Controllo del territorio.
Dall'efficacia dei pattuglioni di Stato "esercito/carabinieri" agli
spioni di quartiere/condominio? Della serie... la fantasia non ha
piu' limiti.. |
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Milano, 23 Nov. -
E’, se vogliamo, l’evoluzione casalinga della
ronda: non si fa in strada, si fa in poltrona.
Al limite buttando il naso fuori dalla finestra,
guardando dallo spioncino. E se c’è il tipo
strano, l’automobile sconosciuta, il ragazzotto
che schiamazza, si agisce. Si segnano i numeri
di targa. Si chiama la polizia. Al posto dei
vigilantes, le superportinaie. Impiccione e
delatrici. Il «controllo di vicinato» è tutto
qui.
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E piace alla Regione Lombardia. Il suo assessore
alla protezione civile, prevenzione e polizia
locale, Stefano Maullu (Pdl), lo vuole importare
dall’Inghilterra, dove è nato. «Ma con le ronde
- dice subito - non c’entra proprio niente». Lui
lavora perché da gennaio partano i primi
progetti pilota - «a Baggio, quartiere di
Milano, stanno già raccogliendo le firme, piace
ai negozianti di corso Buenos Aires», ma si
guarda anche ad altri quartieri come San Siro,
Corvetto e Sarpi - e spiega dove e come la cosa
potrebbe funzionare: «Si prendono dei quartieri
residenziali fatti di villette, quartieri o aree
dove gli abitanti si conoscono tutti. Si
appendono adesivi e cartelli che segnalano come
gli abitanti siano attivi nel controllare il
quartiere ed è fatta».
Secondo Maullu la presenza dei cartelli «è di
per sé un deterrente psicologico per chi
delinque» e l’iniziativa «chiede semplicemente
una maggior sinergia tra cittadini e forze
dell’ordine, in particolare la polizia locale».
Che è più vicina al territorio, dipende dai
sindaci e «ci permetterà di creare una banca
dati in cui, per ciascun territorio, verranno
catalogati i reati più frequenti». Certo, in
alcune zone «servirebbe più polizia» ammette
l’assessore, «ma l’epoca dei finanziamenti a
pioggia è finita», dopo che negli ultimi 5 anni
in Lombardia «abbiamo dato ai Comuni 90 milioni
di euro per la sicurezza, tra divise per la
polizia locale, automobili di servizio,
telecamere per la videosorveglianza e così via».
Ora i cittadini devono collaborare. L’idea
arriva dall’Inghilterra, ma il primo ad
importarla è stato un piccolo comune in
provincia di Varese: Caronno Pertusella. Quando
a luglio debuttò il «controllo di vicinato» il
sindaco del posto, Augusta Maria Borghi, sminuì
la portata dell’iniziativa: «È un sistema basato
semplicemente su rapporti di buon vicinato...
Non si tratta di ronde ma solo di guardare la
casa del vicino quando questo non c’è». C’è un
sito, www.controllodelvicinato.com, creato da
alcuni cittadini della zona. Racconta l’essenza
dei controllori fai-da-te con le istruzioni
racchiuse in uno stampabile di 16 pagine dove si
spiega che la cosa, stringi stringi, si
concretizza nel «far sapere a chiunque passi
nella zona controllata che la sua presenza
potrebbe non passare inosservata».
Sia chiaro: «A nessuno viene chiesto di fare
eroismi», piuttosto «parliamo un po’ di più con
i vicini, come si faceva una volta». È la
rivincita della portinaia ficcanaso, che avranno
occasione di farsi nominare coordinatore del
vicinato. Gli avventori di vie sconosciute
saranno così braccati, spiati, indiziati dalla
prima casalinga che si è letta due righe di
Agatha Christie. «Chiaro che se qualcuno entra
nel quartiere con la musica dell’autoradio a
tutto volume o sgommando, ci sarà qualcuno che
se ne accorgerà», commenta l’assessore. «Meglio
anticipare un reato. Perché un reato represso è
un reato già commesso», insiste.
Dall’opposizione alzano le spalle.
«È un’iniziativa estemporanea: molta propaganda,
poca sostanza», sintetizza Carlo Porcari,
capogruppo Pd in Regione. Certo, dice, «occorre
sempre che i cittadini mantengano alta
l’attenzione e non si girino dall’altra parte di
fronte alla commissione di reati. Qui però c’è
il rischio di instaurare una cultura del
sospetto nei confronti del diverso, che non è
simpatica». Dunque «meglio finanziare di più
polizia, carabinieri e vigili urbani. La Regione
così facendo si mette in competizione con le
ronde leghiste. E questo “controllo di vicinato”
rischia di fare la stessa fine».Fonte:
www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/cronache/200911articoli/49664girata.asp
Sideweb, 23 novembre 2009 |
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