DECRETO FISCALE DEL
GOVERNO: "più compiti e meno
risorse". A cura del Co.ce.r.
Esercito
Dal periodico di informazione nr. 24 del 27/6/2008
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Si è conclusa nella serata del 24 giugno, a Palazzo
Chigi, la riunione convocata dal Governo - su richiesta di tutte le
organizzazioni sindacali della Polizia e del COCER - per
l’illustrazione delle linee guida del piano di stabilizzazione
triennale e di sviluppo economico. All'incontro hanno preso parte
vari esponenti del Governo tra i quali, oltre al Sottosegretario On.
Gianni Letta (SSS alla Presidenza), i Ministri On. Maroni (Interni),
On. La Russa (Difesa) e On. Brunetta (Funzione Pubblica).
Già prima dell’incontro erano emersi aspetti
preoccupanti della manovra e i COCER e le organizzazioni sindacali
delle Forze di polizia hanno ritenuto dover sottoscrivere un
documento congiunto nel quale si respingeva "qualsiasi tentativo di
taglio ai bilanci dei Ministeri relativi al Comparto Sicurezza e
Difesa", ribadendo la necessità di portare avanti alcuni obiettivi
che da sempre il Comparto rivendica e sui quali tutti hanno
concordato: Specificità, risorse adeguate per il Contratto e
Riordino delle Carriere (il documento è riportato tra i documenti
pubblicati).
Il giorno 26 giugno è stato pubblicato sulla
Gazzetta Ufficiale (GU n. 147 del 25-6-2008 - Suppl. Ordinario
n.152) il D.L. 25 giugno 2008, n. 112 “Disposizioni urgenti per lo
sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la
stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione Tri-butaria”.
Il provvedimento, di fatto, anticipa la Finanziaria e,
conseguentemente, produce effetti positivi sulla economia del Paese
in quanto consentirà una maggiore tempestività di applicazione dei
suoi effetti dal 1° gennaio 2009.
Il giudizio complessivo sul decreto legge, però,
non può che essere negativo per i riflessi sul personale delle Forze
armate che il provvedimento comporta. Infatti, il CO-CER non può
esimersi dal muovere pesanti osservazioni di metodo e di merito. Di
metodo, in quanto si rileva che il Governo, prima dell’approvazione
dei menzionati provvedimenti, ha convocato, per illustrarne i
contenuti, sia le associazioni di categoria sia i rappresentanti
delle parti sociali ma che a tali incontri non sono stati invitati
né i Co.Ce.R. delle Forze armate e delle Forze di polizia ad
ordinamento militare né i sindacati delle Forze di polizia ad
ordinamento civile. Di merito, in quanto le misure individuate per
un verso incidono in maniera molto negativa (sorprendentemente e in
termini che non trovano riscontro nel passato recente e remoto) sui
trattamenti e sulle aspettative del personale rappresentato e per
altro verso non prospettano alcuna soluzione alle gravissime
problematiche degli appartenenti al Comparto in tema di risorse di
bilancio, di precariato, di esuberi, di riordino dei ruoli, di
qualità della vita, di tutela della salute e via dicendo. Tutto ciò,
nonostante le difficoltà esistenti, talora davvero gravi, siano
state più volte messe in evidenza dagli Organi di Rappresentanza e
confermate, ad esempio, anche dall’ attuale Ministro della Difesa
On. Ignazio La Russa (vedasi l’audizione alla Commissione Difesa di
Camera e Senato tenutasi il 18 giugno scorso).
In particolare, al momento, si rileva che il D.L.
n.112/08 contiene previsioni assolutamente inaccettabili che vengono
indicate in sintesi: L’art. 65 (Forze armate) riduce le risorse
previste per il Modello Professionale del 7 per cento per l’anno
2009 e del 40 per cento a decorrere dall’anno 2010 e che, comunque,
da tale attuazione devono conseguire economie di spesa per un
importo non inferiore a 304 milioni di euro a decorrere dall’anno
2010.
