Provata la «sindrome dei Balcani»
Confermato dalle
analisi: c'era uranio nei tessuti dei militari morti al rientro dal Kosovo
BARI Il legame tra l'uranio impoverito e i linfomi che
hanno causato il decesso, finora, di 16 militari italiani impegnati in Kosovo,
finalmente c'è. La notizia arriva da Modena dove la dottoressa Elisabetta Gatti,
nell'ambito di un progetto europeo sulle nano patologie, ha comunicato l'esito
delle analisi effettuate sul midollo osseo di Corrado di Giacobbe, 24 anni,
caporalmaggiore degli alpini, originario di Vico del Gargano, morto l'anno
scorso nella sua casa di Ferrara.
Nei tessuti esaminati sono state individuate micro particelle sferiche, 10mila
volte più piccole della punta di un ago, tipiche della nebulizzazione
dell'uranio. Durante la guerra contro la ex Jugoslavia - secondo gli esperti -
la Nato avrebbe impiegato 50mila tra proiettili e bombe confezionati con questo
elemento necessario a perforare le corazze dei carri armati.
I risultati sono stati confermati anche dal maresciallo Domenico Leggiero,
responsabile dell'Osservatorio militare che da anni chiede il riconoscimento per
i nostri soldati colpiti dalla «Sindrome dei Balcani», di cause di servizio e
pensioni privilegiate.
«La scoperta - dice il sottufficiale - apre nuovi scenario medico scientifici e
giuridico legali sulla vicenda. Innanzitutto viene rimesso in discussione il
lavoro della commissione parlamentare Mandelli che trovò solo "un significativo
eccesso di linfomi di Hodgkin rispetto alla media". Poi si riaprirà il capitolo
delle responsabilità istituzionali. Che l'uranio impoverito fosse pericoloso, si
sapeva da tempo. Perché allora non sono state prese le necessarie precauzioni?
Qualcuno deve rispondere a questa inquietante domanda. Già nel dicembre del 1980
gli americani avevano le prove dei rischi di contaminazione. Tant'è che usavano
mascherine, guanti e tute protettive. E più volte hanno sollecitato i nostri
militari a osservare le stesse precauzioni. Invece, niente».
Secondo le ultime statistiche, oltre ai 16 decessi, ci sarebbero 67 malati e 12
bambini nati con malformazioni genetiche da altrettanti genitori che hanno
prestato servizio nei Balcani.
Intanto, sugli ultimi aspetti della storia andrà in onda oggi (7,30) su Rai News
un ampio servizio.
Gaetano Campione
http://www.gdmland.it/QUOTIDIANO/2005/PUGLIA_&_BAS/NZ05/A09.asp
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