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AMIANTO SULLE NAVI MILITARI. GLI AMMIRAGLI ALLA SBARRA

 

 

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Roma, 12 gen. 2012 - Le agenzie di stampa riportano che la sentenza del processo penale di Padova - a carico di alti ufficiali della Marina - è attesa per il 22 marzo 2012. Il PDM, attraverso i deputati FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI, ha chiesto un segnale di discontinuità con il precedente Governo. Di seguito il testo. 

Al Ministro della salute, al Ministro della difesa. 

- Per sapere - premesso che: 

sul sito internet del quotidiano La Repubblica in data 12 gennaio 2010 è stato pubblicato l'articolo dal titolo «Amianto sulle navi militari gli ammiragli alla sbarra» in cui si legge «Padova - Navi imbottite di amianto, navi killer che per mezzo secolo - dalla fine della seconda guerra mondiale al disarmo definitivo del 2005 - hanno avvelenato i polmoni di centinaia di Marinai, condannati a una morte lenta ma puntuale. Militari della Marina in servizio nelle basi di Monfalcone, La Spezia e Taranto. Almeno 500 se ne sono andati, negli ultimi dieci anni, falciati dal mesotelioma, il tumore provocato dalle fibre dell'asbesto. Per rendere giustizia a questa strage silenziosa nel tribunale di Padova si apre oggi il primo processo per le vittime dell'amianto in Marina. Gli imputati sono otto alti ufficiali - sei ammiragli, due generali (nell'udienza preliminare ne erano comparsi 14) - rinviati a giudizio con le accuse di omicidio colposo e inosservanza delle norme di sicurezza negli ambienti di lavoro (le navi militari). Dovranno rispondere del decesso di un comandante, Giuseppe Calabro, e di un maresciallo, Giovanni Baglivo, morti a Padova, dopo una lunga agonia, all'età di 61 e 50 anni. Le loro famiglie sono già state risarcite dal Ministero della difesa con 850 e 800 mila euro - un indennizzo arrivato ancor prima della sentenza dei giudici, primo e finora unico caso nella storia della Marina. Ma quel che più importa

  è che quello celebrato a Padova diventerà una sorta di processo esemplare. Da una parte. E di maxi-processo, dall'altra. La procura padovana, su provvedimento della Cassazione, ha infatti avocato a sé tutti i casi di morti da amianto in Marina: una scia lunga dieci anni, che conta almeno 500 decessi e per la quale i PM Maurizio Block e Sergio Dini attribuiscono responsabilità

precise a chi stava ai vertici della Marina militare negli anni in cui le navi - soprattutto cannoniere e dragamine di provenienza americana - solcavano i mari e intanto bombardavano la salute di chi era a bordo. Macchinari, tubature, cabine: tutto, di quelle imbarcazioni, era rivestito con il minerale tossico (...)»;  

le agenzie di stampa riportano che la sentenza del processo penale che vede coinvolti alti ufficiali della Marina militare è attesa per il 22 marzo 2012;  

la legge 27 marzo 1992, n. 257 ha fissato le norme relative alla cessazione dell'impiego dell'amianto; 

l'articolo 20, comma 2, della legge 4 novembre 2010, n. 183 ha tutelato gli alti ufficiali nel disporre che «Fermo restando il diritto al risarcimento del danno del lavoratore, le norme aventi forza di legge emanate in attuazione della delega di cui all'articolo 2, lettera b), della legge 12 febbraio 1955, n. 51, si interpretano nel senso che esse non trovano applicazione in relazione al lavoro a bordo del naviglio di Stato e, pertanto, le disposizioni penali di cui al decreto del Presidente della Repubblica 19 marzo 1956, n. 303, non

si applicano, per il periodo di loro vigenza, ai fatti avvenuti a bordo dei mezzi del medesimo naviglio. I provvedimenti adottati dal giudice penale non pregiudicano le azioni risarcitorie eventualmente intraprese in ogni sede, dai soggetti danneggiati o dai loro eredi, per l'accertamento della responsabilità civile contrattuale o extracontrattuale derivante dalle violazioni dello disposizioni del citato decreto n. 303 del 1956»; 

 

le discutibili interpretazioni richiamate incidono su una legge delega che ha già esaurito la sua funzione dopo l'adozione attuativa, risultando di fatto inapplicabili e privi di effetti oltre che già abrogate espressamente dall'articolo 304, comma 1, lettera a) del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81; 

la risposta all'interrogazione 4-12255 del Ministro della difesa pro tempore, pubblicata il 17 novembre 2011, riporta che «tutte le navi in linea sono in possesso di mappature amianto prodotte dal RINA (Registro Italiano Navale), dalle quali risulta che non sono state rilevate situazioni di rischio per la salute del personale e che non si rendono necessari interventi urgenti di bonifica. In relazione alle suddette mappature, è in corso, da parte degli Arsenali, l'attività di bonifica delle unità navali in occasione di soste lavori pianificate ed in aderenza ai fondi resi disponibili per ogni esercizio finanziario. Contestualmente all'attività di bonifica, sulle unità vengono effettuati controlli periodici (di massima annuali) delle fibre aerodisperse secondo un protocollo tecnico-scientifico definito in collaborazione con l'università di Genova. Ad oggi, in nessun caso sono state riscontrate

 

situazioni di inquinamento ambientale con conseguente rischio per il personale» -: 

se il Ministro interrogato non ritenga opportuno e urgente assumere un'iniziativa normativa per abrogare l'articolo 20, comma 2, della legge 4 novembre 2010, n. 183; 

se non ritenga doveroso rendere pubblico il registro

delle unità navali sottoposte a bonifica e/o controlli periodici, i risultati di detti controlli, le certificazioni, i costi e le eventuali azioni intraprese;  

quali siano le unità navali che risultino ancora non completamente bonificate, se siano ancora impiegate, per quali attività e quali siano le misure di prevenzione adottate per tutelare la salute degli equipaggi e del personale militare comunque imbarcato; 

dal marzo 1992 ad oggi quanti siano i militari deceduti a causa di mesotelioma e quali siano i risarcimenti economici corrisposti agli eredi o ai familiari. 

(LINK  4-14374)

 

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si prega di contattare la redazione di Forzearmate.org - Sideweb chiamando il seguente nr. telefonico 347 2369419, oppure scrivere a:
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