"Totale l'indifferenza della stampa - scrive Accame - che è invece presente se si tratta di un carosello in Piazza di Spagna o dell'arresto di un noto pregiudicato. Ma assente se il militare si trova in chemioterapia".
Il presidente dell'associazione scrive che i nostri militari, compresi i carabinieri che all'estero spesso "operano come avamposti", sono rimasti senza conoscere le esigenze di protezione dalla contaminazione da uranio impoverito per sei anni. Il 14 ottobre del 1993 infatti sono state adottate dagli Usa, solo il 22 novembre del 1999 anche dagli italiani, in Bosnia. "E due commissioni di inchiesta non hanno ancora accertato il perchè".
C'è infine una altro problema, in particolare in Sardegna, all'interno dei poligoni. "Lo stress da operazioni"- spiega Accame - E' nei poligoni infatti , che esiste il massimo tasso di inquinamento anche per via delle periodiche operazioni di brillamento di residui di proiettili e bossoli. Per coloro che raccolgono, senza protezione, proprio i residuati bellici nei poligoni e poi li fanno brillare. Numerosi i casi di personale colpito in Sardegna, tra quelli resi noti i casi di Pintus, Serra, Faedda, Pisani, Inghilleri, Medda, Falsarone, Bonincontro, Cappellaro". "E i risarcimenti- conclude Accame - vengono riconosciuti per lo stress nelle operazioni condotte all'estero, ma non per quelle condotte in Italia".