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<<Dubai,
il volo delle Frecce Tricolori (Emiri, sceicchi, mercanti d’armi e
frecce tricolori)>> |
(di Antonio Mazzeo)
Roma, 16 Nov. - Show a Dubai delle “Frecce Tricolori”, la pattuglia
acrobatica dell’Aeronautica militare italiana. Dal 15 al 19 novembre si
esibiranno negli Emirati Arabi Uniti “con il duplice obiettivo di
rappresentare l’eccellenza italiana ed aiutare l’industria nazionale ad
affermarsi in nuovi mercati”, così come spiegano al Comando delle forze
aeree di Roma.
Una trasferta in Medio Oriente che arriva
contemporaneamente alla ratifica parlamentare del trattato di
cooperazione militare che estende agli emirati status e privilegi
riconosciuti solo ai partner storici dell’Alleanza Atlantica.
L’accordo che snellisce e accelera le procedure di trasferimento armi da
parte delle aziende pubbliche e private, fu sottoscritto il 13 dicembre
2003 dall’allora ministro della difesa Antonio Martino e dal principe
ereditario di Dubai e ministro della difesa degli E.A.U., sceicco
Mohamed Bin Rashid Al Maktoum.
Per la ratifica si è dovuto attendere però quasi sei
anni. Il merito di averlo fatto uscire dal limbo va sicuramente a Franco
Frattini e ad Ignazio La Russa. Il 13 marzo 2009, furono proprio loro a
presentare la proposta di legge di ratifica e a mettere in moto l’iter
parlamentare per una sua rapida approvazione bipartisan. Gli emiri arabi
avevano più volte lamentato l’ingiustificato ritardo italiano nel porre
il suo sigillo al trattato di mutua cooperazione militare. Ciò ha
determinato il pressing a tutto campo dei general manager delle
industrie belliche nazionali preoccupate di lasciarsi sfuggire il
migliore dei mercati a livello mondiale.
A sbloccare l’impasse, la decisione degli E.A.U. di
acquistare da Alenia Aermacchi (gruppo Finmeccanica), 48 aerei bimotori
“M-346”, 20 dei quali per l’addestramento dei piloti di
cacciabombardieri, 8 per la pattuglia acrobatica nazionale e 20 in
versione da combattimento per attacchi al suolo con bombe e missili
aria-terra o antinave. Una commessa da due miliardi di dollari che ha
richiesto faticosissime e costosissime trattative, giunte in porto solo
il 25 febbraio 2009 in occasione del salone internazionale della difesa
IDEX ad Abu Dhabi. Alla grande fiera dei mercanti di morte, l’Italia
aveva inviato una delegazione ufficiale di massimo livello: oltre ai
dirigenti di Finmeccanica e delle aziende controllate, il
sottosegretario alla difesa Guido Crosetto e il Capo di Stato maggiore
delle forze armate, generale Vincenzo Camporini. La Marina ordinò pure
il trasferimento ad Abu Dhabi del pattugliatore navale “Bettica”,
impegnato nelle acque del Golfo di Aden nella campagna internazionale
anti-pirati. La volontà italiana di formalizzare il nuovo corso delle
relazioni con gli Emirati Arabi veniva espresso in due incontri con le
maggiori autorità locali, il primo con lo sceicco Kalifa Bin Zayed Al
Nayan (presidente della federazione e comandante supremo delle forze
armate) e l’altro con il generale Hamad Mohammed Thani Al-Rumaithy, capo
di Stato maggiore E.A.U.. Impegno apprezzato e premiato con l’acquisto
degli addestratori-cacciabombardieri leggeri.
“Desidero anzitutto ringraziare l’on. Guido Crosetto e
il gen. Vincenzo Camporini per la fiducia accordataci ed il sostegno con
il quale hanno contribuito al raggiungimento del successo per gli
M-346”, fu allora il commento del direttore generale di Finmeccanica,
Giorgio Zappa. L’amministratore delegato di Alenia Aeronautica, Giovanni
Bertolone, ci teneva invece a “sottolineare il ruolo avuto
dall’Aeronautica Militare Italiana, a cominciare dalla definizione dei
requisiti che hanno guidato il progetto del velivolo militare”.
Dichiarazioni che confermano inequivocabilmente la portata del flirt che
lega indissolubilmente in Italia governo, forze armate e mercanti d’armi.
Se c’era poi qualcuno nella Lega Nord che guardava con sospetto al
trattato militare con emiri e sceicchi arabi , si è fatto da parte
quando è stato raggiunto un accordo tra il sottosegretario allo sviluppo
economico, Adolfo Urso, e il ministro dell’economia degli Emirati Arabii,
Sultan Bin Saeed Al Monsouri, per un piano di sviluppo dei collegamenti
con l’Italia delle compagnie aeree di bandiere degli Emirati che prevede
il raddoppio degli scali principalmente a Milano Malpensa e Venezia.
Con la messa in moto dell’iter di approvazione del
trattato, si sono moltiplicati d’incanto gli ordinativi di armamenti
“made in Italy”. Agusta Westland ha firmato un contratto di circa 26
milioni di dollari per la vendita alle forze aeree E.A.U. di due
elicotteri bimotore AW139. Piaggio Aero Industries ha ricevuto un ordine
per due aerei da trasporto “P180 Avanti II”, mentre il gruppo
Fincantieri è stato incaricato dalla Marina militare emiratina della
costruzione di una corvetta, la cui consegna è prevista per il 2011.
