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 Ultimo aggiornamento: giovedì 30 giugno 2011 20.00



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Alcune interrogazioni presentate di recente: missioni all'estero; assistenza figli minori; la Marina Militare non paga gli straordinari

 

 
 

30 Giu. 2011 - Interrogazioni presentate dall'On. Maurizio Turco, cofondatore del Pdm, nella seduta di martedì 28 giugno. Condividi 


1)
Il 21 giugno la solita infelice battuta del Ministro La Russa definisce le missioni all'estero come una integrazione stipendiale per i militari. Peccato che ne possano beneficiare solo 7165 su un totale di 288.070. (4-12484)

2) in ossequio ai principi costituzionali la giurisprudenza afferma la parità e l'obbligo sul piano dell'assistenza ai figli minori da parte dei genitori nelle differenti condizioni lavorative, l'amministrazione militare ritiene di non doversi adeguare... secondo il suo illogico modus operandi. (4-12470)

3) la Marina militare non paga gli straordinari al personale e lo manda in licenza forzata. (4-12487)




TESTI INTERROGAZIONI


MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. -

Al Presidente del Consiglio dei ministri.  - Per sapere - premesso che:

nel corso della presente legislatura autorevoli esponenti del Governo hanno sempre propagandato una particolare e costante attenzione verso i problemi degli uomini e delle donne delle Forze armate. Nei fatti, tuttavia, ad avviso degli interroganti è sempre avvenuto il contrario. Solo per citare alcuni esempi è sufficiente considerare la compressione dei diritti che la Costituzione garantisce ai militari riconducibile, a giudizio degli interroganti alle disposizioni del decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, che non ha saputo cogliere l'occasione di riformare in senso democratico l'ordinamento militare; l'ingiustificata mortificazione della professionalità dei cittadini in divisa avvenuta tramite il blocco degli stipendi e degli automatismi economici legati alla progressione di carriera e delle relative indennità accessorie. Alla propaganda è seguito l'uso indiscriminato dei militari, talvolta per le esigenze di immagine del Governo, come ad esempio la per raccolta di rifiuti urbani o la cosiddetta mini-naja;

in un'agenzia stampa del 3 maggio 2011, della TMNews si legge «L'Aula della Camera ha approvato con 252 voti a favore, 219 astenuti e nessun contrario il decreto che prevede la corresponsione di assegni una tantum al personale delle Forze di polizia, delle Forze armate e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco. Il provvedimento, che passa all'esame del Senato, è stato duramente contestato dall'opposizione che lo ha definito "una mancia vergognosa" tanto da far perdere la pazienza davanti all'Assemblea al sottosegretario alla Difesa Guido Crosetto. Sulla norma, inoltre, non sono mancati i mal di pancia all'interno del PdL: gli ex An hanno protestato contro il parere della commissione Bilancio che ha cancellato di fatto la norma, approvata dalla stessa maggioranza, che trasformava la una tantum in un aumento fisso. Protesta rientrata di fronte alla minaccia del ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, di porre la fiducia sul testo. [...] La cosa più grave è che con questo provvedimento elargite 4 euro e create una situazione di disparità incredibile tra chi andrà in pensione l'anno scorso e chi andrà oggi creando un contenzioso infinito che prima o poi dovrete ripagare. Almeno abbiate la decenza di non presentare un ordine del giorno in cui invitate il governo ad assumersi impegni a favore del comparto perché non vi crede più nessuno. Non avete messo un euro l'anno scorso e ora elargite una mancia, state facendo un'autentica schifezza. Ancora più duro l'intervento del deputato radicale del Pd Maurizio Turco: "Questo decreto è la solita toppa malmessa. Riservate alle truppe un trattamento vergognoso, li avete illusi e maltrattati restringendone i diritti e tagliando gli stipendi per arrivare ad affossare la promessa di riordino delle carriere sulla quale avete fatto incetta di voti". Turco ha accusato la maggioranza di "favorire gli alti gradi creando nuovi posti di potere e comando. È accertato che i soldi che togliete all'80 per cento vanno agli alti gradi e ai generali: su questo continuate a far finta di nulla, a derubare la truppa per arricchire i generali, perché loro vi servono. Dalla Finmeccanica a Difesa servizi spa, i generali vi servono per fare affari, per fare il nero necessario dalla Libia al Kazakistan"». Quella che agli interroganti appare la «mancia di Stato» è diventata definitivamente legge con la legge 23 maggio 2011, n. 74, di conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 26 marzo 2011, n. 27, recante misure urgenti per la corresponsione di assegni una tantum al personale delle Forze di polizia, delle Forze armate e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco;

