NO AD UNA ULTERIORE PROROGA DELLA RAPPRESENTANZA MILITARE. LETTERA AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
Ill.mo
Illustrissimo Signor Presidente, mi permetto nuovamente di scrivere alla S.V., massimo garante della Costituzione, Capo supremo delle Forze armate, nella convinzione che solo un Suo autorevole intervento potrà fermare la pericolosa deriva anticostituzionale che, minacciosamente, si cela nell’approvando testo del decreto legge recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative che dispone, a seguito della scellerata modifica apportata all’articolo 8 dalle Commissioni riunite 1^ e 5^ del Senato, la proroga del mandato dei componenti in carica dei Consigli della rappresentanza militare, per la terza volta consecutiva. Già lo scorso 29 ottobre 2009 ed ancora il 23 dicembre 2010, mi rivolsi a Lei per rappresentarLe la gravissima violazione di quei sacri principi democratici su cui si fonda la nostra Repubblica e ai quali si uniformano le Forze armate. I miei appelli sono rimasti inascoltati e quei medesimi Consigli, con il Suo avallo, furono arbitrariamente prorogati di fatto privando tutti i cittadini militari di un diritto che gli era stato riconosciuto fin dal lontano 1978, con la legge di principio sulla disciplina militare. Quella legge fu promulgata dopo un lungo e impegnativo dibattito parlamentare, non senza clamori, sulla spinta delle civili proteste di migliaia di militari che all’epoca pagarono le loro legittime rivendicazioni anche con la reclusione militare. Ora sono nuovamente costretto a rivolgermi a Lei Signor Presidente, ci risiamo! 350.000 militari Le chiedono giustizia ed io, ultimo fra loro, Le rivolgo ancora un accorato appello. Non vi è chi non veda. Il decreto “milleproroghe” serve evidentemente a prorogare le norme di legge la cui scadenza creerebbe dei vuoti normativi. Utilizzarlo per pagare prebende e favori senza alcun motivo, per continuare a far gravare sull’intera collettività gli ingenti costi che, a mio avviso errando per difetto, il Ministro della difesa ha quantificato in oltre 5 milioni di euro è una inaccettabile forzatura, come lo è del resto il voler percorrere scorciatoie per giungere a modificare radicalmente determinate norme, con l’effetto di privare il Parlamento della sua legittima funzione e i cittadini militari del necessario dibattito democratico.
deviata e alle derive di incostituzionalità che gli vengono rappresentate come progressi democratici. Già il Ministro della difesa pro tempore aveva giustificato le precedenti proroghe con la necessità di avvalersi dei Cocer in carica per portare a termine la riforma della rappresentanza e il riordino delle carriere. Questi provvedimenti normativi sono stati cancellati, né possono essere ritenute accettabili le fantasiose richieste recentemente avanzate dal Cocer circa le imminenti decisioni che riguarderanno la revisione del modello di Difesa vigente. Non vi è quindi ragione di questa nuova proroga se non quella di continuare a garantirsi complicità, e peggio sarebbe se, invece, dovesse emergere che la ragione di un simile atto si trovi nella debolezza di dover corrisponde ad un ricatto. Oggi non vi è alcuna ragione che possa giustificare una simile scelta. Non vi è una logica, chiara e razionale motivazione che possa far comprendere a tutti i cittadini militari i motivi per i quali i Ministri della Repubblica li abbiano voluti nuovamente privare della possibilità di esprimere, nei modi e nei tempi previsti dalla vigente normativa, il proprio voto, e quindi il giudizio sull’operato di coloro che sono stati chiamati a rappresentarne le necessità e gli interessi. Presidente tante volte l’abbiamo ascoltata dibattere sugli irrinunciabili principi di correttezza e senso delle istituzioni che devono necessariamente caratterizzare l’agire di coloro che ricoprono cariche elettive. Ebbene, in mancanza di un Suo autorevole intervento verrà permesso anche a quei membri degli attuali Consigli della rappresentanza militare che sono sottoposti a giudizio penale o che sono stati già condannati a pene detentive, di poter continuare a rappresentare il personale delle Forze armate e delle Forze di polizia a ordinamento militare. L’espressione del legittimo voto, ancorché volto ad eleggere i componenti degli organismi della Rappresentanza militare e non invece i componenti di un libero sindacato – come si auspica la quasi totalità del personale militare -, è un diritto per la cui conquista molti militari, fedeli servitori della Patria, nel 1975 non esitarono a scendere nelle piazze per rivendicare la loro pari dignità. Quella dignità, Signor Presidente, che la Costituzione della quale Lei è il massimo garante riconosce uguale per tutti i cittadini. Non vi sono, quindi, ragioni che possano privare i cittadini di un loro diritto, né tantomeno quelle politiche possono sovrastarlo o annichilirlo in alcun modo. In giornate come queste il ricordo va ancora una volta ai carabinieri colonnello Frignani, maggiore De Carolis e capitano Aversa che per avere compiuto il loro dovere, obbedendo all'ordine di arrestare Benito Mussolini nel luglio 1943, finirono trucidati con tanti altri innocenti cittadini nelle Fosse ardeatine. Quando il senso dello Stato ha un senso. A nome di tutto il partito che mi onoro di rappresentare, dei nostri simpatizzanti e di tutti quei cittadini militari che in queste ore temono per la sorte di un loro “diritto”, mi appello nuovamente a Lei Presidente Napolitano perché induca il Governo a cancellare questa iniqua, infame, anticostituzionale norma. La nostra incondizionata solidarietà e fiduciosa speranza è nella forza e nella determinazione dei cittadini in divisa che nonostante lo squallido e vergognoso trattamento che in queste ore ricevono, tengono duro e vogliono continuare ad avere, con noi, fiducia nelle Istituzioni e nello Stato. Presidente, questa volta faccia in modo che la “democrazia” sia veramente compiuta e restituisca ai cittadini militari quel diritto di voto che l’arroganza di pochi, e il silenzio di molti, gli ha voluto nuovamente sottrarre. Roma, 16 febbraio 2012
F.to Luca Marco Comellini
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