URANIO IMPOVERITO NEI BALCANI
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URANIO IMPOVERITO NEI BALCANI: LO CONFERMA AL PROCESSO DELL'AJA SLOBODAN MILOSEVIC E SOTTOLINEA IL RUOLO DELL'ITALIA NELL'OCCULTAMENTO DELLE PROVE
(di Maria Lina VECA) 
(20/02/02)



Ne parliamo da mesi, da anni: di contaminazione da uranio impoverito, di uso smodato di questi munizionamenti da parte delle truppe NATO e, soprattutto, da parte dell'esercito americano (che d'altronde in documenti ufficiali ammette tranquillamente l'impiego di proiettili all'uranio impoverito ed elenca le regole da osservare per non contaminarsi) …parliamo di civili colpiti da patologie tumorali, di militari italiani ammalati, al ritorno dalle "missioni di pace", dalla Somalia, dal Golfo, e, soprattutto dai Balcani.

 

Ci siamo sempre scontrati contro il solito muro di silenzio, abbiamo sentito ultimamente enunciare, come grande vittoria, che ai militari ammalati verranno riconosciute le cause di servizio, ma non per contaminazione da uranio impoverito! no, per carità, bensì per stress ambientale o vaccinazioni sbagliate.

Ora è lo stesso Slobodan Milosevic, che, nel concludere la sua dichiarazione preliminare di fronte all'illegittimo tribunale dell'Aja, conferma il massiccio uso di uranio impoverito nel munizionamento delle truppe NATO, nell'ambito di quella che lo stesso Milosevic ha definito "una impresa criminale congiunta delle forze di pace internazionali".

E non solo: Milosevic ha sottolineato il coinvolgimento dei soldati italiani, che si trovano tuttora in Kosovo nelle zone segnalate come più contaminate da Depleted Uranium, e ha citato il ruolo delle istituzioni che siedono a Roma - militari e politiche - nell'occultamento delle prove dell'esistenza e dell'uso massiccio del D.U.

"I soldati italiani? Contaminati da uranio…Le prove stanno a Roma e l'uranio è stato usato".

Ci sarà finalmente una risposta che non sia quella consueta dell'omertà e della sistematica negazione di tutto, finora usata da Stati Maggiori e Ministri per nascondere il problema?
Solo pochi giorni fa il Consigliere Militare del Presidente della Repubblica rispondeva in una lettera, da noi pubblicata, alla vedova dell'elicotterista Pizzamiglio, che "la Forza Armata non ha mai avuto in servizio né utilizzato Uranio Depleto"...

L'utilizzo di armi al DU durante i bombardamenti NATO/ONU sulla Bosnia nel 1995 è notorio ed ammesso pubblicamente dal Dipartimento della Difesa USA.
I nostri militari colpiti da leucemia hanno agito in Bosnia, dove i bombardamenti avvennero tra fine agosto e inizio settembre del '95.

Furono scaricati per certo più di 10mila proiettili al DU dagli aerei A-10.
Mi tornano in mente le parole di Vojislav B., un ragazzo serbo di 22 anni, ex-calciatore professionista, al quale è stato diagnosticato un linfoma di Hodgkin, al rientro dal fronte kosovaro.

"Tutti sanno -diceva Vojislav - ma hanno paura. Anche io non avrei parlato."
Vojislav ha avuto un riconoscimento ufficiale della malattia, e una pensione di 100 marchi al mese. Ma neanche una parola, da fonte ufficiale, sulla connessione guerra/malattia.
Tutti tacciono, anche perché – ci diceva Vera Novakovic, dell'Associazione "Un ponte per..." - "la denuncia del forte incremento delle leucemie arriva dai medici, ma sollevare il problema fa paura. Ci sono in ballo gli aiuti internazionali alla ricostruzione, e un'agricoltura che potrebbe essere dichiarata contaminata, togliendo al Paese una delle poche risorse disponibili".

