LIBRO SULL'UTILIZZO DELL'URANIO IMPOVERITO

HOME APPROFONDIMENTI RASSEGNA STAMPA FORUM BLOG ANNUNCI RASSEGNA DIFESA
   
   

 

Il metallo del disonore: l’uranio impoverito.

Del International Action Center

 

Il libro può essere richiesto via fax al n° 041930490 o via e-mail wilhelm_wolff@yahoo.com

Costa L. 15.000, più le spese postali.

 

Prefazione

 

Questo è un libro importante, da conoscere e far conoscere.

Esso contiene la denuncia documentata, scientifica, militante della guerra

condotta con armi all’uranio impoverito: il nuovo tipo di guerra totale che il

Pentagono, la Nato, l’Occidente tutto hanno inaugurato dieci anni fa

sperimentandola sulle carni del popolo irakeno, ed hanno poi gloriosamente

replicato in Bosnia, in Kosovo ed in Serbia contro i popoli jugoslavi.

Parliamo di guerra totale perché le armi all’uranio impoverito (dai missili ai

proiettili d’ogni calibro), oltre a seminare la morte immediata con più efficacia

delle armi convenzionali tradizionali, hanno anche il "pregio" di seminare, tra le

popolazioni prese a bersaglio, la morte lenta, differita nel tempo. Tumori di ogni

genere (ai polmoni, al cervello, alla pelle, ai bronchi, alla vescica, allo stomaco,

al seno), leucemia, abbattimento permanente di tutte le difese immunitarie (un

effetto simile a quello che provoca l’Aids): ecco cosa sono in grado di produrre

le armi all’uranio impoverito, capaci contemporaneamente di devastare

l’esistenza delle future generazioni con l’enorme aumento di terribili alterazioni

congenite nei nuovi nati ed un’altrettanto micidiale caduta della fertilità e della

funzionalità sessuale. E non è finita. Infatti, i bombardamenti all’uranio

impoverito hanno un altro gravissimo effetto letale: contaminare per milioni e

milioni di anni (arrestatevi per un istante a riflettere su questo "particolare"

tempo) la terra, l’acqua, l’intero ambiente naturale dell’uomo. Si tratta,

insomma, della perfetta fusione tra la guerra nucleare, chimica e biologica, alla

faccia dell’infinità di convenzioni e risoluzioni internazionali che "mettono al

bando" le armi di distruzione di massa…

Ecco perché si deve chiamare con la massima energia tutti coloro che si sentono

bollire il sangue dinanzi ad un simile crimine a mobilitarsi, a lottare per porre

fine ad esso, e -tanto per incominciare- a raccogliere e a diffondere sulla più

larga scala possibile questa denuncia.

Viceversa, la consegna dei poteri economici, politici e militari che stanno dietro

questa vera e propria pratica del genocidio, è quella del silenzio. Il silenzio

totale. Oppure, quando vengono chiamati in causa in modo stringente, è quella

dell’irrisione: "l’uranio impoverito è tanto radioattivo e nocivo quanto la cassa

del mio orologio" (un generale italiano), "è meno pericoloso di un fiammifero

acceso" (un portavoce K-For). In ogni caso, si garantisce, non esistono prove

inconfutabili che produce dei danni. Ed invece questo testo fornisce proprio una

inconfutabile analisi delle mostruose conseguenze che l’ultimissima forma della

guerra di distruzione capitalistica produce. Un’analisi che necessariamente

contiene, per il suo rigore, qualche parte tecnica di lettura un po’ difficile (e forse

non indispensabile) per i profani, ma che altri interventi sanno tradurre in modo

adeguato anche per i non specialisti. Di essa si deve tenere a mente almeno un

dato "tecnico": non esiste alcuna soglia di sicurezza per le radiazioni, per cui in

questa materia ogni forma di minimizzazione è in sprezzo della salute e della vita

dell’uomo e della natura. Ma non meno rilevante è un dato politico: il feroce

embargo imposto alle popolazioni irakene e serbo-jugoslave, rendendo

praticamente impossibile ad esse approvvigionarsi delle apparecchiature e delle

medicine indispensabili, potenzia al massimo gli effetti devastanti dei

bombardamenti radioattivi. Guerra nucleare-chimica-biologica combinata con la

guerra economico-politica: in Irak sono state falciate in questo modo, in dieci

anni, oltre un milione e mezzo di vite!

Ci fermiamo qui per ora. Invitiamo i lettori ad esaminare attentamente i materiali

e diamo loro appuntamento al termine del libro, alla postfazione, nella quale

svolgeremo qualche nostra considerazione. Che, s’intende, nulla vieta, a chi lo

voglia, di guardare in anticipo.

