a cura di ANNA ROLLI
In seguito alle recenti e pesantissime insinuazioni, non si sa ancora quanto fondate, del Times britannico, sul governo italiano, accusato di assicurare l'incolumità dei nostri soldati in Afganistan attraverso cospicui finanziamenti ai terroristi Talebani che saremmo invece chiamati a combattere, è forse opportuno riportare, seppur brevemente, le riflessioni emerse durante un interessantissimo incontro tenutosi,immediatamente prima dello scoppio della bufera, il 12 ottobre scorso, a Roma, presso la sede del Parlamento Europeo, organizzato dall'associazione italiana Fulbright e intitolato "Le missioni militari italiane all'estero: aspetti di politica militare ed industriale".
L'incontro è iniziato dopo i saluti della dott.ssa Damiana La Pera presidente AIF, moderava l'ingegnere Raffaele Esposito presidente del NIAG: Gruppo dei consiglieri industriali della Nato. Il generale Vincenzo Camporini, Capo di Stato Maggiore della Difesa, si è soffermato a lungo sulla urgente necessità, in tutti i paesi in cui le nostre forze armate sono presenti, di coordinare l'intervento militare con gli sforzi dei volontari e degli operatori civili che lavorano per migliorare le condizioni di vita delle popolazioni locali.
Non si può chiedere ai militari di affrontare i problemi economici e sociali, ha sottolineato il generale, risolti positivamente i problemi militari l'intervento politico diventa indispensabile, ciò che è davvero difficile non è vincere la guerra ma " vincere la pace" cioè costruire, in quei luoghi, le condizioni per lo sviluppo economico, la vita democratica e la convivenza pacifica all'interno della comunità internazionale.
L'onorevole Gianfranco Paglia della Commissione Difesa della Camera, ex ufficiale gravemente ferito durante una missione in Somalia e medaglia d'oro al valor militare, ha parlato a lungo della grande professionalità dei nostri soldati all'estero e del loro impegno umanitario secondo uno stile ampliamente collaudato che ci differenzia in parte da quello degli altri eserciti occidentali che ne stanno però, progressivamente, riconoscendo la giustezza e la maggiore efficacia sul campo.
Il prof. Michele Nones, direttore dell'Area Sicurezza e Difesa dell'Istituto Affari Internazionali (IAI) si è soffermato sulla adeguatezza delle armi e dei sistemi di difesa in dotazione dei contingenti italiani. In conclusione l'onorevole Umberto Ranieri già Sottosegretario agli Esteri ha affrontato i complessi problemi giuridici sollevati dalla presenza del nostro esercito sul territorio di paesi in guerra.
La costituzione italiana nell'articolo 11 recita: "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali ....." Seppure quindi l'Italia, secondo la volontà dei padri costituenti, ripudi la guerra come strumento di offesa è legittimata ad intervenire, in quei paesi dove la pace, la libertà, la giustizia e diritti umani vengono minacciati, in difesa della popolazione locale e dei legittimi interessi internazionali.
FONTE:www.agenziaradicale.com
Sideweb s.r.l., 19/10/2009
|