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<<Via
il limite di altezza
Giusy potrà fare il soldato>> |
di ROBERTO ANSELMI
ROMA - Non era all'altezza. Ed ora
lo è. E tutto grazie a una legge ad personam bipartisan. Poche
parole sulla Gazzetta Ufficiale e il desiderio di Giusy, figlia
del sottotenente Giovanni Pezzulo ucciso in Afghanistan il 13
febbraio del 2008, è diventato possibile. È bastata una piccola
modifica all'articolo 6 del decreto legislativo 82 del 2001 che
stabiliva i limiti fisici all'arruolamento dei congiunti delle
vittime militari nelle missioni di pace, e la ragazza potrà
seguire le orme del padre.
Prima di questa modifica, per essere arruolati, gli uomini
dovevano essere alti almeno 165 centimetri. Le donne 161. Troppi
per Giusy. Ma le sue parole al funerale del padre ("Sei il mio
eroe. Continuerò il tuo lavoro") non potevano essere smentite da
un cavillo burocratico. E allora al Senato è stato presentato un
disegno di legge bipartisan, sottoscritto anche dall'ex
presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi e con il
presidente della commissione Difesa del Senato, Gianpiero
Cantone, primo firmatario, per consentirle di entrare
nell'esercito: l'arruolamento può avvenire "fermo restando
l'accertamento dell'idoneità psico-fisica ed attitudinale" ma, e
questa è la modifica ad personam per Giusy, "ad eccezione del
limite di altezza che è stabilito in misura non inferiore a
metri 1,50".
"Sono contentissima - ha detto Giusy - Adesso potrò realizzare
quello che ho sempre voluto. Certo mi mancherà qualcosa, una
pacca di papà sulle spalle per dirmi "brava, ce l'hai fatta"".
Ora che gli ostacoli legislativi non ci sono più, alla ragazza
non resta che superare quelli scolastici: la maturità allo
scientifico di Motta di Livenza in provincia di Venezia. "Ho
avuto un incidente di percorso lo scorso anno. Ma quest'anno è
andata bene e il prossimo anno esco con 100 o almeno così spero.
E poi l'Accademia".
La storia di Giusy aveva commosso l'Italia: il padre crivellato
di colpi mentre distribuiva aiuti nella valle di Uzeebin, 60
chilometri da Kabul, in quella che doveva essere la sua ultima
missione dopo essere sopravvissuto anche alla strage di
Nassirya; lei, 18 anni, che lo ricorda come un "soldato buono,
andato laggiù per aiutare gli altri", e che trova proprio nella
sua scomparsa le ultime motivazioni per scegliere la carriera
militare. Un sogno. Per realizzare il quale, però, serviva un
piccolo aiuto da parte di quello Stato che suo padre aveva
servito fino alla fine. Una spinta arrivata in tempi record e
già promulgata dal presidente Giorgio Napolitano.
Nessuna paura per i tre anni dell'Accademia, per i sacrifici e
gli studi ulteriori. Nessuna paura anche per il suo fidanzato:
"Sono sicura - dice - che sarà contento" e, anzi, racconta, che
anche lui potrebbe indossare la divisa. Gli unici che la frenano
sono i nonni paterni: "Non sono proprio felici della mia scelta.
Hanno paura dopo quello che è successo a mio padre. Ma alla fine
capiranno". Giusy non cambia idea. Solo ancora non sa se
chiederà di partecipare a missioni all'estero. Intanto, di
sicuro, tra dodici mesi chiederà di entrare all'Accademia
sottufficiali di Viterbo. Il futuro, grazie a poche righe ad
personam, è suo.
(24
luglio 2009)
FONTE: www.repubblica.it
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