotto degli standard Nato''. Il Capo di SMD ha sottolineato che
se nonostante tutto si e' riusciti ad assolvere i compiti questo e'
stato possibile grazie allo spirito di sacrificio del personale,
attingendo a scorte che ormai sono esaurite (munizioni e parti di
ricambio) e sacrificando al limite della sopravvivenza tutti gli
enti e unità non destinati alle missioni fuori area.
Il Capo di Stato Maggiore della Difesa ha, infine, precisato di
non essersi recato in Parlamento a chiedere fondi, ma a
rappresentare le peculiarità del mondo con le stellette ed a
rappresentare le attese per quanto i nostri uomini e donne fanno
quotidianamente e per quello che essi rappresentano per il nostro
Paese. Saranno, dunque, alti i rischi di ricadute sul livello di
sicurezza sia a causa della impossibilità di reintegrare il
personale che andrà in pensione "coatta" (40.000 donne e uomini
nonostante già oggi ci sia grave carenza d'organico), sia a causa
degli oltre 3 miliardi di risorse tolti dai bilanci delle Forze di
polizia e delle Forze armate.
E poi c’è chi osa dire che la Rappresentanza non dovrebbe
occuparsi dei tagli (sic!).
Il Governo su sicurezza e difesa conferma dunque la scelta di
operare ingenti tagli invece di realizzare gli investimenti promessi
pochi mesi fa in campagna elettorale.
I sindacati delle Forze di polizia hanno manifestato, con la
solidarietà di tutti i Co.Ce.R., giovedì 17 luglio, davanti a
Montecitorio e, a seguito delle valutazioni successive alla lettura
del maxiemendamento governativo e qui esposte, hanno deciso di
mantenere lo stato di mobilitazione promettendo tutte le iniziative
possibili per convincere il Governo ad un cambio di rotta.
Dal Cocer Esercito
Periodico di informazione nr. 27 del 18/7/2008