sempre da fonti di stampa (Ansa del 21 giugno 2011), gli interroganti hanno potuto apprendere che: «Il 40 per cento dei costi delle missioni estere riguarda le idennità dei soldati, ma non dispiace al ministro della Difesa Ignazio La Russa, poiché per certi versi "compensa" i bassi stipendi dei militari italiani». Il Ministro ha precisato che «Sono le indennità che vanno ai nostri soldati e che compensano la miseria degli stipendi degli uomini in divisa». Quest'ultima precisazione appare agli interroganti senza dubbio fuori luogo e in contrasto con la politica del Governo, e in particolare con quella attuata dallo stesso Ministro della difesa, ma evidenzia la consapevolezza dell'inadeguatezza del trattamento economico riservato ai militari, nonostante autorevoli esponenti della PdL e lo stesso Ministro della difesa si siano più volte impegnati in quelle che agli interroganti appaiono articolate e incomprensibili, quanto propagandistiche, difese d'ufficio della norma con cui lo stesso Governo ha voluto tenacemente affermare il principio della specificità delle Forze armate e delle Forze di polizia;

nella medesima nota di stampa il Ministro della difesa ha anche affermato che «È un sistema che non mi piace ma è fatto di stipendi bassi e indennità alte. Insomma i costi ci sono ma il 40 per cento compensa stipendi che fanno gridare. Quindi senza missioni il livello delle nostre Forze Armate sarebbe più basso»;

il 40 per cento dei costi delle missioni estere a cui fa riferimento il Ministro della difesa ammonterebbe, fino al 31 dicembre 2012, approssimativamente a 912 milioni di euro (qualora la previsione di spesa per ciascuno degli anni 2011 e 2012 non superi quella di euro 1.521.054.661 riferita all'anno 2010). Tale importo sarebbe quindi, secondo il Ministro della difesa, l'incremento stipendiale di cui possono beneficiare gli appartenenti alle Forze armate. Tuttavia proprio dal sito web del Ministero della difesa è possibile apprendere che alla data del 31 maggio 2011, i militari impiegati nelle 29 missioni in 21 Paesi, che possono integrare il loro stipendio con la diaria di missione estera e le altre indennità come affermato dal Ministro della difesa, sono solo 7.165 su un totale complessivo di 288.070 unità dell'Esercito, della Marina, dell'Aeronautica e dell'Arma dei carabinieri;

sono tristemente note le vicende di «mazzette» e raccomandazioni che nel corso degli anni hanno avuto l'onore delle cronache e quindi le affermazioni del Ministro della difesa potrebbero indurre l'opinione pubblica a ritenere che i militari partecipino alle missioni internazionali solo per una mera questione economica, nonostante i vertici militari della Difesa abbiano sempre affermato come i soldati italiani siano fieri di servire il loro Paese, anche nei difficili teatri operativi all'estero, per l'alto senso del dovere che li distingue e non per le somme che percepiscono come indennità di missione;

ad avviso degli interroganti l'occasione ideale per affermare quel principio di specificità del lavoro dei cittadini in divisa tanto propagandato dal Governo è rappresentato dai provvedimenti di natura finanziaria di prossima emanazione, dove sarebbe auspicabile l'inserimento di una specifica norma che disponga l'adozione di adeguate misure economiche e retributive per tutto il personale militare che sia effettivamente impiegabile nei servizi d'istituto e nelle missioni all'estero, secondo le disposizioni di ciascuna Forza armata o Corpo armato;

l'adozione di adeguate misure nel senso auspicato dagli interroganti potrebbe contribuire in modo decisivo ad annullare i deleteri effetti economici della manovra finanziaria aggiuntiva varata con la legge 30 luglio 2010, n. 122, che ha di fatto introdotto fino al 31 dicembre 2013 il blocco delle retribuzioni anche per il personale militare -:

se il Presidente del Consiglio dei ministri intenda adottare urgenti iniziative normative nel senso auspicato dagli interroganti e, in caso affermativo, in quali tempi.
(4-12484)




MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI.

Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:


l'articolo 40, lettera c), del decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151, prevede che il padre lavoratore dipendente possa fruire dei riposi giornalieri «nel caso in cui la madre non sia lavoratrice dipendente»;

in attuazione della citata disposizione, il Ministero della difesa - direzione generale per il personale militare con fg. prot. n. M-D GMIL II 6 1 0227643 del 29 aprile 2010 ritiene «l'inopportunità, allo stato degli atti, di concedere al militare padre di prole entro il primo anno di vita il beneficio delle due ore di riposo giornaliero, di cui agli articoli 39 e 40 del decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151, nel caso in cui la madre sia casalinga» ovvero ritiene che per madre lavoratrice non dipendente si intenda la madre lavoratrice autonoma e non anche la madre casalinga;

a seguito del ricorso n. 9620/2003, il Consiglio di Stato, sezione VI, ha emanato la sentenza n. 4293/2008, ove ha dedotto, in via estensiva, che la ratio della norma in esame, «volta a beneficiare il padre di permessi per la cura del figlio», induca a ritenere ammissibile la fruizione dei riposi giornalieri da parte del padre anche nel caso in cui la madre casalinga, considerata alla stregua della «lavoratrice non dipendente», possa essere tuttavia «impegnata in attività che la distolgano dalla cura del neonato» -:

se il Ministro interrogato ritenga di intervenire presso la direzione generale del personale militare per rendere effettiva l'applicazione del principio giurisprudenziale affermato dal Consiglio di Stato in modo da riconoscere al padre lavoratore dipendente il diritto a fruire dei riposi giornalieri, anche in casi di oggettiva impossibilità da parte della madre casalinga di dedicarsi alla cura del neonato, perché impegnata in altre attività (ad esempio accertamenti sanitari, partecipazione a pubblici concorsi, cure mediche ed altre simili).
(4-12470)




MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI.

Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:


l'articolo 14, comma 3, del decreto del Presidente della Repubblica 16 aprile 2009, n. 52, di recepimento del provvedimento di concertazione per le Forze armate, integrativo del decreto del Presidente della Repubblica 11 settembre 2007, n. 171, relativo al quadriennio normativo 2006-2009 e al biennio economico 2006-2007, dispone che «Le ore eccedenti l'orario di lavoro settimanale vanno retribuite con il compenso per lavoro straordinario entro i limiti massimi previsti dalle disposizioni vigenti. Le eventuali ore che non possono essere retribuite, nell'ambito degli ordinari stanziamenti di bilancio, devono essere recuperate mediante riposo compensativo entro il 31 dicembre dell'anno successivo a quello in cui sono state effettuate, tenuto conto della richiesta del personale, da formularsi entro il termine che sarà stabilito da ciascuna Amministrazione con apposita circolare, e fatte salve le improrogabili esigenze di servizio. Decorso il predetto termine del 31 dicembre le ore non recuperate sono comunque retribuite nell'ambito delle risorse disponibili, limitatamente alla quota spettante a ciascuna Amministrazione, a condizione che la pertinente richiesta di riposo compensativo non sia stata accolta per esigenze di servizio»;
 

 

al punto 2, lettera H) del radio messaggio 03104/N/C-8CDIVCM del 17 maggio 2011, il Comando in capo navale (CINCNAV) ha disposto che «[...] eventuali eccedenze derivanti da extra-lavoro disposte in assenza di copertura finanziaria avrebbero dovuto comportare la contestuale disposizione di recupero al fine di

garantire il saldo zero a fine quadrimestre. Constatato che nella quasi totalità dei casi le situazioni riepilogative mensili pervenute hanno dato evidenza di saldi positivi (straordinario disposto in eccedenza ai fondi ricevuti e non recuperato), disponesi il trasferimento delle ore eccedenti (i fondi per extra-lavoro relativi al 1o quadrimestre) nella colonna del recupero compensativo (provvedendo manualmente in ambito GESTIPWEB alla compensazione tra colonne). Tali recuperi dovranno essere fruiti il prima possibile e comunque con priorità rispetto ad altri»;

agli interroganti risulta che, per effetto della disposizione del radio messaggio dell'Alto Comando, il personale sarebbe inviato in recupero compensativo d'autorità di fatto senza tener conto delle richieste del dipendente ma solo delle esigenze di servizio e di bilancio, di fatto in antitesi con l'accordo contrattuale citato -:

quali immediate iniziative il Ministro interrogato intenda adottare affinché lo stato maggiore della Marina militare impartisca alle articolazioni di forza armata poste alle sue dipendenze le disposizioni atte a garantire che la norma citata del provvedimento di concertazione sia recepita e attuata integralmente.
(4-12487)

 

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