 

Postfazione

 

Risulterà ora più chiaro perché i poteri economici, politici e militari che stanno

ricorrendo alla pratica, alla pianificazione, del genocidio attraverso le armi

all’uranio impoverito -poteri che fino a ieri non si sarebbe esitato a definire

imperialisti- esigano, impongano, il silenzio su tutta la vicenda. Il silenzio,

l’occultamento di questo estremo crimine di guerra in cui si stanno

specializzando le democrazie "amanti e custodi della pace", sono la migliore

garanzia di poter proseguire indisturbate ed impunite su questa strada.

Per contro, rompere la consegna del silenzio, contro-informare, è il primo,

elementare dovere di tutti coloro i quali sentono il bisogno di opporsi per

davvero alle guerre di sfruttamento e di dominio di cui l’Occidente si rende

protagonista. Può esserci d’aiuto, in questo, l’esperienza passata.

La storia degli effetti letali dell’uranio, infatti, non è nuova. Non comincia né con

la "sindrome del Golfo" che -oltre la popolazione irakena- ha colpito, come s’è

visto, i soldati statunitensi e britannici (migliaia dei quali sono già morti, tanto per

smentire l’inganno della guerra a costo zero per l’Occidente), né con le strazianti

malformazioni dei bimbi iracheni o dei figli dei soldati statunitensi nati dopo la

guerra: comincia con la stessa storia del nucleare. Assai opportunamente il libro

contiene la denuncia delle ferite irreversibili inferte ai popoli Navajo od alle genti

delle isole Marshall, dallo sfruttamento delle miniere di uranio fatta per decenni

senza nessuna precauzione, dai depositi di scorie nucleari disseminati un po’

dovunque, dagli esperimenti nucleari compiuti dagli Stati Uniti (che sono oltre la

metà degli esperimenti totali). E lascia intravvedere sullo sfondo gli orrori,

arrivati proprio in questi giorni perfino sulle pagine della Washington Post, di

luoghi come Paducah, la cittadina del Kentucky nei cui impianti di lavorazione

dell’uranio migliaia di operai sono stati usati come cavie negli anni cinquanta e

sessanta. Alla faccia di coloro che ancora si ostinano a distinguere il nucleare

civile da quello militare, supponendo che il primo sia sicuro, innocuo, o

addirittura benefico…

Dunque: da Hiroshima e Nagasaki fino alle isole Marshall, dalle riserve Navajo

a Paducah, da Three Miles Island fino a Cernobyl, la storia dei tremendi danni

da uranio è lunga (nei soli Stati Uniti sono oltre 4.000 i luoghi contaminati, e nel

mondo si stimano in circa 20 milioni le persone morte prematuramente a causa

dell’inquinamento nucleare). Ma in essa la guerra all’uranio impoverito segna un

salto di qualità: sia per la scala territoriale a cui è stata seminata morte per

milioni e milioni di anni, poiché ora ad essere colpiti nuclearmente sono interi

paesi; sia per la capacità acquisita dagli Stati Uniti e dalle altre potenze

occidentali di ridurre o minimizzare l’allarme sociale imponendo il segreto di

stato intorno a questa catena di delitti, già di per sé meno immediatamente

percepibili perché ad effetti differiti nel tempo; sia, infine, perché l’embargo

impedisce ai paesi colpiti di accedere ai mezzi necessari per tentare se non altro

di contenere la diffusione del morbo nucleare.

 

Nota editoriale

 

Vogliamo ringraziare caldamente l’International Action Center che, nella

persona di John Catalinotto, ci ha autorizzato a pubblicare questa versione

italiana di Depleted Uranium - Metal of Dishonor, dando così modo al nostro

Centro di documentazione di inaugurare le sue pubblicazioni proprio con questo

importante testo.

La traduzione che qui ne diamo non è integrale, anzitutto perché Dan Fahey,

l’autore di uno dei saggi, ha vietato la riproduzione all’estero del suo contributo;

ed in secondo luogo perché abbiamo ritenuto opportuno omettere la sezione VII

del testo originale, intitolata Can a Legal Battle Be Waged to Ban DU?

L’abbiamo omessa perché non ci sembra che sia il terreno legale quello su cui

va condotta la battaglia per cancellare dalla faccia della terra l’uso terroristico

dell’uranio impoverito. Su suggerimento degli stessi curatori statunitensi abbiamo

omesso anche le appendici, salvo quella che contiene delle notizie

sull’International Action Center. Chi volesse, potrà avere direttamente accesso

ad esse visitando il sito internet dell’IAC. Questi modesti tagli, crediamo, non

menomano in nulla il testo.

Del International Action Center

 

Il libro può essere richiesto via fax al n° 041930490 o via e-mail wilhelm_wolff@yahoo.com

Costa L. 15.000, più le spese postali.
 

 
 

 


 

 

 

 

Google
Web www.forzearmate.org

 

 

 


Iscriviti alla nostra NEWS LETTER gratuita!

Periodicamente ti informeremo sulle novita' di interesse del personale, e della Difesa in generale!