Uranio, povera Baghdad
I medici iracheni lanciano l'allarme per
l'effetto dell'uranio impoverito con il quale è stata bombardata Baghdad, dopo
gli effetti della prima guerra. I bambini giocano vicino ai carri armati
distrutti con l'uranio, nessuno li avvisa della pericolosità. E gli Usa
rifiutano la bonifica.
G. S.
Un ragazzo iracheno si
aggira in bicicletta per le strade di Baghdad e si avvicina ad un carro amato
(vedi foto) distrutto dagli americani con le bombe all'uranio impoverito.
Naturalmente non è al corrente del rischio che corre a causa dell'alto livello
di radioattività. I bambini giocano a rimpiattino dentro i carri armati
abbandonati e le donne vendono la loro verdura a due passi dalle carcasse dei
mezzi militari iracheni distrutti nell'ultima guerra. Anche noi siamo stati sul
campo di battaglia di al-Dora dopo che un feroce scontro aveva lasciato sul
terreno un numero enorme di mezzi distrutti, e i militari iracheni festeggiavano
dall'alto di un Abrams americano distrutto la loro vittoria, che dopo qualche
giorno si sarebbe trasformata in bruciante sconfitta. Questa è l'unica zona di
Baghdad segnalata dagli americani come pericolosa. «Pericolo. Allontanatevi da
quest'aerea», la scritta in arabo che appare nella zona di al-Dora vicino al
cavalcavia dove si imbocca l'autostrada diretta al sud, è l'unica apparsa a
Baghdad, nonostante la città sia disseminata di mezzi colpiti con queste
pericolose pallottole. E non solo gli obiettivi militari sono stati colpiti con
l'uranio impoverito. Anche le bombe che hanno colpito alcuni ministeri,
sicuramente quello della pianificazione, sarebbero state all'uranio impoverito.
Non è un mistero: l'uranio impoverito è usato per la sua capacità di
penetrazione, dovuta alla sua alta densità. Dopo l'impatto sprigiona una nube di
vapore bruciante, che rilascia un pulviscolo di metalli pesanti, e radioattivi,
che si fissano nel midollo osseo se respirati. Gli alleati non lo hanno mai
nascosto. Nascondono solo i pericoli alla popolazione irachena. Anche ai bambini
che si aggirano incuriositi intorno a un giornalista che si aggira con un Geiger
per misurare i livelli di radiazione di un frammento di proiettile e registra un
livello mille volte superiore a quello tollerato. E se si pensa che gli A-10, il
cui arrivo era annunciato da un rumore assordante e terrificante, potevano
sparare fino a 300.000 proiettili, a ripensarci vengono i brividi. Nella prima
guerra del Golfo, le forze americane usarono 320 tonnellate di uranio
impoverito, l'80 per cento del quale sparato dagli A-10, in quest'ultima guerra
si stima che siano state usate 1.000 o più tonnellate. E i militari, e
giornalisti la seguito, sono stati avvisati del Pentagono della pericolosità
dopo la prima guerra del Golfo. «Se qualcuno deve avvicinarsi o entrare in un
carro armato che è stato colpito con uranio impoverito, una maschera e un
fazzoletto possono servire alla protezione, lavando le mani subito dopo», è
stato l'avvertimento dato da Michael Kilpatrick, un ufficiale sanitario del
Pentagono, ai giornalisti il 14 marzo, alla vigilia della guerra contro l'Iraq.
Ai proiettili tossici lasciati sul
terreno dai bombardamenti in Iraq ha dedicato un'ampia inchiesta il Christian
science monitor nell'edizione del 15 maggio - da cui abbiamo tratto alcuni
dei dati che riportiamo - e le rilevazioni fatte dai suoi inviati hanno
raggiunto livelli fino a 1.900 volte quelli di base. E questo rilevamento è
stato fatto a circa 300 metri dall'entrata di un palazzo della repubblica dove
si sono installati ufficiali americani e britannici.
Gli effetti dell'uranio impoverito
sulla popolazione è ancora oggetto di accesi dibattiti, minimizzato da chi lo
usa e esaltato da chi ne è vittima. Il problema è stato sollevato da medici e
scienziati iracheni nei giorni scorsi.
I veri effetti di
questi bombardamenti probabilmente si vedranno nei prossimi anni. Anche perché
l'uranio impoverito si deposita nel terreno: in Bosnia sono state ritrovate
contaminazioni dell'aria e dell'acqua sette anni dopo i bombardamenti, secondo
uno studio del Programmo ambientale delle Nazioni unite. Per ora in Iraq si sono
visti gli effetti della prima guerra del Golfo, anche se probabilmente non tutti
i casi di malformazioni - sono aumentate in modo esponenziale - e di cancro sono
dovuti solo all'uranio impoverito ma anche ad altri tipi di armi usate. Negli
Stati uniti la disputa è rimbalzata nel congresso. Jim Mc Dermott, un medico,
deputato di Washington, che ha visitato Baghdad prima della guerra, ha fatto
passare al congresso la richiesta di studi sugli effetti sanitari e ambientali
dell'uranio impoverito e la bonifica delle zone americane contaminate. Perché,
sostiene, potrebbe essere associato all'aumento delle nascite di bambini
malformati. E comunque, sostiene un veterano americano, Dan Fahey, che da anni
si occupa della questione: «la scienza e il comune senso ritengono imprudente
l'uso di armi che distribuiscono un'ampia quantità di rifiuti tossici in aree
dove la popolazione vive, lavora, coltiva e estrae l'acqua».
E se queste armi sono
state usate la zona dovrebbe essere bonificata come raccomandato
dall'Organizzazione mondiale della sanità. Ma gli Stati uniti si rifiutano di
ripulire l'Iraq dall'uranio impoverito. Lo anno annunciato il 14 aprile, cinque
giorni dopo l'occupazione della capitale irachena. Per loro non è un problema,
forse lo sarà per i marine installati in Iraq.
Il manifesto
20/05/2003
http://www.ilmanifesto.it/oggi/art34.html
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