L’unità, pressoché simile a quelle della classe “Cigala Fulgosi”
utilizzate dalla marina italiana, sarà lunga 88 metri, larga 12 e avrà
un dislocamento a pieno carico di 1.650 tonnellate. Il contratto prevede
pure la fornitura di supporto logistico ed addestramento all’equipaggio,
mentre la Marina araba si è riservata l’opzione per una seconda corvetta.
Il sistema di comando, controllo, sorveglianza radar e combattimento
dell’unità navale sarà fornito da Selex Sistemi Integrati, altra società
del gruppo Finmeccanica. Oto Melara fornirà a sua volta i sistemi di
puntamento “Marlin Weapon Stations” da 30 mm e un cannone da 76/62
“Super Rapido” in versione Stealth. Wass, altra partecipata di
Finmeccanica, realizzerà in collaborazione con Thales Underwater Systems
il sistema ASW della corvetta per la lotta anti-sottomarina.
Ancora Selex Sistemi Integrati sarà impegnata nella
realizzazione del sistema di combattimento delle sei corvette
lanciamissili della classe “Baynunah” e dei ventiquattro pattugliatori
veloci “Ghannatha” acquistati dalla Marina militare E.A.U.. Il programma
“Ghannatha” comprende anche l’acquisizione dei missili antinave “Marte
Mk. 2N”, prodotti dalla società missilistica europea “MBDA”, di cui
Finmeccanica controlla il 25% del pacchetto azionario. Selex punta
principalmente agli Emirati per commercializzare poi i nuovi radar
navali e terrestri della famiglia “Lyra”, la cui produzione sta per
essere avviata negli Stati Uniti d’America congiuntamente a DRS
Technologies. Nei piani dell’azienda la possibilità di fare assemblare i
radar da parte della “Abu Dhabi Systems Integration (ADSI)”, la joint
venture creata negli emirati da Selex-Finmeccanica e dal gruppo
cantieristico Abu Dhabi Ship Building (ADSB).
Le forze armate d’Italia ed Emirati Arabi non hanno
certo atteso la ratifica del trattato di cooperazione per realizzare
insieme complesse esercitazioni militari. Lo scorso mese d’agosto, ad
esempio, i cacciabombardieri AMX del 51° Stormo di Istrana e dal 32°
Stormo di Amendola hanno simulato combattimenti aerei ed eseguito veri e
propri bombardamenti nei vasti poligoni desertici prossimi alla base
statunitense di Nellis, Las Vegas, congiuntamente ai cacciabombardieri
dell’US Air Force e ai velivoli F-16 Block 60 recentemente acquistati
dagli E.A.U.. Dopo un mese di esercitazioni gli AMX sono stati
trasferiti in Afghanistan per sostituire i Tornado nelle operazioni di
guerra NATO.
Numerosi pure gli scambi e le missioni di alti ufficiali dei due paesi.
Tra essi, in particolare, la visita al Comando dell’Aeronautica militare
di Roma e al Centro sperimentale volo di Pratica di Mare di una
delegazione dell’United Arab Emirates Air Force guidata dal suo Capo di
Stato maggiore, generale Al Qamzi (novembre 2008); la visita del
generale Abdallah Said Jarwan Alshamsi, vicecomandante del Collegio
aeronautico emiratino all’Accademia di Pozzuoli (aprile 2009);
l’incontro a Roma tra i due rispettivi Capi di Stato Maggiore, generali
Camporini e Thani Al-Rumaithy (ottobre 2009). Sempre il mese scorso il
Comando scuole dell’Aeronautica militare – 3a Regione Aerea di Bari ha
ospitato una delegazione della difesa aerea E.A.U. guidata dal
colonnello Amid Obeid Hamid Al Mansouri. Scopo della visita, secondo il
comunicato emesso dall’AMI, “l’acquisizione di conoscenze in merito ai
programmi addestrativi degli istituti di formazione e scuole di volo
dell’Aeronautica Militare”. “In particolare – si legge nella nota – sono
stati approfonditi i temi della standardizzazione volo e dell’evoluzione
dei syllabus di addestramento per gli obiettivi formativi dei piloti
militari di nuova generazione”.
Non è difficile capire cosa si nasconda dietro questa
contorsione linguistica. Con il contratto da 220 milioni di euro firmato
il 10 novembre 2009 dalla Direzione generale degli armamenti aeronautici
ed Alenia Aermacchi, anche l’Aeronautica italiana si doterà degli
addestratori-cacciabombardieri M-346. Oltre a fornire i velivoli, la
società di Finmeccanica realizzerà tutta una serie d’infrastrutture di
supporto logistico nella base aerea del 61° Stormo di Galatina, Lecce,
in vista della sua trasformazione entro il 2015 in “Scuola di volo
europea” per le esigenze di addestramento avanzato NATO, aperta
ovviamente ai partner extraeuropei come ad esempio gli Emirati Arabi o
la Malesia, paesi che hanno acquistato i nuovi velivoli prodotti da
Alenia Aermacchi. Nello specifico si prevede la costruzione a Galatina
di “dieci hangarette per ricovero e manutenzione dei velivoli, una
palazzina per gli specialisti della linea volo, un centro addestramento
di 2.700 mq per il Ground Based Training System, aule didattiche per
vari tipi di addestramento informatizzato, sale briefing e riunioni, ecc.”.
Con la ratifica del trattato militare Italia-E.A.U. si aprono pure
concrete prospettive per il potenziamento infrastrutturale della base
aerea di Al Bateen, utilizzata dalla task force dell’Aeronautica
italiana a supporto delle operazioni di trasporto e rischieramento in
Afghanistan e delle missioni NATO in Afghanistan ed in Iraq.
di Antonio Mazzeo
Da:
www.ilgiornaledelfriuli.net
Sideweb s.r.l., 16/11/2009
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