In un rapporto del 1979, il US Army Mobility Equipment Research & Development Command sosteneva che l'uso dei proiettili contenenti uranio impoverito mette in pericolo "non solo le persone nelle immediate vicinanze, ma anche quelle che si trovano a distanza sottovento: le particelle si depositano rapidamente nei tessuti polmonari esponendo l'ospite ad una dose tossica crescente di radiazioni alfa, capace di provocare il cancro e altre malattie mortali".
Certamente questa non è una fonte dalla parte di chi vorrebbe il bando di queste munizioni.
Ma le notizie di fonte governativa statunitense riguardo le precauzioni da adottare in caso di impatto con questo materiale non sono certo scarse.

Un altro rapporto proveniente dai Los Alamos National Laboratories "Long-Term Fate Of Depleted Uranium At Aberdeen And Yuma Proving Grounds Final Report, Phase I: Geochemical Transport And Modeling", LA-117 90-MS, DE90 012660 (1990), Los Alamos National Laboratory, New Mexico 87545, USA afferma che i poligoni di prova delle bombe all'uranio impoverito di Aberdeen e Yuma (nei deserti USA, teatro delle prove di queste armi alla fine degli anni 70 e inizio anni 80, non potranno essere oggetto di insediamento umano senza preventiva decontaminazione".

Lo ripetiamo, l'utilizzo di armi al DU durante i bombardamenti NATO/ONU sulla Bosnia nel 1995 è notorio ed ammesso pubblicamente dal Dipartimento della Difesa USA.
I militari italiani colpiti da leucemia e linfoma hanno agito in Bosnia, nel periodo dei bombardamenti tra fine agosto e inizio settembre del '95.
Furono almeno 10mila i proiettili al DU sparati dagli aerei A-10.
Ricordo il mio soggiorno a Pec, quelle ore passate nella sede di Radio West - Brigata Internazionale Ovest.

Eravamo in periodo natalizio, il Natale di quest'anno, nevicava.
Parlavo con il "creatore" di Radio Ibis a Mogadiscio durante la missione IBIS e poi "inventore" di Radio West, a Pec, - il Tenente Colonnello Gianfranco Scalas, responsabile della Pubblica Informazione.

Parlammo anche di uranio impoverito e il colonnello mi disse: "E' vero che sono stati fatti tanti bombardamenti con proiettili all'uranio impoverito - rispose Scalas - questo non è un mistero per nessuno, ma la nocività, secondo me, non è così alta...più che di uranio, in Kosovo, parlerei di sensibilità ambientale, di tetti in Ethernet, di benzene per pulire le armi, delle tubazioni tutte in piombo...ecco questi sono problemi che mi preoccupano e che sono più diffusi dell'uranio come pericolosità ambientale".

Può darsi, ora si usano molto le parole "stress psicofisico", "allarme ambientale", ma io continuo a pensare che sull'uranio impoverito c'è troppo silenzio, troppo poche risposte, troppe reticenze.

D'altronde Mandelli, ancor prima di insediare la Commissione, dichiarò di essere più preoccupato per lo smog a Piazza Barberini che per il D..U.
Mi viene in mente quell'altro Colonnello dell'Aeronautica che si preoccupava dell'orologio al quarzo più che dell'uranio.

Forse Mandelli - della cui relazione conclusiva Falco Accame ha chiesto il ritiro, perché ormai chiaramente incompleta e inattendibile - non ha avuto occasione di vedere quel ponderoso studio fatto sull'uranio impoverito nei Balcani dal Comitato Scienziate e Scienziati contro la guerra.

Il problema "DU nei Balcani" va inserito in un quadro più ampio- dicono gli Scienziati contro la guerra - è solo la punta dell'iceberg delle conseguenze di una guerra chimica, radiologica ed ecologica condotta dalla NATO contro la Jugoslavia e contro l'intero sistema ambientale dei Balcani.

Infine, dati epidemiologici sulla popolazione jugoslava sono stati discussi, dal Comitato Scienziati e Scienziate contro la Guerra, per dimostrare come già oggi, a causa dell'inquinamento chimico e radioattivo, nonché  delle condizioni di vita delle popolazioni jugoslave, migliaia di morti tardive per tumore e malformazioni congenite si stiano verificando in Jugoslavia. Ma i dati non ci sono, i dati sono nascosti, il monitoraggio sui civili non è stato fatto...

Maria Lina Veca
 

 
 

 


 

 

 

 

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