Milano:
Signornò, soldati contro le missioni in città.
Trenta ribelli vanno dall'avvocato... Condividi
STRADE SICURE, COMELLINI (PDM): DOPO ARTICOLO DE “IL MANIFESTO” VERTICI MILITARI AVVIANO OPERAZIONE “SANTA INQUISIZIONE”.
Roma 17 luglio 2011 - “Solo ieri è uscito un articolo pubblicato da “Il Manifesto” che ha messo in luce alcuni aspetti sconcertanti del trattamento riservato ai militari di truppa impegnati nell’operazione “strade sicure” in corso a Milano e subito si è scatenata la repressione dei vertici militari. Cedo sia venuto il momento di dire basta all’arroganza e ai metodi da “santa inquisizione” che i vertici militari attuano sistematicamente verso chi ha il coraggio di esprimere le proprie opinioni.“
Lo dichiara Luca Marco Comellini, Segretario del Partito per la tutela dei diritti di militari e forze di polizia (Pdm). Infatti, -prosegue Comellini- mi è già stato riferito che tutti i militari impiegati in quei servizi sono stati immediatamente interrogati dai superiori gerarchici per sapere se quell’articolo fosse stato opera loro e che, Lunedì, cioè domani, saranno tutti chiamati a firmare una dichiarazione con cui dovranno affermare di non aver mai avuto rapporti con lo studio legale menzionato nell’articolo e con il giornalista de “Il Manifesto”.
Questi metodi – aggiunge- somigliano molto a quelli che i peggiori regimi del secolo scorso mettevano in atto per trovare un colpevole e mi auguro che non si giunga ad azioni di rappresaglia che prevedano la punizione con il metodo “uno ogni dieci”.
Mi sembra solo il caso di aggiungere -prosegue- che solo alcuni giorni fa lo stesso Ministro della difesa ha affermato, riferendosi agli atleti militati inviati in Brasile, che tutti hanno il diritto di esprimere le proprie opinioni, quindi mi auguro che La Russa intervenga immediatamente per risolvere i problemi esistenti perché è bene che il Ministro impari ad ascoltare prima la truppa e poi i generali, perché -conclude Comellini- le repressioni e le inquisizioni portano inevitabilmente chi le subisce a dover cercare altre strade di “tutela”, sicuramente più “sicure” e concrete rispetto a quelle interne all’amministrazione militare.”
Lo dichiara Luca Marco Comellini, Segretario del Partito per la tutela dei Diritti di Militari e Forze di polizia (Pdm).Via Torre Argentina , 76 – 00186 Roma
Articolo
uscito
sul
Gionale
il
Manifesto
del
16/7/2011
Signornò, soldati contro le missioni farsa in città. Milano: Trenta ribelli vanno dall'avvocato
di Luca Fazio - Milano
Si sono presentati in trenta nello studio legale Zaccaglino di via Fontana 18, di fianco al Tribunale di Milano, per denunciare la miseria operativa in cui sono costretti a prestare servizio. Sapevano che quello studio ha una specifica preparazione nel campo del diritto penale militare. Sono soldati di grande esperienza. Provengono dall'ottavo reggimento guastatori di Legnago (Vr), sono i commilitoni del primo caporal maggiore Roberto Marchini, l'ultima vittima della guerra in Afghanistan. La quarantesima. Hanno respirato la polvere a Kabul, rischiato la vita in Iraq, mangiato foglie in Somalia. Ma non sono più disposti a tacere, perché adesso si sentono abbandonati a se stessi, a far la guardia al nulla a due passi dal Duomo, da maggio fino alla fine di agosto. Per questo hanno deciso di parlare anche a nome di quei 150 soldati che non se la sono sentita di rivolgersi direttamente a uno studio legale.
I loro racconti sono desolanti. Alloggi degni dell'italietta con i buchi nelle scarpe appena uscita dalla seconda guerra mondiale: otto docce (di cui sei rotte) per 170 unità di militari di truppa, soffitti ammuffiti e bagni inguardabili. Ma questo è niente. Per spostarsi dall'ospedale militare alle postazioni assegnate, i militari sono costretti a percorrere a piedi circa 2 chilometri senza mezzi e chi vuole servirsi dell'autobus deve pagarsi il biglietto di tasca propria. Ma c'è di peggio. Perché la cosa che fa imbestialire un militare che ci crede è l'assoluta insensatezza delle missioni che sulla carta dovrebbero essere più delicate. «Non ci sono mai pervenute informazioni - si legge su una nota riservata agli avvocati dello studio Zaccaglino - da parte dei nostri superiori gerarchici riguardanti le particolarità del servizio vero e proprio che si andava a svolgere sui siti, come ad esempio sensa dirci che a breve ci sarebbe stato un cambio di console americano senza renderci noto neanche il volto di quest'autorità in modo quantomeno da poterla riconoscere nel momento in cui ci si mostrava davanti». Devono proteggere il console e non l'hanno mai visto nemmeno in fotografia. Non hanno nemmeno una cartina e non conoscono la città, non esiste briefing pre o post turno. Vengono sbattuti in mezzo alla strada come degli scappati di casa, senza sapere cosa fare.
Anche l'equipaggiamento dei soldati di La Russa è a dir poco inadeguato (e fortunatamente inservibile): un fucile mitragliatore che ha una gittata da 1,5 km e un giubbotto antiproiettile da 12 chili, in una città come Milano. Decisamente più pericolose le jeep scassate: «Ragazzi mi raccomando fate attenzione perché questo mezzo non frena», queste le rassicuranti parole con cui un maresciallo si è rivolto a un militare durante il primo giorno della missione Strade Sicure.
Acqua ce n'è col contagocce e in caso di richiesta supplementare i militari aspettano il rifornimento per più di un'ora, magari facendo la guardia di fronte a un bar. Ma l'aspetto più tragicomico riguarda l'impossibilità di utilizzare il bagno durante alcuni turni di guardia. «Fatto presente più di una volta, così veniva risposto da un comandante di plotone: Scusa ma perché