RELAZIONE SUL SINDACATO
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  DISEGNO DI LEGGE N° 6485 
PRESENTATO ALLA CAMERA DEI DEPUTATI IL 21.10.1999

d'iniziative dei Deputati RUFFINO, SPINI, BASSO, MIGLIAVACCA E RUZZANTE

 

Onorevoli Colleghi!

Con la presente proposta di legge intendiamo avviare una ulteriore fase di adeguamento dell'ordinamento delle Forze armate allo spirito democratico della Repubblica chiedendo al Parlamento di riconoscere al personale delle Forze armate e del Corpo della guardia di finanza quei diritti di organizzazione sindacale che sono generalmente riconosciuti ai cittadini italiani dall'art. 39 della carta costituzionale. 

Riteniamo che l'estensione dei diritti di piena autotutela sindacale sia una misura necessaria per le Forze armate italiane, che stanno assumendo una nuova e sempre più rilevante funzione nella vita nazionale ed in cui è in atto una profonda trasformazione che potrebbe giungere, nel giro di pochi anni, alla completa professionalizzazione. 

Fino ad oggi la generalità delle forze politiche e parlamentari ha dimostrato di ritenere alternative la militarità e la sindacalizzazione: la smilitarizzazione è stata considerata il presupposto necessario di ogni ipotesi di libertà sindacale. 

Così è stato per la Polizia di Stato con la legge n° 121 del 1981. La convinzione che ha ispirato fino ad oggi le forze politiche non sembra però confermata dal dettato costituzionale che all'art. 39 sancisce la libertà dell'attività sindacale e che all'ultimo comma dell'art. 52 recita " L'ordinamento delle Forze armate si informa allo spirito democratico della Repubblica". 

Ma anche l'esperienza europea porta a ritenere che non sussista alcuna incompatibilità ontologica tra la prestazione militare e l'ammissione della libertà di organizzazione sindacale. 

La sindacalizzazione militare è sorta e si è sviluppata agli inizi del secolo nei Paesi scandinavi dove sono nate anche le prime esperienze di democrazia industriale: in Norvegia il sindacato militare esiste dal 1880, in Olanda dal 1897. 

L'Associazione sindacale tra i militari è oggi consentita in una larga parte dei Paese europei, due dei quali (Austria e Svezia) ammettono anche lo sciopero. Si tratta spesso di sindacalismo autonomo per lo più con una spiccata frammentazione categoriale. 

In Italia è dai primi anni settanta che si sviluppa il dibattito sulla democratizzazione dell'ordinamento delle Forze armate. Il legislatore del 1978 ha conservato il divieto per i militari di organizzarsi sindacalmente prevedendo che gli interessi collettivi della categoria trovino espressione in un complesso sistema di rappresentanza interno all'istituzione. 

Il decreto legislativo 12.5.1995, n° 195, ha differenziato l'attività di contrattazione dei sindacati delle forze di polizia ad ordinamento civile e quella di concertazione delle rappresentanze del personale militare, pur nella più pregnante funzione riconosciuta al Consiglio centrale della  rappresentanza militare (Cocer). 

Siamo convinti che le cautele che fino ad oggi hanno ispirato il legislatore debbano essere superate e che la generale maturazione democratica del Paese richieda la piena applicazione del dettato costituzionale.In questo senso spinge la risoluzione approvata dal Parlamento Europeo (Camera dei Deputati, documento XII, n° 38, 1984) che invita tutti gli stati membri ad accordare ai militari in tempo di pace il diritto di fondare associazioni professionali. 

Più recentemente un'ordinanza del Consiglio di Stato con motivazioni molto decise ha chiesto alla Corte costituzionale di pronunciarsi sulle limitazioni imposte dagli articoli 7 ed 8  della legge 382/78. La presente proposta di legge prevede il pieno riconoscimento della libertà sindacale per i militari che possono costituire associazioni formate e dirette da personale delle Forze armate, del Corpo della guardia di finanza  e delle Forze di polizia ad ordinamento civile. 

E' vietato l'esercizio dello sciopero. Prevediamo per queste associazioni la possibilità di aderire, affiliarsi o avere relazioni organizzative con altri sindacati. 

Fino ad oggi il legislatore (ma anche il Consiglio di Stato in una nota sentenza degli anni settanta) ha ritenuto che le maggiori confederazioni sindacali avessero una particolare  natura politica, ma tale preoccupazione pare superata sia dallo sviluppo storico che dallo stesso dispositivo della legge 382/78 che riconosce ai militari, seppur con specifiche condizioni, il diritto di partecipare alla vita politica. La presente proposta di legge, tenendo conto del pericolo di una eccessiva frammentazione categoriale (che si è effettivamente  verificata in altri Paesi europei e che sembra svilupparsi tra le Forze di polizia ad ordinamento civile) attribuisce il potere di contrattazione non ai singoli sindacati, ma a consigli di rappresentanza centrale e di base eletti democraticamente.  

In conclusione riteniamo che oggi esistano tutte le condizioni politiche e costituzionali perché il Parlamento possa riconoscere ai cittadini militari la fruizione delle libertà sindacali e che queste possano concretizzarsi nell'ambito di una generale modernizzazione e qualificazione delle strutture delle Forze armate e del Corpo della guardia di finanza.

 

 
 

 


 

 

 

 

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Web www.forzearmate.org

 

 

 


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