DELLA ROYAL ACCADEMY
dal Il Mondo del 23/5/2001
Per
mesi esperti della NATO e dell'ONU sono stati chiamati a giurare sulla assoluta
innocuità dell'uranio impoverito usato nei bombardamenti in Iraq e nei Balcani.
E
questo nonostante le decine di casi di leucemia riscontrati nei soldati reduci
da missioni nelle aree contaminate.
Ma ora
a smentire questi esperti e a rilanciare l'allarme, c'è un rapporto della Royal
Accademy, la prestigiosa - e indipendente - Accademia britannica delle scienze,
incaricata di indagare sugli effetti di queste armi.
E le
conclusioni vanno in tutt'altra direzione rispetto alle rassicuranti
dichiarazioni di Nato, Stati Uniti, Organizzazione Mondiale della Sanità e
Unione europea: l'uranio impoverito usato negli armamenti è pericoloso.
Per i
soldati alla guida dei blindati e per coloro che si trovano vicino al luogo
d'impatto dei proiettili, il rischio di contrarre un cancro ai polmoni o di
subire danni permanenti ai reni è due volte superiore al normale.
Un
risultato che contraddice in modo evidente e clamoroso le ricerche ufficiali
presentate nei mesi scorsi e che negavano nel modo piu' assoluto le prove
scientifiche di qualsiasi legame tra la cosiddetta sindrome del Golfo e l'uso
dell'uranio impoverito. I pericoli maggiori riguardano i soldati piu' esposti,
per gli altri il rischio è - secondo il dossier - << molto basso >>,
ma comunque esistente.
Gli
esperti della Royal Accademy - che riunisce i maggiori scienziati della Gran
Bretagna - hanno sollecitato i governi a compiere nuovi test per stabilire il
livello di uranio ancora presente nelle zone bombardate e per accertare la
quantità di radiazioni alla quale i soldati sono stati esposti, dal momento che
i dati raccolti e messi a disposizione sinora sono insufficienti: << I
governi che vogliono usare armi all'uranio impoverito - ha dichiarato Brian
Spratt nel presentare la relazione - hanno la responsabilità di aver chiari i
possibili rischi per le proprie truppe, per gli altri soldati e per la
popolazione civile dei Paesi in cui si combatte >>.oiettili all'uranio
impoverito sono stati adoperati in Iraq, poi nel conflitto del '95 in Bosnia e
piu' di recente, nel 1999, nella guerra del Kosovo.
Nel
Golfo carri armati statunitensi e britannici spararono 9.500 missili per un
totale di 44 tonnellate di uranio impoverito, nelle operazioni in Bosnia -
secondo i dati forniti dalla Nato - furono utilizzate circa 10.800 munizioni Du
e 31 in Kosovo. E la maggior parte di questo micidiale materiale molto
apprezzato per la capacità di perforare la corazza dei carri armati - è
rimasto sul terreno, dove continua a contaminare l'ambiente e a danneggiare la
salute della popolazione che si trova a vivere nelle aree bombardate.
L'allarme
sui proiettili Du è scattato quando si sono moltiplicate le denunce dall'Italia
- e poi via via da tutti i paesi europei - sui casi di cancro riscontrati in
militari che avevano partecipato a missioni internazionali nei Balcani.
Subito
la Nato - con Stati Uniti e Gran Bretagna in testa - era scesa in campo per
difendere la decisione di utilizzare queste armi, respingendo ogni richiesta di
messe al bando o comunque di moratoria.
Una
posizione supportata ad arte dalle ricerche condotte da scienziati
dell'Alleanza, delle Nazioni Unite e dell'Unione europea che hanno sempre negato
la pericolosità dei proiettili Du.
E in
Italia, la Commissione d'inchiesta istituita dal mistero della Difesa e
presieduta dall'ematologo Franco Mandelli era arrivata ad affermare
l'inesistenza di un rapporto provato tra l'esposizione all'uranio e l'insorgere
dei tumori.
Ma ora
il caso è riaperto.
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