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Governo battuto. No alla riforma del codice penale militare

l'Unità del 17/7/2005



Governo battuto, in Commissione difesa alla Camera, sul disegno di legge di riforma dei codici militari. Un emendamento di Elettra Deiana, di Rifondazione comunista, è stato approvato per diciotto voti contro diciassette e, come Martin che per un punto perse la cappa, anche la controriforma dei codici ha perso la testa.

 

L'emendamento sopprime solo sette parole dello sterminato provvedimento: «e del codice penale militare di guerra». Tanto basta per togliere al governo la delega a riformare, oltre al codice penale militare di pace, anche quello di guerra. Una vera e propria controriforma, che postulava una sorta di tempo di guerra permanente cancellando la norma costituzionale che affida al Parlamento le decisioni sulla guerra e sulla pace.

«È stata un' importante prova di condivisione da parte dell'Unione che ha votato compattamente contro un provvedimento che tocca questioni fondamentali come quelle dei diritti e della libertà di stampa» commenta Elettra Deiana il risultato del voto sul suo emendamento (firmato anche da molti parlamentari del centro sinistra). «È un provvedimento molto importante - aggiunge - che rischiava di passare inosservato. Si tratta di una delega che veniva data al governo per riformare i codici penali militari sia dia guerra, sia di pace. Con l'emendamento che porta la mia firma è stata ridotta questa delega al solo codice militare di pace. Di quello in tempo di guerra non se ne potrà più occupare». «Per oltre un anno - racconta ancora Elettra Deiana - io e Silvana Pisa dei Ds abbiamo condotto una battaglia contro questo testo. Oggi alla fine siamo riusciti a mandare sotto la maggioranza. Eravamo infatti 18 a 17. Con il via libera all'emendamento l'intera delega ha perso la sua ratio...»

Un'opinione, quest'ultima, condivisa sia pure con motivazioni opposte, dal presidente della commissione, Luigi Ramponi, di Alleanza nazionale, già direttore del Sismi e comandante della Guardia di finanza. «È passato un primo emendamento non rilevante ai fini dell'impianto della legge - precisa Ramponi - il secondo invece è molto rilevante perchè abroga l'articolo 4 che in sostanza delega il Governo a rivedere il codice penale militare di guerra». Dopo il voto Ramponi ha sospeso la seduta: «mi è stato chiesto di sospendere la seduta per una rivisitazione del testo che ovviamente viene sconvolto».

Ovviamente l'opposizione esulta per questo voto, molto importante perché la maggioranza al senato aveva blindato il testo e alla Camera aveva tentato di farlo passare in fretta e in sordina. Contro il nuovo codice si erano espressi molto durante sia i Cocer delle Forze armate, sia la Federazione della stampa e molte Ong, che protestavano perché nel testo sono contenute norme che sottopongono alla legge penale militare giornalisti e cooperanti quando si trovano in zona di operazioni. Per giovedì pomeriggio, la Federazione della stampa ha organizzato un dibattito proprio su questi temi, dibattito che adesso potrà cominciare con una buona notizia.

«Sulla riforma del codice militare penale è stata sconfitta la protervia e l'arroganza del governo». È il commento di Giuseppe Molinari, capogruppo della Margherita in commissione Difesa alla Camera sul voto che ha cancellato la delega al governo in materia. «L'approvazione in avvio del dibattito in commissione dei nostri primi due emendamenti muta completamente il profilo giuridico nonchè tutto l'impianto normativo della delega rispetto alla impostazione data dal governo. È la inevitabile conseguenza - aggiunge Molinari - del rifiuto della richiesta di dialogo e di confronto di merito sui problemi del provvedimento sollevati anche nel corso delle audizioni». «Noi non mettiamo in discussione la necessità di una riforma - conclude l'esponente dielle - ma non è certo la riforma immaginata dal governo quella che serve al nostro ordinamento».

«Appena si è cominciato a votare sul nuovo codice penale militare la maggioranza è andata sotto. Dopo l'approvazione dei primi due emendamenti dell'opposizione la seduta è stata sospesa». Lo sottolinea Marco Minniti responsabile Ds per i problemi dello Stato. «L'impostazione del governo - commenta - sulla quale si è manifestata una larga contrarietà da parte dei Cocer, di tantissime organizzazioni non governative, della Federazione Nazionale della Stampa e finanche di alcuni settori della magistratura militare e sulla quale il centrosinistra ha presentato numerosi emendamenti dando corpo alla proposta di un progetto alternativo, non ha retto neppure ai primi passi in sede di commissione. Con il voto di oggi di fatto viene colpito al cuore il disegno di legge che il governo intendeva approvare alla Camera senza modifiche così come era passato, con i soli voti di maggioranza, al Senato». «Un disegno di legge - aggiunge - sbagliato e pericoloso che colloca l'Italia in una posizione eccentrica rispetto agli altri Paesi europei. Si tratta di norme che intervengono su materie che decidono sui diritti fondamentali dei cittadini, sul concetto stesso di pace e di guerra e incidono profondamente sulla vita del personale militare. Il governo e la maggioranza riflettano sul fatto che su provvedimenti così importanti non si può procedere nè in fretta nè a colpi di maggioranza. Riflettano e operino una significativa correzione di rotta».

«Una vittoria contro la prepotenza della destra». Lo dice Paolo Cento, coordinatore dei Verdi, esprime soddisfazione per il voto sulla delega al governo per la riforma del codice militare di guerra. Un voto che Cento definisce «un goal dell'opposizione, che ha recepito la preoccupazione della società civile, in particolare della Fnsi, per una norma fortemente lesiva della libertà di informazione, rispedita così al mittente. La maggioranza ora faccia autocritica per questo tentato blitz».

http://www.unita.it/index.asp?SEZIONE_COD=HP&TOPIC_TIPO=&TOPIC_ID=40917


 
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