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INTERVENTO DEL MINISTRO DELLA DIFESA
On. PROF. ANTONIO MARTINO


IN RISCONTRO AI NUMEROSISSIMI INTERVENTI PUBBLICATI  DAGLI UTENTI DEL NOSTRO PORTALE - BLOG WWW.MILITARI.INFO

 

 

In riscontro alle nostre attività d’informazione ed ai numerosissimi interventi effettuati sul blog, pubblichiamo una nota pervenutaci dal Ministro della Difesa On. Antonio Martino con la quale ha inteso esprimere le proprie considerazioni in merito al proprio mandato ed alle attuali condizioni della società militare. 

L’interesse manifestato anche da parte degli organi istituzionali nei confronti dell’attività prodotta da questo sito, rappresenta una ulteriore conferma del valore e della necessità di produrre informazione e generare critica, concedendo il massimo spazio ad ogni legittimo confronto.

SIDEWEB , 30 marzo 2006

 

Puoi leggere o intervenire sul blog!

            

 

LA NOTA DEL MINISTRO DELLA DIFESA

 

Cari amici del blog www.militari.info
 

pensavate che nessuno, alla Difesa, avrebbe mai letto i vostri articoli, le lettere, i commenti etc.

Invece li abbiamo letti e li leggiamo con interesse e – nei limiti del possibile – cercheremo anche di rispondere a quesiti e osservazioni che giudicheremo interessanti per tutti i lettori, anche perché abbiamo riscontrato molte inesattezze e varie incomprensioni.

Cominciamo, perciò, a formulare alcune risposte, in modo sintetico, ma completo, come richiede lo stile di questo specifico mezzo d’informazione.

 

Iniziamo con le affermazioni di chi vorrebbe accreditare alla XIV Legislatura il mancato miglioramento della situazione economica e normativa del personale delle Forze Armate. Al contrario, l’adozione delle misure in fatto di competenze fisse, accessorie ed eventuali, nonché di specifici rilevanti benefici normativi, dimostra la grande sensibilità riservata dal Governo ed in particolare dal sottoscritto, verso i militari e le rispettive famiglie (basti pensare agli aumenti delle indennità operative, all’alternativa del rimborso forfetario giornaliero di 100 euro per le trasferte, al compenso forfetario per particolari servizi, per citare i più importanti).

La Finanziaria 2006, inoltre, ha già preordinato le risorse finanziarie sia per i miglioramenti economici e per l’incentivazione della produttività del “biennio 2004-2005”, sia per la nuova concertazione prevista per l’anno 2006, relativa al “biennio economico 2006-2007” ed al “quadriennio normativo 2005 – 2008”.

Per brevità ci fermiamo qui, ma siamo in condizione, per chi volesse approfondire l’argomento, di precisare nei dettagli tutti i provvedimenti adottati, con numeri e importi. 

 

Altro argomento ricorrente è quello relativo al riordino dei ruoli del personale delle Forze di Polizia e delle Forze Armate.  

In proposito, voglio ricordare che il testo della proposta di legge delega, approvato dalla Camera dei Deputati, è stato elaborato dalle Commissioni riunite I Affari costituzionali e IV Difesa sulla base di talune iniziative parlamentari. Gli interventi operati al testo dal Ministero della Difesa hanno consentito di salvaguardare il principio della sostanziale equiordinazione delle carriere del personale delle Forze armate e delle Forze di polizia, che ispira la disciplina vigente relativa al personale militare non direttivo.

Peraltro, sulla citata equiordinazione normativa ed economica fra Forze armate e Forze di polizia, un risultato importante è stato conseguito con l’approvazione della disciplina normativa, voluta e fortemente perseguita da me, che ha risolto l’annosa questione della disparità di trattamento tra il personale appartenente ai ruoli marescialli delle Forze armate e il personale dei ruoli ispettori delle Forze di polizia Il Governo, nell’impossibilità di portare a termine l’iter legislativo prima del termine della legislatura, al fine di non perdere i fondi destinati alla copertura del provvedimento ha presentato un emendamento a mia firma volto a far confluire tali stanziamenti nell’ambito delle risorse per i miglioramenti economici per il personale delle Forze armate e delle Forze di polizia per i bienni 2004-2005 e 2006-2007; l’emendamento è stato, però, dichiarato inammissibile dalla V Commissione Bilancio della Camera dei deputati.

