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Ichino: "Articolo 18 agli statali? Andrebbe solo applicato"

 

Roma, 26 mar 2012 - Il senatore del Pd e giuslavorista in un'intervista a 'La Stampa': ''L'ostacolo è che se il giudice condanna l'amministrazione a pagare al lavoratore licenziato un risarcimento, il dirigente che ha adottato il provvedimento puo' essere ritenuto responsabile verso l'erario per il danno'' e nessun dirigente pubblico è disponibile a ''correre questo rischio''.  Condividi


''In linea teorica i pubblici non sono esclusi'' dalla riforma del lavoro, ''il Testo unico del 2001 estende a quasi tutto l'impiego pubblico anche l'applicazione dell'articolo 18, salvo i casi di eccedenza di organico superiori ai dieci dipendenti, per le quali è prevista una procedura speciale di mobilita'''. Lo dice in un'intervista a 'La Stampa' il senatore del Pd e giuslavorista Pietro Ichino. ''L'ostacolo' - spiega- è che se il giudice condanna l'amministrazione a pagare al lavoratore licenziato un risarcimento, il dirigente che ha adottato il provvedimento puo' essere ritenuto responsabile verso l'erario per il danno'' e nessun dirigente pubblico è disponibile a ''correre questo rischio''.

Ecco perché, aggiunge, "occorrerebbe una norma specifica che esentasse il dirigente, in questo caso, dalla responsabilità erariale''. Ichino non quindi, non vede tanto "una necessità di cambiare le norme vigenti, salvo che per qualche aspetto particolare" come quella del danno erariale. Piuttosto, ammonosce, serve ''cominciare ad applicare'' le norme che già esistono. ''Quando una norma non viene mai applicata – aggiunge -, è in qualche misura inevitabile che si perda il ricordo di che cosa essa dice esattamente''.

Lavoro: Franceschini, nuovo art. 18 cosi' com'e' non passera'

"Quella norma cosi' com'e' non passera'". Lo dice a proposito della riforma dell'art.18 il presidente dei deputati Pd Dario Francischini che a 'La Repubblica' assicura: "Il Pd e' impegnato a correggerla". Franceschini rivendica al suo partito di aver chiesto da subito che fosse un ddl e non un decreto a cambiare il mercato del lavoro "perche' con un decreto le norme sarebbero entrate in vigore immediatamente compresa quella sbagliata

sull'art.18". "Siamo in un sistema parlamentare in cui -ricorda Franceschini-e' il governo a rispondere al Parlamento e non viceversa". Il capogruppo alla Camera ricorda inoltre che Monti al Senato disse formalmente che "in ogni caso il nuovo ordinamento che andra' disegnato verra' applicato ai nuovi rapporti di lavoro" mentre "non verranno modificati i rapporti di lavoro regolari e stabili in essere". Insomma, se si vuole l'accordo si puo'

differenziare "le regole per i nuovi assunti da quelle per i contratti gia' in essere. Per questi si puo' arrivare al massimo al modello tedesco che prevede di fronte al licenziamento per ragioni economiche il ricorso al giudice, il quale puo' decidere tra reintegro e indennizzo". Franceschini risponde "assolutamente si'" alla domanda se confermi l'impegno a 'chiudere' entro l'estate: "Il testo modificato potrebbe essere approvato entro gli stessi termini di un decreto legge".

Lavoro: Gasparri, entro fine luglio possiamo approvare riforma

"Il Pd, la sinistra, la riforma del mercato del lavoro non la vogliono fare perche' troppo lacerante al loro interno. Bersani continuera' a dire si', la facciamo, e poi buttera' la palla in tribuna. Per questo la scelta giusta era quella del decreto". Lo afferma il presidente dei senatori Pdl Maurizio Gasparri, intervistato da 'Il Messaggero'. Gasparri sostiene la necessita' di "approvare la riforma con le opportune modifiche entro centoventi giorni. Sono sufficienti per chiudere entro fine luglio" ma mette in guardia dalle possibili "lungaggini" subite da altre leggi importanti, come "il testamento biologico, le intercettazioni e altre materie delicate che non sono andate in porto". Per il capogruppo Pdl a palazzo Madama "non c'e' il partito dei licenziamenti facili, cioe' il centrodestra, contro quello del lavoro, che sarebbe la sinistra. Casomai e' il contrario. Noi pensiamo che anche alla luce della sentenza di Melfi la disciplina dell'art.18 vada rivista". Fonte: http://www.adnkronos.com

   

 

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