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<<Parte
Difesa Spa, giro d'affari di miliardi per i privati. In bilico la
banca del Sud>> |
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Roma, 13 Nov. -
Ultima giornata da brivido per l’esame
della finanziaria in Senato. Gli
immobili della Difesa, usciti dalla
porta, rientrano dalla finestra, cioè
nell’emendamento del relatore Maurizio
Saia: saranno gestiti dalla Difesa Spa,
la società creata nella stessa manovra
che di fatto espropria le strutture
pubbliche dal controllo sulle voci di
spesa militare.
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Il braccio di ferro tra Difesa e Economia (che
pretendeva il completo controllo sugli immobili,
anche per via di un’intesa pregressa) sembra per
ora vinto dalla prima. Difficile delimitare il
perimetro effettivo della formulazione
utilizzata: alla nuova Spa si affidano le
attività di «valorizzazione e gestione, fatta
eccezione per quelle di alienazione, degli
immobili militari». Si intuisce che il
giro d’affari in questo caso è enorme: caserme
nei centri storici, alloggi spesso vuoti. Sotto
la formula «valorizzazione» può nascondersi
tutto. Lo sfondamento del duo La Russa-Crosetto
è riuscito, anche se non si comprende ancora
come si combinano le nuove norme, con i vecchi
patti Difesa-Demanio.
Da anni infatti il ministero offre
all’economia i suoi immobili, come contropartita
delle erogazioni. Un altro punto oscuro, in
un’operazione che resta carica di ombre: si
affidano a un consiglio d’amministrazione
nominato dal ministro ampi poteri decisionali,
anche su temi come gli armamenti e la produzione
di energia.
Di fatto viene depotenziata la Consip (sempre
dell’economia), finora unica titolare per gli
acquisti della pubblica amministrazione. Il
testo Saia (ieri riformulato) prevede anche
nuove disposizioni copyright, ovvero il diritto
all’uso esclusivo, sulle proprie denominazioni,
stemmi, emblemi e ogni altro distintivo da parte
delle forze armate, compresi Carabinieri e
Guardia di Finanza. Chissà se varrà anche per le
fiction Tv prodotte da Rai e Mediaset. Ancora
non è chiaro. «Il business vince, il ministro
Ignazio La Russa si prende la Difesa per
regalarla alle imprese», commenta Carlo Podda,
segretario generale Fp-Cgil.
Ma il vero giallo scoppiato nelle ore in cui i
senatori pensavano di avvicinarsi al voto finale
(slittato ad oggi alle 13) riguarda la Banca del
Sud. Il fiore all’occhiello di Giulio Tremonti (ieri
il ministro ha incontrato il mondo cooperativo
per avviare il comitato promotore) è rimasto in
bilico per l’intera serata. L’opposizione,
infatti, ha sollevato la questione
dell’estraneità di materia. Oltre tutto
quell’argomento non era mai stato discusso in
commissione: per prassi in Aula non possono
essere introdotti temi completamente nuovi.
Prassi mai infranta, con nessun presidente. Così
fonti parlamentari davano ieri sera come
probabile il ritiro dell’emendamento da parte
della maggioranza, per evitare che Renato
Schifani ne decretasse l’inammissibilità.
Il nodo gordiano è rimasto irrisolto fino a
tarda sera: i lavori d’Aula sono ripresi in
serata sugli ordini del giorno. Un modo per
guadagnare tempo, mentre tutti i temi importanti
(si fa per dire) restavano accantonati, e mentre
si attendeva ancora la relazione tecnica su uno
degli emendamenti del relatore. Nel testo
riformulato dal relatore sono scomparsi alcuni
microinterventi, come "pacchetto agricoltura,
con i contributi per la produzione di prosciutto
a denominazione registrata", o la "detrazione
iva per gli acquisti di tartufo da raccoglitori
dilettanti". Restano invece gli «spiccioli» per
la sicurezza e la difesa. Certo, 100 milioni
all’anno sono meglio di niente. Però a fronte
dei tagli già operati al comparto sono solo
spiccioli e non sono in coerenza con tutte le
promesse di un governo che ha fatto della difesa
e della sicurezza il centro delle sua identità
politica», dichiara Roberta Pinotti (Pd).
di
Bianca Di Giovanni
Fonte:
www.unita.it
Sideweb s.r.l., 21/11/2009
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