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ad avviso degli interroganti la reticenza comunicativa e le limitazioni imposte
dai vertici militari anche sugli argomenti e gli aspetti del servizio ritenuti «normali
e notori» ha impedito alle Forze armate di svilupparsi pienamente come uno
strumento al servizio della collettività, la cui integrazione sociale e la
consapevole e trasparente partecipazione alla vita del Paese fossero intese come
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Niente libera informazione per i militari? I vertici iniziano preventivamente a preoccuparsi... Presentata una interrogazione
Roma, 21 ott. 2011 - Interrogazione. Condividi
MAURIZIO TURCO, BELTRANDI,
BERNARDINI, FARINA COSCIONI,
MECACCI e ZAMPARUTTI
Al
Ministro della difesa.
- Per sapere - premesso che: Tale esigenza, peraltro, scaturisce anche dalla necessità di conformarsi ai princìpi di efficienza e buon andamento dell'azione amministrativa introdotti nell'ordinamento giuridico italiano agli inizi degli anni '90 e volti a garantire, fra l'altro, un rapporto più immediato e diretto con i cittadini. In quest'ottica sono state intraprese numerose iniziative (esempio: costituzione degli Uffici Relazioni con il pubblico, potenziamento dei servizi di Pubblica Informazione ed incremento dell'attività divulgativa, organizzazione di Master, Convegni e Seminari per diffondere la cultura aeronautica all'esterno dell'organizzazione militare eccetera) che hanno avuto il merito di rafforzare nell'opinione pubblica un sentimento di profondo rispetto verso l'istituzione militare è di incondizionata stima per i suoi componenti. Questa apertura alla società civile, incentivata anche dalle Autorità politiche, ha generato in taluni l'erronea convinzione di poter liberamente e discrezionalmente divulgare notizie d'interesse militare. Al riguardo va sottolineato che la comunicazione verso l'esterno trova un limite invalicabile nella necessità di tutelare in ogni circostanza la sicurezza delle installazioni militari e del personale che vi opera, a presidio della quale la normativa vigente impone ad ogni appartenente alle Forze Armate cautele nella libera manifestazione del pensiero nonché l'obbligo di mantenere il dovuto riserbo sulle questioni militari. Si tratta di princìpi fondamentali, ma non di rado fraintesi, poiché continuano a verificarsi inaccettabili episodi di divulgazione non autorizzata di notizie e immagini di sensibilità militare attraverso gli strumenti più disparati (organi di stampa, internet, telefoni cellulari eccetera), tali anche da compromettere la riservatezza di informazioni classificate ed arrecare serio pregiudizio alla sicurezza nazionale. In particolare è stato
rilevato che il ricorso alla
rete internet e ai
vari social network
consente la diffusione di
notizie riservate, o
riferibili al servizio,
delle quali non è possibile
prevedere e circoscrivere il
successivo utilizzo e le
possibili manipolazioni.
Parimenti censurabile è
l'abitudine, piuttosto
consolidata, ad intrattenere
conversazioni private anche
in luoghi aperti al pubblico
su argomenti afferenti o
collegati al servizio, nel
corso delle quali, talvolta
in buona fede e
sottovalutando la reale
portata dei fatti riferiti,
vengono rese informazioni
suscettibili di facili e
perniciose
strumentalizzazioni. Per
fugare ogni dubbio sulla
cogenza delle menzionate
prescrizioni ritengo
doveroso, in questa sede,
richiamare le principali
norme di riferimento in
materia: |