LO DICE ANCHE IL TG5, IN AFGHANISTAN GLI AC130 USANO
PROIETTILI ALL'URANIO...INTANTO AUMENTANO I MORTI E GLI AMMALATI
..UN ALTRO CASO A CAGLIARI.
(di Maria Lina VECA)
(15/11/01)
Falco Accame, come Presidente dell'"Associazione Assistenza
Vittime Arruolate FF.AA." era stato il primo a lanciare un
grido di allarme: "Dopo gli attacchi effettuati con missili
da crociera, recanti, come equilibratori, barre all'uranio
impoverito, l'esercito statunitense è passato, in Afghanistan,
all'utilizzo degli aerei AC 130, costruiti "attorno" al
cannoncino ultra rapido capace di sparare 1.000 colpi al
minuto"
Gli AC 130 furono già impiegati in Somalia durante l'operazione
"Restore Hope", insieme agli elicotteri Apache,
anch'essi dotati della stessa arma: gli AC 130, in particolare,
furono usati per distruggere le (misere) fortificazioni della
residenza del Generale Aidid, che, comunque, riuscì a fuggire.
Nessuno aveva ripreso l'allarme di Accame, anzi, alcuni
"esperti" di argomenti militari (onnipresenti ormai
anche nelle trasmissioni di calcio, in quelle di cucina, in quelle
dedicate alla cellulite, ecc.) avevano escluso l'impiego di uranio
impoverito in Afghanistan, dicendo "Per ora il problema non
esiste (!), quando avremo altri elementi se ne parlerà...".
Ora, evidentemente, "gli altri elementi" sono arrivati,
se persino il TG5 del mattino, con un fuggevole accenno, nella
giornata del 15 novembre, ha parlato di AC 130 e di uso di
proiettili all'uranio impoverito, utilizzati "perché hanno
una maggiore capacità di penetrazione".
Occorre sottolineare che, se le truppe d'invasione possono
difendersi dalle radiazioni nelle zone colpite (anche se agli
Italiani non fu data alcuna informazione né alcun equipaggiamento
di protezione), questo non è possibile per la popolazione civile.
"L'uso di queste armi, così come l'impiego delle armi a
"cluster" (a grappolo) - dice ancora Falco Accame - E'
PROFONDAMENTE INCIVILE E ANTIUMANITARIO e nulla ha a che fare con
l'antiterrorismo. Semmai è un atto di terrorismo contro la
popolazione civile."
Intanto, sul tragico fronte dei morti e degli ammalati per
"sospetto" uranio impoverito, dopo la morte dell'alpino
Corrado Di Giacobbe e di Stefano Melone, un altro caso sospetto
viene segnalato a Cagliari.
"La relazione Mandelli - ricorda Accame - aveva messo a
tacere la vicenda dell'uranio impoverito, dichiarando in modo
categorico la sua innocuità."
Poi si è scoperto che la relazione Mandelli era affetta da gravi
errori di calcolo statistico e che i tre parametri su cui si
basava la valutazione erano del tutto opinabili.
"Opinabile è il numero dei casi presi in considerazione, cioè
di coloro che furono ritenuti potenzialmente contaminati, perché
selezionati in base a criteri soggettivi in un numero più ampio
di segnalazioni, segnalazioni che peraltro riguardavano solo
quelle a conoscenza del Ministero della Difesa e non anche quelle
a conoscenza di altre organizzazioni di volontariato."
Opinabili anche i dati di raffronto (cioè la cosiddetta
"media nazionale, dal momento che in Italia vi sono
pochissimi registri dei tumori e non rappresentativi di tutto il
territorio né compilati con un unico criterio), così come il
numero di persone prese in considerazione, mescolando persone che
erano tornate dalla Bosnia, dove i militari avevano agito senza
alcuna misura protettiva, e in Kosovo, dove erano entrate in
vigore le misure di protezione.
Per il momento, il mese di novembre ci fa segnalare tragicamente
due morti e un nuovo ammalato nei pressi di Cagliari, un militare
che è stato in Bosnia e che, per il momento, ha deciso di
mantenere l'anonimato: tutto questo, nonostante le perentorie
affermazione di innocuità dell'uranio impoverito, tenendo anche
presente che il monitoraggio ogni 4 mesi per 5 anni dei reduci
militari -solennemente promesso dalle istituzioni militari e
politiche - non è stato rispettato ed anche le promesse di visite
per i civili sono state largamente disattese.
"Un grave fatto - dice Accame - su cui si è taciuto e sul
quale è necessario indagare."
Maria Lina Veca
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