Massima cautela.
Un militare dell'esercito con un proiettile
rinforzato all'uranio impoverito. |
Corrado
Di Giacobbe, caporalmaggiore degli alpini, è morto per un linfoma a 24
anni, proprio il giorno in cui l'Italia decideva di partecipare alla
guerra contro il terrorismo. Era stato in Bosnia, nel 1997 e nel 1998.
E, come altre decine di reduci dei Balcani (vedere riquadro in alto),
temeva di essere stato contaminato dall'uranio impoverito usato dalle
Forze armate Usa.
Il metallo radioattivo può trovarsi nelle ogive dei missili Tomahawk e
nelle munizioni dei caccia A10. «È altamente probabile che proiettili
all'uranio impoverito siano impiegati in Afghanistan» sostiene Falco
Accame, ex presidente della commissione Difesa della Camera e presidente
dell'Anavafaf (l'associazione che tutela i familiari delle vittime
arruolate nelle Forze armate).
Ma un portavoce del dipartimento della Difesa americano, nel corso di
una conferenza stampa sull'operazione Enduring Freedom, ha dichiarato:
«Non daremo dettagli sul tipo di armi che stiamo impiegando». Eppure,
il 17 gennaio 2001, il Parlamento europeo aveva chiesto alla Nato
un'immediata moratoria sull'uso di quelle munizioni in attesa di un
risultato definitivo delle innumerevoli commissioni governative,
internazionali e scientifiche che studiano se ci sia una connessione tra
l'insorgenza dei tumori e i bombardamenti. |