Difesa: Consiglio dei Ministri del giorno 14/2/2012: riequilibrare i livelli di spesa riducendo il personale; riformare nuovamente il Codice dell'Ordinamento Militare (in particolare lo stato giuridico del personale); ristrutturazione di alcuni Enti/Comandi, ecc..
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Roma, 14 feb. 2012 - Consiglio dei Ministri n.15 del 14/02/2012. "Ridurre il personale per aumentare gli investimenti e l'addestramento". CondividiLa riunione del Consiglio si è aperta con un’ampia relazione, svolta dal Ministro della difesa, Di Paola, sul progetto di revisione della Struttura di Difesa, che verrà illustrata in Parlamento in coerenza con l’impegno assunto dal Governo innanzi alle Camere nei giorni scorsi e sulla base degli indirizzi decisi dal recente Consiglio supremo di Difesa. Il Governo punta ad inserire questa revisione nel Piano Nazionale di Riforme, che si è impegnato a presentare a livello europeo. Lo scenario geo-strategico internazionale continua ad essere caratterizzato da grande incertezza; ne consegue che le Forze Armate devono continuare ad essere pienamente integrabili con quelle degli alleati, ma devono anche essere allo stesso livello tecnologico. Da qui la necessità di introdurre una profonda revisione della Struttura Difesa, per armonizzarla ai livelli di efficienza e funzionalità europei non solo militari, ma anche industriali ed economicamente sostenibili. A livello europeo e atlantico l’Italia sostiene e promuove il processo d’integrazione definito dalla Politica di Sicurezza e Difesa Comune. Quindi, l’armonizzazione di standard comuni è ancora più necessaria e urgente. Oggi, l’Italia ha una spesa per la Difesa, in rapporto al Pil, più bassa d’Europa (0,9% contro una media Ue dell’1,61%); in aggiunta ha una spesa percentuale per il personale, rispetto al bilancio assegnato, ampiamente superiore alla media Ue (70% quella italiana, 51% quella europea). Per contro, la spesa d’investimento per ogni militare è ferma a 16.424 euro, contro una media europea di 26.458 euro. La riforma, oggi condivisa dal Consiglio dei Ministri punta a riequilibrare i livelli di spesa del personale, di esercizio e di investimenti per garantire in futuro la sostenibilità finanziaria e l’efficacia operativa delle Forze Armate in chiave europea e Nato. Vale a dire, coprire con il 50% del bilancio assegnato la spesa del personale; la parte restante sarà divisa a metà tra addestramento e investimenti. Queste scelte comporteranno una revisione e riqualificazione dei programmi di investimento, ma anche una contrazione della presenza territoriale. Il risultato sarà una Struttura Difesa ridimensionata nei numeri, ma in grado di esprimere un’operatività all’altezza delle aspettative dell’Unione europea e della Nato. Il Consiglio dei Ministri è quindi intervenuto su due aspetti fondamentali del nostro ordinamento: il primo, su proposta del Ministro della difesa, Di Paola, e del Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione, Patroni Griffi, riguardante il fronte interno dove sono state discusse e approvate una
dell’Organizzazione
mondiale
delle
migrazioni.
A. LA RIFORMA DEL CODICE DELL’ORDINAMENTO MILITARE E DEL TESTO UNICO DELL’ORDINAMENTO MILITARE In merito al Codice dell’ordinamento militare le novità riguardano la nuova suddivisione dei 179 articoli del Codice, che vengono divisi in undici capitoli. Anche in questo caso l’obiettivo è di armonizzare il testo eliminando errori materiali di scrittura, inserendo nuove norme che riguardano il riordino di enti delle Forze Armate e del Segretariato generale della difesa, oltre allo stato giuridico del personale militare. La riforma del Testo Unico dell’Ordinamento militare ha introdotto modifiche per inserire norme regolamentari sopravvenute, ad esempio in materia di tutela dei luoghi di lavoro, organismi collegiali e cause di servizio, a modificare norme relative alla gestione e amministrazione contabile dei comandi militari, corsi di formazione e sanità militare. Fonte: http://www.governo.it
Roma, 14 feb. 2012 - Di Paola presenta revisione strumento militare, poi va in Parlamento.
Ma il taglio certamente più doloroso dovrebbe interessare gli uomini. Il modello a 190mila militari non è più sostenibile, è considerato incompatibile con le risorse a disposizione, che hanno subito una riduzione di circa 3 miliardi di dollari per il triennio 2012-2014. L'ipotesi è quella di arrivare a circa 120-130mila unità, spostando il personale in esubero - per la maggior parte ufficiali e sottufficiali - verso altre amministrazioni dello Stato. Fonte: http://www.tmnews.it
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