Settemila militari di troppo: potrebbero cambiare ministero
FONTE: www.ilmessaggero.it
di Carlo MercuriROMA (22 novembre) - I militari in Italia sono troppi. Occorre ridurre: ma come, se non è possibile licenziare? Si può provare con la mobilità, suggerisce qualcuno. Visto che un militare è pur sempre un impiegato statale, lo si potrebbe mandare a lavorare presso un’altra amministrazione dello Stato.
Applicando il principio che si chiama degli “esuberi trasferiti”. Vi immaginate allora qualche migliaio tra marescialli e colonnelli (i gradi apicali, gli stipendi più alti) che indossano anfibi ed elmetto e traslocano dal Ministero della Difesa a quello dei Trasporti o delle Pari Opportunità? Questa che, raccontata così, può sembrare una facezia, minaccia invece di divenire a breve una realtà. D’altronde, ha spiegato il Capo di Stato maggiore della Difesa, Vincenzo Camporini, lo scenario della sicurezza globale «si manifesta non attraverso parametri lineari e prevedibili, ma con dinamiche riconducibili alla teoria del caos e del disordine». Bisogna «sapersi adattare» alle nuove complessità del mondo, dice Camporini. E noi ci adatteremo.
Faremo così scendere il numero complessivo dei nostri militari a 177.000 unità, come prescrive il Capo di Stato maggiore. Il Nuovo Modello di Difesa aveva previsto che i militari delle quattro Armi (Aeronautica, Carabinieri, Esercito e Marina) fossero 190.000. Oggi ne abbiamo in servizio circa 184.000; dobbiamo quindi dimagrire di 7.000 unità in pochissimo tempo. Ci vuole una cura da cavallo.
I tecnici della Difesa sono già al lavoro per trovare la “ricetta” che sarà presto tradotta in un disegno di legge governativo. La mobilità del personale, a cui abbiamo accennato più sopra, è una delle possibilità alle quali il Ministero pensa. Sempre meglio, comunque, che trovarsi di fronte al massimo male, cioè al blocco dei reclutamenti.
Chi scrolla le spalle e crede che il blocco dei reclutamenti in Italia sia una cosa impossibile, vada a leggersi la “Nota aggiuntiva allo stato di previsione della Difesa per l’anno 2011”, firmata dal ministro La Russa. In un passaggio è scritto che «i tagli finanziari apportati condizioneranno le future alimentazioni dei ruoli. In particolare si delineerà comunque una situazione che costringerà le Forze armate a ridurre drasticamente, finanche azzerare, i reclutamenti per il 2011 e per i successivi anni». Il rischio è, come si vede, molto alto. E dire che, paradossalmente, il Bilancio della Difesa 2011 prevede addirittura un aumento della spesa per gli investimenti: 3,45 miliardi per acquisire nuovi mezzi (i cacciabombardieri F35, gli elicotteri e i sommergibili U-212, tra gli altri). Però, se da un lato il ministero della Difesa allarga i cordoni della borsa, dall’altro toglie fondi per l’esercizio (1,4 miliardi nel 2011; -18,2% rispetto al 2010). E’ una cosa assai curiosa, perché significa dotare le Forze armate di strumenti moderni e sofisticati, per poi sottrarre le ore di addestramento necessarie al personale che quei mezzi deve far funzionare.
A titolo di esempio, due anni fa i piloti dell’Aeronautica prevedevano per il loro addestramento 90.000 ore di volo. Nel 2011 ne faranno 30.000, intensificando il lavoro a terra, sul simulatore di volo. La Marina nel 2008 ha avuto 45.000 ore di moto, nel 2011 ne disporrà di 29.800, giacché si sa che bisogna razionalizzare la nafta per mandare avanti le navi. E l’Esercito farà solo 2.880 ore di esercitazioni (nel 2008 furono 7.500). A proposito dell’Esercito, è piena emergenza per i carri armati “Ariete” (li utilizzammo a Nassiriya): ne abbiamo circa 200 ma pare che quelli in grado di essere operativi siano non più di una decina, a causa della carenza di manutenzione.
Insomma, i vertici della Difesa studiano senza posa come razionalizzare e come risparmiare senza perdere di efficacia, ma certo, come sottolinea il generale Camporini, «non è facile vedere dove si vuole andare se il solo parametro sembra quello, sicuramente importante ma non l’unico, della riduzione di risorse e di organici».