DAL CORRIERE DELLA SERA DEL 24/04/2003
Militari, «sciopero del rancio» per gli stipendi
Sciopero del rancio
Miseri stipendi
Stipendi troppo bassi
Militari, «sciopero del rancio» per gli stipendi
I
rappresentanti chiedono un incontro a Berlusconi:
paghe troppo basse, tra noi c’è tensione
ROMA - I militari protestano contro i nuovi parametri e l’adeguamento
degli stipendi approvati venerdì scorso dal governo. In molte caserme si
segnalano forme striscianti di protesta, come l’astensione dal rancio. I
rappresentanti delle Forze armate e di polizia hanno scritto direttamente al
premier Berlusconi, chiedendo un incontro urgente. Secondo i delegati del Cocer
gli stipendi sono troppo bassi: i nuovi parametri «mortificano» sergenti,
marescialli e soprattutto i volontari in servizio permanente, destinati a
divenire l’ossatura del nuovo esercito professionista. E avvisano: nelle caserme
c’è molta tensione. Ieri il Cocer dei carabinieri si è definito «sconcertato».
SCIOPERO DEL RANCIO
Che tra i militari italiani non tiri una buona aria lo dimostrano anche le
ancora timide, ma inedite manifestazioni spontanee di protesta che si registrano
nelle caserme. Da qualche tempo e sempre più spesso, i marescialli del 7°
Reggimento Nbc di Civitavecchia, gli esperti di armi nucleari, biologiche e
chimiche che si preparano per l’Iraq, disertano il rancio. Anche nelle caserme
della Cavalleria dell’Aria di Rimini, alla Scuola sottufficiali di Viterbo,
nelle Scuole di Cesano e di Bracciano, e a Sora, a Pordenone, a Maniago,
raccontano i militari, ogni tanto le sale mensa si svuotano. Il disagio è tale
che il Cocer Interforze, il loro organismo di rappresentanza, nei giorni scorsi
ha chiesto un incontro urgente direttamente a Silvio Berlusconi. Richiesta e
procedura del tutto inusuali, perché secondo regola il Comitato può rivolgersi
solo allo stato maggiore della Difesa e, per suo tramite, al massimo al
ministro. Solo che il Cocer non vuole incontrare Antonio Martino, ma il
presidente del Consiglio in persona e, semmai, il ministro della Funzione
pubblica Luigi Mazzella. Per lamentare la mancata concertazione e ribadire, come
hanno scritto nella lettera inviata a Palazzo Chigi, che «il passaggio ai
parametri» non può «stravolgere le posizioni stipendiali esistenti», che il
decreto «mortifica sergenti e marescialli» e che riserva un «trattamento ancor
peggiore ai volontari in servizio permanente». Ricordando che i nuovi parametri
«stanno creando enorme tensione» e che «nelle caserme non avrebbero il consenso
di nessuno».
MISERI STIPENDI
Con i nuovi parametri e i nuovi stipendi, i volontari in servizio
permanente che costituiranno il grosso del nuovo esercito professionista,
entrati nel ’96 con uno stipendio netto di 500 euro al mese come precari e
arrivati oggi a circa 800, «hanno la prospettiva - spiega Pasquale Varone,
delegato del Cocer dell’Esercito - di chiudere dopo 38 anni di servizio con
1.300 euro». I parametri prevedono aumenti solo all’avanzamento di grado (che
per la truppa sono tre) al posto degli scatti biennali di anzianità che prima
muovevano gli stipendi. «Se ci si mette pure che Tremonti ha appena requisito
gli alloggi della Difesa, una vera e propria integrazione del reddito, che sono
appena partite tremila ingiunzioni di sfratto, che dal ’96 circa 18 mila
volontari sono accasermati» aggiunge il maresciallo Pasquale Fico, consigliere
comunale per An a Novara, «si spiega pure il perché della protesta. Come si fa a
fare il nuovo esercito così»? Per il 2005 servirebbero 76 mila volontari solo
nell’esercito. Oggi ce ne sono 38 mila e sono gli stessi generali ad essere
scettici sulla possibilità di raggiungere l’obiettivo. Per i concorsi da
ufficiale ci sono in media 25 domande per ogni posto, per i volontari due. «Con
la fine della leva obbligatoria anticipata al 2005 - ha ammesso in Senato il
generale Gianfranco Ottogalli - il loro arruolamento subirà un crollo». L’unica
soluzione al problema, sostengono al Cocer Interforze, è quella di bloccare
immediatamente la riforma degli stipendi. Almeno finché non si trovano i soldi.
Stipendi troppo bassi
Proteste nelle caserme Sciopero del rancio contro il decreto sulle nuove paghe
Il Cocer:
a un caporale 1300 euro mensili dopo 38 anni ROMA
Perfino i carabinieri, «nei secoli fedeli», si dicono «sconcertati». Il
fatto è che i nuovi stipendi delle Forze armate e di polizia approvati venerdì
dal governo, appena in tempo per rientrare nella delega che scade a fine maggio,
non vanno bene a nessuno e stanno scatenando una mezza rivolta tra le forze di
sicurezza e i militari italiani. Il passaggio al meccanismo dei parametri non
piace ai carabinieri, che con una nota dai toni insolitamente duri ieri si son
detti «assolutamente contrari», ma neanche alla Marina, all’Aeronautica, alla
Guardia di finanza, all’Esercito. E non piace soprattutto alla truppa, che vede
profilarsi l’appiattimento del salario nel corso di tutta la vita lavorativa.
Per non parlare degli aumenti di stipendio concessi con lo stesso decreto di
venerdì, che in alcuni casi non arrivano che alla misera cifra di 23 euro lordi
mensili. Ma soltanto a regime, cioè dal 2005. Mentre va decisamente meglio per
gli ufficiali.
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Sensini
Corriere della Sera
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la lettera scritta dal COCER a Berlusconi
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gli attuali stipendi dei militari
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