Pensioni. Puntiamo ad un bersaglio
preciso: trattamenti allineati e
giusti per tutti
Roma, 21 mar 2012 - Come tutti sapete il Governo sta lavorando al provvedimento che dovrà “armonizzare” le pensioni del Comparto sicurezza, difesa e soccorso pubblico alle modifiche che sono state di recente apportate a quelle di tutti gli altri lavoratori dipendenti, pubblici e privati, con il decreto “salva Italia”. CondividiVa premesso che, fino ad oggi, il Governo non ci ha ancora comunicato ufficialmente in che modo ha intenzione di intervenire, ma che questo avverrà prossimamente, come scritto nel comunicato ufficiale in cui il Ministro Fornero ha fatto sapere che, d’intesa con i Ministri dell’interno Cancellieri, della giustizia Severino e della difesa Di Paola, «intende incontrare i rappresentanti dei sindacati delle forze di polizia ed il CoCeR del Comparto sicurezza e difesa per verificare le loro istanze». Quel giorno commenteremo ciò che vuole fare l’Esecutivo e, se non lo condivideremo, protesteremo. Fino a quel giorno abbiamo tempo per fare la cosa più importante che un Sindacato deve fare in un momento cruciale come questo: prima ancora di commentare quello che vuole fare il Governo con le pensioni dei poliziotti dobbiamo spiegare con la massima chiarezza quello che vogliamo fare noi. Noi diciamo subito che il sistema, così com’è adesso, non va bene e che vogliamo cambiarlo.
Sono proprio i comandi a dire che, se la struttura delle pensioni del Comparto resta così com’è, non solo vengono penalizzati i poliziotti, ma anche che, sono proprio loro a scriverlo, cambiare le cose «potrebbe portare alla revisione in senso più favorevole di taluni istituti per il personale interessato»: infatti tra qualche anno il problema non sarà più QUANDO vai in pensione, ma QUANTO ti danno. Bisogna essere molto chiari su questo punto: un poliziotto che va in quiescenza oggi percepisce una pensione netta pari all’ultimo stipendio ma, già nei prossimi anni, se le cose non cambiano, la pensione comincerà ad abbassarsi fino ad arrivare si e no al sessanta per cento dell’ultimo stipendio o anche meno: in pratica chi, alla fine della carriera, percepisce uno stipendio di 1.600 euro riceverà una pensione di circa 900 euro. Una differenza enorme che neanche l’attuazione della previdenza complementare potrebbe colmare. Di questo problema, che riguarda i colleghi entrati in servizio già a partire dagli anni ’80, la “Proposta tecnica” non si occupa affatto ma, anzi, tenta di impedire modifiche strutturali al nostro sistema pensionistico, lasciando lì sia le ingiustizie che eufemisticamente definisce “disallineamenti”, sia quelle che, nei prossimi anni, porteranno gli importi delle pensioni dei poliziotti a rasentare quelli delle pensioni sociali.
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