Riduzione personale delle Forze Armate. Il Ministro prevede diverse forme di esodo: la mobilità verso altre amministrazioni centrali e locali e verso la componente civile della Difesa, anche mediante riserve e preferenze, programmi di assistenza al reinserimento nel mondo del lavoro esterno ma anche una più estesa applicazione dello strumento della ARQ (Aspettativa per riduzione quadri) per i militari, non escludendo a priori, ove fattibile e conveniente, l’applicazione di forme di part time per talune funzioni e categorie di personale»
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Roma, 19 feb. 2012 - Le nuove Forza Armate? Meno uomini, meno mezzi ma più efficienza. CondividiLa rivoluzione che si attendeva da anni è ora scritta in 16 pagine quelle lette dal ministro della Difesa, Giampaolo Di Paola, alle commissioni Difesa di Camera e Senato. Tagli al personale militare e civile, riduzione dei mezzi e migliore organizzazione generale per contribuire alle linee del governo basate su rigore, equità e crescita per arrivare a una migliore operatività. I NUMERI - Oggi, ha ricordato Di Paola, la Difesa conta su 183 mila militari e 30 mila civili circa. Nell’arco di un decennio si arriverà a un taglio di 43 mila unità, circa il 20 per cento, con 30 militari e 10 mila civili in meno. Considerando che per i dipendenti pubblici non possono essere utilizzati strumenti come la mobilità e la cassa integrazione straordinaria, il ministro ha sottolineato che «tuttavia rimedi straordinari devono essere adottati se si vuole risolvere la situazione in tempi ragionevoli». Agendo solo sul minore reclutamento servirebbero 20 anni e perciò, dovendo agevolare le uscite, per Di Paola «gli strumenti più importanti potenzialmente disponibili, qualora condivisi, sono la mobilità verso altre amministrazioni centrali e locali e verso la componente civile della Difesa, anche mediante riserve e preferenze, programmi di assistenza al reinserimento nel mondo del lavoro esterno ma anche una più estesa applicazione dello strumento della ARQ (Aspettativa per riduzione quadri) per i militari, non escludendo a priori, ove fattibile e conveniente, l’applicazione di forme di part time per talune funzioni e categorie di personale».
piccolo, ma con maggiore qualità e quindi capace di esprimere una realtà operativa più qualificata rispetto all’attuale». «Per la componente terrestre» ha aggiunto Di Paola «si ridurranno le brigate di manovra da 11 a 9, la linea dei mezzi pesanti (carri e blindo), la linea degli elicotteri e un numero significativo di unità per il supporto al combattimento (unità di artiglieria) e logistiche. Per la componente marittima si contrarranno le linee delle unità di altura e costiere (i pattugliatori per esempio si ridurranno da 18 a 10), dei cacciamine e dei sommergibili (da 6 a 4)». Sulla ormai nota questione dei caccia F35 Joint Strike Fighter, Di Paola ha annunciato un taglio di 41 unità, da 131 a 90. In sintesi: non è possibile non comprarli perché sono indispensabili. «La realtà è la seguente» ha spiegato il ministro ai parlamentari. «La componente aerotattica è una elemento indispensabile di ogni strumento militare significativo (questo vale per tutti gli strumenti dei paesi europei ed atlantici di rilievo). Uno strumento militare privo della componente aerotattica è uno strumento incompiuto, e quindi inefficace in qualunque contesto operativo (vedi Kosovo, Afghanistan, Libia ecc.). Una componente aerotattica operativamente e qualitativamente significativa è quindi una esigenza operativa indispensabile ed irrinunciabile. Oggi la componente aerotattica dello strumento militare comprende velivoli quali Amx, Tornado (Aeronautica, ndr) e AV-8B (Marina, ndr) per un complesso di circa 160 velivoli distribuiti su tre linee operative. Questi velivoli nell’arco dei prossimi quindici anni usciranno progressivamente dalla linea operativa per vetustà. E’ un fatto di età anagrafica, perché anche gli aerei vanno in pensione ad una certa età e devono essere sostituiti». E il Jsf è il «miglior veicolo aerotattico oggi in via di sviluppo e produzione, nei programmi di altri dieci paesi euro-atlantici». BILANCI E MISSIONI INTERNAZIONALI - Visto il ridimensionamento quantitativo delle forze armate statunitensi, Di Paola ha ricordato che gli europei sono di conseguenza invitati a fare di più nell’ambito dell’alleanza con gli americani. Le missioni internazionali, ha aggiunto, «rappresentano anche uno dei modi con cui contribuiamo ad assicurare la sicurezza e la difesa dell’Italia e degli italiani. Perché oggi questa difesa la si garantisce non solo e non tanto alle frontiere, bensì fuori di esse, a distanza, là dove i rischi e le minacce si manifestano e si alimentano».
anni di oltre il 30 per cento». Un punto centrale, ha aggiunto, è pertanto «stabilizzare le risorse». «Non si chiedono aumenti, ma una ragionevole stabilità programmatica per la funzione Difesa nel decennio futuro su una base di risorse finanziarie in termini reali coerenti con quelle fissate nell’ultima legge di stabilità per il biennio 2012-2014 (circa 14,1 miliardi di euro)». Basta tagli, quindi, perché il settore ha una programmazione almeno decennale e in tal modo sarà possibile progressivamente ridurre la spesa per il personale a vantaggio dell’operatività e dell’investimento: in percentuale l’attuale proporzione fra i tre settori è 70-12-18 e dovrà diventare 50-25-25. Una revisione strutturale che «non ha riscontro in nessun’altra revisione finora fatta. Per attuarla occorre condivisione» ha concluso il ministro e «una particolare attenzione nei confronti del personale che ne verrà affetto». Una vera rivoluzione che ora tocca al Parlamento approvare. Mercoledì 15 Febbraio 2012 - Fonte: http://blog.panorama.it
Stefano Vespa
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