Il provvedimento, perciò, dovrà essere ripreso in esame nel 1° semestre della prossima legislatura, che potrà provvedere ad apportare le necessarie e volute modifiche al testo della Camera.

 

Si parla molto, poi, di argomenti legati alla cosiddetta “qualità della vita” che comprende, fra l’altro, il problema degli alloggi di servizio dell’Esercito, della Marina e dell’Aeronautica e la relativa questione della “cartolarizzazione”. 

In proposito, ritengo opportuno sottolineare che la cartolarizzazione, ancorché imposta da esigenze di finanza pubblica, contribuirà a porre rimedio alla difficile situazione creatasi da molti anni, per la permanenza negli alloggi di persone che non avendo più titolo a fruirne, li sottraggono ai militari in servizio che ne hanno diritto. Ciò ha reso indisponibile una considerevole parte del patrimonio abitativo che era stato costituito per corrispondere alle esigenze istituzionali di mobilità del personale militare. 

Sia ben chiaro che gli alloggi da cartolarizzare (cioè da vendere preferibilmente agli occupanti, a condizioni di favore) sono stati individuati da ciascuna Forza armata, cioè dai Comandi centrali e periferici dell’Esercito, della Marina e dell’Aeronautica (incaricati dalla legge a dismettere gli alloggi non più considerati, da essi, al diretto e funzionale servizio di caserme).

Né il Ministero della Difesa, né tantomeno il Ministro della Difesa o il Governo hanno a che vedere sia con il ritardo della cartolarizzazione, determinata da difficoltà applicative della norma (rilevate dalla Corte dei Conti in sede di registrazione del decreto ministeriale annuale di gestione del patrimonio abitativo per il 2004), sia con l’individuazione degli alloggi da cartolarizzare (individuati, come detto, dalle singole Forze armate interessate). 

Dopo la cartolarizzazione, sarà possibile recuperare un numero  consistente di alloggi, da incrementare con quelli nuovi che saranno costruiti con stanziamenti ad hoc o mediante il ricorso alle permute e al project financing. Sarà possibile, così, corrispondere al meglio alle esigenze dei militari in servizio soggetti a trasferimenti, in crescita esponenziale per la professionalizzazione delle Forze armate.

 

Altro problema ricorrente e molto sentito, è quello degli sfratti dagli alloggi di servizio degli occupanti senza diritto. Va ricordato, anzitutto, che la funzione degli alloggi di servizio non è, e non può essere, quella di risolvere in via definitiva le difficoltà alloggiative del personale militare. L’alloggio di servizio, infatti, ha solo lo scopo di risolvere il problema abitativo al trasferito d’autorità, per sé e la propria famiglia, spesso non altrimenti affrontabile, per gli elevati costi e i tempi lunghi di ricerca dell’alloggio nel mercato immobiliare locale. Accade spesso, invece, che un gran numero di alloggi di servizio, risulta occupato da soggetti che non hanno diritto alcuno (ma hanno comunque, goduto di tale beneficio per molti anni). In tali casi è assolutamente opportuno dare corso ai necessari procedimenti di sfratto nei confronti di tali soggetti.
 

Le procedure esecutive, avviate dallo scorso anno, sono obbligate per legge e servono ad evitare l’ulteriore dispersione del patrimonio abitativo della Difesa destinato alle esigenze di servizio (con danno nei confronti dei militari in servizio con redditi più bassi che non hanno mai goduto di tale beneficio) e, comunque, non interessano i soggetti con reddito familiare complessivo inferiore a 36 mila euro.

Ad avvenuta registrazione dei decreti che hanno avviato la cartolarizzazione degli alloggi si dovrà provvedere al recupero forzoso di quelli occupati senza titolo da prima del novembre 2003 e non cartolarizzabili poiché funzionali al servizio di caserme, e istallazioni . Per tali soggetti, varranno le norme di salvaguardia sopra indicate. Gli abitanti degli alloggi che invece saranno cartolarizzati godranno, della tutela prevista per coloro che hanno reddito inferiore a 19 mila euro: potranno, cioè, permanere negli alloggi per i nove anni successivi senza che possa essere aumentato il canone concessorio, oppure costituire sugli stessi un diritto di usufrutto e continuare ad abitarli per la durata delle loro necessità.

