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Per un mondo migliore

 

 

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Roma, 2 apr 2012 - Quando mi guardo intorno vedo persone che vogliono dare il proprio contributo, persone che desiderano costruire un mondo migliore, attraverso scoperte scientifiche, creando fantastiche opere d'arte, scrivendo articoli di critica o libri ispiratori, oppure avviando attività sostenibili. E tutti voi avete scelto gli strumenti più adatti alla realizzazione della missione per creare un mondo migliore. Alcuni scelgono di usare un microscopio. Altri la danza o la pittura, o la musica. Alcuni la penna. Altri usano lo strumento del denaro.  Non ho scelto di usare la penna, il pennello, la telecamera. Io ho scelto il fucile.

Per voi, stare così vicini a quest'arma  non rende tranquilli. E forse spaventa. Un vero fucile a pochi metri di distanza. Fermiamoci un attimo e osserviamo da vicino questo disagio. Lo potreste perfino sentire. Apprezziamo il fatto che forse gran parte di voi non ha mai visto un fucile da vicino. Ciò vuol dire che l'Italia è una nazione pacifica. L'Italia non è in guerra con nessuno. I fucili non fanno parte della nostra vita. In molti paesi è diverso. In molti paesi le persone conoscono i fucili. Vengono oppresse. Vengono intimidite dai signori della guerra, dai terroristi, dai criminali. Le armi possono causare molti danni.

Allora perché ho scelto questo fucile come mio strumento? Oggi ve lo voglio spiegare. Oggi vi voglio spiegare perché ho scelto questo fucile per creare un mondo migliore. Vi voglio dire in che modo questo fucile può essere utile.

A scuola ero preso dalle storie dei soldati delle forze alleate durante la 2° guerra mondiale, soldati che avevano lasciato la sicurezza delle loro case e rischiavano la vita per la liberazione di nazioni e popoli che nemmeno conoscevano. Io avrei imbracciato un fucile, lo avrei fatto per il rispetto e la gratitudine verso gli uomini e le donne che erano venuti a liberarci per la consapevolezza che a volte solo il fucile può presidiare il confine tra il bene e il male.

Ecco perché ho scelto le armi, non per sparare, non per uccidere, non per distruggere, ma per fermare i malvagi, per proteggere i deboli, per dare un futuro agli oppressi, per difendere i valori della democrazia, per difendere la libertà che abbiamo oggi ,la liberta di parlare qui  in Facebook su come possiamo rendere il mondo un luogo migliore.

Questo, signore e signori, è il motivo per cui esistono le forze armate. È grazie all’uso legittimo e controllato delle armi che ha contribuito in larga misura a migliorare le statistiche di guerra, conflitti e violenza in tutto il mondo. È la partecipazione alle missioni di pace che ha portato alla risoluzione di molte guerre civili. I nostri soldati usano le armi come strumento di pace.

 Ecco perché stiamo cercando di realizzare un sistema giudiziario proprio ora in Afghanistan. Ecco perché addestriamo la polizia, i giudici, i pubblici ministeri in tutto il mondo. io spero che un giorno gli eserciti possano essere sciolti e che gli uomini trovino il modo di vivere insieme senza violenza e oppressione. Ma fino a quel giorno, dovremo fare in modo di bilanciare ideali e fallimenti umani, difenderò gli uomini e le donne che sono pronti a rischiare la vita per un mondo meno violento, per tutti noi, fino al giorno in cui potremo fare a meno delle armi, spero che concorderemo che pace e stabilità non si ottengono gratis. Ci vuole un duro lavoro, che spesso non si vede. Ci vogliono un buon

equipaggiamento e soldati ben addestrati e motivati. Spero che condividiate lo sforzo delle nostre forze armate per addestrare soldati, spero che sosteniate i nostri soldati quando si trovano in missione, quando tornano a casa e quando sono feriti e hanno bisogno delle vostre cure. Mettono le loro vite a repentaglio per noi, per voi, e non possiamo voltar loro le spalle.  

Spero che rispettiate i nostri soldati, questo soldato che scrive. Perché vuole un mondo migliore. Perché contribuisce attivamente alla creazione di un mondo migliore, proprio come tutti voi.

(Peter van Uhm: Why I chose a gun | Video on TED.comwww.ted.com)

Articolo prelevato dalla pagina facebook di Luca Barisonzi
https://www.facebook.com/notes/luca-barisonzi

 

 

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