Il precedente Governo aveva già operato, nel 2007,
un taglio del 15% sulle risorse specificatamente allocate per la
professionalizzazione e preso atto dei nefasti effetti (sugli
arruolamenti ad esempio si e’ avuto un taglio di 6-7 mila unità per
la truppa e la minima operatività delle accademie ufficiali e
marescialli) l’anno successivo ne ha disposto lo storno di 30 mln di
euro attestando il taglio a circa l’11%. La previsione proposta, ove
confermata, apporterà un taglio medio annuo di circa 304 mln di euro
di cui 50 sul finanziamento specifico, riportando la riduzione al
18% e più di 250 milioni sul bilancio ordinario della Difesa. La
riduzione, di gran lunga superiore a quella attuata dal precedente
Governo, rimetterà in discussione tutto il quadro di alimentazione
sia in termini di nuove assunzioni sia in termini di transito in
servizio permanente degli attuali volontari in rafferma da 5/7 anni
(VFB) e quelli di cui ne era pianificata la stabilizzazione a
partire dal 2012 (VFP4). Il Co.Ce.R. propone la cancellazione totale
della previsione o in alternativa il non procedere alla riduzione
specifica per il 2009 (7%) in attesa della definizione di un
progetto in linea con i futuri bilanci a partire dal 2010.
L’art. 66 (Turn Over) nel richiamare
espressamente i reclutamenti previsti dal “professionale” (intaccati
dal precedente articolo), pone una serie di limitazioni e blocchi
alle assunzioni nelle forze di polizia ad ordinamento militare e
civile che costituiscono la naturale destinazione del personale
“precario” delle Forze armate (VFP1 e VFP4). Benché l’assunzione
iniziale nelle Forze armate siano effettuate in deroga al quadro
generale di riferimento il blocco totale o parziale del turn over
per le Forze di polizia ad ordinamento militare e civile costituirà
opposizione al transito nelle stesse per una parte consistente di
donne e uomini che parimenti saranno collocati in congedo al termine
della naturale ferma nelle Forze armate. Il precedente governo nel
prevedere l’assunzione del personale precario della Pubblica
Amministrazione che nell’arco di un quinquennio aveva prestato
servizio per almeno 36 mensilità aveva già operato una esclusione
del personale del Comparto Difesa e Sicurezza causando l’acuirsi del
problema stabilizzazione nelle Forze armate e nelle Forze di polizia.
Il Co.Ce.R. propone l’inserimento di una previsione derogante per il
Comparto Difesa e Sicurezza consentendo l’assunzione diversificata
nei ruoli con un rapporto uno ad uno.
L’art. 67 ( Contrattazione integrativa) nel
prevedere uno stanziamento specificamente destinato al solo
personale della Guardia di finanza (pari a 20 mln di euro), anemizza
alcune fonti di alimentazione degli istituti retributivi tipici
della contrattazione/concertazione integrativa (fondi di efficienza
e assimilati) e riduce le risorse destinate dalle procedure
negoziali già concluse all’incentivazione della produttività del
personale. L’assegnazione di 20 mln di euro per il solo personale
della Guardia di finanza altera gli equilibri retributivi tra il
personale del Comparto Sicurezza e Difesa. La previsione poi di
riduzione delle risorse specificatamente destinate ai vari fondi di
efficienza istituzionali delle Forze armate e delle varie Forze di
polizia completa un quadro di intervento sperequante e
ingiustificatamente penalizzante per il personale. Infatti con detti
fondi si interviene per compensare prestazioni lavorative specifiche
di servizio e del tutto atipiche e diverse dal rimanente pubblico
impiego. Altro elemento da considerare e che il precedente Governo,
solo per le Forze armate e le Forze di polizia, ha previsto a
partire dall’anno in corso una riduzione del 10% delle spese
sostenute per lavoro straordinario incidendo per ben 69 milioni di
euro. Il Co. Ce. R. propone l’inserimento di una previsione
escludente i vari fondi di efficienza del personale delle Forze
armate e delle Forze di polizia a ordinamento militare e civile.
