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<<ANCORA SPEREQUAZIONI SULLE RISERVE DEI POSTI NEI CONCORSI PER I VOLONTARI IN FERMA BREVE>> |
Ancora una volta il bando di concorso riguardante l’arruolamento del personale volontario delle ff.aa. nell’Arma dei Carabinieri per l’anno 2008 è prettamente riservato al personale VFP1 e VFP4 in servizio o in congedo escludendo tutto il personale VFB arruolato con il D.P.R. 332/97. Il Capo di Stato Maggiore della Marina Militare in risposta alla delibera nr. 39/X in data 10.07.2007 del COCER/MARINA aveva assicurato che avrebbe posto in essere, nelle sedi opportune, iniziative idonee tese ad estendere al personale tale opportunità. Probabilmente qualcosa o non ha funzionato, oppure non c'e' l'interesse di sanare questa grossa sperequazione. Di seguito il link per documentarsi sul concorso: http://www.carabinieri.it/NR/rdonlyres/A44BC017-8505-4475-8342-55A9C7F04301/3617/2bandodiconcorsoperVFP1anno2008.pdf
I volontari congedati in ferma breve
Gent.mo Direttore, I recenti concorsi banditi
sia dal Ministero della Difesa che dal Ministero degli interni, riservati
ai soli volontari in ferma prefissata di un anno, escludendo i volontari
congedati in ferma breve (VFB), riaprono la triste piaga di quanti, come
mio figlio, sono stati congedati dopo aver prestato servizio per anni
nella Marina Militare. Ancora una volta questi ragazzi devono subire
un’ulteriore disparità di trattamento. Per questo, non posso, ma
soprattutto non voglio, nascondere tutta la mia indignazione, con la
consapevolezza di interpretare il pensiero sia dei genitori che dei
ragazzi che come mio figlio hanno subito l’ennesima ingiustizia.
Mi domando, come può lo Stato sbattere via questi ragazzi come cenci e
ignorare la situazione di chi ha operato anche in territori stranieri,
esponendosi a mille rischi per accrescere l’immagine di uno Stato, che li
ha già dimenticati? Come può lo Stato collocare in congedo migliaia di
persone senza le garanzie previste dalle norme sulla tutela dei diritti
dei lavoratori? Queste sono le domande che mi pongo ogni giorno, alle
quali non posso dare nessuna risposta. Vedo negli occhi di mio figlio, e
degli altri ragazzi tanta amarezza e tanta delusione. In che cosa ed in
chi devono credere, se viene a cadere l’unica certezza, che è quella di
credere in uno Stato che garantisca uguali diritti per tutti? Quando hanno
deciso di vestire l’Uniforme pensavano di entrare in una delle poche
organizzazioni dello Stato dove non può esistere il precariato. Ed invece…
Mentre da una parte, giustamente, si parla di stabilizzazione dei
lavoratori precari dall’altra ci si scorda dei militare che da qualche
anno sono andati ad ingrossare il numero dei disoccupati. Molto rumore è
stato fatto quando si è stabilizzato il personale precario storico di
altri ministeri o delle Pubbliche Amministrazioni, ma quando si parla del
personale delle Forze Armate scende un penoso silenzio. Queste persone
oggi si trovano in un avvilente stato di disoccupazione. Per bloccare la
"fabbrica dei precari" creatasi in conseguenza della professionalizzazione
delle Forze Armate bisogna trovare accorgimenti efficaci. Sicuramente sono
stati sottovalutati gli "effetti collaterali" di un disinvolto
sfruttamento dei giovani militari, poi abbandonati a se stessi proprio da
uno Stato chiamato a dirimere la deregulation selvaggia del mercato del
lavoro.
A me come genitore ed ai tanti altri genitori che si trovano nella mia
stessa situazione altro non rimaneva da fare se non cercare di toccare le
corde della sensibilità di chi ci governa. Infatti, a suo tempo ho posto
il problema all’attenzione di tutti i componenti delle Commissioni Difesa
di Camera e Senato, nonché al Ministro ed ai Sottosegretari ed anche a
diversi parlamentari sardi. Qualcuno ha risposto, altri hanno dichiarato
il proprio impegno, forse l’ hanno anche fatto, ma di concreto niente. Ed
allora, è bene che chi si propone ad amministrare il Paese non pensi solo
ai propri figli, ma anche ai figli di tutti noi, ai quali non può essere
negato il diritto di crearsi un proprio futuro senza dover per questo
mendicare un posto di lavoro.
Antonio Dore
Alghero
16/1/2008
fonte:
www.ilmessaggero.it
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