URANIO
IMPOVERITO
"ERRORI NEI CALCOLI DELLA COMMISSIONE"
SBAGLIATE LE STATISTICHE SUI LINFOMI
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ROMA
- La relazione della commissione Mandelli sui casi di "Sindrome dei
Balcani" contiene imprecisioni tecniche tali da inficiare almeno parte
delle conclusioni rese pubbliche il 19 marzo. A parlare di <<errori>>
è un professore del dipartimento di Statistica di Torino, Lucio
Bertoli-Barsotti il quale, studiando le 20 pagine della Commissione presiedute
dall'ematologo Mandelli, ha rilevato che il metodo statistico con il quale è
stata calcolata l'incidenza di linfomi - una forma tumorale delle ghiandole -
tra le truppe italiane che hanno partecipato a missioni nei Balcani (39.450 i
militari analizzati) porta a risultati che non rispecchierebbero il vero tasso
delle malattie. Gli appunti fatti dal professore al documento sono stati in
parte accolti dal dottor Alfonso Mele, epidemiologo che fa parte della
Commissione, il quale ha ammesso come la formula statistica utilizzata per la
rilevazione non fosse la piu' appropriata e ha anche confermato - a nome della
Commissione Mandelli - che una seconda relazione dovrebbe essere stilata entro
giugno.
Nelle
conclusioni della Commissione istituita dal ministero della Difesa a fine
dicembre si parla di "significativita' statistica" per il numero
di linfomi Hodgkin (9 + 6 casi, segnalati nella tabella riassuntiva, rispetto a
una media prevista di 3,9); con il metodo consigliato dal professor Bertoli la
"significatività" risulterebbe ancor più evidente, e cio' renderebbe
ancor piu' difficile parlare di pura casualità per l'insorgere di questo tipo
di malattia tra le truppe a contatto con l'uranio impoverito dei proiettili
sparati dai caccia americani della Nato sia in Bosnia che in Kosovo. Il nuovo
calcolo in sé non sconvolge le conclusioni della Commissione che ha rilevato
come non vi sia un nesso diretto tra depleted uranium (uranio impoverito) e
malattie come le leucemie o i linfomi, ma riduce comunque il valore della
relazione che aveva il compito, anche politico, di rassicurare sui possibili
effetti dei dardi utilizzati dalle truppe dell'Alleanza e tentare di spiegare
l'origine delle patologie.
Le
associazioni per la tutela dei militari avevano sollevato dubbi sulle modalità
di studio della Commissione, definendo i tempi troppo rapidi e i modi lacunosi.
Ma e' la stessa relazione che consiglia di continuare a tenere sotto controllo i
militari che fanno parte dell'indagine.
(s.ci.)
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