Esame d'inciviltà. Studenti senza regole: "Sfiliamo dove vogliamo". 

 

Lettera-beffa alla polizia e appello a Napolitano. Oggi corteo per assaltare i ministeri. Il timore: saremo in pochi.
 

 Il corteo resta spontaneo. Nessun itinerario. Nessun obiettivo indicato. Nussun accordo con le forze dell'ordine. Vale solo l'«effetto sorpresa», come lo chiamano loro. In una lunga giornata in cui le forze dell'ordine tentano di mediare con i manifestanti, che oggi sfileranno a Roma contro il ddl Gelmini, gli studenti vanno allo scontro. Tengono salda la linea dettata lunedì in assemblea: i divieti saranno ignorati, si aggirerà la zona rossa creando diversivi per confondere le forze dell'ordine, bloccando le strade e si punterà verso obiettivi alternativi al Parlamento, come il ministero della Pubblica Istruzione e c'è chi pensa anche a un blitz al dicastero dello Sviluppo economico. Per tutta la giornata la questura tenta di trovare un compromesso con gli universitari su luoghi e metodi della protesta. Tanto che a metà mattinata i dirigenti degli uffici del Gabinetto della questura ricevono una delegazione di studenti. La proposta da parte delle forze dell'ordine è chiara: diteci quale percorso volete seguire e troviamo un compromesso, vi facciamo sfilare.

Insomma, disponibilità massima. Ma è a quel punto che uno dei rappresentanti alza la voce: noi non vi indichiamo alcun percorso, ce ne freghiamo degli accordi e delle autorizzazioni, domani (oggi, ndr) andiamo a manifestare dove ci pare. La riunione si chiude con un nulla di fatto. Le due parti sono sempre più distanti. Tanto che ufficialmente il tavolo tecnico slitta al pomeriggio. In realtà questura e rappresentanti della protesta non raggiungeranno un accordo. Nononostante l'appello pubblico del prefetto della Capitale, Giuseppe Pecoraro: «Voglio rinnovare l'invito agli studenti ad attivare una forma di dialogo con le istituzioni e le forze dell'ordine». Macchè. Risposta negativa.

Nel pomeriggio il popolo anti-Gelmini scrive a questura, sindaco e prefetto. Ma è solo un'altra dichiarazione di guerra: «Lasceremo i palazzi del potere nella solitudine della loro miseria e andremo nelle altre zone della città. Con la presente gli studenti e le studentesse della Sapienza comunicano alle autorità che il giorno 22 dicembre sfileranno per le strade di Roma. Apprezziamo la vostra apertura al dialogo che in queste settimane si è manifestata in vari modi: dalle centinaia di denunce per manifestazione non autorizzata, agli arresti immotivati, alla costruzione di una zona rossa permanenete in continua espansione».

La lettera, dunque, è ironica e non indica alcun percorso. Per la questura è solo una presa in giro. E la non collaborazione degli studenti porterà stamani a un presidio maggiore sui luoghi di ritrovo della protesta, prima, durante e dopo il corteo senza meta che avrà tre punti di partenza: piazzale Aldo Moro e Piramide per gli universitari, piazza Trilussa per i liceali. Ma non è detto che i tre cortei ne formino uno unico. I ragazzi potrebbero dividersi in piccoli gruppi. Come del resto hanno fatto ieri, quando da La Sapienza e la Terza Università sono partiti minigruppi di 40 persone che hanno organizzato brevi sfilate e contestazioni.

La partecipazione, nella vigilia della protesta di oggi, è stata scarsa. Già dalla mattina, quando i giovani della Terza hanno chiesto alla questura di poter partire dal proprio Ateneo e sfilare fino alla sede della Regione Lazio sulla Cristoforo Colombo. La questura ha dato poco dopo l'ok, dispieganto le forze di fronte al palazzo della Governatrice Polverini. Ma quando i ragazzi dovevano partire si sono contati e hanno notato di essere troppo pochi: il corteo è sfumato dietro qualche striscione. Per tutta la giornata si sono susseguite tante piccole iniziative. Verso le 13.30 sono saliti al Campidoglio gli studenti di Ingegneria de La Sapienza. Cinquanta circa, borsa in spalla, hanno spiegato uno striscione sulla scalinata: «Garantismo per il potente. Giustizia sommaria per la gente». Qualche slogan urlato al megafono e dopo quindici minuti tutti a casa. I liceali hanno invece sfilato cinque minuti con colori sgarcianti, per distinguersi dai black bloc, in via Palmiro Togliatti. E mentre in Centro si svolgevano diverse azioni di volantinaggio per informare i cittadini dei tagli alla Scuola, alle 16 è andato in scena davanti Montecitorio un flash mob: ragazzi e ragazze hanno distribuito fiori ai poliziotti assieme alla scritta «Noi facinorosi violenti assassini da fermare daspare arrestare: vi regaliamo un fiore».

Infine, alle 18, è andata in scena a Campo de' Fiori una lezione a cielo aperto. A organizzarla gli studenti di Lingue orientali de La Sapienza. Tra questi anche i cinque della rete abbiamofamedicultura.splinder.com che da giovedì scorso digiunano contro la riforma. Anche qui, però, l'adesione è stata scarsa. Più i giornalisti che i manifestanti. Proprio la partecipazione è il timore più grande, oggi, degli studenti. Molti universitari fuori sede sono tornati a casa per il Natale. I liceali (e i genitori) sono ancora sconvolti dagli scontri della scorsa settimana. Gli organizzatori temoni il flop. Anche per questo saranno più apparenza che sostanza. Si divideranno in più gruppi, bloccheranno il traffico e punteranno ai ministeri. E, se ci riusciranno, invieranno una delegazione al Quirinale. A Giorgio Napolitano vogliono consegnare una lettera per chiedere: «Presidente, non firmi il testo Gelmini».

Fabio Perugia

FONTE: http://www.iltempo.it


22 dicembre 2010