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Statali: nessuno stia piu' tranquillo. Il Governo sta apportando modifiche per il licenziamento

 

Roma, 21 mar 2012 - Art.18 e licenziamento statali, "no" dei sindacati. Camusso e Angeletti ribattono a una nota del Dipartimento della Funzione pubblica, secondo cui, applicandosi anche agli impiegati nel pubblico lo Statuto dei lavoratori, varranno per loro le nuove norme sui licenziamenti. Intanto, 53 esperti da Bologna accusano: alcune tutele erano già previste, o il governo è "disinformato" o è "spregiudicato".  Condividi

Per il Dipartimento della funzione pubblica sì, per i sindacati no. In attesa di ulteriori conferme e chiarimenti, fa discutere l'applicabilità o meno ai lavoratori del settore pubblico delle nuove norme sui licenziamenti senza giusta causa e senza giustificato motivo dopo l'intervento dell'esecutivo sull'articolo 18.

Con la riforma del lavoro che il governo Monti si appresta a varare, potrebbe infatti saltare uno degli steccati storici dell'occupazione in Italia: quello che separa il lavoro nel pubblico dal privato in tema di licenziamenti. Questo, almeno, per il dipartimento della Funzione pubblica: se agli statali si applica lo Statuto dei lavoratori, le modifiche ad esso apportate necessariamente li riguardano. 

Di conseguenza, anche per gli statali, il reintegro in caso di licenziamento ingiustificato, sarebbe assicurato solo in caso di licenziamento discriminatorio. Per i licenziamenti per motivi economici che risultassero illegittimi, al lavoratore andrebbe solo un indennizzo economico (tra le 15 e le 27 mensilità). Nel caso di licenziamenti disciplinari, sarà il giudice a decidere, in caso di licenziamento illegittimo, se reintegrare il travet o disporre il risarcimento.

La leader Cgil Susanna Camusso, in conferenza stampa, ribatte alla "strana" nota del Dipartimento della Funzione pubblica. "Licenziamenti nel pubblico, non può essere". Luigi Angeletti: "La legge 300 si applica al lavoro privato. Quindi l'articolo 18 in essa contenuto non si applica e non si è mai applicato al settore pubblico - dichiara il segretario generale della Uil in conferenza stampa -. Quindi, le modifiche apportate non si applicano. Se il governo ha pensato di cambiare io non ne so nulla e, comunque, non ci è stato comunicato nulla né in forma orale, né scritta. Nella pubblica amministrazione tutto viene regolato per legge: salari, regolamenti, disciplina". Il leader Cisl Raffaele Bonanni: "Mi ricordo che la Fornero disse che il pubblico impiego non era coinvolto. A noi non risulta e comunque siamo contrari".

 Alla fine, dal ministero della Pubblica amministrazione, arriva una nota: "Solo dopo la definizione del testo che riguarda la riforma del mercato del lavoro si potranno prendere in considerazione gli effetti che essa potrebbe avere sul settore pubblico". Insomma, aspettiamo che vengano messe a punto le norme.

Se davvero le regole per gli statali dovessero cambiare, si tratterebbe di

una grande novità. Mentre non sarebbero novità alcune concessioni che il governo ha voluto far apparire come tali agli occhi dei sindacati in sede di trattativa, quando in realtà si tratterebbe di tutele "già acquisite da anni". Quanto sostengono da Bologna 53 personalità, tra professori ed esperti di diritto del lavoro, che giudicano "sconcertante" l'atteggiamento del governo, perché "disinformato" o, in alternativa, "spregiudicato.

Primi firmatari della nota sono Umberto Romagnoli, Luigi Mariucci, Piergiovanni Alleva, Giovanni Orlandini e Sergio Matone, cui seguono i nomi di 21 esperti bolognesi e quelli di altri da Torino (tra i firmatari Luciano Gallino, professore di Sociologia all'università), Firenze, Milano e Roma. Che puntano l'indice, in particolare, sulle due normative annunciate oggi a tutela dei lavoratori: l'obbligo di assumere un lavoratore a tempo indeterminato dopo 36 mesi di contratti a termine e l'estensione dell'obbligo di reintegro in caso di licenziamento discriminatorio anche in un'azienda con meno di 16 dipendenti.

Tutele che, a detta degli esperti, esistono già da tempo nel nostro ordinamento, ma che il governo presenta come nuove "per far digerire la pillola delle modifiche peggiorative". Nello specifico, i 53 giuslavoristi indicano che l'estensione dell'obbligo di reintegro nelle piccole aziende è previsto dall'articolo 3 delle legge 109 del 1990, mentre il termine massimo dei 36 mesi è previsto dall'articolo 5 comma 4 bis del decreto legislativo 368 del 2001. Fonte: www.repubblica.it

 

 

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