IL MANIFESTO DEL 20/05/2003

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Uranio, povera Baghdad


I medici iracheni lanciano l'allarme per l'effetto dell'uranio impoverito con il quale è stata bombardata Baghdad, dopo gli effetti della prima guerra. I bambini giocano vicino ai carri armati distrutti con l'uranio, nessuno li avvisa della pericolosità. E gli Usa rifiutano la bonifica.
G. S.


Un ragazzo iracheno si aggira in bicicletta per le strade di Baghdad e si avvicina ad un carro amato (vedi foto) distrutto dagli americani con le bombe all'uranio impoverito. Naturalmente non è al corrente del rischio che corre a causa dell'alto livello di radioattività. I bambini giocano a rimpiattino dentro i carri armati abbandonati e le donne vendono la loro verdura a due passi dalle carcasse dei mezzi militari iracheni distrutti nell'ultima guerra. Anche noi siamo stati sul campo di battaglia di al-Dora dopo che un feroce scontro aveva lasciato sul terreno un numero enorme di mezzi distrutti, e i militari iracheni festeggiavano dall'alto di un Abrams americano distrutto la loro vittoria, che dopo qualche giorno si sarebbe trasformata in bruciante sconfitta. Questa è l'unica zona di Baghdad segnalata dagli americani come pericolosa. «Pericolo. Allontanatevi da quest'aerea», la scritta in arabo che appare nella zona di al-Dora vicino al cavalcavia dove si imbocca l'autostrada diretta al sud, è l'unica apparsa a Baghdad, nonostante la città sia disseminata di mezzi colpiti con queste pericolose pallottole. E non solo gli obiettivi militari sono stati colpiti con l'uranio impoverito. Anche le bombe che hanno colpito alcuni ministeri, sicuramente quello della pianificazione, sarebbero state all'uranio impoverito. Non è un mistero: l'uranio impoverito è usato per la sua capacità di penetrazione, dovuta alla sua alta densità. Dopo l'impatto sprigiona una nube di vapore bruciante, che rilascia un pulviscolo di metalli pesanti, e radioattivi, che si fissano nel midollo osseo se respirati. Gli alleati non lo hanno mai nascosto. Nascondono solo i pericoli alla popolazione irachena. Anche ai bambini che si aggirano incuriositi intorno a un giornalista che si aggira con un Geiger per misurare i livelli di radiazione di un frammento di proiettile e registra un livello mille volte superiore a quello tollerato. E se si pensa che gli A-10, il cui arrivo era annunciato da un rumore assordante e terrificante, potevano sparare fino a 300.000 proiettili, a ripensarci vengono i brividi. Nella prima guerra del Golfo, le forze americane usarono 320 tonnellate di uranio impoverito, l'80 per cento del quale sparato dagli A-10, in quest'ultima guerra si stima che siano state usate 1.000 o più tonnellate. E i militari, e giornalisti la seguito, sono stati avvisati del Pentagono della pericolosità dopo la prima guerra del Golfo. «Se qualcuno deve avvicinarsi o entrare in un carro armato che è stato colpito con uranio impoverito, una maschera e un fazzoletto possono servire alla protezione, lavando le mani subito dopo», è stato l'avvertimento dato da Michael Kilpatrick, un ufficiale sanitario del Pentagono, ai giornalisti il 14 marzo, alla vigilia della guerra contro l'Iraq.

Ai proiettili tossici lasciati sul terreno dai bombardamenti in Iraq ha dedicato un'ampia inchiesta il Christian science monitor nell'edizione del 15 maggio - da cui abbiamo tratto alcuni dei dati che riportiamo - e le rilevazioni fatte dai suoi inviati hanno raggiunto livelli fino a 1.900 volte quelli di base. E questo rilevamento è stato fatto a circa 300 metri dall'entrata di un palazzo della repubblica dove si sono installati ufficiali americani e britannici.

Gli effetti dell'uranio impoverito sulla popolazione è ancora oggetto di accesi dibattiti, minimizzato da chi lo usa e esaltato da chi ne è vittima. Il problema è stato sollevato da medici e scienziati iracheni nei giorni scorsi.

I veri effetti di questi bombardamenti probabilmente si vedranno nei prossimi anni. Anche perché l'uranio impoverito si deposita nel terreno: in Bosnia sono state ritrovate contaminazioni dell'aria e dell'acqua sette anni dopo i bombardamenti, secondo uno studio del Programmo ambientale delle Nazioni unite. Per ora in Iraq si sono visti gli effetti della prima guerra del Golfo, anche se probabilmente non tutti i casi di malformazioni - sono aumentate in modo esponenziale - e di cancro sono dovuti solo all'uranio impoverito ma anche ad altri tipi di armi usate. Negli Stati uniti la disputa è rimbalzata nel congresso. Jim Mc Dermott, un medico, deputato di Washington, che ha visitato Baghdad prima della guerra, ha fatto passare al congresso la richiesta di studi sugli effetti sanitari e ambientali dell'uranio impoverito e la bonifica delle zone americane contaminate. Perché, sostiene, potrebbe essere associato all'aumento delle nascite di bambini malformati. E comunque, sostiene un veterano americano, Dan Fahey, che da anni si occupa della questione: «la scienza e il comune senso ritengono imprudente l'uso di armi che distribuiscono un'ampia quantità di rifiuti tossici in aree dove la popolazione vive, lavora, coltiva e estrae l'acqua».

E se queste armi sono state usate la zona dovrebbe essere bonificata come raccomandato dall'Organizzazione mondiale della sanità. Ma gli Stati uniti si rifiutano di ripulire l'Iraq dall'uranio impoverito. Lo anno annunciato il 14 aprile, cinque giorni dopo l'occupazione della capitale irachena. Per loro non è un problema, forse lo sarà per i marine installati in Iraq.

 Il manifesto 20/05/2003 

http://www.ilmanifesto.it/oggi/art34.html
 

 
 

 


 

 

 

 

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