 

Parliamo ora del presunto blocco dei trasferimenti, per assenza di fondi, anche a danno di coloro che dopo anni fuori sede sarebbero dovuti tornare nell’area di residenza. 

La Finanziaria 2006, riducendo gli stanziamenti per  le spese correnti, di gestione, di esercizio e di funzionamento, ha contratto le risorse da destinare alle esigenze di mobilità del personale. Tuttavia, agisce esclusivamente sui trasferimenti disposti d’autorità e non nei casi necessari ad assicurare l’efficienza dell’apparato militare.
 

Non corrisponde al vero, perciò, l’affermazione di persone in malafede o soltanto disinformate, circa l’impossibilità di raggiungere una sede di servizio quanto meno limitrofa all’area di residenza/provenienza per gli appartenenti alle Forze armate che per anni, per ragioni di servizio, hanno dovuto vivere “fuori sede”. In realtà, il procedimento di trasferimento a domanda è pienamente in vigore, con gli stessi presupposti e con le stesse modalità di espletamento di sempre: solo i trasferimenti di autorità potranno subire riduzioni per effetto dei minori stanziamenti di bilancio.

 

Riguardo al taglio delle indennità di trasferta, è opportuno ricordare che, a causa della riduzione di spesa imposta dalla Comunità Europea, la legge n. 266 del 2003 ha disposto la soppressione, per tutte le Amministrazioni pubbliche, delle indennità di trasferta previste dalla legge n.417 del 1978 e dal D.P.R. n.513 del 1978, dell’indennità supplementare prevista dalla legge n. 836 del 1973 e della diaria prevista del decreto legislativo luogotenziale n. 320 del 1945, nonché delle indennità analoghe previste nei contratti collettivi, negli accordi sindacali e in sede di concertazione per i militari. 

E’ grazie ad un mio intervento d’intesa con il Ministro dell’Interno, che il Governo ha presentato l’emendamento che, inserito nel decreto-legge n. 273 del 2005 (convertito dalla legge n. 51 del 2006), ha escluso tale soppressione per le Forze Armate e di Polizia ripristinando in pieno, solo per esse, tutte le indennità.

Quindi è del tutto non corrispondente al vero ogni diversa notizia: le indennità di trasferta sono rimaste intatte per il personale militare grazie al Ministro della Difesa.

 

Prima di concludere, ricordiamo alcune iniziative adottate dal sottoscritto per fronteggiare questo momento delicato della spesa pubblica. 

Tutti sanno che per inderogabili ragioni di finanza pubblica, determinate dalla necessità di ridurre drasticamente la spesa per rientrare nei limiti di indebitamento dello Stato imposti dalla Comunità Europea, il bilancio della Difesa, al pari di quello degli altri Ministeri, ha subìto una forte riduzione delle spese cosidette “discrezionali” (cioè di quelle per il funzionamento e per gli investimenti), mentre quelle “obbligatorie” (per il personale) sono aumentate per effetto dei miglioramenti economici e normativi, introdotti da leggi e provvedimenti di concertazione voluti dal Governo a favore del personale delle Forze armate, e della sospensione della leva.

Come conseguenza delle citate riduzioni, lo Stato Maggiore della Difesa e, di conseguenza, gli Stati Maggiori delle Forze Armate hanno tagliato le spese, secondo i criteri che hanno ritenuto più funzionali alle loro esigenze.

Appreso che i tagli apportati dalle programmazioni delle Forze Armate in alcuni settori, tra i quali quelli dell’addestramento e del benessere, stavano comportando dei disagi, mi sono subito attivato ed ho ottenuto, in via eccezionale e solo per le Forze Armate, ulteriori finanziamenti per 300 mln di euro disponibili subito per tali esigenze: tocca ora agli enti programmatori (cioè alla Forze Armate) ripartire al meglio così cospicue risorse aggiuntive. 

 

Cordiali saluti

Roma, 30 marzo 2006

                                                                                     Antonio Martino
                                                                                 Ministro della Difesa

 

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