Nel Policlinico militare di Anzio: vent’anni di sprechi e di inefficienze
Roma, 12 feb. 2012 - La struttura dovrebbe ospitare pazienti lungodegenti, dipendenti del ministero della Difesa e delle Forze Armate, al massimo per 60 giorni, e invece è diventata la loro casa da più di 20 anni. Condividi Per arrivarci bisogna
costeggiare il mare e la spiaggia che vide
lo sbarco degli Alleati nel lontano 1944. Le
mura ritinteggiate di rosso e le cime dei
pini marittimi e delle palme che svettano
dai 14 ettari di parco fanno immaginare un
piccolo Eden. Invece, superata la facciata,
il Dipartimento lungo degenza “Movm Federico
Bocchetti” del Policlinico militare ad Anzio
(Rm) rivela la sua desolante realtà: una
struttura enorme, cadente e corrosa dal
sale, che dovrebbe ospitare pazienti
lungodegenti, dipendenti del ministero della
Difesa e delle Forze Armate, ex dipendenti o
loro parenti, al massimo per 60 giorni, e
invece è diventata la loro casa da più di 20
anni. Una casa dove, beninteso, gli ospiti
non pagano un euro ma sono completamente a
spese della collettività, pur percependo, in
molti casi, pensioni di tutto rispetto,
nonché pensioni di accompagnamento. Ma
questo sarebbe il meno. Sprechi e
inefficienze si sono accumulati negli anni,
forse anche grazie alla collocazione un po’
isolata rispetto a Roma e all’Ospedale
militare del Celio.
italiani…. Ci sono anche
altri medici “convenzionati che si portano
il lavoro esterno qui, come ad esempio
chirurghi plastici. La notte poi – racconta
K. – quelli che dovrebbero stare di guardia,
in realtà dormono nei loro appartamenti,
quindi se succedesse qualcosa non ci sarebbe
praticamente nessuno”. Per non farsi mancare
niente, il Dipartimento lungodegenza di
Anzio dispone anche di una farmacia (in un
altro edificio sito sempre nel parco) con
due farmacisti militari, “che hanno anche
una farmacia esterna – continua K. – e un
laboratorio di analisi gestito da un medico
di medicina generale e una biologa,
anch’essa esterna. Tutto questo anche se a
Roma il Celio dispone di diversi laboratori
di analisi e di una farmacia”.
come ad esempio la realizzazione di un parcheggio, sono spariti i reperti che man mano venivano alla luce. Mosaici romani, statue e monete d’oro sono finiti probabilmente nelle case di dipendenti”. Nel corso degli anni associazioni, privati e università hanno proposto di ristrutturare alcune parti della struttura, e magari creare un centro studi sul mare. Offerte sempre rifiutate. “E’ chiaro che si vuole far decadere sempre di più questa struttura – conclude amaro K. – fin quando sarà impossibile gestirla. A quel punto sarà svenduta e chi la comprerà farà il vero affare della sua vita. E’ però una grande tristezza assistere a un tale spreco di risorse e vedere professionisti, anche specializzati, sottoutilizzati, che passano il tempo a far niente”. Sì, perchè una volta entrati in quel posto, la depressione ti entra dentro e si vorrebbe subito scappare via. Fuggire da un posto senza via d’uscita. Fonte: http://www.ilfattoquotidiano.it
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