L’art. 69 ( Progressione triennale) riduce la
tempistica della progressione economica (oggi biennale) del
personale in regime di diritto pubblico “non contrattualizzato”,
inclusa la dirigenza delle Forze armate e delle Forze di polizia,
lasciandone inalterati i valori di crescita (che però “spalma” su
tre anni anziché su due, di fatto riducendoli di un terzo). La norma
in questione modifica il trattamento economico del personale
dirigente incidendo sugli scatti biennali erroneamente intesi come
degli automatismi stipendiali e rap-presenta una riduzione della
prospettiva stipendiale. Il Co.Ce.R., in considerazione della
necessità ormai non più procrastinabile di introdurre un identico
meccanismo di progressione economica connessa all’anzianità di
servizio anche per il personale contrattualizzato, propone la
cancellazione della previsione.
L’art. 70 (Esclusione di trattamenti economici
aggiuntivi per infermità dipendente da causa di servizio) esclude,
fermo restando il diritto all’equo indennizzo, l’attribuzione ai
dipendenti delle Amministrazioni pubbliche ai quali sia stata
riconosciuta un’infermità dipendente da causa di servizio di
qualsiasi trattamento economico aggiuntivo previsto da norme di
legge o pattizie. L’articolo non comporta, come si era pensato in un
primo momento, la soppressione dell’istituto della “pensione
privilegiata” bensì esclusivamente la soppressione delle
maggiorazioni stipendiali dell’1,25% e del 2,5% spettanti al
personale che abbia una infermità o una patologia ascrivibili alla
Tabella “A” annessa al d.P.R. n.834/81 riconosciuta dipendente da
causa di servizio. La necessità nasce, secondo la relazione al
provvedimento, in quanto la norma di cui si prevede la soppressione
risale agli anni venti ed è quindi riferita ad una situazione
ambientale e lavorativa del pubblico dipendente con una normativa
non attenta, come oggi, a garantire l’idoneità dei luoghi di lavoro.
Pertanto il beneficio aggiuntivo non avrebbe più ragione di essere
attesa l’attuale normativa di sicurezza sul lavoro. Non si può non
dissentire dalle motivazioni addotte dal Legislatore in quanto il
luogo di lavoro per un militare non sempre coincide con una
struttura organizzata ma può essere, ad esempio, un poligono di tiro
o, meglio ancora, un ambiente ostile e disagiato come un teatro
operativo (montagne, deserti, pericoli, etc.). A ciò va aggiunto che
una cosa è la normativa sulla sicurezza e una cosa è lo stato di
applicazione della stessa. Proprio grazie ai tagli di bilancio le
nostre caserme faticano a tenersi in regola con la predetta
normativa. Per questi motivi il Co.Ce.R. propone la espressa
previsione della non applicabilità nei confronti degli appartenenti
al Comparto Difesa e Sicurezza. L’art. 71 (Assenze
per malattia e per permesso retribuito dei dipendenti delle
pubbliche amministrazioni) prevede, per i primi dieci giorni di
malattia in un anno solare, l’attribuzione del solo trattamento
economico fondamentale con esclusione degli accessori benché fissi e
continuativi. La retribuzione del Comparto Difesa e Sicurezza
rispetto a quella del pubblico impiego è formata per oltre il 60% da
indennità specifiche di impiego, di funzione e d’istituto. La
previsione normativa avrà effetti ridotti per il pubblico impiego (ove
potrà al massimo generare la non percezione delle indennità dette di
presenza o quale lo straordinario). Per il personale delle Forze
armate e delle Forze di polizia produrrà una riduzione concreta
dello stipendio riducendolo al 40%. Inoltre l’applicazione della
penalizzazione anche nei confronti di chi non si è mai ammalato in
precedenza, pur sop-portando condizioni d’impiego di tutt’altro
onere rispetto al rimanente pubblico impiego, appare ulteriormente
penalizzante. Infine, l’applicazione delle fasce di reperibilità
08:00-13:00 e 14:00 – 20:00 (tutti i giorni compresi festivi e
prefestivi) non appare tesa a garantire una disponibilità alla
visita fiscale bensì sembra una “punizione” irrogata al dipendente
che si vuole “costringere” a rimanere in casa quale deterrente per
ridurre le giornate di assenza. La norma creerebbe un enorme disagio
(come potrebbe un single provvedere alla propria alimentazione e
alla cura della propria persona?) anche a chi è “veramente ammalato”.
Il Co.Ce.R. propone la espressa non applicabilità nei confronti
degli appartenenti al Comparto Difesa e Sicurezza.
L’art. 72 (Personale dipendente prossimo al
compimento dei limiti di età per il collocamento a riposo). Dopo una
prima stesura assolutamente sperequativa, specie per il personale
delle Forze armate, il testo approvato prevede, in primo luogo, la
possibilità, per il personale che si trovi a cinque anni dalla data
di maturazione della anzianità massima contributiva di 40 anni, di
presentare domanda di esonero totale dal servizio con o senza
disponibilità a svolgere mansioni di volontariato (i trattamenti
economici sono conseguentemente ridefiniti in ragione del 50% nel
primo caso e del 70% nel secondo). Essendo un provvedimento che
presuppone la volontarietà saranno i singoli a giudicarne la
convenienza. E’ prevista, inoltre, la possibilità per le
amministrazioni di risolvere il rapporto di lavoro (d’autorità,
quindi) dei dipendenti che abbiano raggiunto i 40 anni di
contribuzione, indipendentemente dal limite di età. Peraltro, è
stato tenuto conto della specificità del Comparto prevedendo un
apposito DPCM da emanarsi entro 90 giorni con cui saranno stabiliti
specifici criteri e modalità applicative per il personale delle
Forze armate e delle Forze di polizia ciò anche perché la
risoluzione coatta del rapporto di lavoro ci appare improponibile da
applicare al personale delle Forze armate e delle Forze di polizia,
per giunta senza alcun riconoscimento come, ad esempio, del
trattamento previsto per il limite di età. Tenuto conto che in ogni
caso laddove il DPCM riportasse i criteri generali applicati per la
Pubblica Amministrazione si potrebbe tradurre in un pensionamento
anticipato per più di 11.000 soldati, 6.000 carabinieri e ulteriori
20.000 tra finanzieri, poliziotti, penitenziari e forestali, in un
momento storico tale per cui, secondo lo stesso Governo, si è resa
urgente l’emanazione di un decreto denominato “sicurezza” e in un
quadro generale di riduzione degli arruolamenti, il Co.Ce.R., anche
in questo caso, propone la espressa previsione della non
applicabilità nei confronti degli appartenenti al Comparto Difesa e
Sicurezza. L’alternativa, ove si dovesse comunque collocare in
quiescenza (d’autorità) il personale prima di aver raggiunto il
limite di età, non può che essere l’applicazione del trattamento
previdenziale (sia pensione che indennità di buonuscita) previsto
per il limite di età. Il Decreto Legge è ora al vaglio del
Parlamento per la conseguente conversione in legge che, si presume,
avverrà in tempi rapidi (nel mese di luglio). Durante questo breve
lasso di tempo sarà possibile per i parlamentari proporre delle
modifiche al testo. E’ su questo fronte che sta già lavorando il
Co.Ce.R.. Tenuto conto che ci sarà l’iter parlamentare appena
accennato, durante il quale è tecnicamente possibile approvare delle
modifiche al testo della legge, il Ministro Brunetta si è impegnato,
a nome del Governo, ad un successivo confronto con le parti sociali
per un esame analitico delle proposte di varianti. Infine, il
suddetto Ministro ha preannunciato l’apertura del tavolo di
concertazione 2008-09 su cui si riserva di fornire ulteriori
informazioni non appena acquisite con certezza l’entità delle
risorse eventualmente disponibili. Non ci appare superfluo
evidenziare che tutto questo accade a distanza di pochi giorni
dall’approvazione di un altro decreto con il quale sono stati
assegnati ulteriori compiti alle Forze armate.
A cura del Co.ce.r. Esercito
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